Mozi (墨子sempl., Mòzǐpinyin) latinizzato in Micius (470 a.C. circa – 390 a.C.) è stato un filosofo cinese.
Nacque nel 468 a.C. e morì nel 376 a.C. Pensatore cinese, visse a cavallo tra il Periodo delle primavere e degli autunni e quello degli stati combattenti. Fu uomo dotato di grande spirito di carità. Il suo insegnamento, in rapporto a quello di Confucio, era diretto alle parti più umili e più popolari della società. Sembra non abbia scritto nulla, il suo pensiero, infatti, ci è noto attraverso le testimonianze dei discepoli, raccolte nel libro omonimo: Mozi.
È considerato il filosofo cinese più vicino al Cristianesimo e in una certa misura precursore del socialismo cinese .
Egli ritiene che l'ente supremo, il Cielo, sia ben disposto e
compassionevole con tutti. I tratti principali sono la solidarietà e la
giustizia. Anche l'uomo singolo ed i governanti devono conformarsi a
tali precetti ed il cielo di conseguenza concederà loro i propri favori.
L'etica si basa quindi sul presupposto che l'uomo si autogoverni e si
crei il proprio destino. Secondo Mozi infatti il saggio prende in mano
il proprio destino. Sono comunque riscontrabili aspetti utilitaristici
(è necessario amare gli altri per essere amati)[1].
Fonte:
Il filosofo dell’amore
universale, antagonista di Confucio, può essere considerato il primo pacifista
della storia. Recentemente è stato riscoperto e la sua dottrina è tornata in
auge in Cina e nel mondo.
I documenti storici della Cina – i Shih-Ki – non dicono quasi nulla della vita di Mo-Tzu, non dicono dove sia nato né quando.
Per questo sono sorte varie teorie tra i sinologi
e gli studiosi di filosofia, che hanno tentato di ricostruire la storia terrena
di Mo-Tzu analizzando ciò che è rimasto del suo
libro, il Mo-Tzu e soprattutto ciò che di Mo-Tzu e della sua scuola è scritto in moltissimi passi di altri letterati e filosofi cinesi di varie epoche. C’è
chi teorizza che visse tra il 479 e il 381 a.C. Altri dicono tra il 468 e il 376.
Comunque visse a lungo (98 anni nella prima ipotesi
o 92 nella seconda). Della sua morte non si conosce nulla. Secondo Leonardo Arena sembra che Mo-Tzu sia
scomparso in circostanze misteriose, ed anche questo contribuì ad alimentare
presso i suoi discepoli il mito della sua persona.
Da giovane Mo-Tzu studiò alla scuola dei Confuciani come è riportato nel
libro Huai-nan-Tze: “Egli studiò le professioni dei Confuciani e ricevette le arti di Confucio”. Ma egli presto si accorse che il formalismo ed i riti (così come
erano insegnati in quella scuola) erano fastidiosi e dispiacevano al popolo. Lo
sfarzo dei funerali impoveriva la gente e la larghezza dei periodi di lutto era
dannosa al vivere delle persone e danneggiava le faccende umane.
Per questo egli volse le spalle alle
regole che stavano prendendo piede sotto la dinastia Chou
(ispirate da Confucio) e si adoperò per ritornare ai metodi di governo in uso
durante la antica e tradizionale dinastia degli Hsia.
Si trattava di un atteggiamento assai contrastante con la morale
del tempo, e come tale aspramente combattuta, in particolar modo da Mencio, il
fanatico difensore del Confucianesimo, che tacciò Mo-Tzu
di eresia e di follia per la sua dottrina dell’amore
universale o dell’amare tutti nello stesso modo.
Eppure le dottrine dei due grandi Maestri cinesi
condividevano la ricerca del maggior benessere per l’uomo. Ma
Mo-Tzu sentiva che “la tendenza umanistica confuciana era ancora troppo vaga ed indefinita per poter
veramente determinare un miglioramento nella condizione umana. Egli sostenne
che per realizzare questo miglioramento era necessario prendersi cura in modo
concreto del benessere del popolo”. E la chiave di saggezza della scuola di Mo-Tzu, oggi diremmo lo slogan, divenne questo: “È
necessario promuovere il benessere generale eliminando il male, cioè le cause che lo determinano”. E
il valore di questo benessere era determinato secondo l’utilità, i benefici che
derivavano al popolo.
