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sabato 11 maggio 2013

Estratti dal libro "Oltre l'umano Gustavo Adolfo Rol" di G. di Simione





A 24 anni scrive, quasi a se stesso: " Oggi, 28 luglio 1927, la mia ricerca è finita. Ho scoperto la legge che lega le vibrazioni del colore verde a quelle sonore della nota sol e a particolari vibrazioni termiche: il segreto della coscienza sublime...". (...) la "coscienza sublime" è una tappa avanzata sulla strada della conoscenza dell'anima, oltre quella sfera dell'istinto esplrata da Freud.

In parole  semplici  come spiegava Rol il fenomeno? Affermava  che era un prodotto dell'armonia, cioè che egli "armonizzava" le possibilità.

L'oratore si sofferma quindi sugli altri più o meno strabilianti fenomeni del suo amico: la pittura al buio (una specie di "pittura medianica" a comando), il viaggio nel passato e nel futuro, attuato anche da parte dei presenti all'eserimento... Ma qui il discorso si fa più complesso e, diremmo, ingarbugliato: si parla di una "funzione antenato" che può marcare l'individuo con riferimento alla "cellula biologica trascendentale prevalente" (storicismo della "funzione" degli oggetti, che "permane". Tale funzione è l' "essere" dell'oggetto, quindi la si può chiamare spirito dell'oggetto. Così per gli animali, le piante, l'uomo!).
Ed ecco che si enuncia la personalissima teoria del dottor Rol sullo "spirito intelligente" dell'uomo ... Ne trascriviamo integralmente la spiegazione, come riportata dall'avvocato Rapelli: "... Lo "spirito intelligente" dell'uomo non è l'anima. Forse ne è lontanamente un riverbero, ma non è l'anima. L'anima è qualcosa di cmpletamente diverso, d'infinitamente superiore. L' anima è la parte, il soffio divino che viene instillato nell'uomo, che quando egli muore si libera e torna a Dio. Lo "spirito intelligente" dell'uomo rimane invece sulla Terra, perchè? A prova e riprova dell'esistenza e inconsumabilità di Dio e delle cose da Lui create ... Lo spirito intelligente è ...  quel complesso di abitudini: il nostro modo di pensare, la sensibilità, l'attaggiamento morale, l'elevazione spirituale; insomma tutto quello che noi siamo...".

probabilmente è per questa sua convinzione che Rol ripeteva spesso una frase avuta per scrittura auutomatica (forse dalla sua guida): "Dobbiamo lasciare all'umanità sofferente la speranza  eterna che in questi terribili fenomeni ci sia della mistificazione".

Vorrei soltanto - giacchè è molto importante - sofffermarmi ancora un attimo sui semplici esperimenti che sono riuscito a compiere da solo, una volta tornato a Napoli. A  volte, durante l'arco delle 70 prove tentate, sentivo un brivido percorrermi la spina dorsale: ero allora certo che il fenomeno fosse avvenuto! E questo m ricordava il famoso "risveglio della Kundalini", la misteriosa energia che risiederebbe in alcuni chacra dello schema energetico sottile indù, mediante il quale si realizzerebbero fenomeni paranormali.

La tecnica
Per prima cosa Gustavo tentò (e soltanto un tentativo poteva purtroppo fare!) di farmi capire lo schema "tecnico" che era l'asse portante dei suoi fenomeni, delle sue enormi possibilità. Cercherò di riferirlo con parole mie - naturalmente ricordando le sue - , dato che ne è scritto.ù Il primo elemento importante era la "visualizzazione" del colore verde, identico a quello dell'iride, della meraviglia dell'arcobaleno. Il secondo elemento che si doveva contemporaneamente e intensamente pensare, quasi materializzandolo n se stessi, era la quinta nota SOL anzi era un suono bitonale: DO-SOL. Allo stesso tempo era necessario suscitre la ensazione del calore... L'incorporazione-assimilazione della "tecnica" andava fatta su base "armonica universale", e qui, mi rendo conto, è veremente molto più difficile percepire ciò che realmente intendesse Gustavo, ma sono anche convinto che ognuno possiede interiormente la chiave "magca" per arrivarci.

Per qunato riguarda invece i miei esperimenti, voglia credermi, Caro ed Egregio Amico, è solamente attraverso una pratica intuitiva che si può giungere a comprendere e a realizzare quei fenomeni che a nessuno è dato insegnare o apprendere pedagogicamente. Trovo giusto, legittimo e onesto il Suo desiderio di ricorrere a metodi puramente obiettivi e scientifici e mi auguro che se la cosa è possibile sia per lei quella la chiave che Le dischiuda la porta di un così ermetico forziere.

La scienza è un meraviglioso tentativo: dovereso affrontarlo a costo di qualunque sacrificio, ma attenzione! Ben presto la scienza è fredda e in antitesi con la Material Spirituale che anima tutto il "meraviglioso" che c'è in noi e fuori di noi. Di qui la grande speranza che poi altro non è che l'anticipazione della certezza: tutto ci appartiene alla condizione di saperlo riconoscere - (non discernere) - perchè la verità non ha alternitive di sorta nè consente alcun compromesso...

