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martedì 30 aprile 2013

Estratti dall'opuscolo: "L'età del petrolio" di Los Amigos de Ludd







Tutto il periodo, non bisogna scordarlo, è inoltre dominato dall'idea e dalla strategia della Rivelazione Verde, vergognosa forma di colonizzazione, per cui interi Paesi di Africa, Asia e Centramerica vengono introdotti ai metodi e alle pratiche dell'agricoltura industriale, rendendo le piccole economie contadine sempre più dipendenti dalla motorizzazione e dalle industrie petrolchimiche. Nell'opulento Occidente, la guerra silenziosa del petrolio aveva conquistato la vita quotidiana dei suoi abitanti, immergendoli in ogni tipo di derivati del petrolio e rendendoli schiavi delle loro automobili.

...l'intera scienza posta al servizio della grande impresa capitalista si trasforma in scienza sovversiva e minaccia di distruggere il suo stesso oggetto di studio.

...l'applicazione del petrolio nella società moderna ha decretato la grande consegna, la grande delega, da parte delle popolazioni della loro capacità di decisione nelle mani di determinate oligarchie e strutture tecniche, reti di trasposrto, comunicazione e scambio.

Non parliamo poi di una guerra per il petrolio ma di una guerra del petrolio, in cui la questione del controllo per una risorsa fisica passa in secondo piano e si tratta piuttosto di proteggere i nuovi meccanismi internazionali di accumulazione di capitale (speculazione finanziaria, mercati di futures e di valute, industria delle armi...).

Ma tra i due tipi di analisi si inserisce una disgiuntiva: o guerra delle risorse, come segno di vulnerabilità e ansia da parte delle grandi potenze, in vista di una futura scarsità degli idrocarburi, o un'abbondanza ben controllata, cinicamente amministrata mediante l'estensione della guerra distruttiva laddove si consideri necessario. La prima opzione piacerà alla sinistra generica, desiderosa
di vedere come i giganti imperialisti si muovono con piedi d'argilla sulla scena internazionale , mentre il loro sistema del crimine organizzato accellera il caos dell'economia mondiale che precipita. La seconda opzione, meno diffusa tra i settori considerati critici, relativizza la presunta debolezza dell'imperialismo economico, mentre l'accordo di cartello su uno dei suoi principali elementi di sostegno come il petrolio porta al rafforzamento del dominio monopolistico, un dominio che non conosce quasi rivali e dove la guerra è allo stesso tempo mezzo e fine dell'attuale dinamica dell'accumulazione di capitale... ... E' possibile ammettere che la guera del petrolio sia oggi un meccanismo normalizzatore o regolatore dell'andamento dell'economia mondiale, e non un elemento pertubatore o di crisi.

La tranquillità sociale raggiunta in Occidente si basa in gran parte sull'espansione di un'economia interna che sarebbe impossibile senza avere a disposizione una rete di trasporto motorizzato come quella che abbiamo. Sebbene sia impossibile ignorare tutto questo, raramente se ne traggono le dovute conseguenze. In un libretto recente, L'imperialismo dell'auto: auto + petrolio = guerra (milano 200
4), hOsea Jaffe, dopo aver sfatato alcuni luoghi comuni sulla relazione tra automobile, petrolio, disastro ecologico e guerra internazionale, arrivava a suggerire che : " Negli anni a venire scollegarsi dal complesso industriale petrolio-automobile sarà allo stesso tempo necessario e rivoluzionario"... ... riconosce che la preoccupazione di sostituire la vecchia automobile a abenzina con la macchina elettrica o di altro tipo sarà frustrata dalla scarsità di risorse che colpirà il mondo.

Pertanto il modo di vita dell'americano di ogggi è basato non solo sul trasporto a motere ma sulla religione della macchina, e i sacrifici che le persone sono disposte a fare per questa religione superano i limiti della critica razionale. Forse l'unica cosa che potrebbe far tornare la ragione agli americani sarebbe una chiara dimostrazione del fatto che il loro progetto di autostrade, alla fine, spazzerà via proprio quello spazio di libertà che la macchina privata prometteva di concedere loro.

Ma la questione vitale sta nel domandarsi sta nel domandarsi se l'automobilità motorizzata sia qualcosa di diverso da una necessità indotta, con un prezzo incalcolabile. E' comico che la macchina sia chiamata "automobile", quando di tutti i mezzi di trasporto della storia umana forse è la meno dotata di autonomia. In effetti, la cosidetta automobile, come mero artefatto, si inserisce in un ord
ine tecnico ed economico che ha bosogno di mobilitare incredibili forze materiali, politiche, ingegneristiche, legislative ecc., per poter circolare su una strada. La sua capacità di movimento autonomo è una finzione che ha avuto bisogno di trasformare il mondo, farlo a sua misura, per risultare credibile.

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