Un metodo cioè molto concreto, ma spesso
molto difficile da definire, che però era indicativo del carattere, della
generosità di Mo-Tzu, rispetto alla fredda
razionalità formale dei Confuciani.
Essendo Mo-Tzu probabilmente originario
dello Stato di Lu, era stato educato allo studio dei
Classici, cioè le opere dell’antichità riscoperte e
riordinate da Confucio.
Confucio è stato considerato un grande
filosofo umanistico come Socrate, mentre Mo-Tzu
divenne un predicatore errante, un leader religioso e rivoluzionario che – come
il Nazareno – portava la buona novella su e giù per i villaggi del suo paese.
Al contrario Mo-Tzu, pur vivendo la
stessa realtà, si accorge dei vizi fondamentali della società del suo tempo cui l’etica confuciana
non è servita.
Egli denuncia la mentalità di parte, le lotte feudali, le spese
esagerate e la miseria in cui vive il popolo. Anche Mo-Tzu
è un moralista, ma animato da ideali di eguaglianza
sconosciuti alla società cinese del tempo. All’egoismo delle famiglie e degli
Stati, al nepotismo imperante che esalta uomini inetti, ma
vicini ai potenti, anziché uomini saggi e giusti, Mo-Tzu
sogna di sostituire una forma d’altruismo che comprenda tutti. Egli vuole
regolamentare il tenore di vita, sempre nel rispetto dell’ordine gerarchico: se
il sovrano non dilapida le ricchezze per spese inutili, potrà tener pieni i
granai del regno per assistere i più poveri e bisognosi. E vuole che al potere
i sovrani chiamino i saggi, che godono del rispetto e
dell’ammirazione della gente comune, e che quindi possono governare ed imporre
la giustizia in modo equilibrato e responsabile.
La scuola di Mo-Tzu è
come un’associazione. È organizzata militarmente, con un suo regolamento e dei
capi e vi si predica con l’esempio. I suoi membri si
vestono alla maniera dei contadini e degli artigiani dell’epoca, che in essi riconoscono degli uomini come loro
C’è un episodio straordinario raccontato nel capitolo 50 del suo libro, il Kung-Shu, che illustra non solo come Mo-Tzu
fosse un valente stratega militare, ma valorizza la sua saggezza ed il suo
grande amore per i popoli oppressi.
Il pezzo in questione riporta che durante un periodo della sua vita
Mo-Tzu si occupò della difesa del piccolo Stato di Sung. Saputo che un valente
inventore di macchine da guerra, Kung-Shu-Pan aveva
creato nuove armi per il potente Stato di Ch’u e che
l’esercito di Ch’u si preparava ad attaccare Sung, il
Maestro Mo-Tzu partì da Chi, dove si trovava, e senza
un attimo di riposo viaggiò per dieci giorni e dieci notti alla volta di Ying, la capitale di Ch’u.
Qui giunto incontrò subito Kung-Shu-Pan
e gli disse: “Ho saputo che stai facendo delle scale volanti per attaccare Sung. Che colpa ha commesso Sung?”.
Poi chiese di essere presentato al re di Ch’u.
Appena giunto davanti al re, il Maestro Mo-Tzu disse:
“Immagina un uomo che mette da parte la sua elegante carrozza, per rubare la
misera carretta del suo vicino, mette via le sue vesti
raffinate per rubare una giacchetta al suo vicino, mette da parte il suo miglio
e la carne pregiata e vuole rubare la crusca e le bucce del suo vicino. Che
tipo di uomo sarebbe costui?”. Il re rispose: “Un uomo
che ha la mania di rubare”. E allora Mo-Tzu di rimando:
“Il territorio di Ch’u è di cinquemila li e quello di Sung di cinquecento. È come l’elegante carrozza contro la
misera carretta...”.