Leggo che lei vuol sapere cosa si deve intendere per quinta armoniaca. Ho avuto occasione di chiederglielo e mi ha risposto che è l'intervallo fra una nota e quella che pccupa il sets posto dopo di essa, cioè dopo 5 salti ..

"Gli scettici sono degli infelici", ha sovente detto Gustavo Rol. Personalmente credo che, sulla Terra, proprio perchè è la patria della non sicurezza, anche i convinti (o "credenti") abbiano la loro quota-parte d'infelicità. D'altro canto  gli "scettici" andrebebro analizzati nel profondo, se non addirittura psicoanalizzati. Gli scettici, che non nutrono nemmeno una briciola di dubbio, sono più infelici degli altri, perchè anche una minima parvenza di dubbio rappresenta almeno un primo passo sulla via della vera comprensione e della vera Conoscenza. In questo senso, chi non ha effettivamente nessun dubbio, perchè è confinato nella più totale negazione, si pone nell'immenso gruppo degli indifferenti. Lord Byron ha parlato di "bigottismo dello scetticismo", e in effetti è così. Gli scettici a oltranza, senta ritorno, hanno il culto del loro scetticismo, ne sono quindi "bigotti"!

Ognuno deve seguire le sue propensioni e decidere, con le sue capacità mentali (se ne ha), se credere o non credere a certe cose a certi eventi; o, meglio, se accettarli o meno.

A fenomeno avvenuto il messaggio dirà : "... Non vi sono limiti alle possibilità umane. Alla condizione, però, che esse non intervengano a sottrarre alla vita quel carattere di unica, insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima prova che è la vita stessa. I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura onde conoscere le meravigliose possibilità che Dio offre di se stesso all'uomo. Possibilità che nello stesso tempo formano quella trappola mortale che i sensi stessi rappresentano. I sensi, inoltre, sono una modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate all'uomo per estrinsecazione che Dio stesso rivela nel suo costante desiderio e diritto di affermarsi. A quelle meraviglie l'uomo accede nel perfezionarsi non soltanto in questa vita, potrebbe non essere la prima. Se l'errore è compatito, spesso giustificato, ma non sempre assolto, è puro gesto di misericordia divina rigettarlo e anche punirlo, in quanto nella punizione stessa è insito il desiderio di offrire all'uomo la possibilità di redimersi, quindi di avvicinarsi maggiormente alla stupenda perfezione che Dio è. Quale padre amorosisissimo Egli non solo non abbandona nessuno, ma tutti aiuta, anche gli indegni e anche i reprobi, nel castigarli. Correggere non è punire, bensì aiutare a liberarsi da tutto ciò che tiene il malato lungi dalla fonte che gli dona la vita. Se l'errore non è perseveranza diabolica altro non può essere che diritto alla conoscenza. E' beninteso però che nessun diritto può giustificare il perseverare nell'errore stesso, quand'anche l'uomo sappia, in un raptus intellettivo, considerare l'errore un mezzo orrendo altrettanto quanto nobile. Con queste parole ho inteso qui rivelare il perchè dell'errore stesso, della necessità di non ripeterlo e della possibilità etica che Dio lo consenta. Oggi, 25 settembre 1975".

Come lui stesso diceva spesso, il suo fare oltre la realtà comune era uno spiraglio sull'immensità di Dio, oltre che sull'infinita potenzialità dell'essere umano.

Ad esempio, sia don Juan che Rol erano estreamente restii a rispondere alle domande e al desiderio di sapere dei loro interlocutori. Castaneda in uno dei suoi primi incontri con lui - quando ancora non conosceva le sue straordinarie possibilità sciamaniche nè sapeva chi fosse veramente - gli aveva chiesto informazioni sul peyote, un cactus allucinogeno in grado di provocare stati alterati di coscienza:
"Volete insegnarmi qualcosa del peyote, don Juan?"
"Perchè vuoi imparare questo genere di cose?"
"davvero vorrei sapere qualcosa a proposito del peyote. Voler sapere non è già di per se una buona ragione?"
"No! Devi cercare nel tuo cuore e scoprire perchè un giovane come te vuole accingersi a questo compito di apprendimento."
"E voi perchè lo avete imparato, don Juan?"
"Perchè  lo chiedi?"
"Forse abbiamo entrambi le medesime ragioni."
"Ne dubit. Io sono un indiano. Non abbiamo seguito le stesse strade."
"La sola ragione che ho è che voglio imparare sul peyote, semplicemente sapere. Ma vi assicuro, don Juan, le mie intenzioni non sono cattive. "
"Ti credo. Ti ho fiutato."
"Come sarebbe a dire?"
"Lascia perdere. Conosco le tue intenzioni."
"Intendete dire che avete visto dentro di me?"
"Puoi metterla così."
"Mi insegnate allora?"
"No!"
"E' perchè non sono un indiano'"
"No" E' perchè non conosci il tuo cuore. Ciè che importa è che tu sappia esattamente perchè vuoi accingerti a questo".

Idries Shah ha scritto: "Non appena Colui che cerca conquista un qualche grado di comprensione nel vero processo dell'esistenza smette di porre domande che inizialmente sembravano così urgenti e importnati per il quadro complessivo".

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