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martedì 19 febbraio 2013
"Dhammapada" Buddha (integrale)
Le massime del Buddha
Il Dhammapada, o Libro della legge, raccoglie 423 aforismi che, secondo la tradizione, sono stati pronunciati dal Buddha e poi raccolti da un ignoto autore, probabilmente un suo discepolo. Essi possono considerarsi una sorta di summa del pensiero e della dottrina buddhisti, da utilizzarsi soprattutto nella vita quotidiana per iniziare quel cammino di affrancamento dalle passioni terrene e dagli affanni quotidiani che, una volta compiuto, porta alla liberazione (mukti). Il Dhammapada costituisce una delle opere più note della fede buddhista, la cui influenza si è estesa ben oltre i confini del buddhismo.
* Strofe accoppiate
1 Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente, è basato su di essa e da essa è formato. Se un uomo parla o agisce con mente corrotta gliene seguirà sventura, come la ruota segue il piede (dell'animale che trascina il carro).
2 Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente, è basato su di essa e da essa è formato. Se un uomo parla o agisce con mente serena, gliene seguirà felicità, come l'ombra che lo segue sempre. 3 "Egli mi ha offeso, mi ha percosso, mi ha vinto, mi ha derubato". In coloro nei quali tali pensieri allignano, l'odio non si placherà mai.
4 "Egli mi ha offeso, mi ha percosso, mi ha vinto, mi ha derubato". In coloro nei quali tali pensieri non allignano, l'odio si placherà.
5 L'odio non si placa con l'odio, l'odio si placa con il non-odio. Questa legge è eterna.
6 Gli altri non sanno che noi tutti dobbiamo giungere a una fine. Ma tra coloro che lo sanno, cessano le contese.
7 Chi vive inseguendo solo il piacere, dominato dai sensi, senza usare moderazione nel cibo, ozioso e fiacco, sarà certamente abbattuto da Mara, come un albero debole è divelto dal vento.
8 Chi vive senza inseguire solo il piacere, senza essere dominato dai sensi, usando moderazione nel cibo, fedele e forte, non potrà essere certamente abbattuto da Mara, così come il vento non può abbattere la roccia.
9 Chi indossi l'abito giallo senza essersi purificato, senza avere acquisito il dominio di se stesso e senza perseguire il vero, costui è indegno di indossarlo.
10 Chi si è purificato, esercita tutte le virtù, ha acquisito il dominio di sé e persegue il vero, costui è degno di indossare l'abito giallo.
11 Chi immagina la verità in quello che è falso e invece vede la falsità in quello che è vero non giunge mai alla verità e resta preda di idee vane.
12 Chi invece vede la verità in quello che è vero e la falsità in ciò che è falso giunge alla verità e segue idee reali.
13 Come la pioggia penetra all'interno di una casa dal tetto malfatto, così il desiderio penetra nella mente non abituata alla meditazione.
14 Come la pioggia non penetra all'interno di una casa dal tetto ben fatto, così il desiderio non penetra nella mente abituata alla meditazione.
15 Chi pecca soffre in questo mondo e in quello futuro; egli soffre in entrambi i mondi. Egli soffre quando pensa al male compiuto e tanto più soffre quanto più vede il cattivo frutto del suo operato.
16 Chi agisce bene è felice in questo mondo e in quello futuro; egli è felice in entrambi i mondi Egli è tanto più felice quanto più vede il buon risultato della sua opera.
17 Chi in questo mondo ha agito per il male si affligge durante l'esistenza e si affligge dopo il trapasso; egli si affligge in un mondo e nell'altro. Al pensiero di aver compiuto il male, nuovamente egli si affligge e la sua afflizione aumenta quando vede il cattivo risultato delle sue azioni.
18 Chi in questo mondo ha agito per il bene felice durante l'esistenza e sarà felice dopo il trapasso; egli è felice in un mondo e nell'altro. Al pensiero di aver compiuto il bene, nuovamente egli è felice e la sua felicità aumenta quando vede il buon risultato delle sue azioni. 19 Chi recita un grande numero di versi sacri, ma poi non opera in conformità con essi, è persona indolente e non giungerà mai alla condizione di asceta. Egli è come un pastore che conti le vacche altrui.
20 Chi recita anche solo pochi versi sacri, ma opera in conformità con essi secondo la legge, avendo abbandonato passione, odio e stolidità e possedendo invece retta conoscenza e animo ben disposto, lungi da inquietudini per questo mondo e per quello futuro, perviene alla condizione di asceta. * La riflessione
21 La riflessione è la via che conduce all'immortalità, mentre la mancanza di essa conduce alla morte: coloro che sono riflessivi, infatti, non muoiono mai, mentre gli sconsiderati è come fossero già morti.
22 Quanti hanno chiaro questo concetto praticano da esperti la riflessione e se ne dilettano, rallegrandosi di appartenere al gruppo degli eletti.
23 Costoro, gente accorta, sapiente, meditativa e sempre in possesso di grandi energie, pervengono alla Verità Assoluta (nirvana), al sommo bene.
24 La persona riflessiva, che è riuscita a, emergere, che possiede la consapevolezza di sé, che compie azioni pure, che agisce con attenzione, che domina i propri istinti e vive secondo i dettami della legge, questi vedrà aumentare la propria gloria.
25 Elevandosi per mezzo della riflessione, dell'introspezione e dell'autodominio, l'uomo saggio costruisce per sé un isola che l'inondazione non può sommergere.
26 Chi è privo di intelligenza è attratto dalle cose vane, mentre l'uomo saggio reputa la riflessione il suo bene più prezioso.
27 Non lasciatevi attrarre dalle cose vane, dai piaceri dei sensi e della voluttà. Chi è coscienzioso e medita raggiunge la felicità suprema.
28 Chi è attento allontana da sé la negligenza e, una volta sull'elevata terrazza della saggezza, osserva gli sciocchi, uomini tormentati dal dolore, come chi dall'alto di una montagna contempla la folla nella pianura.
29 Riflessivo fra gli irriflessivi, ben desto tra coloro che dormono, l'uomo saggio procede al pari di un cavallo da corsa, staccando gli altri come fossero brocchi.
30 Maghavan (Indra) divenne principe degli dei grazie alla riflessione. La riflessione è fonte di lode, mentre l'irriflessione è causa di disapprovazione.
31 L'asceta, che pratica la riflessione ed è sgomentato dall'irriflessione, avanza come un incendio, bruciando tutti i suoi legami, siano essi grandi o piccoli.
32 L'asceta,che pratica la riflessione ed è sgomentato dall'irriflessione, non è possibile che si smarrisca, ma è vicinissimo al nirvana. * Il pensiero
33 L'uomo saggio raddrizza il proprio pensiero malfermo, vacillante, difficile da conservare e da trattenere, così come colui che fabbrica un dardo fa con la freccia.
34 Il nostro pensiero vacilla quando deve rinunciare a soggiacere al dominio di Mara, così come il pesce che viene strappato alla sua dimora d'acqua.
35 E' cosa buona dominare il pensiero, difficile da afferrare, fatuo, che insegue ciò che gli piace; il pensiero dominato reca felicità.
36 Che l'uomo saggio custodisca il pensiero, difficile da afferrare, che si divincola, che insegue ciò che gli piace; il pensiero ben custodito reca felicità.
37 Chi controlla il pensiero, che viaggia lontano, che procede in solitudine, che è astratto, che vive in fondo al cuore, sarà libero dai legami di Mara.
38 Chi possiede un pensiero non stabile, ignora la buona legge ed è turbato nella sua pace mentale, costui non avrà mai la conoscenza perfetta.
39 Chi possiede un pensiero attento; una mente ben salda e ha lasciato il bene e il male costui non nutre timore mentre vigila.
40 Avendo ben presente che il proprio corpo è fragile come un orcio e rendendo forte il proprio pensiero come una fortezza, si vada all'assalto di Mara con l'arma del sapere e, dopo averlo battuto, si vigili su di lui senza tregua.
41 Ahimè, tra breve giacerà a terra questo corpo vilipeso, senza conoscenza, come un pezzo di inutile legno.
42 Il pensiero malamente guidato compie (nei confronti dell'uomo) un male peggiore di quello che un uomo colmo di odio può fare a chi lo odia, o un nemico a chi gli è nemico.
43 Il pensiero ben guidato compie (nei confronti dell'uomo) del bene in misura maggiore di quello che potrebbero fare un padre, o una madre, o altro parente. * I fiori
44 Chi sottometterà questo mondo, quello di Yama (signore dei defunti) e quello degli dei? Chi troverà il sentiero della perfezione, indicato con chiarezza, come chi è pratico trova il fiore (giusto)?
