sabato 22 dicembre 2012

«Purchè non si pensi!»: come utilizzare la libertà per instaurare il totalitarismo dei desideri indotti





Qui L'articolo:

"Viviamo in tempi stranissimi che, oltre ad un volgare conformismo, non ci consigliano di andare. E chiamiamo questo conformismo “buon senso”, “saper vivere” e persino lealtà alla patria, o addirittura “fede”. Così siamo giunti al punto che manifestare un desiderio di conoscere e riflettere, di pensare, oppure dichiarare di avere un punto di vista diverso da quanto ogni autorità ci propone, significa candidarsi al sospetto. Come minimo, si rischia di trovarsi ai margini del proprio gruppo.
L'attuale sistema ha come presupposto che qualcuno pensi e giudichi per tutti. Ed allora, l'ordine interiorizzato e che nessuno verbalizza, ma che scivola indisturbato nelle pieghe di ogni coscienza è: «Non pensate, gente, non pensate, ricordatevi di non pensare, pensare stanca, è inutile, pensa uno per tutti e vi protegge dal vostro stesso pensiero...». Così viviamo tempi di conformismo coatto."

2 commenti:

  1. Il ragionamento è un po' retrò, e ti spiego perchè.

    Nella nostra società post-muro di berlino, tutti noi sappiamo che la pubblicità condiziona il desiderio, che il Sistema vuole omologare il pensiero, silenziare le criticità ecc. Il problema è che nonostante ciò, continuiamo ad agire come se non ci credessimo.

    L'analisi critico-ideologica che compie Zizek e l'area post-marxista in generale, tendono ormai da 30 anni a denunciare questo fatto: il problema è l'azione, i fatti, non il "pensiero". Questo non significa svilire l'autonomia del pensiero, bensì riflettere sul corto-cricuito psicologico che avviene nell'era del neo-capitalismo.

    Basta notare come numerosi movimenti di ispirazione Zen/New Age, siano molto in voga poichè completamente assimilati nella logica del Capitale. Poichè nel mondo del lavoro vige la "legge della giungla", grazie alle filosofie zen/new age, posso coltivare il mio io-interiore, che mi permette di estraniarmi dal mio io-capitalista e quindi giustificare il sistema (la società della pubblicità, della coercizione del pensiero ecc.) perchè la sento "fuori da me", non mi appartiene.

    Il problema è che proprio nel momento in cui ci sentiamo "fuori" dal sistema, cadiamo completamente nella trappola ideologica.

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    1. Concordo, al pensiero dovrebbe conseguire l'applicazione nella vita reale. Diciamo che dalla conoscenza si dovrebeb passare alla consapevolezza, quindi agire in simbiosi con i pensieri in modo di apportare un cambiamento reale.

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