Bhagavad Gita
Il Canto Del Beato
Sri Krishna
INTRODUZIONE ALLA "BHAGAVAD GITA"
di Guido
Da Todi
Il
"Canto del Beato" rappresenta - senza ombra di dubbio - uno dei testi più sacri
e sbalorditivi dell'intera umanità storica. Intanto, perchè esso offre non già
un'indicazione di Dio, ma la Sua visione completa, a chi sappia abbandonarsi
completamente ai fremiti di rivelazione che vengono, ivi, esposti.
Codesta,
è una distinzione che è necessario approfondire. Ogni religione, evidentemente,
scaturisce dalle più alte necessità spirituali dell'uomo. Ognuna d'esse - a
prescindere dalla latitudine in cui nasce - indica Dio; e lo fa, cercandoLo
oltre il vasto mondo della forma, mentre Lo considera - in un certo senso -
avulso da questa.
La Bhagavad Gita - capovolgendo i termini del rapporto - mostra Dio, strettamente identificato con la natura universale, e colma, così, ogni vuoto tra l'uomo e Lui.
La Bhagavad Gita - capovolgendo i termini del rapporto - mostra Dio, strettamente identificato con la natura universale, e colma, così, ogni vuoto tra l'uomo e Lui.
Il Poema
sacro è uno dei capitoli della Mahabharata, e ci riporta l'insegnamento,
il Vangelo di Sri Krishna. È stato composto 300 anni circa avanti la
nascita di Cristo; tuttavia, gli avvenimenti storici con i quali si confronta si
situano in epoca più antica; la grande guerra descritta dalla Bhagavad Gita
avvenne in una data che la critica moderna fissa a 1.000 anni prima di Cristo.
Tuttavia, forse, non importa molto cercare dei riferimenti realmente
accaduti, in rapporto al senso che pervade il simbolismo del Testo. È comune
abitudine considerare ogni sutra dell'Opera come una corrispondenza della vita
di tutti gli individui.
La
Bhagavad rappresenta indiscutibilmente una totale immersione nei concetti e nei
principi del "karma yoga": ossia, lo yoga dell'azione. La guerra
di cui tratta (il campo di Kurukshetra) s'identifica con il forte impatto che
l'animo di ognuno di noi risente, quando s'immerge nel livello reincarnativo
quotidiano.
Non
esiste un solo versetto che non possa e debba essere applicato a ciascuna delle
contingenze che incontriamo nella vita.
Nel
Vangelo hindù vengono bilanciati e fusi i due poli della ricerca soggettiva
umana: il monismo e il dualismo. Krishna - uno dei più amati
Avatar dell'India - appare il protagonista della compiuta lezione di vita che -
lungo l'intero arco dell'Opera - egli soffonde ad Arjuna, il suo
discepolo.
Tuttavia, è abitudine acquisita dallo spiritualismo storico d'ogni tempo,
identificare l'Incarnazione divina con il più prezioso vertice di coscienza di
qualunque essere, che si avvicini allo studio e alla lettura dei Sutra di cui
parliamo.
Krishna,
il protagonista della Bhagavad Gita, l'Incarnazione medesima di Dio è
identificabile con il nostro "Io" più profondo ed immortale, che si rivolge alla
propria ombra - la personalita' - immersa nelle fumose volute dei livelli
incarnativi.
Va,
ancora, sostenuto che la sintesi vivente dell'intero insegnamento che Krishna
propone al suo discepolo s'identifica in un totale colpo di scure che s'abbatte
su qualsiasi valore superfluo, che appesantisce e anchilosa la coscienza
relativa di quest'ultimo: assetato di verità e liberta'.
Sepolta
nel medesimo seno di quel sovrumano edificio al Pensiero Puro ed al più astratto
spiritualismo, che sono i Veda, l'Opera di cui trattiamo ne costituisce -
per certi versi - una natura anomala; pur rappresentandone, forse, la sostanza
più mistica e la sintesi vivente e definita. I mille e mille versi cantati dei
Veda, qui, si collegano in una nota sfolgorante finale, in cui il Verbo Medesimo
della Vita Universale, si fa Logos e si propone come Nucleo e Coscienza Cosmica
d'ogni cosa relativa.
