Estratti dal libro "Camminare" di Edwin Thoreau
Henry
David vide in quel conflitto nient'altro che un atto di agressione
ingiustificato, e per protesta rifiutò da quel momento in poi di pagare
le tasse al governo di Washington. Per tutta risposta il governo lo fece
arrestare e rinchiudere in prigione, ma lui accettò la pena con
orgoglio e soddisfazione. Emerson, preoccupato, andò subito a fargli
visita, e gli fu consentito di avvicinarsi ale sbarre della cella in cui
era rinchiuso l'amico. Gli chiese " Dio mio, David che cosa ci fai lì
dentro?". E lui rispose: " Dimmi tu, piuttosto, caro Waldo: che cosa ci
fai là fuori?"
Se
sei pronto a lasciare il padre e la madre, e il fratello e la sorella, e
la moglie e il figlio e gli amici, e a non rivederli mai più; se hai
pagato i tuoi debiti, e fatto testamento, se hai sistemato i tuoi
affari, e se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in
cammino.
se
ne stanno nelle loro botteghe non solo l'intera mattinata, ma anche
tutto il pomeriggio, magari seduti con le gambe accavallate, come fanno
in molti - quasi che le gambe fossero fatte per sedervisi sopra e non
per mettersi eretti o camminare...
Mi
allarmo quando, addentrandomi per un miglio in un bosco, mi accorgo di
camminare con il corpo senza essere presente con lo spirito. Vorrei, nei
miei vagabondaggi pomeridiani, dimenticare le occupazioni del mattino e
gli obblighi sociali. Ma talvolta non è facile liberarsi delle cose del
villaggio. Il pensiero di qualche lavoro si insinua nella mente e io
non sono più dove si trova il mio corpo, sono al di fuori di me. Vorrei,
nei miei vagabondaggi, far ritorno a me stesso. Perchè rimanere nei
boschi se continuo a pensare a qualcosa di estraneo a quel che mi
circonda? Difido di me stesso, e non posso non rabbrividire quando mi
accorgo di ssere sino a tal punto coinvolto nelle faccende quotidiane,
per utili che siano, e talvolta accade.
Ho
visto staccionate a metà distrutte, con le estremità disperse nella
prateria, e un qualche miserabile avaro verificare con un agrimensore i
propri confini, mentre il cielo viveva ovunque intorno a lui, ed egli
non vedeva gli angeli volteggiare, ma cercava un vecchio buco per
piantare un palo in mezzo al paradiso.
E gli uomini ricercano pellegrinaggi, e i pellegrini terre sconosciute. G. Chaucer
I
nostri veri nomi oggi sono i soprannomi. Conoscevo un ragazzo che per
la sua forza straordinaria veniva chiamato "Buster" dagli amici, e il
soprannome aveva giustamente sostituito il nome di battesimo. Alcuni
viaggiatori raccontano che agli indiani non veniva imposto un nome alla
nascita, ma che dovevano guadagnarselo, e a esso era strettamente legata
la loro reputazione; e in alcune tribù, conquistavano un nuovo nome ad
ogni nuova impresa. E' meschino portare un nome per semplice
convenienza, senza essersi meritati nè nome nè gloria. Non permetterò
che dei semplici nomi possano creare distinzioni ai miei occhi,
continuerò a vedere sotto ognuno di essi un uomo del gregge. Un nome
familiare non mi rende un meno estraneo.
Ho
udito di una Società per la Diffusione della Conoscenza Utile. Si dice
che sapere è potere, e altre cose simili a questa . Mi sembra che sia
gualmente necessaria una società per la Diffusione dell'Ignoranza
Utile, che chiameremo Conoscenza Meravigliosa, una conoscenza utile in
senso più alto; cos'è, infatti, il nostro tanto decantato sapere se non
la presunzione, che ci priva del benificio della nostra effettiva
ignoranza, di sapere qualcosa? Ciò che chiamiamo "conoscenza" è spesso
la nostra ignoranza costruttiva
Ciò
che di più alto possimao raggingere non è la Conoscenza, ma l'Armonia
con l'Intelligenza. Non so se questa conoscenza superiore sia qualcosa
di più definito di un racconto; è la grandiosa e improvvisa rivelazione
dell'inadeguatezza di ciò che sin a quel momento abbiamo chiamato
Conoscenza, la scoperta che vi cono in cielo e in terra assai più cose
di quante ne sogna la nostra filosofia.
Non puoi percepirlo, come percepisci una singola cosa. Dicono gli Oracoli Caldei
Possiamo
cercare di conoscere le leggi per la loro utilità, ma una vita piena
non conosce alcuna legge. E' ben triste scoprire che una legge ci
vincola laddove pensevamo di essere liberi. Vivi libero, figlio delle
nebbie: e rispetto alla conoscenza siamo tutti figli delle nebbie.
L'uomo che vive liberamente è al di sopra delle leggi, in virtù del suo
legame con il Legislatore. "Il nostro dovere attivo" dice il Vishnu
Purana "non è legato alla sottomissione; è la conoscenza che ci conduce
alla liberazione: ogni altro dovere porta solo al tedio; ogni altra
conoscenza è solo l'abilità dell'artigiano."
La
nostra filosofia arriva in ritardo se non porge l'orecchio al canto del
gallo che si leva da ogni cortile dentro il nostro orizzonte. Quel suono
ci ricorda che la nostra mente invecchia e si ricopre di rugine,
costretta dentro i limiti dei nostri pregiudizi e delle nostre
occupazioni. La sua filosofia risale a un'epoca più recente della
nostra. Ci suggerisce qualcosa come un nuovo testamento: il vangelo
dell'attimo presente
Cosa
rende talvolta così difficile decidere la direzione da scegliere? La
natura possiede, io ritengo, un magnetismo sottile in grado di guifarci
nella giusta direzione, se a esso ci abbandoniamo.
Confesso
di amare molto queste fantasticherie selvagge, che trascendono l'ordine
del tempo e dell'evoluzione. E' una ricreazione intellettuale sublime.
Mi
compiaccio che i cavalli e i giovani armenti debbano essere domati prima
di diventare schiavi dell'uomo, e che gli stessi uomini corrano un pò
la cavallina prima di diventari dicili membri della società.
Poeta dovrebbe essere colui che sa piegare i venti e le correnti al proprio potere, affinchè essi parlino per lui
In
letteratura ci atrae solo ciò che è selvaggio. Quel che è domestico
annoia. E' il pensiero selvaggio, libero dagli schemi della civiltà, che
ci affascina nell'Amleto, nell'Iliade, nelle Scritture e nelle
mitologie, e non è qualcosa che si impari nelle scuole. L'anatra
selvatica è più veloce e più bella dell'anatra domestica, e ugualmente
può dirsi del pensiero libero che, come l'anatra selvatica, al calar
della rugiada si leva alto sopra la palude.
Credo nella foresta, e nel campo, e nella notte in cui cresce il grano.
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