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sabato 6 luglio 2013

Estratti dal libro "Camminare" di Edwin Thoreau

 
Henry David vide in quel conflitto nient'altro che un atto di agressione ingiustificato, e per protesta rifiutò da quel momento in poi di pagare le tasse al governo di Washington. Per tutta risposta il governo lo fece arrestare e rinchiudere in prigione, ma lui accettò la pena con orgoglio e soddisfazione. Emerson, preoccupato, andò subito a fargli visita, e gli fu consentito di avvicinarsi ale sbarre della cella in cui era rinchiuso l'amico. Gli chiese " Dio mio, David che cosa ci fai lì dentro?". E lui rispose: " Dimmi tu, piuttosto, caro Waldo: che cosa ci fai là fuori?" 
Se sei pronto a lasciare il padre e la madre, e il fratello e la sorella, e la moglie e il figlio e gli amici, e a non rivederli mai più; se hai pagato i tuoi debiti, e fatto testamento, se hai sistemato i tuoi affari, e se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in cammino.
se ne stanno nelle loro botteghe non solo l'intera mattinata, ma anche tutto il pomeriggio, magari seduti con le gambe accavallate, come fanno in molti - quasi che le gambe fossero fatte per sedervisi sopra e non per mettersi eretti o camminare... 
Mi allarmo quando, addentrandomi per un miglio in un bosco, mi accorgo di camminare con il corpo senza essere presente con lo spirito. Vorrei, nei miei vagabondaggi pomeridiani, dimenticare le occupazioni del mattino e gli obblighi sociali. Ma talvolta non è facile liberarsi delle cose del villaggio. Il pensiero di qualche lavoro si insinua nella mente e io non sono più dove si trova il mio corpo, sono al di fuori di me. Vorrei, nei miei vagabondaggi, far ritorno a me stesso. Perchè rimanere nei boschi se continuo a pensare a qualcosa di estraneo a quel che mi circonda? Difido di me stesso, e non posso non rabbrividire quando mi accorgo di ssere sino a tal punto coinvolto nelle faccende quotidiane, per utili che siano, e talvolta accade.
Ho visto staccionate a metà distrutte, con le estremità disperse nella prateria, e un qualche miserabile avaro verificare con un agrimensore i propri confini, mentre il cielo viveva ovunque intorno a lui, ed egli non vedeva gli angeli volteggiare, ma cercava un vecchio buco per piantare un palo in mezzo al paradiso. 
 E gli uomini ricercano pellegrinaggi, e i pellegrini terre sconosciute. G. Chaucer
I nostri veri nomi oggi sono i soprannomi. Conoscevo un ragazzo che per la sua forza straordinaria veniva chiamato "Buster" dagli amici, e il soprannome aveva giustamente sostituito il nome di battesimo. Alcuni viaggiatori raccontano che agli indiani non veniva imposto un nome alla nascita, ma che dovevano guadagnarselo, e a esso era strettamente legata la loro reputazione; e in alcune tribù, conquistavano un nuovo nome ad ogni nuova impresa. E' meschino portare un nome per semplice convenienza, senza essersi meritati nè nome nè gloria. Non permetterò che dei semplici nomi possano creare distinzioni ai miei occhi, continuerò a vedere sotto ognuno di essi un uomo del gregge. Un nome familiare non mi rende un meno estraneo. 
Ho udito di una Società per la Diffusione della Conoscenza Utile. Si dice che sapere è potere, e altre cose simili a questa . Mi sembra che sia gualmente necessaria una società per la Diffusione dell'Ignoranza Utile, che chiameremo Conoscenza Meravigliosa, una conoscenza utile in senso più alto; cos'è, infatti, il nostro tanto decantato sapere se non la presunzione, che ci priva del benificio della nostra effettiva ignoranza, di sapere qualcosa? Ciò che chiamiamo "conoscenza" è spesso la nostra ignoranza costruttiva 
Ciò che di più alto possimao raggingere non è la Conoscenza, ma l'Armonia con l'Intelligenza. Non so se questa conoscenza superiore sia qualcosa di più definito di un racconto; è la grandiosa e improvvisa rivelazione dell'inadeguatezza di ciò che sin a quel momento abbiamo chiamato Conoscenza, la scoperta che vi cono in cielo e in terra assai più cose di quante ne sogna la nostra filosofia.
 Non puoi percepirlo, come percepisci una singola cosa. Dicono gli Oracoli Caldei
 Possiamo cercare di conoscere le leggi per la loro utilità, ma una vita piena non conosce alcuna legge. E' ben triste scoprire che una legge ci vincola laddove pensevamo di essere liberi. Vivi libero, figlio delle nebbie: e rispetto alla conoscenza siamo tutti figli delle nebbie. L'uomo che vive liberamente è al di sopra delle leggi, in virtù del suo legame con il Legislatore. "Il nostro dovere attivo" dice il Vishnu Purana "non è legato alla sottomissione; è la conoscenza che ci conduce alla liberazione: ogni altro dovere porta solo al tedio; ogni altra conoscenza è solo l'abilità dell'artigiano."
La nostra filosofia arriva in ritardo se non porge l'orecchio al canto del gallo che si leva da ogni cortile dentro il nostro orizzonte. Quel suono ci ricorda che la nostra mente invecchia e si ricopre di rugine, costretta dentro i limiti dei nostri pregiudizi e delle nostre occupazioni. La sua filosofia risale a un'epoca più recente della nostra. Ci suggerisce qualcosa come un nuovo testamento: il vangelo dell'attimo presente
Cosa rende talvolta così difficile decidere la direzione da scegliere? La natura possiede, io ritengo, un magnetismo sottile in grado di guifarci nella giusta direzione, se a esso ci abbandoniamo.
 
Confesso di amare molto queste fantasticherie selvagge, che trascendono l'ordine del tempo e dell'evoluzione. E' una ricreazione intellettuale sublime.  
 Mi compiaccio che i cavalli e i giovani armenti debbano essere domati prima di diventare schiavi dell'uomo, e che gli stessi uomini corrano un pò la cavallina prima di diventari dicili membri della società.
Poeta dovrebbe essere colui che sa piegare i venti e le correnti al proprio potere, affinchè essi parlino per lui
 In letteratura ci atrae solo ciò che è selvaggio. Quel che è domestico annoia. E' il pensiero selvaggio, libero dagli schemi della civiltà, che ci affascina nell'Amleto, nell'Iliade, nelle Scritture e nelle mitologie, e non è qualcosa che si impari nelle scuole. L'anatra selvatica è più veloce e più bella dell'anatra domestica, e ugualmente può dirsi del pensiero libero che, come l'anatra selvatica, al calar della rugiada si leva alto sopra la palude.
 Credo nella foresta, e nel campo, e nella notte in cui cresce il grano.
 
 

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