Che
importa - quando Vita e Forma sono totalmente trascese - privilegiare un
qualsivoglia angolo della manifestazione eterna, e desiderare manifestarsi come
ragion pura, oppure come amore? Che importa insistere su migliori ed ancora
migliori espressioni aristocratiche dell'Essere, se - di già - "l'assoluto è
manifesto, dai tempi dei tempi"?
Come il
nostro organismo fisico è composto da miliardi di vite infinitesimali - le
cellule - cosi' ogni individuo è onda di un Infinito Mare Universale, della cui
ampia Coscienza è parte intrinseca e vitale. Questa Coscienza parla nella
Bhagavad Gita, ed attrae nel suo vortice di infuocato amore il proprio minore
riflesso esistenziale: Arjuna.
"Il vero
yoghi vede Me in tutti gli esseri e tutti gli esseri in Me. In verità, l'anima
realizzata Mi vede ovunque."
"Lo
yoghi, sapendo che Io e l'Anima Suprema, situata in tutte le creature, siamo
Uno, Mi adora e dimora sempre in Me."
Oltre,
quindi, a rivelare il "supremo segreto", sepolto sotto la coltre degli
irriducibili veli di maya, Krishna - la Vita Universale, fatta Verbo - indica ad
Arjuna, nei 18 capitoli della Bhagavad Gita, le tecniche mistiche per liberarsi
definitivamente dal vincolo delle reincarnazioni.
Sta di
fatto che molti tra coloro che giungono sulle incantevoli sponde del sacro Testo
vengono benedetti dalla rivelazione che tal episodio della loro vita fa proprio
parte di quell'azione incessante che l'Anima delle cose rivolge agli infiniti
aspetti del suo cosmico organismo, per riassorbirli a Sè.
Chi è
predestinato riconosce, senza ombra di dubbi, la Voce del Silenzio, nel suo
cuore, mentre promana dai sutra del Vangelo Hindù.
È
nell'intensa speranza che tutti voi possiate ritrovarvi in Seno al Padre
Originario, mentre v'inebrierete con la musica dell'insegnamento di Krishna -
proprio come lo scrivente ha terminato il suo lunghissimo viaggio reincarnativo,
ritrovando le radici da cui era nato, e dissolvendosi in esse - che vi si augura
si' immensa gioia e beatitudine!
* * *
Significato dei Nomi usati nella Bhagavad Gita
Per
designare Sri Krishna:
Achyuta: Immutabile; Immacolato. Bhagavan: Beato
Signore.Deva: Dio; Signore. Govinda: Capo Mandriano, che governa e
controlla le 'mucche' dei sensi.
Hari: Colui che ruba i cuori
Hrishikesha: Signore dei sensi.
Janardana: Colui che esaudisce tutti i desideri e le preghiere dell'uomo. Datore di Salvezza.
Keshava: Uccisore del demone Keshi; Distruttore del male.
Madhava: Dio della Fortuna.
Vishnu, di cui Krishna è un'incarnazione, è lo sposo di Lakshmi, la dea della bellezza, della prosperità e della fortuna.
Madhusudana: Uccisore del demone Madhu; Uccisore dell'ignoranza.
Mahatma: Grande Anima.
Prabhu: Signore o Maestro.
Prajapati: Padre Divino degli innumerevoli esseri.
Purushottama: Spirito o Essere Supremo. La Suprema Persona
Varshneya: Discendente della dinastia dei Vrishni.
Vasudeva: Signore dell'Universo. Discendente di Vasudeva.
Vishnu: Dio Onnipotente, Colui che sostiene il mondo. La seconda Persona della Trinità Indù.
Yadava: Discendente di Yadu.
Yogeshwara: Signore dello Yoga.
Hari: Colui che ruba i cuori
Hrishikesha: Signore dei sensi.
Janardana: Colui che esaudisce tutti i desideri e le preghiere dell'uomo. Datore di Salvezza.
Keshava: Uccisore del demone Keshi; Distruttore del male.
Madhava: Dio della Fortuna.
Vishnu, di cui Krishna è un'incarnazione, è lo sposo di Lakshmi, la dea della bellezza, della prosperità e della fortuna.
Madhusudana: Uccisore del demone Madhu; Uccisore dell'ignoranza.
Mahatma: Grande Anima.
Prabhu: Signore o Maestro.