45 Il discepolo sottometterà questo mondo, quello di Yama e quello degli dei. Il discepolo troverà il sentiero della perfezione, indicato con chiarezza, come chi è pratico trova il fiore (giusto)?
46 Avendo ben presente che questo corpo è simile alla spuma, sapendo che la sua natura è effimera come un miraggio, dopo aver spezzato le frecce fiorite di Mara, avanzi egli invisibile al re della morte.
47 La morte porta via l'uomo che raccoglie fiori e la cui mente è preda della distrazione, così come fa' la piena con il villaggio addormentato.
48 Mentre l'uomo è impegnato nel raccogliere fiori, la sua mente è preda della distrazione ed egli non è pienamente soddisfatto dai piaceri, allora la morte lo ghermisce.
49 Così come l'ape raccoglie il nettare dai fiori senza arrecare danni né al suo colore, né al profumo, così l'uomo saggio deve vivere nel proprio villaggio.
50 Non faccia attenzione alle ingiustizie subite, a ciò che gli altri avrebbero dovuto fare o non fare: faccia attenzione piuttosto a ciò che egli stesso deve o non deve fare.
51 Come un fiore splendido ma senza profumo, così, splendide ma prive di frutto, sono le parole di chi non agisce in conformità con esse.
52 Come un fiore splendido e profumato, così, splendide e ricche di frutto, sono le parole di chi agisce in conformità con esse.
53 Così come da un mucchio di fiori è possibile intrecciare numerose ghirlande, allo stesso modo un essere mortale, una volta nato, può compiere molte azioni buone.
54 Il profumo emanato dai fiori non si diffonde nell'aria in direzione contraria a dove s'offia il vento, non quello di sandalo, tagara o gelsomino; il profumo delle persone buone si diffonde invece anche in direzione contraria rispetto al vento, la persona onesta diffonde il suo profumo ovunque.
55 Sandalo, tagara, loto e vassiki: di tutti questi profumi quello della virtù è più intenso.
56 Di poco pregio è il profumo che emana dal tagara e dal sandalo: il profumo degli onesti, invece, sale in alto fino agli dei.
57 Di chi è fornito di buone qualità, che è attento e che si è affrancato per mezzo della vera conoscenza, di costui Mara non avrà ragione.
58 Come in un cumulo di rifiuti gettato per la strada può spuntare un loto profumato e leggiadro, 59 così nel mucchio indegno di coloro che costituiscono il popolo cieco sfolgora con la propria conoscenza il discepolo del Buddha pienamente illuminato. * Lo stolto
60 Lunga è la notte per chi è sveglio, lungo è il miglio per chi è stanco, lunga è l'esistenza per gli stolti che ignorano la vera legge
61 Se chi viaggia non incontra uno a lui simile o migliore di lui, continui pure da solo il suo cammino; quella di uno stolto non è compagnia.
62 "Questi figli sono miei, queste ricchezze sono mie", con tali pensieri si tormenta lo stolto. Se egli stesso non si appartiene, quanto meno possono appartenergli i figli e le ricchezze?
63 Lo stolto che sa riconoscere la propria stoltezza, per questo solo è saggio, mentre lo stolto che reputa di essere saggio, questi davvero può dirsi stolto.
64 Anche se uno stolto stesse insieme con un saggio per tutta la vita, non arriverebbe mai ad afferrare la realtà delle cose, così come il cucchiaio non conosce il sapore della minestra.
65 Se una persona intelligente stesse insieme con un saggio anche per un minuto solo, egli conoscerebbe subito la realtà delle cose, così come la lingua è in grado di conoscere il sapore della minestra.
66 Gli stolti, sprovvisti di intuizione, sono i peggiori nemici di se stessi, poiché compiono azioni cattive che producono frutti amari.
67 Non è un'azione ben fatta quella che, una volta compiuta, è causa di pentimento e la cui ricompensa si riceve con tristezza e pianto.
68 E' un'azione ben fatta quella che, una volta compiuta, non causa pentimento e la cui ricompensa si riceve con gioia e animo ben disposto.
69 Fino a che la cattiva azione compiuta non dà frutto, per lo stolto è miele, ma quando matura, allora lo stolto è preda del dolore.
70 Che lo stolto mangi pure il suo cibo mese per mese con la punta di un filo d'erba kusha: egli non vale di certo la sedicesima parte di quelli che hanno approfondito la vera legge.
71 La cattiva azione non si coagula d'un tratto come latte già fresco, ma segue lo stolto come fuoco sotto la cenere.
72 Se la coscienza dello stolto si desta, essa dissipa la di lui fortuna, rompendogli la testa.
73 Che lo stolto persegua pure nel desiderio di una falsa reputazione, della precedenza tra i monaci, del dominio sui monasteri e della considerazione tra l'altra gente.
74 "Che il padre di famiglia e chi ha abbandonato il mondo reputino che questo sia mia opera; siano anche essi sottoposti a me in tutto quello che devono o non devono fare", così ragiona lo stolto e, intanto, crescono la sua brama e il suo orgoglio.
75 "Una è la strada che condùce al guadagno, un'altra quella che conduce al nirvana". Se il monaco discepolo del Buddha ha appreso ciò, egli non desidererà la gloria, ma si impegnerà per allontanarsi dal mondo. * Il saggio
76 Se vedete un uomo che vi indica quello che bisogna evitare, che vi rimprovera, ed è intelligente, seguitelo come un saggio, come se fosse uno che svela tesori: per chi segue una persona simile, sarà meglio, non peggio.
77 Che vi rimproveri, che vi impartisca ordini, che vi impedisca di fare ciò che è disdicevole: questi sarà amato da chi è buono e sarà odiato da chi è cattivo.
78 Non abbiate per amico chi fa il male, non abbiate per amico chi è vile. Abbiate per amico chi è buono, abbiate per amici i migliori fra gli uomini.
79 Chi si abbevera alla vera legge, vive sereno con la mente calma. Il saggio sempre si rallegra nella legge predicata dagli eletti.
80 I fontanieri incanalano l'acqua, gli armaioli piegano i dardi, i falegnami piegano il legno, i saggi piegano se stessi.
81 Come la robusta montagna non viene scossa dal vento, così i saggi non vacillano in mezzo ai rimproveri e alle lodi.
82 Come un lago profondo, calmo e limpido, i saggi si rasserenano dopo aver ascoltato la legge.
83 In ogni situazione gli uomini giusti procedono con attenzione; gli uomini buoni non parlano spinti dal desiderio di piacere: toccati dalla felicità oppure dalla sofferenza, i saggi non danno a vedere mutamenti.
84 Se né per se stesso né per altri il saggio desidera figli, ricchezza, dominio, oppure il proprio benessere attraverso l'impiego di mezzi disonesti, allora egli è buono, saggio e giusto.
85 Pochi sono gli uomini che giungono all'altra sponda (il nirvana): tutti gli altri, invece, corrono su e giù lungo la riva.
86 Coloro ai quali è stata ben spiegata la legge e vi aderiscono, questi raggiungeranno l'altra sponda, oltre il regno della morte, per quanto sia difficile l'attraversamento.
87 Il saggio, avendo abbandonato lo stato di oscurità, rimanga in quello di chiarezza, abbandoni la casa per la non-casa, nella solitudine dove non vi è attaccamento al piacere.
88 Chi è saggio considera suprema gioia l'abbandono dell'attaccamento al piacere, il non possedere alcunché, la purificazione del proprio essere dai turbamenti del pensiero.
89 Coloro il cui pensiero è pienamente raccolto sui sette componenti clella perfetta illuininazione, che si rallegrano del non ricevere nulla, dell'essersi affrancati dall'attaccamento, che dominano i propri desideri, che sono colmi di luce, questi sono giunti alla liberazione ancora in questo mondo. * L'Arhat
90 Non esiste più arsura per chi ha terminato la sua strada, che non prova sofferenza, che si è liberato in tutti i sensi, che si è affrancato da ogni tipo di legame.
91 (L'Arhat) si accinge con la mente ben raccolta a intraprendere la strada e non si rallegra di rimanere nella propria abitazione: come cigni che hanno abbandonato il loro specchio d'acqua, essi abbandonano la loro abitazione e la loro famiglia. ù
92 Di quanti non possiedono ricchezze, che sanno quale sia il cibo (consentito), che conoscono il vuoto e la liberazione privi di condizionamenti, di questi è difficile seguire la strada, come accade per (chi osservi) quella degli uccelli nel cielo.
