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giovedì 2 maggio 2013

Estratti dal libro " Il Perdono" di Daniel Lumera



Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu. Sacre Scritture

Se ci osserviamo bene possiamo scoprire che l'orine di tutti i conflitti risiede nella percezione di essere degli individui separati dal resto ed il perdono è il processo mediante il quale avviane l'integrazione di questa frattura interiore. Le varie fasi conducono la persona attraverso un percorso intimo nel corso del quale diviene consapevole dei propri conflitti e impara a riconoscerli come opportunità per evolversi, come mezzi e non come ostacoli.

Il perdono può essere concesso a patto che si dia a se stessi il permesso di tornare ad essere felici e liberi dall'odio.

 Il perdono si esprime mediante la volontà di lasciare andare ciò che appesantisce il cuore. Senza volontà non c'è perdono.

 La vita è troppo breve per farsi limitare dalle considerazioni altrui, soprattutto se queste precludono un'esperienza così bella, semplice e potente come quella del perdono. Il vero coraggio consiste a volte nell'andare al di là di questi giudizi e comprendere che si tratta solo delle nostre resistenze interiori.

 le ombre sono potenti opportunità per evolvere e crescere.

 Quando qualcuno compie un errore si può ricorrere alla punizione per correggerlo (nel caso si ritenga che ci sia una colpa, cioè che la persona che ha commesso l'errore sia colpevole), oppure si può considerare che ha sbagliato per ignoranza (mancanza di conoscenza) e fornire i mezzi alla persona per correggere l'errore. La nostra società è basata sulla punizione: chi sbaglia paga. Spesso ci dimentichiamo però che chi ha sbagliato probabilmente non ha capito qualcosa e ha necessità invece di comprendere cosa non funziona: ha necessità di essere consapevole del proprio errore. Se si considera la persona inconsapevole, allora si cercherà di fornirle i mezzi per essere consapevole.

 Perdonarsi vuol dire accettarsi. Accettarsi vuol dire lasciare andare le energie bloccate (risentimenti, odio, rancore, vendetta, collera, giudizio). Lasciare andare vuol dire aprire uno spazio per accogliere la consapevolezza, che ci permette di avere accesso al nostro mondo interiore e di accettare gli altri incondizionatamente. Questo è l'inizio.

 Quando reagiamo in preda all'ira o alla rabbia o al risentimento, il prodotto delle nostre azioni crea lacerazioni, fratture e ferite profonde, sia in noi che nell'altra persona.(...) Se una persona ti altera, è necessario che tu riesca a trascendere il piano conflittuale.(...)Se riusciremo ad andare veramente e con onestà al di là del piano duale dove gli opposti sono in contrasto, avremo acnhe le risorse necessarie per cambiare la situazione.

 La ricerca, fino a quando esiste una meta, è polare, crea cioè una distanza dall'obiettivo che si vuole raggiungere: darà vita a un'idea che tenterà di sostituirsi all'esperienza diretta. L'esperienza dell'unione a cui ci porta il perdono non è una meta, nè tanto meno una stazione su cui fermarsi; è piuttosto un modo di essere.

 Qual'è il senso della frattura percettiva che viviamo? Se ci fermassimo un istante a percepire la realtà, di qualunque realtà si tratti, subito si evidenzierebbe una polarità. Cerchiamo di provare a pensare sinceramente come utilizzare questa polarità per crescere ed evolverci. Non è forse essa il nostro parametro di misura, di giudizio e di valutazione? Attraverso essa ci si muove e si fa esperienza, ci si motiva e si trovano nuovi stimoli. Non è forse per raggiungere la conoscenza che milioni di persone intraprendono un percorso interiore? Ecco che la polarità conoscenza/ignoranza viene utilizzata come espediente evolutivo. Non c'è niente di sbagliato nella polarità o nella frattura in se stessa. Dipende da come noi la percepiamo e utilizziamo. Siamo assoulutamente liberi di fare e di essere ciò che più ci piace.

 Il senso della polarità consiste nell'andare al di là di essa per sperimentare la felicità dell'essere. 

 Tutto quello che si deve desiderare è semplicemente donare, donare ogni cosa, ogni polarità, sia essa gioia o dolore, odio o amore. Quando questo dono diviene assoluto, porta al di là degli opposti, poichè esiste oltre gli opposti.