Prajapati: Padre Divino degli innumerevoli esseri.
Purushottama: Spirito o Essere Supremo. La Suprema Persona
Varshneya: Discendente della dinastia dei Vrishni.
Vasudeva: Signore dell'Universo. Discendente di Vasudeva.
Vishnu: Dio Onnipotente, Colui che sostiene il mondo. La seconda Persona della Trinità Indù.
Yadava: Discendente di Yadu.
Yogeshwara: Signore dello Yoga.
Per
designare Arjuna:
Bharata: Discendente di Re Bharata.
Dhananjaya: Conquistatore di ricchezza.
Gudakesha: Conquistatore del sonno.
Kaunteya: Figlio di Kunti.
Mahabaho: Eroe dal Braccio Possente.
Pandava: Figlio di Pandu.
Parantapa: Terrore dei nemici. Uccisore dei nemici.
Partha: Figlio di Pritha (altro nome di Kunti, la madre di Arjuna).
Dhananjaya: Conquistatore di ricchezza.
Gudakesha: Conquistatore del sonno.
Kaunteya: Figlio di Kunti.
Mahabaho: Eroe dal Braccio Possente.
Pandava: Figlio di Pandu.
Parantapa: Terrore dei nemici. Uccisore dei nemici.
Partha: Figlio di Pritha (altro nome di Kunti, la madre di Arjuna).
* *
*
Capitolo I - Il Dolore di Arjuna
Il re
cieco Dhritarashtra (la mente cieca) disse o chiese a Sanjaya (l'introspezione
imparziale):
1. "Che cosa fecero
i miei figli, le cattive, seducenti tendenze mentali e dei sensi, opposti alle
pure tendenze mentali discriminative, radunatisi sulla sacra pianura del campo
di battaglia della Vita (dharmakshetra) desiderosi di darsi battaglia
psicologica e morale".
Sanjaya
disse:
2. Allora Re
Duryodhana, dopo aver visto le armate dei Pandava schierate in ordine di
battaglia, si rifugiò dal suo precettore Drona, e così gli parlò:
3. "O Maestro,
guarda il grande esercito dei figli di Pandu, schierato in ordine di battaglia
dal figlio di Drupada, tuo discepolo di grande talento.
4. "In esso vi sono
potenti eroi, grandi arcieri abili in battaglia come Bhima e Arjuna; i guerrieri
veterani Yuyiidhana, Virata e Drupada;
5. "I potenti
Dhristaketu, Cekitana e il re di Kashi; il fiore degli uomini, Purujit; e
Kuntibhoja e Shaibya;
6. "Il forte
Yudhamanyu e il prode Uttamauja; il figlio di Subhadra e i figli di Draupadi -
tutti signori di grandi carri.
7. "Ascolta anche,
o Fiore dei Brahmini due-volte-nati, chi sono i generali del nostro esercito che
si distinguono tra noi; te li nominerò per tua conoscenza.
8. "Tu stesso e
Bhishma, Karna e Kripa - i vittoriosi nelle battaglie. Aswatthama, Vikarna, il
figlio di Somadatta, e Jayadratha sono tutti dalla nostra parte.
9. "E numerosi
altri guerrieri, anche loro ben esperti nelle battaglie e muniti di diversi tipi
di armi, sono qui presenti, pronti a sacrificare le loro vite per me.
10. "Le nostre
forze protette da Bhishma sono difficili da contare, mentre il loro esercito,
difeso da Bhima, è facile da contare".
Duryodhana (Re
Desiderio Materiale) disse al suo precettore Drona (Abitudine Passata):
11. "Perciò tutti
voi, rimanendo nei vostri rispettivi posti nei reparti dell'esercito, proteggete
Bhishma".
12. Allora Bhishma,
il Grande Avo, il più forte e il più anziano dei Kaurava, allo scopo di
rincuorare Duryodhana suonò la sua conchiglia ruggendo forte come un
leone.
13. Seguendo
Bhishma, dal lato dei Kaurava ora suonarono conchiglie, grancasse, tamburi,
corni e trombe, e il rumore fu tremendo.
14. Poi anche
Madhava (Krishna) e il Pandava (Arjuna), stando sul loro grande carro tirato da
cavalli bianchi, suonarono splendidamente le loro conchiglie
celestiali.