“Il tuo suddito vede che tu – o grande re
– violi la giustizia senza ricavarne un gran profitto”. Ciò
nonostante il re non voleva desistere dall’impresa di attaccare Sung. Allora Mo-Tzu ebbe una idea. Provò al re che queste macchine create da Kung-Shu-Pan non sarebbero servite
per conquistare Sung. Detto fatto si tolse la
cintura, la arrotolò per terra immaginando che fosse la cinta delle mura della
città. Quindi invitò Kung-Shu-Pan a disporre intorno le miniature delle sue macchine d’attacco. Nove
volte questi assalì le mura e nove volte il Maestro Mo-Tzu che usava la tavoletta degli appunti come un’arma lo
respinse. Allora Kung-Shu-Pan disse
che conosceva un modo per sconfiggere Mo-Tzu, ma che
non lo avrebbe detto. E Mo-Tzu
rispose: “Anch’io so come potresti battermi, ma non lo dico”.
Il re incuriosito volle conoscere qual era il modo per batterlo e
il Maestro Mo-Tzu disse: “Kung-Shu-Pan pensa di uccidermi, così Sung non avrebbe più alcuna difesa. Ma egli non sa che il
mio discepolo Ch’in Hua-li
ed altri trecento seguaci hanno già preso le mie armi difensive, sono già sulle
mura di Sung, ed attendono gli invasori. Anche se sarò ucciso, tu non potrai sterminarli”.
Dopo aver conosciuto anche questo fatto il re esclamò: “Ho capito,
non attaccherò Sung”.
Non ci è dato sapere se questo episodio
sia realmente accaduto o faccia parte della vasta aneddotica a volte
immaginaria che illustra la vita dei grandi filosofi cinesi.
Fonte:
On Zon Su - "Lo spirito della pratica"
LO SPIRITO DELLA PRATICA dell'ON ZON SU
nell'insegnamento originale del M° Ming Wong C.Y.
L'On
Zon Su del M° Ming Wong C.Y. è un'arte della salute dei Moisti. Il suo
spirito fondamentale è: con umiltà, con amore, con il cuore, aiutare gli
altri usando la mano. Mak Zi (Mo Tsu) riordinò le conoscenze del
passato e creò l'On Zon Su. Non è una tecnica della Medicina.
Mak
Zi fu uno degli antichi filosofi scienziati, non un medico. Nacque
verso il 500 a.C. Quando era giovane, fino all'età di circa sedici anni
studiò la cultura del Confucianesimo; quando fu adulto fondò il Moismo.
Il
Moismo principalmente cerca la giustizia e l'amore universale, insegna a
aiutare gli altri con la pratica e con l'azione, non con la parola.
Mak
Zi quando fu anziano, dopo l'età di ottantuno anni, cominciò a studiare
il Taoismo e divenne un eremita taoista, vivendo sulle montagne.
Il
Moismo durò circa cinquecento anni, e in quel periodo in Cina erano più
numerosi coloro che seguivano il Moismo di quelli che seguivano
Taoismo e Confucianesimo. Dopo cinquecento anni il Moismo scomparve
quasi completamente, ma il suo spirito è rimasto.
Mak Zi creò tre metodi preziosi:
1. Mo Ten (aggiustare il tetto)
2. Gen Tal Pa Ton- (giusta posizione del corpo immobile)
3. On Zon Su.
Negli
ultimi duemila anni l'On Zon Su non è mai entrato nella Medicina
Tradizionale, è sempre rimasto una cosa a parte. Arrivati al XX secolo,
1'On Zon Su era ormai quasi perduto; il Maestro Ming, è stato l'unico
che ha continuato la trasmissione di questa conoscenza.
L'On
Zon Su® può guarire molte malattie; ma questo non è il suo scopo, non è
la sua unica funzione. Ha molte funzioni oltre a questa.
L'importante
è praticare con la mano sul piede di un'altra persona, con umiltà,
amore e cuore. Così si elimina il veleno dal corpo e dalla mente del
padrone del piede, ma anche dal nostro corpo; si mantiene la sua salute,
si toglie la sua stanchezza. Così c'è gioia e felicità nella
comunicazione di due energie viventi, attraverso lo spirito della vita.
Fonte:
Qui libro completo
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