lunedì 26 maggio 2014

Capelli lunghi? Meglio di un ‘antenna radar per accedere al sesto senso

La storia biblica di Sansone che perdeva i poteri dopo il taglio dei capelli, cela una verità nascosta: i capelli sono un estensione sensoriale che ci tramuta in un ‘antenna sensibile alle energie ambientali e non solo…
Questa informazione è stata tenuta nascosta dal tempo della guerra in Vietnam. La nostra cultura porta le persone a pensare che i capelli siano una questione di preferenza personale, che la pettinatura sia una questione di moda e/o convenienza e che il modo in cui le persone tengono i loro capelli sia semplicemente una questione di cosmetica.
Tornando alla guerra del Vietnam, tuttavia, emerge un quadro completamente diverso, un quadro accuratamente celato e tenuto nascosto al grande pubblico. All’inizio degli anni 90 Sally (nome di fantasia per proteggere la privacy) era sposata con uno psicologo che lavorava al VA Medical Hospital e che lavorava con veterani di combattimento che soffrivano di un disturbo da post stress traumatico: la piu’ parte di loro aveva servito in Vietnam.
Sally: “Mi ricordo benissimo di una sera in cui mio marito tornò a casa portando con sé un raccoglitore ufficiale molto consistente.Dentro c’erano centinaia di pagine di certi studi commissionati dal governo. Era shockato dal suo contenuto. Quel che lesse in quei documenti cambio’ radicalmente la sua vita. Da quel momento in poi mio marito, conservatore di mezza età, lascio’ crescere i suoi capelli e barba senza piu’ tagliarseli. Ma on è tutto: il VA Medical Center glielo lascio’ fare ed altri uomini molto conservatori del suo staff seguirono il suo esempio. Quando lessi i documenti capii perché”.
indiani-militari
Sembra che durante la Guerra del Vietnam delle forze speciale nel dipartimento della Guerra avessero spedito degli esperti agenti segreti per setacciare le riserve degli Indiani d’America, alla ricerca di talent scouts, giovani forti addestrati a muoversi furtivamente in un aspro terreno . Cercavano soprattutto uomini con abilità di inseguimento eccellenti, quasi sovrannaturali. Prima di essere avvicinati, di questi uomini selezionarti con cura, si aveva documentazione attestante che erano esperti in sopravvivenza ed

sabato 24 maggio 2014

Elezioni Europee 2014 (più inutili di quelle nazionali)

Elezioni Europee 2014 (più inutili di quelle nazionali)

Siamo ormai prossimi alla buffonata delle elezioni Europee 2014 e pertanto raggruppo tutti i post sulla materia che avevo pubblicato nella mia pagina Facebook:

Perché sono inutili le elezioni Europee ?

Perché il parlamento europeo non ha potere legislativo, e nessun potere sul piano più importante che ha causato la crisi economica di molti paesi dell'Unione europea e delle rispettive popolazioni.

Il Trattato di Lisbona (per maggiori dettagli vedere il post al seguente link:

http://brunoaprile.blogspot.it/2012/12/trattato-di-lisbona.html) , che ha modificato il Trattato dell'Unione Europea (TUE) e il Trattato che ha istituito la Comunità Europea (TCE), sottoscritto dal Governo italiano nel 2007 e recepito con legge di ratifica dal Parlamento italiano nel 2008, all'articolo 130 recita:

"Nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dai trattati e dallo statuto del SEBC e della BCE, né la Banca centrale europea né una banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, dagli organi o dagli organismi dell'Unione, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni, gli organi e gli organismi dell'Unione nonché i governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali nell'assolvimento dei loro compiti."

Ergo:
A cosa serve avere una PICCOLA rappresentanza in un parlamento (europeo) che non ha poteri sulla moneta, sulla sua creazione e sulla determinazione del suo valore ?

Da premettere inoltre che i Trattati e le Convenzioni internazionali che comprendono delle regoli comuni per più Stati vengono sottoscritti dai Capi di Governo degli Stati che vogliono adottare le regole comuni esposte in essi/e.