15. Hrishikesha
(Krishna) suonò il suo Panchajanya; Dhananjaya (Arjuna) il suo Devadatta; e
Vrikodara (Bhima), dalle imprese terrificanti, suonò la sua grande conchiia
Paundra.
16. Re Yudhisthira,
il figlio di Kunti, suonò la sua conchiglia chiamata Anantavijaya. Nakula e
Sahadeva suonarono rispettivamente le loro Sughosha e Manipushpaka.
17. Il re di Kashi,
eccellente arciere; il grande guerriero Sikhandi; Dhristadyumna, Virata e
l'invincibile Satyaki,
18. Drupada, i
figli di Draupadi, e il potente figlio di Subhadra, tutti insieme - o Signore
della Terra - fecero risuonare le loro conchiglie.
19. E quei suoni
emanati dalle attività astrali dei centri di terra, acqua, fuoco, aria ed etere,
uditi dal devoto in meditazione, scoraggiarono i desideri mentali e materiali
legati al corpo (il clan di Dhritarashtra).
20. Vedendo il clan
di Dhritarashtra pronto a dare inizio alla battaglia, il Pandava - la cui
bandiera ha per emblema la scimmia - sollevò l'arco e rivolse queste parole a
Hrishikesha:
Arjuna disse con
reverenza:
21 - 22. "O
Immutabile Krishna, ti prego di portare il mio carro fra i due eserciti,
affinché possa vedere coloro che sono pronti a darsi battaglia! Alla vigilia
della guerra, fammi vedere con chi devo combattere.
23. "Desidero
vedere tutti quelli che si sono radunati in questo campo (di Kurukshetra) pronti
a combattere, schierati dalla parte del malvagio figlio di Dhritarashtra
(Durvodhana)".
Sanjaya disse:
24 - 25. O
Discendente di Bharata, comandato così da Gudakesha, Hrishikesha condusse il
migliore dei carri in un punto tra i due eserciti, di fronte a Bhishma, Drona e
a tutti i regnanti della terra, e poi disse: "Guarda, o Partha, tutti i Kaurava
radunati insieme".
26. Partha (Arjuna)
vide là radunati in entrambi gli eserciti nonni, padri, suoceri, zii, fratelli e
cugini, figli e nipoti, compagni, maestri e altri amici ancora.
27. Vedendo tutti
quei parenti schierati in fila, il Figlio di Kunti fu preso da profonda
compassione e così parlò tristemente:
Arjuna
disse:
28. "Vedendo, o
Krishna, questi miei parenti radunati qui desiderosi di combattere, le mie
membra vengono meno e la mia bocca è secca.
29. "Tremo tutto e
mi si rizzano i capelli. Il sacro arco Gandiva mi scivola dalla mano e la mia
pelle brucia.
30. "Né riesco a
rimanere in piedi. La mia mente erra di qua e di là, o Keshava, e vedo cattivi
presagi.
31. "Né, o Krishna,
percepisco alcun effetto salutare nell'uccidere i miei parenti in battaglia. Io
non desidero né il trionfo né il regno, e neppure i piaceri dei
sensi.
32 - 34. "A che ci
serve il dominio, a che ci serve la felicità o perfino continuare a vivere, o
Govinda? Gli stessi cari per amore dei quali desideriamo l'impero, la gioia e il
piacere, sono qui schierati in battaglia, pronti ad abbandonare vita e
ricchezze: precettori, padri, figli, nonni, zii, suoceri, nipoti, cognati e
altri parenti.
35. "O Madhusudana,
anche se questi guerrieri dovessero uccidermi, io non potrei mai desiderare di
ucciderli, neanche se facendolo ottenessi il dominio sui tre mondi. E quanto
meno potrei farlo per amore della terra!
36. "Invero quale
felicità potremmo ottenere, o Janardana, uccidendo i figli di Dhritarashtra?
L'uccisione di questi uomini malvagi ci getterebbe soltanto nelle grinfie del
peccato.
37. "Perciò non
siamo legittimati a uccidere i nostri parenti, i figli di Dhritarashtra. O
Madhava, come potremmo ottenere la felicità uccidendo i nostri
parenti?