93 Di quanti hanno distrutto ogni tipo di attaccamento, che si sono liberati dell'esigenza di possedere, che conoscono il vuoto e la liberazione privi di condizionamenti, di questi è difficile seguire la strada, come accade (per chi osservi) quella degli uccelli nel cielo.
94 Colui i cui sensi sono stati assoggettati al pari di cavalli perfettamente domati dal proprio conducente, che ha lasciato da parte orgoglio e adesione alle cose del mondo, per un tale (uomo) perfino gli dei provano sentimenti di invidia.
95 Similmente alla terra, egli non viene toccato dal turbamento; similmente a una stabile soglia è un fedele di questo tipo; egli è come un limpido specchio lacustre; la vita e la morte non esistono per lui.
96 Serena è la mente, serene sono le parole, serena è l'azione di colui che ha raggiunto la liberazione per mezzo della retta conoscenza e si è pacificato nell'intimo.
97 Colui che si è liberato dalla credulità, che conosce ciò che non è stato creato, che ha reciso tutti i vincoli, che ha soppresso ogni tipo di tentazione, che ha ricusato ogni brama, costui è in verità il sommo tra gli esseri umani.
98 Nel villaggio oppure nella foresta, sul mare profondo o sulla terra asciutta, dovunque conducano la propria esistenza gli Arhat, quello è davvero un luogo ridente.
99 Incantevoli sono le foreste, dove l'uomo rozzo non prova godimento: in questi luoghi troveranno allegrezza coloro che sono privi di passioni, di certo non coloro che ricercano il piacere. * Le migliaia
100 A un sermone, anche se composto di mille (vocaboli), ma vocaboli privi di senso, è preferibile una sola parola ponderata, udendo la quale un uomo si senta tranquillo.
101 A un poema, anche se composto di mille (strofe),ma strofe prive di senso, è preferibile un poema costituito da un solo verso, udendo il quale un uomo si senta tranquillo.
102 Piuttosto che recitare cento poemi composti di versi senza senso alcuno, è preferibile recitare un solo verso, udendo il quale ci si senta tranquilli.
103 Se un uomo vince in battaglia per mille volte mille nemici, mentre un altro vince soltanto se stesso, questi è da reputarsi migliore dei vincitori di ogni battaglia.
104 Chi vince se stesso è senz'altro migliore degli altri esseri. Di chi ha soggiogato se stesso, che conduce la propria esistenza agendo sempre sotto controllo,
105 la vittoria di un uomo simile non potrebbe essere tramutata in sconfitta nemmeno da un dio, da un gandhàrva e neppure da Mara insieme con Brahma.
106 Se anche un uomo compie sacrificio, mese dopo mese, per cento anni, ma per un momento solo rende omaggio a un uomo che abbia la mente concentrata questo suo (ultimo) solo atto è da ritenersi migliore di un sacrificio compiuto per cento anni.
107 Se anche un uomo rende onore ad Agni (il dio vedico del fuoco) nella foresta per cento anni, ma per un momento solo rende omaggio a chi ha la mente concentrata, questo suo (ultimo) solo atto è da ritenersi migliore di un sacrificio compiuto per cento anni.
108 Qualunque cosa un uomo sacrifichi in questo mondo, sotto forma di immolazione oppure di offerta, per un anno intero, al fine di trarne un vantaggio, tutto ciò non vale un centesimo: è preferibile rendere omaggio a chi vive in maniera retta.
109 Colui che sempre rende onore e rispetta gli anziani vedrà migliorare quattro cose: vita, bellezza, felicità e forza.
110 Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni nella perversione e nella dissolutezza, è migliore quella di chi vive nella saggezza e nella meditazione.
111 Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni nell'ignoranza e nello sbandamento, è preferibile un solo giorno di vita di colui che conduce un'esistenza saggia e meditativa.
112 Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni in modo neghittoso, è preferibile un solo giorno di vita di colui le cui azioni sono improntate a spirito gagliardo.
113 Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni senza porsi il problema dell'origine e della fine (delle cose), è preferibile un solo giorno di vita di colui che le considera.
114 Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni senza volgere lo sguardo al luogo immortale (il nirvana), è preferibile un solo giorno di vita di colui che lo osserva.
115 Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni senza prendere in considerazione la legge suprema, è preferibile un solo giorno di vita di colui che invece la rispetta. * Il male
116 E' necessario che l'uomo si avvicini sempre più al bene e si adoperi per preservare la propria mente dalla malvagità. La mente di colui che compie buone azioni di malavoglia, infatti, si diletta nel male.
117 Se un uomo compie qualche azione malvagia, eviti di ripetere ancora la cattiva azione, non si compiaccia nel peccato. L'accumulo di male, infatti, è fonte di dolore.
118 Se un uomo compie il bene, ripeta ancora la buona azione e in essa trovi compiacimento. L'accumulo di bene, infatti, è fonte di felicità.
119 Anche chi compie azioni peccaminose vive bene fino a che il male compiuto non giunge a maturazione: quando la cattiva azione matura, il peccatore prova (ogni tipo di) male.
120 Chi compie il bene vive male fino a che le sue buone azioni non maturano: quando giungono a maturazione, l'uomo buono prova (ogni tipo di) bene.
121 Nessuno valuti poca cosa il male compiuto, pensando "Non mi verrà sopra!". Anche un orcio,si riempie con l'acqua che cade goccia a goccia. Lo stolto si riempie di peccato, anche se lo ammucchia un poco alla volta.
122 Nessuno valuti poca cosa il bene compiuto pensando "Non mi verrà sopra!". Anche un orcio si riempie con l'acqua che cade goccia a goccia. L'uomo saggio si riempie di bene, anche se lo ammucchia un poco alla volta.
123 Similmente a un mercante che, recando molte ricchezze e disponendo di poca compagnia, evita una strada pericolosa e come chi ama la vita evita il veleno, così bisogna evitare di compiere cattive azioni.
124 Chi non ha ferite sulla mano può con quella mano toccare il veleno: il veleno non penetra dove non esiste ferita; né esiste peccato per chi non lo compie.
125 Il male ricade su quello stolto che offende un essere puro e innocente, come polvere impalpabile gettata controvento.
126 C'è chi nasce nuovamente in un utero; chi compie cattive azioni finisce all'inferno; chi compie buone azioni finisce in paradiso; chi si è liberato da ogni attaccamento si annulla nel nirvana.
127 Non in cielo, non in mezzo al mare e nemmeno se ci si addentra in una caverna montana, in tutto il mondo non si conosce un posto nel quale la morte non sia in grado di annientare i mortali.
128 Non in cielo, non in mezzo al mare e nemmeno se ci si addentra in una caverna montana, in tutto il mondo non si conosce un posto che la morte non sovrasti. * La punizione
129 Ogni uomo trema di fronte alla punizione, ogni uomo teme la morte: come se ti trovassi al suo posto, non uccidere né fa' uccidere.
130 Ogni uomo trema di fronte alla punizione, ogni uomo ama la vita: come se ti trovassi al suo posto, non uccidere né fa' uccidere.
131 Chi, perseguendo la propria felicità, colpisce esseri che ricercano anch'essi la propria felicità, dopo la morte non raggiungerà la felicità.
132 Chi, perseguendo la propria felicità, non colpisce esseri che ricercano anch'essi la propria felicità, dopo la morte raggiungerà la felicità.
133 Non rivolgerti con tono sferzante ad alcuno coloro ai quali ti rivolgerai in questo modo ti potrebbero rispondere nello stesso modo: le ingiurie sono dolorose; colpo su colpo, esse ricadranno sopra di te.
134 Se rimani in silenzio al pari di un gong sconquassato, allora significa che hai raggiunto il nirvana, l'ira ti è ignota.
135 Come il pastore con il suo bastone sospinge le sue mucche in direzione della stalla, così la vecchiaia e la morte sospingono l'esistenza degli uomini.
136 Lo stolto non sa discernere quando compie cattive azioni, però in seguito è bruciato da quanto ha compiuto come se fosse arso dal fuoco.
137 Chi infligge dolore a chi non lo merita, molto presto giungerà a una di queste dieci condizioni: 138 si troverà a patire castigo terribile, perdita dei propri beni, danno nel fisico, oppure grave malattia, o perdita della ragione,
139 sopruso da parte del re, spaventevole imputazione, perdita di familiari, sfacelo delle ricchezze,
140 un fulmine gli brucerà la casa e quando il suo corpo sarà distrutto, quello stolto finirà all'inferno.
