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lunedì 7 marzo 2016

Yoga del Sogno

“Il giovane Chan disse: «Maestro, questa notte Chan ha sognato di essere una farfalla. Ora Chan non sa se Chan ha sognato di essere una farfalla o se una farfalla ha sognato di essere Chan».

 

Introduzione

Lo yoga del sogno (milam), assieme allo yoga del calore interno (tummo), lo yoga del corpo illusorio (gyulu), lo yoga della chiara luce (osel), lo yoga dello stato intermedio (bardo) e lo yoga della separazione della coscienza dai veicoli (phowa), fa parte del Naro Chodrug (le "sei dottrine di Naropa"). Tali dottrine sono le più importanti tecniche e discipline meditative della scuola Kagyupa, una delle quattro principali scuole del Buddhismo Tibetano(1). Esse coincidono parzialmente con le dottrine del Bardo Thotrol.
Lo yoga del sogno ha lo scopo di prepararci alla liberazione dal ciclo delle rinascite durante lo stato intermedio(2) (bardo) nel post-mortem utilizzando:
- lo sviluppo della lucidità(3) durante il sogno, per farci comprendere che le visioni del sogno sono proiezioni della nostra mente, non hanno realtà propria, e sono solo delle apparenze;
- la consapevolezza che lo stato in cui viviamo normalmente da svegli è simile allo stato di sogno.
I sogni, come tutte le esperienze del samsàra, sono dovuti alla metafisica 'avidyà-ignoranza’, cioè la non consapevolezza della nostra vera natura, a causa della quale abbiamo creato e creiamo in continuazione il nostro karma, che poi ci portiamo dietro sotto forma di "semi" (samskàra) e di "tendenze" (vasana) che ci vincolano, e che determinano i nostri comportamenti nel mondo del divenire.
Durante il sogno, i semi karmici si manifestano alla coscienza senza i legami della mente e noi sperimentiamo passivamente le loro proiezioni; durante la veglia, attraverso i sensi colorati dalle tendenze-vasana, sperimentiamo quell'immenso "sogno" isvarico che è il mondo. I nostri sogni, pur dipendendo sempre dalle tendenze karmiche, vengono considerati effetti samsarici quando hanno origine dalle vicissitudini e dai desideri dello stato di veglia; per esempio, un’esperienza che ha particolarmente "impressionato" la nostra psiche può facilmente riemergere durante il sogno. Quando invece i sogni sorgono e dipendono dalla capacità della nostra coscienza di rimanere nello stato di testimone, essi sono considerati sogni di consapevolezza.

Pratica

Per rimanere lucidi nello stato di sogno la dottrina tibetana propone due metodi:
a) il metodo tantrico(4), che ha principalmente lo scopo di prepararci a ottenere la liberazione durante gli stati di bardo;
b) il metodo dello Dzogchen(5) o della "luce naturale", che ha per scopo la liberazione utilizzando il periodo di tempo compreso tra il momento in cui ci addormentiamo e il momento in cui la mente riprende a funzionare; poi la lucidità nel sogno si manifesta come conseguenza della liberazione.
Si riporta sinteticamente l'insegnamento di Namkhai Norbu(6):
“Nello yoga del sogno ci sono due tecniche, una preliiminare e una fondamentale. Secondo la tecnica preliminare è necessario, prima di andare a letto, interiorizzarsi, cioè ritirarsi dalla identificazione con il fisico, le emozioni e i pensieri possibilmente usando la tecnica del pratyahara(7) per poi addormentarsi con l'intenzione di ottenere la lucidità nei sogni. A letto è consigliabile dormire sul fianco destro per rendere libera la narice sinistra. Con la pratica la posizione non ha più importanza.
Dopo la pratica preliminare, abbastanza interiorizzati, prima di addormentarsi visualizzare la lettera "A" bianca e luminosa al centro del corpo percependone anche il suono. Rimanere il più a lungo possibile concentrati su questa lettera cercando di averne un'immagine molto precisa. Poi aumentare lentamente l'interiorizzazione in modo da prendere sonno più facilmente. Nell'addormentarsi è fondamentale mantenere la presenza dell