38 - 39. "Sebbene
costoro, con l'intelligenza offuscata dall'avidità, non vedano calamità nella
rovina delle famiglie e non vedano il male nell'ostilità contro gli amici,
perché - o Janardana - noi, che percepiamo distintamente il male dovuto alla
distruzione delle famiglie, non dovremmo cercare di evitare questo peccato? 40.
"Con la distruzione della famiglia, periscono gli antichissimi riti religiosi
familiari. Quando viene distrutta la religione che ci sostiene, allora il
peccato sopraffà l'intera famiglia.
41."O Krishna, per
mancanza di religione (adharma) le donne della famiglia diventano cattive. E
quando - o Varshneya - le donne sono corrotte, l'adulterio si diffonde tra le
caste.
42.
"L'adulterazione del sangue della famiglia manderà all'inferno i distruttori del
clan, insieme alla famiglia stessa. E soccomberanno anche gli spiriti dei loro
antenati, privati delle offerte di acqua e dolci di riso.
43. "Con le
malefatte dei distruttori della famiglia, che producono la confusione delle
caste, vengono distrutti gli antichissimi riti religiosi (dharma) di casta e di
stirpe.
44. "E noi abbiamo
appreso, o Janardana, che gli uomini privi di riti religiosi familiari vengono
certamente condannati a dimorare all'inferno.
45. "Spinti
dall'avidità del piacere di possedere un regno, siamo pronti ad uccidere i
nostri parenti - un'azione che ci coinvolgerà in una grande iniquità.
46. "Se i figli di
Dhritarashtra, con le armi in mano, mi uccidessero nella battaglia mentre io
rimango disarmato e senza opporre resistenza, questo mi sarebbe più gradito e
benefico".
Sanjaya disse:
47. Dopo aver così
parlato sul campo di battaglia, con la mente angosciata dal dolore, gettando
l'arco e le frecce, Arjuna sedette sul sedile del suo carro".
Qui
finisce il primo capitolo chiamato "Arjuna vishada-Yoga" "Lo yoga del
dolore di Arjuna"
* *
*
Capitolo II - Sankhya Yoga
Sanjaya disse:
1.
Madhusudana rivolse queste parole a colui che aveva gli occhi offuscati dalle
lacrime ed era stato sopraffatto dalla pietà e dal dolore.
Il
Signore Beato disse:
2. "In
un tale momento, da dove ti viene - o Arjuna questo scoramento indegno di un
ariano, ignobile e contrario all'ottenimento del cielo?
3.
"Figlio di Pritha, non abbandonarti a questa debolezza, che non ti s'addice. O
Terrore dei Nemici, abbandona questa meschina debolezza d'animo!
Sorgi!".
Arjuna
disse:
4. "O
Distruttore dei Nemici, o Madhusudana, come posso combattere questa guerra
scagliando frecce contro Bhishma e Drona, che sono degni di adorazione!
5. "Per
me sarebbe perfino meglio vivere mendicando piuttosto che uccidere i miei
venerandi maestri! Uccidendoli, anche in questa stessa esistenza terrena tutte
le mie gioiose esperienze di ricchezze e piaceri dei sensi sarebbero macchiate
dal sangue delle cattive vibrazioni.
6.
"Difficilmente posso dire che cosa sarebbe meglio, che essi ci vincessero o che
noi li conquistassimo. Di fronte a noi ci sono gli stessi figli di
Dhritarashtra, uccidendo i quali non dovremmo più desiderare vivere.
7. "Con
la mia natura interiore offuscata dalla debolezza della simpatia e della pietà,
e con la mente confusa circa il dovere, T'imploro di dirmi qual è per me la via
migliore da seguire. Io sono Tuo discepolo. Istruiscimi, perché ho preso rifugio
in Te.
8. "Io
non vedo nulla che possa rimuovere l'angoscia interiore che colpisce i miei
sensi, neppure se ricevessi un regno prosperoso e senza pari sulla terra e
diventassi signore e maestro delle divinità astrali".
Sanjaya disse a Dhritarashtra:
9. Dopo
avere così parlato a Hrishikesha, Gudakesha-Parantapa (Arjuna) disse a Govinda
(Krishna): "Io non combatterò", e rimase in silenzio.