141 Non il fatto di andarsene in giro nudo, o di portare i capelli attorcigliati, non la sozzura, non il digiuno o lo stare sdraiato per terra, non lo stare seduto immobile, accovacciato, oppure il soffregarsi con la polvere possono rendere puro l'essere mortale che non abbia vinto il desiderio.
142 Chi, anche se ben vestito, sia giusto, quieto, dominato, controllato, puro e abbia deposto il bastone nei confronti di tutti gli altri esseri, questi è davvero un brahmano, un asceta (samana), un bhikshu!
143 (Non) esiste al mondo un uomo tanto tenuto a freno dalla vergogna da (non) provocare un rimprovero, al pari di un nobile destriero la frusta.
144 Come un nobile destriero sotto lo sprone della frusta dovete essere coraggiosi e pronti; per mezzo della fede, della virtù, della forza, della meditazione e della conoscenza della legge, divenuti perfetti nella sapienza e nella condotta e concentrati nella memoria supererete questo non piccolo male.
145 I fontanieri convogliano le acque, gli armaioli curvano le frecce, i falegnami piegano il legno, i fedeli forgiano se stessi. * La vecchiaia
146 Qual è il motivo per il quale si ride, si gioisce, quando tutto è preda delle fiamme? Avvolti dalle tenebre, non cercate una luce?
147 Volgete lo sguardo verso questa figura colorata, questo corpo ricoperto di ferite, tenuto insieme, malandato, pieno di fantasie, nel quale non esiste forza, che è privo di stabilità!
148 Questo corpo è logoro, pieno di malattie, fragile: questo coacervo putrescente è in disfacimento; infatti la vita è contigua alla morte.
149 Quale piacere può esservi nel guardare queste ossa grigie, simili alle zucche che si gettano via in autunno.
150 La fortezza è fatta di ossa, ricoperta di carne e sangue; al suo interno trovano asilo vecchiaia, morte, arroganza e mistificazione.
151 Anche gli splendidi carri reali finiscono in rovina, come il corpo si appropinqua alla vecchiaia. La virtù degli uomini buoni non invecchia mài. Questo gli uomini buoni dicono ai buoni.
152 L'uomo privo di saggezza invecchia come un bue; si accrescono le sue carni, non il suo sapere.
153 Ho trasmigrato in più esistenze, sperimentando la vita quale dolore che si rinnova, alla ricerca di chi ha costruito la casa, senza trovarlo.
154 Oh artefice, ora che ti ho scoperto, non costruirai più una nuova casa! Tutte le travi sono infrante, la volta è infine crollata; liberata dal ciclo degli impulsi indisciplinati, la mente ha finalmente estinto ogni attaccamento.
155 Chi non ha rispettato la disciplina e da giovane non ne ha fatto tesoro perisce come un vecchio airone in un lago senza pesci.
156 Chi non ha rispettato la disciplina e da giovane non ne ha fatto tesoro giace come un arco spezzato, rimpiangendo il passato. * Se stesso
157 Se ci si riconosce come cosa cara, ci si custodisca. Delle tre veglie notturne, durante una vegli il saggio.
158 Prima di tutto ci si indirizzi verso ciò che è giusto, poi si istruisca altri: così chi è saggio non avrà danni.
159 Ci si comporti in modo da poter insegnare ad altri: chi si domina potrà dominare poiché è difficile dominare se stessi.
160 Ognuno è signore di se stesso: quale altro signore potrebbe esistere? Dopo aver dominato se stesso è difficile trovare un altro signore così difficile da dominare.
161 Dal proprio sé è fatto il male, si nasce, si è fatti crescere: esso frantuma lo sciocco, come un diamante rompe anche una gemma.
162 Chi ha pessime abitudini, come un albero shala invaso di rampicanti, si conforma ai desideri del proprio nemico.
163 Il male, dannoso per noi, è facile a compiersi; fare il bene è invece molto difficile.
164 Lo stolto, che si burla delle regole degli Arhat, degli eletti, dei virtuosi e segue false dottrine, produce frutti che porteranno al suo annientamento, come quelli della canna katthaka.
165 Le azioni cattive sono compiute dal proprio sé, dal proprio sé è causato il dolore, dal proprio sé non sono compiute le azioni cattive, attraverso il proprio sé ci si purifica. Purezza è impurità (nascono) da sé, nessuno può purificare l'altro.
166 Non si dimentichi il proprio bene per quello di altri, per quanto grande questo possa essere; dopo aver individuato il proprio bene, ci si dedichi ad esso interamente. * II mondo
167 Non vivete nel male e nella distrazione, non seguite false dottrine, non esaltate il vivere mondano!
168 Alzati! Non essere disattento! Pratica la legge della virtù! Chi pratica la buona legge è seguito dalla felicità in questo mondo e in quello futuro.
169 Segui la legge della virtù, non quella del cattivo comportamento. Chi pratica la buona legge è seguito dalla felicità in questo mondo e in quello futuro.
170 Guarda il mondo come fosse una bolla, come un miraggio: chi guarda il mondo così non è visto dal re della morte.
171 Venite, osservate questo mondo scintillante come un carro regale, nel quale si sistemano gli stolti; i saggi non vi si agganciano.
172 Chi viveva nella distrazione e poi è diventato attento illumina il mondo come luna non offuscata da nubi.
173 Chi riscatta un'azione cattiva con una buona illumina il mondo come luna non offuscata da nubi.
174 Questo mondo è avvolto dalle tenebre, pochi vi possono vedere bene: raro è chi si libra in cielo come un uccello sfuggito alla rete.
175 Procedono i cigni lungo la strada del sole, procedono miracolosamente attraverso l'etere: procedono i saggi fuori dal mondo, dopo aver vinto Mara e la sua corte.
176 Non c'è male che non possa compiere chi viola l'unica legge, mente e ignora l'altro mondo.
177 Gli avari non vanno in cielo: chi non esalta la generosità è davvero stolto. Il saggio gode nel donare e perciò ottiene la felicità nell'altro mondo.
178 Il frutto di sotapatti (prima condizione che prelude al nirvana) è migliore del regnare soli sul mondo, del salire al cielo, del dominio su tutti i mondi. * Il Buddha
179 Colui la cui vittoria non può essere riconquistata, nelle cui conquiste nessuno può entrare, questo Buddha che domina l'infinito, che non ha via, su che via vorreste condurlo?
180 Chi nessun desiderio, coi suoi lacci venefici, può deviare, questo Buddha che domina l'infinito, che non ha via, su che via vorreste condurlo?
181 Quei forti, dediti alla meditazione, che godono nella pace della liberazione! Anche gli dei invidiano chi è risvegliato e cosciente.
182 Difficile da raggiungere è lo stato umano, difficile è vivere da mortale, difficile è che nascano dei Buddha.
183 Non fare il male, compi il bene, purifica la mente, questo insegna il Buddha.
184 I Buddha chiamano pazienza l'ascesi suprema, tolleranza il nirvana più alto: non è anacoreta chi colpisce gli altri, non è asceta chi insulta gli altri.
185 Non ammonire, non colpire, vivere osservando la legge, essere moderati nel cibo, vivere e dormire da soli, essere occupato in alti pensieri, questo insegna il Buddha.
186 Non si soddisfa la brama nemmeno con una pioggia di monete d'oro: è saggio chi sa che il soddisfacimento della brama ha breve sapore e causa dolore.
187 Il discepolo risvegliato appieno non si soddisfa nemmeno dei piaceri celesti: egli gode solo dell'annullamento di ogni desiderio.
188 Gli uomini spinti dalla paura si rifugiano in montagna e nelle foreste, sugli alberi sacri e nei santuari;
189 ma questi non sono rifugi sicuri, non sono il rifugio supremo; non ci si libera dal dolore rifugiandosi in questi posti.
190 Chi cerca invece rifugio nel Buddha, nel dharma e nel sangha vede con chiarezza le Quattro Nobili Verità:
191 il dolore, la sua origine, la sua fine e il sacro Ottuplice Sentiero che porta all'acquietamento del dolore.
192 Questo è il rifugio sicuro, il sommo asilo, arrivando nel quale si placa ogni dolore. 193 Non comune è la persona superiore, essa non nasce ovunque: dove nasce un individuo così forte, beata è la sua gente.
