sabato 17 maggio 2014

Mala




Il
 'rosario' indiano e i segreti del numero 108 C'è un numero importante
nella tradizione indiana, il 108. E' rappresentato in quello che noi
traduciamo come 'rosario', utilizzato nel culto. Loro lo chiamano
'Mala'. Viene utilizzato per la recitazione dei mantra: qual è il suo
significato?<br />

Ce lo spiega Carmen dell'Ayurvedic Point di Milano.<br />

Mala significa letteralmente “ghirlanda di fiori” e costituisce uno
degli importanti accessori del culto in quanto utilizzata come omaggio
alla divinità. Ma vuol dire anche “rosario” composto di solito di 108
grani e chiamato anche Japa-mala (japa significa ripetizione) utilizzato
 per la ripetizione di formule mantriche e di preghiera. Un mala ha 108
grani e vi sono diverse interpretazioni su questo numero. Nella
tradizione indiana il 108 è un numero sacro e simbolico. Il primo
numero, 1, rappresenta Brahma, la Coscienza Suprema; nel numero 8 si
ritrovano gli otto aspetti della natura (i 5 Elementi: terra, acqua,
fuoco, aria, etere) più Ahamkara (l'Io, individualità o ego), Manas (la
mente raziocinante ed analitica) e Buddhi (intelletto superiore,
intuito, intelligenza creativa).<br />

<br />

Lo zero rappresenta il cosmo, la creazione personificata nella
divinità di Shiva. Il numero 8 è anche la Shakti, energia femminile
primordiale, il potere della manifestazione, responsabile
dell'espressione del mondo fenomenico nei suoi molteplici aspetti. Il
numero 1 è l'unione di Shiva e Shakti, la fusione totale dei due
principi opposti. Il numero 0 rappresenta la reintegrazione del Sè
individuale con il Sè Universale. Ed ancora il 108 rappresenta la
realtà:<br />

* 1 rappresenta la verità Ultima<br />

* 0 al centro rappresenta lo stato di Samadhi<br />

* 8 rappresenta la natura creativa.<br />

Infatti non viene detto 108, ma 1, 0 e 8. 108 è un numero che ricorre
 spesso sia nella tradizione induista che in quella buddhista. 108 sono i
 nomi di Shiva, Krsna, Visnu, Radha, Laksmi, Durga ecc… e di numerosi
saggi indù. ll sistema Vedico identifica il 108 con l’universo od il
supremo. Il dio Krishna aveva 108 gopi (pastorelle devote), e le stesse
Upanishad sono 108; ci sono 108 luoghi santi frequentati dal dio Vishnu
(Divyadesams). Ma a quanto pare più si scava nelle antiche scritture e
più il numero 108 ritorna. Generalmente i grani sono fatti con semi di
piante indiane (semi di loto, di bodhi, rudraksha) oppure in legno di
sandalo, tulsi o ancora di pietre come cristallo di quarzo, giada, ambra
 ecc. In ogni mala c’è sempre un grano diverso in più, che forma
l’estremità superiore e viene chiamato Meru (come il sacro monte), il
punto di giunzione (altri nomi possono essere Bindu, Sumeru, Guru,
Stupa). Il Mala va tenuto nella mano destra, si inizia a contare
partendo dal Meru, non lo si sorpassa mai, ma si ritorna indietro nella
direzione opposta. La recitazione di ciascun mantra viene sostenuta
dallo scorrimento di un grano. Il Mala deve essere fatto scorrere solo
tra il pollice e il dito medio, l'indice non interviene. Testo di Carmen
 Tosto, terapista dell'Ayurvedic Point di Milano: www.ayurvedicpoint.it<br />


Fonte:http://www.laltramedicina.it/psych-a-spiritual/216-il-qrosarioq-indiano-e-i-segreti-del-numero-108.html








Mālā

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Una mālā induista.
Con il termine sanscrito mālā (sostantivo femminile, devanāgarī माला ) si indica un rosario, ovvero una corona composta da grani avente lo scopo di numerare i mantra o le preghiere e diffuso presso le religioni originarie dell'India.
Altri termini sanscriti per indicare questo oggetto religioso sono:
  • Akṣamālā, composto da akṣá, sostantivo maschile che indica un seme dell'Elaeocarpus ganitrus o anche della Terminalia bellirica con cui vengono elaborati rispettivamente rosari e dadi; e mālā, "rosario"; quindi "rosario composto da semi".
  • Japamālā, composto da jápa che come aggettivo è ciò 'che mormora', il 'mormorare' preghiere, dal verbo (classe 1a) jap per l'appunto 'mormorare preghiere, pronunciare incantesimi'; e mālā, "rosario"; quindi "rosario per contare le preghiere, i mantra, mormorati".

La mālā nel Buddhismo

Una mālā buddhista.
La mālā (in cinese: 佛珠 fózhū "collana buddhista" o 念珠 niánzhū "collana per la recitazione [dei nomi del Buddha]" o "collana mnemonica" da cui il giapponese 念珠 nenju e 数珠 juzu; il vietnamita 佛珠: phật châu e 念珠 niệm châu; birmano: ba-di; tibetano trengwa o Îphreng ba) è una collana in di grani utilizzata nel mondo buddhista per la recitazione di dharani, mantra e formule rituali quali, ad esempio, il nembutsu.
Per il suo uso religioso talvolta viene chiamata "rosario buddhista" per associazione al Rosario cristiano, anche se questo è posteriore.
Originatasi in India almeno dal II secolo a.C., quando fu raffigurata negli affreschi delle Grotte di Ajanta, la mālā si diffuse in tutti i paesi asiatici che furono influenzati dalla diffusione del Buddhismo.
Usualmente di 108 grani (o in multipli di 9), numero ricorrente nella numerologia buddhista e dai vari significati, la mālā può essere costituita di grani di varia natura: dalle perle al legno di sandalo, alle ossa umane in area di cultura tibetana.
La pratica prevede che la mālā venga utilizzata per mantenere il calcolo delle recitazioni senza distrarre la mente dalla pratica religiosa con un calcolo numerico mentale: ad ogni recitazione la mano destra sgrana di un elemento della mālā facendo ruotare il pollice in senso orario su ciascun grano, mantenendo quindi un rapporto con la circumambulazione solare, ovvero oraria, degli Stūpa e con l'analogo modo di procedere all'interno dei templi buddhisti.

Fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/M%C4%81l%C4%81

Per approffondimenti Pdf:

http://www.liber-rebil.it/wp-content/uploads/2012/06/LA_MALA__leggi.pdf

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