10. O
Bharata! A colui che si lamentava tra i due eserciti, il Signore dei Sensi
(Krishna) parlò, sorridendo, in questo modo:
Il
Signore Beato disse:
11. "Hai
pianto per coloro che non sono degni del tuo dolore! Tuttavia hai pronunciato
parole d'amore. I veri saggi però non s'affliggono né per i vivi né per i morti.
12. "Non
è che Io non sia mai stato incarnato prima, né tu né questi altri principi! Né
mai in futuro qualcuno di noi cesserà di esistere.
13.
"Come l'anima incarnata nel corpo passa attraverso l'infanzia, la gioventù e la
vecchiaia, allo stesso modo passa in un altro corpo. I saggi non sono turbati da
questo.
14.
"Figlio di Kunti, le idee di caldo e freddo, piacere e dolore, sono prodotte dal
contatto dei sensi con i loro oggetti. Queste idee sono limitate da un inizio e
una fine, e sono di natura transitoria. Sopportale con pazienza, o Discendente
di Bharata.
15.
"Fiore tra gli Uomini, colui che non può essere turbato da queste cose, chi
rimane calmo ed equanie nel dolore e nel piacere, lui solo è degno d'ottenere
l'immortalità.
16.
"Dell'irreale non vi è esistenza. Dei reale non vi è non esistenza. Gli uomini
pieni di saggezza conoscono la verità ultima sulla realtà.
17.
"L'Uno che pervade tutte le cose è imperituro. Nessuno ha il potere di
distruggere lo Spirito Immutabile.
18. "Il
Sé che dimora dentro, eternamente immutabile, indeperibile e illimitato,
considera questi abiti corporei come aventi un termine. Perciò combatti, o
Discendente di Bharata.
19. "Chi
considera il Sé come l'uccisore, e chi pensa che Esso possa venire ucciso,
nessuno di questi conosce la verità. Perché il Sé non uccide né può essere
ucciso.
20.
"Questo Sé non è mai nato né perisce. Né essendo venuto in esistenza cesserà mai
di essere. Esso è senza nascita, eterno, immutabile, sempre se stesso. E non
viene ucciso con l'uccisione del corpo.
21.
"Come potrebbe - o Partha - colui che conosce il Se come imperituro, eternamente
permanente, senza nascita e immutabile, pensare che Esso possa uccidere qualcuno
o causare la distruzione di un altro?
22.
"Come un individuo getta degli abiti logori per indossare nuovi vestiti, così
l'anima incarnata abbandona le dimore corporee rovinate per entrare in altre
nuove.
23.
"L'anima non può essere ferita dalle armi; non può essere bruciata dal fuoco;
non può essere bagnata dall'acqua; non può essere seccata dal vento.
24.
"L'anima non può essere tagliata né bruciata, né bagnata né seccata. L'anima é
immortale, onnipervadente, sempre calma e immutabile, eternamente la stessa.
25.
"L'anima è inconcepibile, non manifesta e immutabile. Perciò, conoscendola come
tale, non devi affliggerti.
26. "Ma
anche se pensassi che l'anima nasce e muore incessantemente, anche in questo
caso - o Eroe dal Braccio Possente - non dovresti affliggerti.
27.
"Perché ciò che nasce deve morire e ciò che muore deve nascere di nuovo. Allora
perché affliggersi per qualcosa che è inevitabile?
28.
"L'inizio di tutte le creature non è manifestato, solo la parte di mezzo è
manifestata, e la fine è di nuovo non percettibile. Che motivo c'è di dolersi
per questo?
29.
"Alcuni guardano l'anima pieni di stupore. Altri la descrivono come
meravigliosa. Altri ancora ne sentono parlare come di un'entità meravigliosa. E
vi sono altri che dopo avere ascoltato tutto dell'anima, non la comprendono
affatto.
30. "O
Bharata, l'Uno che dimora nei corpi di tutti gli esseri è sempre
indistruttibile. Perciò non devi dolerti per nessuna creatura.
31.
"Anche dal punto di vista del tuo dharma (il giusto dovere), non devi esitare
internamente, perché per uno kshatriya non c'è nulla di più fausto che una
giusta battaglia (per difendere gli interessi dei suoi compagni e gli ideali
della vita).
32.
"Figlio di Pritha, beati e fortunati sono gli kshatriya (guerrieri) chiamati a
combattere in una giusta battaglia che viene senza averla provocata, e che apre
loro la porta del cielo.