194 Beato è il sorgere dei Buddha, beata è la predicazione della buona legge, beata la concordia del sangha, beata la meditazione di chi è in armonia
195 Chi onora i Buddha degni di devozione, o i loro seguaci, che hanno superato la schiera delle illusioni, il dolore e il pianto,
196 chi onora questi esseri, che hanno raggiunto la liberazione, che non hanno timore, di questi non si potrebbe misurare i meriti. * La felicità
197 Viviamo dunque felici senza odiare chi ci odia: fra chi ci è nemico, viviamo senza odio.
198 Viviamo dunque felici senza dolore tra chi è addolorato: fra chi è addolorato, viviamo senza dolore.
199 Viviamo dunque felici senza desideri fra chi è preda del desiderio: fra chi è avido viviamo senza avidità
200 Viviamo dunque felici senza possedere nulla, nutrendoci di felicità (altrui) al pari degli dei splendenti.
201 La vittoria origina odio, perché il vinto giace dolorante. Chi ha lasciato vittoria e sconfitta è sereno e felice.
202 Non vi è fuoco pari alla passione, non vi è danno pari all'odio, non vi è dolore pari all'essere composti di aggregati, non vi è felicità pari alla pace interiore.
203 La fame è la malattia peggiore, le tendenze innate sono le calamità peggiori: sapendo questo, il nirvana appare la felicità somma.
204 La salute è il beneficio supremo, la gioia è la ricchezza maggiore, la fede è il parente migliore, il nirvana è la somma felicità.
205 Chi ha assaggiato la dolcezza della solitudine e il nettare della meditazione non ha dolori né peccato, avendo già sorbito la gaia essenza della legge.
206 Vedere gli eletti è bene, vivere con loro è sempre benefico; non vedendo gli stolti si è davvero felici.
207 Chi viaggia con gli stolti si affligge a lungo: la compagnia dei saggi causa felicità come l'incontro con un familiare. Perciò:
208 chi è forte, intelligente, sapiente, in grado di sopportare molto, diligente, eletto, un tale uomo buono va seguito come la luna segue la via delle stelle. * Il piacere
209 Chi si dedica a cose vane e non alla meditazione, avendo lasciato l'utile per il futile, invidierà chi si concentra su se stesso.
210 Non avvinghiarti a ciò che piace né a ciò che spiace. Non vedere ciò che piace è doloroso come vedere ciò che spiace.
211 Perciò non cercare il piacere: doloroso è perdere ciò che piace; chi non prova attaccamento per nulla di piacevole o di spiacevole non ha legami.
212 Il piacere causa dolore, il piacere causa timore; chi è libero dal piacere non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?
213 L'affetto causa dolore, l'affetto causa timore; chi è libero dall'affetto non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?
214 La passione causa dolore, la passione causa timore; chi è libero dalla passione non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?
215 lì desiderio causa dolore, il desiderio causa timore; chi è libero dal desiderio non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?
216 La brama di vivere causa dolore, la brama di vivere causa timore; chi è libero dalla brama di vivere non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?
217 La gente ha caro chi è virtuoso, intelligente, giusto, veritiero e diligente.
218 Chi vuole il nirvana ed è di animo lieto, la cui mente non sia soggiogata dal desiderio, questi è detto "colui che risale la corrente" (delle rinascite).
219 Familiari, amici e compagni esultano accogliendo chi, lontano da tempo, torna sano e salvo.
220 Similmente chi ha fatto il bene in questo mondo, quando va all'altro, è accolto dalle sue azioni meritorie come il congiunto che ritorna dai familiari. * L'ira
221 Lascia l'ira, abbandona l'orgoglio, va al di là dei legami: nessun dolore sfiora chi è lontano da nome e forma e non possiede nulla.
222 Chi frena l'ira come fosse un carro che precipita, questi io definisco un vero cocchiere, gli altri tengono solo le briglie.
223 Che l'assenza d'ira vinca l'ira; che la bontà vinca la cattiveria. Che la generosità vinca l'avarizia, che la verità vinca la menzogna.
224 Di' la verità, non ti adirare, dona anche se poco, quando ti si chiede: queste sono le tre condizioni che ti faranno essere presto vicino agli dei.
225 Gli asceti che non nuocciono ad alcuno, che controllano sempre il loro corpo, essi andranno al luogo eterno, dove non dovranno più soffrire.
226 Per chi veglia sempre e giorno e notte studia per raggiungere il nirvana, per questi viene meno l'attaccamento.
227 Questo è un vecchio detto, oh Atula, non uno dei nostri giorni: "Condannano chi è silenzioso, condannano chi parla molto, condannano chi parla poco: non c'è al mondo chi non sia condannato".
228 Non è mai esistito, non esisterà, né esiste chi sia sempre condannato o chi sia sempre lodato.
229 Ma chi, osservato giorno per giorno, è lodato da chi lo osserva, che è irreprensibile, intelligente, sapiente e onesto,
230 come una moneta d'oro, chi ardirebbe dirne male? Anche gli dei lo lodano, anche Brahma lo loda.
231 Bada agli atti d'ira fisici e controlla il corpo. Abbandonata la cattiva condotta fisica, comportati bene con il corpo.
232 Bada agli atti d'ira verbali e controlla le parole. Abbandonata la maleducazione verbale, comportati bene con la parola.
233 Bada agli atti di collera mentali e controlla la mente. Abbandonati i peccati mentali, comportati bene con la mente.
234 Controllati nel corpo e nella parola sono i forti e anche nella mente; essi sono davvero ben controllati. * Le impurità
235 Ora sei come una foglia ingiallita; i messaggeri di Yama (dio della morte) ti sono già vicini: la tua dipartita è prossima, non si trovano però provviste per il viaggio.
236 Fa' dite stesso un'isola, lavora duramente, sii saggio. Quando l'impurità sarà soffiata via, senza colpa entrerai nel celeste mondo degli Eletti.
237 La tua vita è alla fine. Sei ora vicinissimo a Yama, non c'è fermata sulla strada e non si trovano ancora le provviste.
238 Fa' di te stesso un'isola, lavora duramente, sii saggio. Quando l'impurità sarà soffiata via, non tornerai più a vivere e ad invecchiare.
239 Chi è intelligente si mondi dalle impurità a poco a poco, momento dopo momento, come fa l'orafo con l'argento.
240 Come ruggine che affiora dal ferro e che quando compare lo corrode, così le azioni di un trasgressore lo coriducono sulla strada del male.
241 Non essere costanti nella meditazione è la ruggine della preghiera, l'indolenza lo è della famiglia, l'apatia lo è della bellezza, la distrazione lo è del custode.
242 Ruggine della donna è la condotta immorale, del donatore lo è l'egoismo, ruggine sono i cattivi comportamenti in questo mondo e in quello futuro.
243 Ma una macchia è la peggiore di tutte: l'insipienza, somma lordura! Dopo aver eliminato questa macchia, o monaci, mantenetevi puri.
244 La vita è facile per chi è privo di vergogna, per chi è spavaldo, rissoso, arrogante, presuntuoso e vive in modo immorale.
245 La vita è invece difficile per chi è modesto, sempre in cerca della purezza, altruista, calmo, che vive in modo onesto ed è acuto.
246 Chi distrugge la vita, che mente, che si appropria nel mondo di ciò che non gli viene dato, che va con la moglie di un altro,
247 e chi è dedito al bere liquori fermentati o alcolici, questi estirpa la propria radice già in questo mondo.
248 Perciò uomo sappi che cattivo è lo stato di chi non si controlla! Che l'assenza del dharma e l'avidità non ti obblighino a lungo al dolore.
249 La gente fa l'elemosina secondo la propria fede o quello che le piace: perciò chi si preoccupa troppo del cibo e delle bevande non giungerà né di giorno né di notte allo stato di samadhi.
250 Colui nel quale, invece, questa preoccupazione è distrutta e sradicata fin dalle radici, giunge sempre allo stato di samadhi.
251 Non esiste fuoco pari alla passione, non artiglio simile all'odio, non trappola come l'allucinazione, non corrente forte come l'avidità.
252 L'errore degli altri è facile da vedere, non così il proprio. Gli errori altrui si vagliano come il grano, mentre il proprio errore lo si nasconde come il baro cela al giocatore il dado cattivo.
253 Le passioni di chi vede l'errore dell'altro ed è sempre pronto ad adirarsi crescono ed egli è ben lontano dal loro annientamento.
254 Non esiste via attraverso l'aria, non monaco fuori dell'Ordine: il mondo gode dell'accadere dei fenomeni, i Tathagata sono oltre i fenomeni.
255 Non esiste via attraverso l'aria, non monaco fuori dell'Ordine: i componenti dell'esistenza non sono eterni, per i Buddha non esiste tumulto. * L'uomo giusto
256 Un uomo non è giusto se tratta una questione con violenza, ma se discerne tra il reale e ciò che non lo è.
257 Chi guida gli altri con calma, secondo la legge, che custodisce il diritto ed è attento, questi e un uomo giusto.
258 Non è saggio chi parla molto, ma chi è paziente, tranquillo e coraggioso.
259 Non si è esperti di dottrina perché se ne parla molto; anche se si è imparato poco, ma si reputa il dharma una cosa concreta, allora si è esperti di dottrina e non la si trascura.