Lo Stato che sottoscrive attraverso il Governo un Trattato o Convenzione internazionale non ha l'obbligo di rispettarlo, adeguando la legislazione nazionale alle regole comuni esposte nel Trattato o Convenzione, fino a quando il Parlamento del relativo Stato non emana la legge di ratifica del Trattato o della Convenzione internazionale.

Come già detto la firma del Trattato di Lisbona è avvenuta per mezzo dei signori Romano Prodi e Massimo D'Alema nel 2007 ... e nel 2008 il Parlamento italiano all'unanimità dei suoi membri (deputati e senatori) ha votato la legge di ratifica (o recepimento). NESSUN ASTENUTO E NESSUN CONTRARIO (le votazioni pubbliche sono linkate nel post che avevo indicato più in alto). Qualcuno voleva assolutamente che il Trattato entrasse in vigore entro il 2009 e nonostante i dubbi espressi da alcuni Stati (Irlanda in particolare che ha recepito la legge UN MESE prima dell'entrata in vigore del Trattato perché si sono votati DUE referendum in quella nazione) a dicembre 2009 il Trattato è entrato ufficialmente in vigore.

Se state seguendo la farsa della campagna elettorale attraverso televisioni, radio e giornali vi sarete accorti che NESSUNA forza politica - ORA - dichiara di essere soddisfatta delle regole eccessivamente rigide per l'Italia dettate dall'Unione Europea ... e che tutti vogliono proporre modifiche e condizioni diverse (più vantaggiose per la popolazione italiana in relazione alla crisi economica che sta attraversando da decenni ormai) ... a cominciare dal Capo dell'attuale Governo che nessuno ha eletto e che non si capisce come sia finito a capo del Governo (forse le cosiddette primarie sono diventate un sostituto delle elezioni o un'autorizzazione legale ad effettuare dei rimpasti in parlamento ed al governo ?).

Domanda:
Ma quando i membri del Parlamento italiano hanno votato la legge di ratifica del Trattato di Lisbona contenente tali regole non lo hanno letto ? (400 pagine di carta inchiostrata).

Siccome lo hanno votato TUTTI favorevolmente devo dedurre che NESSUNO ha

sabato 17 maggio 2014

Morfogenetica intervista a Rupert Sheldrake / il Dio scienza e i suoi comandamenti


 Il credo materialista, professato da scienziati che hanno assunto l’autorità di un nuovo sacerdozio, ha trasformato la scienza da un metodo d’indagine aperto e flessibile a un massiccio sistema di convinzioni. Rupert Sheldrake, uno degli scienziati più innovativi a livello mondiale, ci spiega – dopo averli elencati e indagati nel suo ultimo libro – perché i dogmi della scienza sono limitanti, un potenziale pericolo per il futuro dell’umanità. Sheldrake ci invita a porci con coraggio nuove domande, offrendoci al contempo possibilità di scoperta inimmaginabili e una nuova visione del reale e di ciò che è possibile.
E primo fu il Verbo… quello della Scienza
E in seguito Esso creò i sui comandamenti: dieci. Ovvio.

