Dalla Conoscenza alla Consapevolezza... Un percorso...
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giovedì 25 aprile 2013
Estratti dall'opuscolo "Abbasso lo sviluppo sostenibile! Evviva la decrescita conviviale! " di Serge Latouche
Viene definito ossimoro (o antinomia) una figura retorica
consistente nel giustapporre due parole contradditorie, come "l'oscura
chiarezza", cara a Victor Hugo, "che viene già dalle stelle...". Questo
espediente inventato dai poeti per esprimere l'inesprimibile è sempre
più utilizzato dai tecnocrati per far credere all'impossibile. Così,
una guerra pulita, una globalizzazione dal volto umano, un'economia
solidale o sana, ecc. Lo sviluppo sostenibile è una di queste.
Infine, si potrebbe affermare che aggiungere l'aggettivo sostenibile
al concetto di sviluppo non significa certo rimettere seriamente in
discussione lo sviluppo esistente, quello che domina il pianeta da due
secoli, ma semplicemente concepirlo in un'accezione ecologica. E'
alquanto improbabile che ciò basti a risolvere i problemi.
Come si chiede Mauro Bonaiuti, possiamo davvero continuare a
ottenere lo stesso numero di pizze diminuendo sempre la quantità di
farina e aumentando il numero dei forni o quello dei cuochi? E anche
qualora si dovesse riuscire a sfruttare nuove energie, sarebbe sensato
costruire " grattacieli senza scale nè ascensori, esclusivamente sulla
base della speranza che un giorno trionferemo sulla legge di gravità?"
Dall'impossibilità che ne consegue di una crescita illimitata non
risulta, secondo lui, la necessità di un programma di crescita zero, ma
quello di una decrescita. " Non possiamo - scrive - produrre
frigoriferi, automobili o aerei a reazione migliori e più grandi senza
produrre anche dei rifiuti migliori e più grandi". Quindi, il processo
economico è di natura entropica. " La Terra ha dei limiti - sottolinea
Marie - Dominique Pierrot- e trattarla come qualcosa che si possa
sfruttare all'infinito attraverso la mitizzazione del concetto di
crescita, significa condannarla a scomparire.
... i ricercatori del WWF hanno calcolato che lo spazio
bioproduttivo pro capite dell'unmanità è di 1,8 ettari. Un cittadino
degli Stati Uniti consuma in media 9,6 ettari, un canadese 7,2, un
europeo medio 4,5. Siamo quindi molto lontani dall'uguaglianza
planetaria e ancora di più da uno stile di civilizzazione sostenibile,
che si dovrebbe limitare a 1,4 ettari, nell'ipotesi che la popolazione
attuale resti stabile.
La decrescita dovrebbe essere perseguita non soltanto per preservare
l'ambiente, ma anche per restaurare quel minimo di giustizia sociale
senza la quale il pianeta è condannato all'esplosione. Sopravvivenza
sociale e sopravvivenz biologica sono strettamente connesse. I limiti
del "capitale" natura non pongono soltanto un problema di equità
intergenerazionale nella suddivisione delle parti disponibili, ma anche
un problema di equità tra i membri attualmente viventi dell'umanità.
La società tradizionale era sostenibile perchè aveva adattato il
proprio stile di vita all'ambiente - conclude Eduard Goldsmith - e la
società industriale non può sperare di sopravvivere perchè, al
contrario, ha cercato di adattare l'ambiente al proprio stile di vita.
Una persona felice - sottolinea Herve Mertin - non consuma
antidepressivi, non consulta psichiatri, non tenta di suicidarsi, non
rompe le vetrine dei negozi, non acquista continuamente oggetti costosi
e inutili, insomma, partecipa solo marginalmente all'attività
economica della società.
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