260 Non si è anziani perché il capo è canuto; l'età può maturare, ma si è detti "vecchi invano";
261 ma colui nel quale albergano verità, rettitudine, pietà, ritegno e misura, che è libero da macchia, questi è detto ben vecchio.
262 Una persona invidiosa, avida, disonesta non diventa degna solo per ciò che dice o per l'eleganza del suo aspetto,
263 ma colui nel quale questi difetti sono sradicati ed estirpati dalla radice, che sia libero dall'odio e intelligente, questi è detto a ragione bello.
264 Chi è indisciplinato e falso non diventa asceta per mezzo della tonsura: come potrebbe diventare asceta chi è preda di avidità e desiderio?
265 Chi acquieta i mali grandi e quelli piccoli, per questo è detto asceta.
266 Non si è monaco perché si mendica; dopo aver ricevuto in sé la legge, si diventa monaci, non per altro.
267 Chi abbia lasciato il bene e il male, pratichi la castità e si comporti con cautela nel mondo, questi è davvero un monaco.
268 Lo stolto o l'incolto non diventa monaco per aver fatto voto del silenzio, ma lo diventa chi, afferrata una bilancia e scelto il meglio,
269 fugge il peccato, questi è un asceta e lo è proprio per questo. Chi nel mondo valuta entrambi i lati, questi è detto asceta.
270 Non si è eletti perché si uccidono gli esseri, ma perché si evita di fare del male agli esseri, per questo si è chiamati eletti.
271 Non solo con l'obbedienza e con i voti, e nemmeno con la cultura, o raggiungendo l'estasi meditativa, o per il fatto di vivere in solitudine,
272 si raggiunge la felicità nascente della rinuncia, perseguita dalle persone non comuni. Oh monaco, solo chi ha raggiunto lo scioglimento dei legami ha conseguito la fiducià (in sé). * La strada
273 Tra i sentieri, l'Ottuplice è il migliore; tra le verità, le nobili quattro; la dottrina migliore è la mancanza di brama; l'uomo migliore è quello che ha occhi per vedere.
274 Questa è la strada, non ne esiste un'altra che conduca alla purificazionedella visione. Seguitela! In essa è la liberazione da Mara.
275 Entrando in essa, porrete fine al dolore. Io indicai la strada, dopo aver constatato che essa calma il dolore.
276 Voi dovete sforzarvi: i Tathagata predicano solamente. Chi medita ed entra nella strada, questi si libera di Mara.
277 "I composti sono impermanenti": chi comprende questo si sottrae alla sofferenza. Questa è la strada per la purificazione.
278 "Ciò che esiste è dolore": chi comprende questo si sottrae alla sofferenza. Questa e la strada per la purificazione.
279 "Tutta la realtà non ha esistenza inerente": chi comprende questo si sottrae alla sofferenza. Questa è la strada per la purificazione.
280 Chi non si alza quando deve e che, anche se giovane e baldo, è pigro, senza immaginazione e volontà, quest'uomo negligente e apatico non trova la strada per la conoscenza.
281 Vegliando la parola, controllata (la mente), non si compirà il male nemmeno con il corpo. Mantenendo puliti questi tre sentieri per l'azione, si percorra la via indicata dai saggi.
282 Dalla pratica ascetica nasce la saggezza: senza ascesi si perde la saggezza. Conoscendo questa duplice via dell'acquisto e della perdita, ognuno si adoperi per aumentare la saggezza.
283 Tagliate tutta la foresta (dei desideri), che non rimanga un solo albero! Dalla foresta nasce la paura. Quando avrete tagliato foresta e sottobosco, allora o monaci avrete raggiunto il nirvana.
284 Come il vitello alla madre, così sarà legato il pensiero fino a che il più piccolo desiderio dell'uomo verso la donna non sarà stato reciso.
285 Taglia l'amore verso te stesso, come un loto autunnale con la mano! Il nirvana è stato insegnato dal Ben Andato (il Buddha).
286 "Questo è il luogo dove trascorrerò la stagione delle piogge, qui l'inverno e là l'estate", così pensa lo stolto, senza pensare alla fine della vita.
287 Quest'uomo tanto impegnato con i figli e con il bestiame, la cui mente è confusa, è colto dalla morte, come un alluvione coglie un villaggio nel sonno.
288 Non lo aiutano i figli, non il padre, e nemmeno i parenti; chi è colto dal dio. della morte non può essere aiutato dai parenti.
289 Conoscendo il significato di ciò, chi è saggio e onesto purifica presto la via che lo porta al nirvana. * Miscellanea
290 Se tralasciando un piccolo piacere, se ne può provaré uno grande, abbandoni pure chi è forte il piacere piccolo per contemplare quello grande.
291 Chi per raggiungere la propria felicità causa dolore agli altri esseri, stretto nei vincoli dell'odio, non si affranca dall'odio.
292 Quando si rifiuta quello che si deve fare e si fa quello che non si dovrebbe, aumentano i vincoli per gli arroganti e gli sbadati.
293 Ma chi è bene attento, si impegna nel controllo del proprio corpo, non fa ciò che non si deve, mentre compie sempre quello che è permesso, per costui, che è saggio e consapevole, vengono meno i vincoli.
294 Dopo aver ucciso madre, padre e due re coraggiosi, dopo aver distrutto un regno e i suoi sudditi, il brahmano si allontana senza colpa.
295 Dopo aver ucciso madre, padre, due re probi e per quinta una tigre, il brahmano si allontana senza colpa.
296 I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli e la loro consapevolezza è volta giorno e notte verso il Buddha. 297 I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli e la loro consapevolezza è volta giorno e notte verso la Legge.
298 I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli e la loro attenzione è volta giorno e notte verso la Comunità.
299 I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli e la loro attenzione è volta giorno e notte verso il loro corpo.
300 I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli e la loro mente si compiace giorno e notte di non recare danno ad alcuno.
301 I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli e la loro mente si compiace giorno e notte nella meditazione.
302 E' sgradevole lasciare il mondo, sgradevole è vivere in un'abitazione scomoda, fonte di sofferenza è vivere insieme a chi non ti è uguale, chi vive errabondo è vittima di infelicità, per questo non andare ramingo e non sarai preda dell'infelicità.
303 Chi ha fede, è virtuoso, ha raggiunto felicità e ricchezza, in qualunque luogo si trovi, tutti lo riveriscono.
304 I buoni sfavillano da lontano, come le cime innevate; i cattivi, invece, non sono visibili, come dardi scoccati di notte.
305 Di sedere da soli, di dormire da soli, di errare solitari senza mai provare fatica, di dominare se stessi, ci si compiaccia sul limitare della foresta. * L'abisso
306 Chi mente cade nell'abisso al pari di chi, avendo commesso qualcosa, dice di non averlo fatto. Dopo la morte, entrambi sono uguali: nell'altro mondo sono uomini che hanno compiuto cattive azioni. 307 Molti sono coloro che, pur indossando l'abito giallo, sono cattivi e corrotti; questi malandrini otterranno l'inferno a causa delle loro cattive azioni.
308 E' preferibile inghiottire una sfera di ferro rovente, come fuoco bruciante, piuttosto che vivere in modo dissoluto e senza freno sulla carità del paese.
309 Chi senza prudenza giace con la moglie del vicino ottiene quattro cose: fa del male, giace in un letto scomodo, per terzo viene punito e infine va all'inferno.
310 Nessuno desideri la moglie del vicino, perché è peccato, gli si apre una brutta via per l'inferno, prova breve piacere, impaurito tra le braccia di lei, anch'essa impaurita, e il re gli infligge una grave pena.
311 Come una foglia di erba kusha ferisce la mano che la afferra in malomodo, la meditazione mal praticata conduce all'inferno.
312 L'azione compiuta senza slancio, la promessa non mantenuta, l'obbedienza incerta non daranno grandi frutti.
313 Bisogna fare con determinazione e forza ciò che va fatto Il monaco senza energia alza solo polvere dal proprio attaccamento.
314 E' preferibile non fare un'azione che non va fatta, perché dopo ci si pente. Ciò che va fatto e meglio farlo bene, perché non ci si pente.
315 Come una rocca sorvegliata da ogni lato, sia dentro che fuori, così ci si custodisca, senza distrarsi mai. Chi fa passare l'attimo, patisce in seguito, quando sarà all'inferno.