Essi sono scolpiti nella materia meccanica, da corpi inerti e menti limitate alla massa cerebrale. Imponenti nella loro autorevolezza sono tali da influenzare alla base la visione dell’universo, della vita sulla terra, della mente, della coscienza, della medicina… Megafonati dai media, infiltrati in Wikipedia, pubblicati in ogni bibbia scientifica scolastica, rappresentano a tutt’oggi il sapere della scienza e, a seguire, della visione-cultura materialista al nocciolo dormiente della nostra civiltà. Nessuno nega che abbiano fornito ingenti miracoli al progresso tecnologico e tuttavia è altrettanto evidente che stanno franando. Della scienza hanno perduto il passo facendosi fissi, occhi vitrei di chi, negando la coscienza, rischia di negare la vita e il suo movimento. La scienza, ci mostra Rupert Sheldrake – uno degli scienziati più innovativi a livello mondiale – è diventata più dogmatica che scientifica. Il suo libro, intitolato nella versione italiana Le illusioni della scienza (Urra Editore), dovrebbe circolare in tutte le scuole superiori e le università, per stimolare di nuovo l’indagine, la ricerca in aree inesplorate, lo spirito vitale del metodo scientifico. La Scienza crede che il più sia stato scoperto, spiegato e, da tempo, si è seduta sulle parole di un suo esimio rappresentante, di cui non ricordo il nome, che ne dichiarano il capolinea. Infatti, a un capolinea siamo arrivati, quello della scienza meccanicistica stessa, della moribonda ideologia materialista, dell’autorità di una medicina solo chimico-chirurgica. Può sembrare una disamina eccessiva, eppure – ci credereste? – il video dell’intervento di Rupert Sheldrake a TED è stato censurato e rimosso, sotto una pioggia di articolate critiche. Vedi su youtube: The Science Delusion BANNED TED TALK, sottotitoli in italiano
Come dicevamo, dogma ci cova!

Mala




Il
 'rosario' indiano e i segreti del numero 108 C'è un numero importante
nella tradizione indiana, il 108. E' rappresentato in quello che noi
traduciamo come 'rosario', utilizzato nel culto. Loro lo chiamano
'Mala'. Viene utilizzato per la recitazione dei mantra: qual è il suo
significato?<br />

Ce lo spiega Carmen dell'Ayurvedic Point di Milano.<br />

Mala significa letteralmente “ghirlanda di fiori” e costituisce uno
degli importanti accessori del culto in quanto utilizzata come omaggio
alla divinità. Ma vuol dire anche “rosario” composto di solito di 108
grani e chiamato anche Japa-mala (japa significa ripetizione) utilizzato
 per la ripetizione di formule mantriche e di preghiera. Un mala ha 108
grani e vi sono diverse interpretazioni su questo numero. Nella
tradizione indiana il 108 è un numero sacro e simbolico. Il primo
numero, 1, rappresenta Brahma, la Coscienza Suprema; nel numero 8 si
ritrovano gli otto aspetti della natura (i 5 Elementi: terra, acqua,
fuoco, aria, etere) più Ahamkara (l'Io, individualità o ego), Manas (la
mente raziocinante ed analitica) e Buddhi (intelletto superiore,
intuito, intelligenza creativa).<br />

<br />

Lo zero rappresenta il cosmo, la creazione personificata nella
divinità di Shiva. Il numero 8 è anche la Shakti, energia femminile
primordiale, il potere della manifestazione, responsabile
dell'espressione del mondo fenomenico nei suoi molteplici aspetti. Il
numero 1 è l'unione di Shiva e Shakti, la fusione totale dei due
principi opposti. Il numero 0 rappresenta la reintegrazione del Sè
individuale con il Sè Universale. Ed ancora il 108 rappresenta la
realtà:<br />

* 1 rappresenta la verità Ultima<br />

* 0 al centro rappresenta lo stato di Samadhi<br />

* 8 rappresenta la natura creativa.<br />

Infatti non viene detto 108, ma 1, 0 e 8. 108 è un numero che ricorre
 spesso sia nella tradizione induista che in quella buddhista. 108 sono i
 nomi di Shiva, Krsna, Visnu, Radha, Laksmi, Durga ecc… e di numerosi
saggi indù. ll sistema Vedico identifica il 108 con l’universo od il
supremo. Il dio Krishna aveva 108 gopi (pastorelle devote), e le stesse
Upanishad sono 108; ci sono 108 luoghi santi frequentati dal dio Vishnu
(Divyadesams). Ma a quanto pare più si scava nelle antiche scritture e
più il numero 108 ritorna. Generalmente i grani sono fatti con semi di
piante indiane (semi di loto, di bodhi, rudraksha) oppure in legno di
sandalo, tulsi o ancora di pietre come cristallo di quarzo, giada, ambra
 ecc. In ogni mala c’è sempre un grano diverso in più, che forma
l’estremità superiore e viene chiamato Meru (come il sacro monte), il
punto di giunzione (altri nomi possono essere Bindu, Sumeru, Guru,
Stupa). Il Mala va tenuto nella mano destra, si inizia a contare
partendo dal Meru, non lo si sorpassa mai, ma si ritorna indietro nella
direzione opposta. La recitazione di ciascun mantra viene sostenuta
dallo scorrimento di un grano. Il Mala deve essere fatto scorrere solo
tra il pollice e il dito medio, l'indice non interviene. Testo di Carmen
 Tosto, terapista dell'Ayurvedic Point di Milano: www.ayurvedicpoint.it<br />