 La prima responsabilità che ah un essere umano è quella di trovare la felicità dentro se stsesso, per poi poter essere in grado di donarla all'esterno. Non possiamo dare ciò che non abbiamo

 Considera l'affermazione "quello mi ha fatto arrabbiare". Cosa contine questa frase e quale punto di vista esprime? Esiste un tizio che ha fatto qualcosa che mi ha fatto arrabbiare. La mia rabbia dipende dunque da un fattore esterno, da qualcuno che pare abbia il potere di farmi arrabbiare. Riassumendo: là fuori nel mondo c'è qualcuno che ha il potere su ciò che provi, capace di determinare una tua emozione.(...) Ecco il seme del conflitto. Adesso proviamo a vedere la stessa cosa da un differente punto di vista, applicando il principio della responsabilità e della proiezione. Che cosa cambia? Cambio io, la consapevolezza che ho di me e il potere che ho sulla realtà che creo. Se considero che sono assolutamente responsabile di ciò che sento allora per un istante smetto di concentrare la mia attenzione sull'altra persona e mi focalizzo dentro di me, iniziando a percepire dove nel corpo sento la rabbia. In questo preciso istante tolgo all'altra persona il potere sulle mie emozioni e cerco questa origine in me, per cambiarla e trsformarla, in modo da poter affrontare nella migliore la situazione esterna. (...) Ecco il seme della pace.

 Attraverso il principio della proiezione riconosco che la persona che mi sta facendo arrabbiare è solo uno specchio, una parte di me che mi sta offrendo la possibilità di conoscermi e migliorarmi. Che grande opportunità. Questo non vuol dire che non devo assolutamente arrabbiarmi, ma che ho una nuova possibilità di vivere le cose. A volte arrabiarsi fa bene, perchè permette di sfogare un'energia altrimenti repressa. Ma arrabbiarsi consapevolmente è meglio, per il semplice fatto che ammetto la piena responsabilità di ciò che provo; vedo con chiarezza nell'altra persona solo uno specchio, una opportunità per migliorarmi e decido liberamente di arrabbiarmi.

 Da cosa è spinta la gente a fare ciò che fa? Quanta gente fa ciò che compie per paura e non per amore. In realtà, scavando nel profondo del tuo animo, quante cose fai per paura? Quando cammino per la strada a volte guardo le persone e mi domando perchè fanno ciò che fanno. Quante persone fanno sport per paura di invecchiare o di ammalarsi, quante donne si truccano per paura di essere brutte, quanti individui stanno in coppia per paura di stare soli e non per vero amore. Quante eprsone lavorano per paura di non poter mangiare e quante lavorano per paura di perdere il lavoro. E' libertà questa? Trovami una persona che fa qualsiasi cosa solo per amore. Questa persona è libera e non è possibile manipolarla in alcun modo. Le sue azioni dipendono dall'amore che sente e non dalla paura di perdere qualcosa...

 Un ricercatore trova la sua dimensione autentica quando scopre come trovare costantemente.

 Avere consapevolezza vuol dire anche essere in grado di cambiare la struttura mentale, emozionale, vitale e fisica.

 Un detto taoista recita:"Il saggio lavora su di sè e il mondo cambia. Si conosce e le persone si illuminano, si eleva e vede tutto il mondo illuminato."

 Il conflitto fra le persone nasce quando uno dei due punti di vista pretende di essere l'unico corretto in maniera assoluta. Si perde cioè la fluidità e avviene una cristallizzazione che causa la pretesa di avere ragione: ecco l'origine del conflitto.

 Questa è una tipica visione geocentrica della conoscenza: la lotta tra bene e male. L'ego (o l'impulso egoico), secondo queste correnti di pensiero, è qualcosa di sbagliato, da combattere, da rifiutare. Si origina quindi nella persona una lotta tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, o fra ciò che è vero e ciò che è falso. Questa attitudine crea una frattura interiore profonda: l'individuo inizia a lottare contro una parte sdi se stessa. Potrebbe scegliere di amare e comprendere questa parte, ma sceglie di farle la guerra, per affermare il proprio potere.

 è più importante essere in grado di raggiungere una verità o saperla vivere costantemente?

 Noi non siamo qui per decidere cosa sia giusto o sbagliato.

 La relazione con le proprie malattie è qualcosa che coinvolge la persona sotto tutti i piani e aspetti: quello fisico, quello vitale, quello emozionale, quello mentale, quello causale e quello spirituale. Il senso del perdono di una malattia non va ricercato nella guarigione, che può manifestarsi come effetto collaterale, ma nella consapevolezza che si manifesta nella persona. 


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