316 Chi si vergogna di ciò di cui non bisogna vergognarsi, non vergognandosi, invece, di quello di cui ci si deve vergognare, poiché ha fatto sue altre teorie, si incammina per la cattiva strada.
317 Chi teme ciò che non bisogna temere, non temendo, invece, quello che è da temere, poiché ha fatto sue altre teorie, si incammina per la cattiva strada.
318 Chi pensa di dover evitare ciò che non bisogna evitare, non evitando, invece, quello che va evitato, si incammina per la cattiva strada.
319 Chi pensa di dover evitare quello che bisogna evitare e di non evitare quello che non si deve evitare, avendo fatto sua la retta visione, si incammina per la strada che conduce al bene. * L'elefante
320 Io soffrirò in silenzio, come un elefante centrato da una freccia in battaglia, mentre il popolo è privo di virtù.
321 Si porta in battaglia (l'elefante) domato, il re monta l'elefante domato. L'uomo migliore è colui che è domo, colui che soffre in silenzio.
322 I muli domati sono buoni, come pure i purosangue Shindu e gli elefanti imponenti. Chi ha domato se stesso è ancora migliore di loro.
323 Non sarebbe però possibile andare con quei quadrupedi nel Paese non calpestato (il nirvana), mentre chi ha domato se stesso vi va per mezzo di se stesso ben domo.
324 L'elefante chiamato Dhanapalaka, dalle cui tempie cola profumata linfa, e che si trattiene con difficoltà, quando è legato non tocca cibo: l'imponente elefante ricorda bene la foresta degli elefanti! 325 Se uno si impigrisce e diventa forte mangiatore, e dormicchiando si rivolta nel letto, al pari di un maiale nutrito con avanzi questo stolto torna a nascere più e più volte.
326 Un tempo il mio pensiero se ne andava errabondo, a suo piacimento, ma ora io lo tratterrò con giudizio, come il guidatore trattiene l'elefante infuriato.
327 Siate felici di essere diligenti, pesate i pensieri. Uscite dalla cattiva strada, come se foste elefanti finiti in una palude.
328 Se si incontra un amico saggio, che sia onesto, disciplinato e saldo, superando ogni ostacolo, ci si accompagni a lui con animo lieto.
329 Se non si incontra un amico saggio, che si incammini con lui, che sia onesto, disciplinato e saldo, si proceda pure da soli al pari di un re che lascia alle sue spalle un Paese conquistato, al pari di un elefante nella foresta.
330 E' preferibile avanzare da soli, non vi è compagnia con gli stolti: si avanzi da soli senza peccare, con pochi desideri, come un elefante nella foresta.
331 Se capita, la compagnia è gradita e gradita è la felicità, quale che sia la causa. Solo il bene è gradito quando si abbandona la vita: è gradito lasciare ogni dolore.
332 E' piacevole nel mondo essere madre, è piacevole essere padre, è piacevole essere monaco, è piacevole essere brahmano.
333 E' piacevole la virtù che dura fino alla vecchiaia, è piacevole la fede ben salda, è piacevole acquisire un livello di conoscenza più alta, è piacevole non aver compiuto il male. * La sete
334 In chi vive con la mente non concentrata la sete cresce come un rampicante ed egli passa di vita in vita, come una scimmia che cerca frutti (sugli alberi).
335 In chi è torturato da questa sete velenosa, difficile da sedare in questo mondo, aumenta la sofferenza come la fitta erba birana.
336 In chi invece sopporta questa sete velenosa, difficile da sedare in questo mondo, la sofferenza scivola via come gocce d'acqua da una foglia di loto.
337 Poiché siete qui, vi dico queste buone parole: "Eliminate la radice della sete, come chi vuole l'usira estirpa l'erba birana. Che Mara non possa più distruggervi, come fa il fiume con le canne!
338 Come un albero continua a crescere finché non ne è stata estirpata la radice, così questa sofferenza ricresce, se non vengono eliminati i vincoli della sete.
339 I flutti travolgeranno l'essere mal guidato, i cui desideri sono dominati dalla passione, quando le trentasei correnti corrono rabbiose verso il piacere.
340 Le correnti scorrono ovunque prolifera la liana; se vedete germogliare la liana, recidetene la radice con la conoscenza.
341 La brama umana è violenta e inebriante. Pensando ai piaceri e alla gioia derivante, l'uomo sottosta' a nascita e vecchiaia.
342 Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola. Vittime di legami e sofferenze di continuo e a lungo vanno verso il dolore.
343 Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola. Perciò il monaco allontani la sete mediante il distacco interiore.
344 Guardate quell'uomo che liberato dalla brama vi indulge, liberato dalla foresta (della brama) vi corre nuovamente incontro: dopo essersi liberato si riavviluppa nei legami
345 Per chi è saggio, saldo legame non è quello di ferro, legno o canapa: molto più forte è l'amore per pietre preziose, anelli, figli e moglie.
346 Per chi è saggio, saldo legame è quello che si tende, è duttile, ma difficilmente si slega. Dopo averlo reciso, il saggio si allontana senza pensieri e lasciando indietro i dolori.
347 Chi è legato alla passione scivola nella corrente da lui creata, come un ragno dalla ragnatela. Dopo averla rotta, il saggio si allontana senza pensieri e lasciando indietro i dolori.
348 Lascia il passato, il futuro, il presente, quando vai verso l'altra riva dell'esistenza. Se la tua mente è libera, non rientrerai più nella nascita e nella vecchiaia.
349 La sete aumenta in chi è dubbioso, mosso da forti passioni, teso solo al piacere; per l'io i legami diventano più saldi.
350 Chi, invece, ha piacere di chiarire i dubbi e, ben memore, è conscio di ciò che è impuro, allontana, anzi recide, il legame con Mara.
351 Questo è l'ultimo corpo per chi ha consumato l'esistenza, che non vacilla più, che non ha più sete né macchia, che ha stroncato le afflizioni della vita.
352 E' chiamato grande saggio e grande uomo chi non ha più sete né attaccamento, che conosce l'insegnamento e lo sa interpretare; egli riceve il suo ultimo corpo.
353 "Io sono il conquistatore dell'universo, io conosco tutto, senza macchia in ogni condizione; ho lasciato tutto dopo aver annullato la sete: ora che mi conosco, chi dovrei indicare come mio maestro?" 354 Il dono della legge supera ogni altro, il sapore della legge supera ogni altro, la gioia della legge supera ogni altra, l'estinzione della sete supera ogni dolore.
355 Il piacere uccide lo stolto, non chi cerca l'altra riva: per avidità di piacere lo stolto uccide sé e gli altri.
356 I campi sono danneggiati dalle erbacce, gli esseri dalla brama. Perciò donare a chi non è avido porta grandi frutti.
357 I campi sono danneggiati dalle erbacce, gli esseri dall'odio. Perciò donare a chi non odia porta grandi frutti.
358 I campi sono danneggiati dalle erbacce, gli esseri dalla mente torpida. Perciò donare a chi non ha mente torpida porta grandi frutti.
359 I campi sono danneggiati dalle erbacce, gli esseri dal desiderio, perciò donare a chi non ha desiderio portà grandi frutti. * Il monaco
360 Bene è frenare la vista, bene è frenare l'udito bene è frenare l'olfatto, bene è frenare il gusto.
361 Bene è frenare il corpo, bene è frenare la parola, bene è frenare il pensiero, bene è frenare ogni cosa. Il monaco contenuto in tutto si affranca dal dolore.
362 Si chiama monaco chi controlla la mano, il piede, la parola, chi è il controllore migliore, che è lieto in se stesso, che è attento, solitario e felice.
363 E' soave la parola di quel monaco che, controllando la bocca, parla in modo saggio e modesto e spiega il senso del dharma.
364 Il monaco che riposa nel dharma che nel dharma gioisce, che su esso riflette e lo rammenta, non si allontanerà mai dalla buona legge.
365 Non disprezzi ciò che gli è dato in elemosina e non nutra invidia per gli altri. Il monaco che prova invidia non raggiungerà mai l'estasi contemplativa.
366 Il monaco che, malgrado il poco che riceve, non invidia gli altri è lodato dagli dei, se vive in modo onesto e non apatico.
367 Chi non si immedesima con il proprio nome e forma e non si cruccia per quello che non è più, questi è un monaco.
368 Il monaco che agisce con amore, che è pago della dottrina del Buddha, raggiungerà il nirvana, la gioia che nasce dal dissolvimento delle basi dell'esistenza.