Tulsi



Questa divina pianta è stata onorata per migliaia di anni e in India le viene assegnato un posto di rispetto in innumerevoli case e templi.

Infatti, oltre alla considerazione per i suoi usi medicinali, il Tulasi è anche apprezzato come un purificatore dalle negatività interiori. Tradizionalmente, il culto cerimoniale è considerato incompleto senza la presenza di foglie di Tulasi. In India, i devoti offrono ogni giorno ad Amma belle ghirlande di foglie di Tulasi da piante che hanno coltivato con amore e reverenza nelle loro case.


dal PADMA PURANA


...in ogni casa, villaggio e foresta, dove la pianta di Tulsi cresca,

ivi, miseria, paura, malattie e poverta' non esistono.

Tulsi sotto tutti gli aspetti e' piu' sacra tra i sacri.

Dove la brezza soffia attraversando la pianta di Tulsi

essa trasporta la sua fragranza rendendo il luogo pio e puro...


La tradizione vuole che la Dea stessa si manifesti sulla terra nella forma della pianta di Tulasi a beneficio di tutta la creazione. La devozione e l'amore verso la Dea possono quindi essere rivolte ad una pianta di Tulasi. Le preghiere e i mantra tradizionali di questa pratica vengono recitate al mattino con una invocazione a Tulasi Devi:


Tulasi Pranamma Mantra:

Vrindayai Tulasi– Devyai

Priyayai Keshavashya cha

Vishnu-bhakti-prade Devi

Satya-Vatyai namo namaha



"Offro le mie preghiere a Tulasi Devi

che è molto cara a Sri Krishna,

Oh Dea, Tu concedi la Devozione e

Possiedi la Verità suprema".

Sumi-e



“ Un vecchio adagio afferma che quanti sono versati nella pittura vivranno più a lungo, perché la vita creata per mezzo del tocco del pennello rafforza la vita stessa” : nella tradizione dell’antica Cina infatti, l’armonia di un prodotto artistico rispecchia l’armonia universale del Tao (in giapponese Do), supremo e imprescrutabile principio che ha generato il mondo e governa il segreto ritmo della natura. Non è un caso che il tema dominante della grande pittura cinese sia il paesaggio, un paesaggio che è sempre sottilmente realistico e al tempo stesso metaforico. Le figure umane e le opere dell’uomo non distolgono mai lo sguardo dagli elementi centrali del dipinto, una montagna, una cascata, un albero, un bambù o un’orchidea, anzi la loro collocazione stabilisce un clima di corrispondenze simboliche e per analogia rimanda agli equilibri stabiliti dal Tao tra Cielo e Terra, uomo e natura, gravità e leggerezza, pieno e vuoto.In ogni cosa, sia essa un’entità vivente o un’ arte umana, circola il Ch’i ( in giapponese Ki), uno spirito, un respiro, una forza impalpabile: è un concetto che alla sensibilità occidentale può apparire fumoso, fastidiosamente metafisico, ma l’ideogramma Tao ( Do ) significa “la Via”, e una via non è fatta che per essere molto concretamente imboccata e percorsa.