369 Oh monaco, vuota questa imbarcazione! Dopo andrà veloce. Estirpa attaccamento e odio: così giungerai al nirvana!
370 Recidi i cinque vincoli, lascia i cinque sensi. Un monaco che ha superato i cinque vincoli è detto "salvato dall'alluvione".
371 Medita, o monaco: non essere distratto! Non far andare il pensiero verso il piacere per non dover inghiottire la palla di ferro (dell'inferno) perché distratto, né urlare mentre ardi: "Questo è dolore!".
372 Non c'è meditazione senza conoscenza, né conoscenza senza meditazione. Chi le possiede entrambe è vicinissimo al nirvana.
373 Il monaco dalla mente calma, entrato nella dimora umana, prova un piacere sovrumano vedendo chiaramente la legge.
374 Dopo aver compreso il senso dell'inizio e della fine degli elementi che compongono il corpo, egli conosce la felicità e la gioia di chi conosce l'immortalità.
375 Proprio questo è l'inizio per un buon monaco: controllare i sensi, rallegrarsi, dominarsi secondo le regole, frequentare nobili amici, puri e non indolenti.
376 Viva fraternamente, sia irreprensibile: così porrà fine alla sofferenza in letizia.
377 Come la pianta vassika lascia cadere i fiori appassiti, così i monaci devono lasciare brama e odio.
378 lì monaco il cui corpo, la cui parola e la cui mente sono calme, che è raccolto in sé, che ha respinto i richiami mondani, questi è detto "un essere quieto".
379 Alzati da te, esaminati da te: così, sorvegliato da te e attento, vivrai in maniera felice, o monaco.
380 Poiché il sé è signore del sé, il sé è rifugio del sé, doma te stesso come il mercante fa con un buon destriero.
381 Il monaco che gioiosamente è felice nell'insegnamento del Buddha, avanza verso il nirvana, verso la felicità che nasce dal venir meno degli elementi dell'esistenza.
382 Il monaco che, anche se giovane, coltiva l'insegnamento del Buddha, rischiara questo mondo come la luna sgombra da nubi. * L'Arhat
383 Ferma la corrente fluviale con coraggio, oh Arhat, dissipa i desideri: dopo aver compreso il dissolvimento degli elementi dell'esistenza, comprenderai anche ciò che non fu creato (il nirvana).
384 Quando un Arhat giunge all'altra riva per mezzo delle due leggi, quella del controllo e quella della meditazione, ogni legame verrà meno per lui che ha conosciuto.
385 Chi non conosce questa riva è l'altra ed entrambe, che non ha paura e vincoli, questo io chiamo Arhat.
386 Chi medita senza contaminazioni e fa quello che bisogna fare senza passione e in maniera distaccata è giunto alla meta finale e questo io chiamo Arhat.
387 Durante il giorno splende il sole, durante la notte la luna, splende il guerriero nell'armatura, splende l'Arhat quando medita, ma il Buddha splende sempre, di giorno e di notte.
388 Chi è libero dal male è detto Arhat; chi procede con calma è detto asceta, chi ha scacciato da sé ogni impurità è detto pellegrino.
389 Che nessuno attacchi un Arhat, ma un Arhat non fugga davanti a chi lo attacca. Guai a chi attacca un Arhat, ma anche a chi fugge davanti a chi lo aggredisce.
390 E' di grande vantaggio per un Arhat tenere la mente lontana dalle cose piacevoli: con il venir meno del pensiero di offendere, si placano tutte le sofferenze.
391 Colui il cui corpo, la cui parola, la cui mente non sono sede di cattiveria e che si controlla su questi tre punti, questo io dico che è un Arhat.
392 Colui dal quale si è imparata la buona legge insegnata dal Ben Risvegliato (il Buddha), questi è da adorare con dedizione, come l'Arhat adora il fuoco del sacrificio. 393 Non si diventa Arhat per i capelli raccolti, per la famiglia o per la nascita: chi possiede verità e giustizia, questi è benedetto, questi è un Arhat.
394 A che ti serve l'acconciatura sul capo, o stolto? A che ti serve la pelle di capra? In te c'è ingordigia, ma tu ti ripulisci di fuori.
395 L'essere vestito di abiti sporchi, smunto, del quale si vedono le vene, che vive in solitudine meditando nella foresta, questi io dico che è un Arhat.
396 Non dico certo Arhat uno per la sua origine, o la sua famiglia. Egli per la verità è insolente e ricco. Ma colui che nulla possiede e non ha attaccamento, questo io dico Arhat. 397 Chi, libero da legami, non trema più ed è senza vincoli, questo io dico Arhat.
398 Chi, recisa la cinghia, il cuoio e la corda con quanto vi è collegato, ha eliminato ogni ostacolo, questo io dico Arhat. 399 Chi, innocente, tollera di essere insultato, picchiato, vincolato, avendo la forza della pazienza, forte come un esercito schierato, questo io dico Arhat.
400 Chi ha lasciato l'ira, che mantiene le promesse, che è virtuoso, senza brama, che è domo, che ha avuto il suo ultimo corpo, questo io dico Arhat.
401 Chi non si attacca ai desideri, come acqua su un fiore di loto, o come un seme di senape sulla punta di un ago, questo io dico Arhat.
402 Chi, anche vivendo in questo mondo, conosce già la fine del dolore, che ha deposto il carico, libero da vincoli, questo io dico Arhat.
403 Chi è molto sapiente, saggio, che conosce la strada giusta e quella sbagliata, che ha raggiunto il sommo fine, questo io dico Arhat.
404 Chi non frequenta i laici e i religiosi, che non frequenta molte case e che nutre pochi desideri, questo io dico Arhat.
405 Chi ha abbandonato il comportamento malevolo nei confronti degli esseri forti e deboli, non uccide e non fa uccidere, questo io chiamo Arhat.
406 Chi è tollerante con chi non lo è, mite con chi è violento, senza desideri tra coloro che ne hanno, questo io dico Arhat.
407 Chi ha fatto cadere passione; odio, arroganza e ipocrisia, come l'ago fa con un seme di senape, questo io dico Arhat.
408 Chi dice parole vere, senza acredine e istruttive, senza recare offesa ad alcuno, questo io dico Arhat.
409 Chi nel mondo non prende nulla che non gli sia dato, piccolo o grande, fine o grosso, buono o cattivo, questo io dico Arhat.
410 Chi non ha speranza né per questo mondo né per l'altro, senza brama e vincoli, questo io dico Arhat.
411 Chi non ha interesse e che quando ha capito non chiede "Come?", che ha toccato il fondo di quanto è immortale, questo io dico Arhat.
412 Chi ha lasciato il legame del bene e quello del male, che non soffre, che non prova più passione, che è puro, questo io dico Arhat.
413 Chi è chiaro come la luna, puro, quieto, completamente tranquillo, che ha estinto la fonte di ogni distrazione, questo io dico Arhat
414 Chi ha abbandonato la strada fangosa, il samsara difficile da guadare, che è giunto all'altra riva, che medita, che è saldo, che non domanda "Come?", che è senza legami, che è libero da attaccamento, questo io dico Arhat.
415 Chi in questo mondo, avendo abbandonato ogni brama, vaga senza dimora, estinta la fonte di ogni desiderio, questo io dico Arhat.
416 Chi in questo mondo, avendo abbandonato ogni concupiscenza, vaga senza dimora, estinta la fonte di ogni desiderio, questo io dico Arhat.
417 Chi, avendo abbandonato ogni legame umano, ha superato anche ogni vincolo proprio degli dei, che si è liberato da tutti i legami, questo io dico Arhat.
418 Chi ha abbandonato gioia e dolore, che è freddo, libero dai germi di una vita futura, che è l'eroe che ha vinto ogni mondo, questo io dico Arhat.
419 Chi conosce il venir meno e il ricostituirsi degli esseri dappertutto, che è senza legami, che persegue il bene, che è il Risvegliato (Buddha), questo io dico Arhat.
420 Chi è su una via che non conoscono né gli dei, né i gandharva, né gli esseri umani, che è il Venerabile (Arhat), che ha estinto ogni passione, questo io dico Arhat.
421 Chi non ha passato, né futuro, né presente, che non ha e non prende nulla, questo io dico Arhat.
422 Il virile, il nobile, l'eroe, il grande saggio, il vittorioso, l'impassibile, il perfetto, il Risvegliato, questo io dico Arhat.
423 Chi conosce le sue esistenze precedenti che osserva cielo e inferno, che è giunto all'estinzione delle nascite, che ha raggiunto la conoscenza superiore, che ha compiuto ogni compimento, questo io dico Arhat.
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