 Il termine giapponese significa “inchiostro nero” (Sumi) e “pittura” (E) ed indica una delle forme d’arte in cui i soggetti sono dipinti con l’inchiostro nero in gradazioni variabili dal nero puro a tutte le sfumature che si possono ottenere diluendolo con l’acqua.
Questo però non vuol dire che ogni cosa dipinta così possa meritare il nome di “sumi-e”. Il vero “sumi-e” deve rispondere a determinate caratteristiche tipiche, come ad esempio la sobrietà e la spontaneità che vanno direttamente alla sensibilità dello spettatore.
Perché un dipinto sia “vivo”, tutti i suoi componenti devono essere vivi. Questo tipo di pittura include già il “disegno”, non c’è bisogno di alcun tratto preparatorio, viene tralasciata ogni forma o dettaglio superfluo. Il “ sumi-e” coglie l’essenza della natura.
Il “ sumi-e” venne introdotto in Giappone dai monaci zen e conobbe un rapido successo perché questa “ tecnica” pittorica, come nella pratica dello Zen, l’espressione del reale viene ridotta alla sua forma pura, spoglia. I ritocchi, le “ aggiunte”, le decorazioni in realtà non abbelliscono un’opera ma ne offuscano solo la verità naturale, la sua propria natura. E’ un po’ come nella cucina: se mettete troppi condimenti e troppe spezie, non sentirete più il gusto di quello che effettivamente state cucinando.
E così come nello Zen poche parole sono sufficienti a esprimere il senso di molte ore di meditazione, nel “sumi-e” pochi tratti d’inchiostro nero tracciati con un pennello su un semplice foglio di carta bianco, permettono di rappresentare il modello più complesso. Si deve imparare a cogliere l’essenza, la verità così com’è.
Vediamo ad esempio che cosa succede quando vogliamo dipingere un bambù con la tecnica del “sumi-e”: ci si siede (ma si può fare anche in piedi) tenendo la schiena ben diritta, si mette davanti a sé un foglio di carta e ci si concentra sul foglio, respirando con calma, naturalmente. Si lasciano svanire tutti gli altri pensieri. Nella nostra mente rimane alla fine solo un foglio bianco. Poi si lascia che si presenti alla mente l’immagine da dipingere.
Per dipingere il bambù, ne dobbiamo sentire la “consistenza”, si “vede” il tronco, i rami, si “sente” il fruscio delle foglie leggere mosse dall’aria o dal vento, o bagnate, pesanti di pioggia. Di questo e altro tutto il nostro spirito s’impregna, in un certo senso si diventa il bambù, è indescrivibile. Allora si prende il pennello e si lascia andare la mano in modo naturale e senza sforzo. Non c’è alcun pensiero di tecnica, né di risultato, non c’è alcuno sforzo cosciente di fare “un buon dipinto”. Il bambù “creato”dal niente, non meramente “copiato”. Sulla carta di riso poi è concesso un solo colpo di pennello per ogni tratto; ogni ritocco viene immediatamente percepito. Tutto l’apparato mentale che complica l’immagine (e la vita) viene abbandonato.

mercoledì 7 maggio 2014

Estratti dal libro Sai baba parla del mondo e di Dio





più la persona è cosciente della sua divinità e di quella di colui che le sta di fronte, tanto più cordialmente gli va incontro. 

le mani che aiutuna sono sempre più Sante delle labbra che pregano, perchè le mani inoperose fanno della confessione delle labbra una confessione puramente informale.


 Hai delle difficoltà con il tuo partner? Hai delle difficoltà con i tuoi figli? Hai delle difficoltà con te stesso? Se è così, allora il tuo passato non è passato, ma vive nel tuo presente, continua a vivere in te.

 Il cambiamento decisivo per voi può avvenire solamente se non vi chiedete più di cosa avete bisogno voi, ma di cosa ha bisogno l'altro


 Immagina che davanti a un bambino venga messo tutto il cibo che consumerà durante la vita. Probabilmente ne rimarebbe sconcertato e non mangierebbe nulla. Opuure, immagina che a quel bambino venga detto tutto quello che dovrà compiere nella vita. Probabilmente sarebbe cos' scoraggiato che non farebbe più nulla.

 Chi pensa troppo non ha ancora trovato il vero contatto con il suo cuore.

 Io sono l'Avatar, l'incarnazione di Dio, Sathya Sai Baba. All'orecchio di più di una persona che non può ancora o che non deve ancora comprendere, quest'affermazione suona come un'arroganza. Invece non è proprio nulla di speciale: ogni persona è Dio. Ognuno è eletto. La sola differenza tra me e gli scettici sta nel fatto che Io so chi sono.

domenica 4 maggio 2014

Macchina ad energia umana (video)

 

Il nome tradotto in italiano suona un po’ strano e curioso e non si può evitare di pensare alla simpatica macchina dei Flintstones, il cartone animato ambientato nell’età della pietra. La HumanCar Imagine PS (power station), prototipo realizzato dall’ingegnere Charles Samuel Greenwood, ha ottenuto la licenza per essere venduta sul mercato e sarà disponibile non appena saranno raggiunte le 800 prenotazioni.

 

L’idea di HumanCar è nata nel lontano 1968, quando l’ingegnere restò bloccato nel traffico mentre andava a lavoro e osservando i conducenti notò che erano tutti fuori forma e potenziali candidati per patologie cardiache o diabete. Decise così che avrebbe inventato il modo per coniugare movimento fisico e spostamento.

Un'altra istantanea di HumanCar
HumanCar è costruita a partire da materiali di plastica riciclata, può essere personalizzata in base ai propri gusti e avere o meno il tettino. Capace di ospitare quattro persone conducente compreso, si muove grazie all’energia ottenuta azionando una sorta di vogatore. Nessun carburante dunque, solo energia scaturita dalle vostre braccia, che serve a fornire energia ad un motorino elettrico.


Dunque, un curioso ibrido elettrico-umano.
Sono a disposizione due diversi modelli di HumanCar: il primo prevede che il motore giri grazie alla forza motrice del solo conducente, l’altro meccanismo richiede un sistema a 8 braccia azionato dai passeggeri. Lo sforzo richiesto è stato calcolato simile a quello di una pedalata. Per sterzare non troverete il classico manubrio, ma sarà necessario azionare una sorta di maniglia aiutandosi col peso dell’anca, come se si stesse sciando.
Rispetto alle altre macchine a propulsione umana che non riescono a superare i 30 km/h, la HumanCar promette addirittura di raggiungere i 100 km/h in pianura e i 45 km/h in pendenza. Ovviamente la velocità sarà direttamente proporzionale allo sforzo, per cui nel caso in cui vogliate rilassarvi potrete ricorrere alla batteria del motore elettrico, ricaricabile nelle comuni prese domestiche.
Zero inquinamento, zero emissioni di CO2 ed un costante allenamento soft per voi (Greenwood assicura che anche un anziano potrebbe farne uso).
Al momento l’auto ha un costo che si aggira su 15.500 dollari, un po’ cara, ma sicuramente promettente in termini di risparmio ecologico.
Immaginatevi fermi al semaforo insieme ad altre macchine a propulsione umana: nessun gas di scarico, nessun rumore di motori accesi, solo strizzatine d’occhio per chi vogherà più velocemente!
Ecco anche un bel video su questa curiosa macchina:

 

 

  http://www.tuttogreen.it/humancar-lauto-elettrica-ibrida-umana/

Come l'auto dei Flintstones: va a ''energia umana''

Non sarà proprio la preistorica macchina della famiglia preistorica dei cartoni animati ma il principio è lo stesso: la Human Car che vedete in queste immagini si muove grazie allo sforzo fisico, in questo caso minimo, del suo pilota. Questa super ecologica vettura americana, il cui prototipo arriva nel 2011 al costo di 15.500 dollari (si può prenotare un modello per 50 dollari sul sito humancar.com), si "carica" facendo leva con le braccia sul volante. E quando mancano le energie ci si può affidare in extremis al piccolo motore elettrico di cui è dotata