33. "Ma
nel caso rifiutassi d'impegnarti in questa giusta battaglia, abbandonando il tuo
dharma (dovere) e il tuo onore specifico, faresti peccato.
34. "Gli
uomini parlerebbero sempre della tua disonorevole azione. E per I'uomo d'onore,
il disonore è davvero peggiore della morte.
35. "I
grandi guerrieri penserebbero che ti sei ritirato dalla battaglia per paura.
Così coloro che ti tenevano in grande considerazione ti stimerebbero da
poco.
36.
"Inoltre i tuoi nemici criticherebbero la tua attitudine indolente e
proferirebbero contro di te parole insolenti. Cosa potrebbe esserci di più
penoso?
37. "Se
morirai (combattendo i tuoi nemici), guadagnerai il cielo; se vincerai, godrai
la gloria terrena. Perciò, Figlio di Kunti, alzati, deciso a
combattere!
38.
"Rimanendo equanime nella felicità e nel dolore, nel guadagno e nella perdita,
nella vittoria e nella sconfitta, affronta la battaglia della vita. Così non
commetterai peccato.
39. "Ti
ho spiegato la saggezza fondamentale del Sankhya. Adesso ascolta la saggezza
dello Yoga, possedendo la quale - o Partha spezzerai le catene del
karma.
40. "In
questo sentiero d'azione (yoga) non c'è la perdita dello sforzo incompleto per
la realizzazione, né si creano effetti contrari. Anche una minuscola parte di
questo dharma (religione) protegge uno dalla grande paura (di essere prigioniero
della ruota di nascita e morte).
41. "O
Discendente di Kuru! In questo (karma yoga) vi è solo una risoluzione interiore
unica e concentrata; mentre le argomentazioni della mente indecisa sono senza
fine e variamente ramificate.
42 - 44.
"O Partha, coloro che sono caparbiamente attaccati al potere e alle delizie dei
sensi, e la cui intelligenza discriminativa è fuorviata dalle fiorite parole
delle persone spiritualmente ignoranti, non possono conseguire l'equilibrio
mentale della meditazione e dunque non possono ottenere l'unione con Dio nel
samadhi (estasi). Sostenendo che non vi è altro che trovare diletto negli
aforismi laudatori dei Veda, con la loro natura tormentata dalle inclinazioni
terrene, considerando i piaceri celesti (del mondo astrale) la loro mèta
suprema, compiendo numerosi riti sacrificali specifici per ottenere il potere
terreno e i piaceri dei sensi - queste persone vanno invece incontro a nuove
nascite, come conseguenza delle loro azioni (istigate dai desideri).
45. "I
Veda parlano delle tre qualità universali o guna. O Arjuna, liberati dalle tre
qualità e dalle coppie di opposti. Sempre bilanciato e libero dal pensiero di
ricevere e mantenere, stabilisciti nel Sé.
46. "Per
colui che conosce Brahman (lo Spirito) tutti i Veda (le sacre scritture) non gli
sono di maggiore utilità di quanto non lo sia una riserva d'acqua quando c'è
un'alluvione.
47. "Tu
hai diritto soltanto all'azione, e mai ai frutti che derivano dalle azioni. Non
considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non permettere a te
stesso d'essere attaccato all'inattività.
48. "O
Dhananjaya, rimanendo immerso nello yoga (unione con lo Spirito attraverso la
meditazione), compi tutte le azioni abbandonando l'attaccamento (ai loro
frutti). Rimani indifferente al successo e al fallimento (mentre agisci).
L'equanimità mentale (riguardo il successo e il fallimento) è chiamata
yoga.
49.
"Tutte le azioni (fatte con desiderio) sono di molto inferiori a quelle fatte
sotto la guida della saggezza; perciò - o Dhananjaya - prendi rifugio nella
saggezza che ti guida sempre. Miserabili sono coloro che compiono le azioni solo
per i loro frutti.
50. "Chi
è unito alla saggezza cosmica va oltre gli effetti di virtù e vizio, anche in
questa stessa vita. Dedicati dunque all'arte dell'unione divina o yoga. Lo yoga
è l'arte della giusta azione. 51. "Coloro che hanno controllato le loro menti
vengono assorbiti nella saggezza infinita; e non hanno più interesse ai frutti
delle azioni. Liberati dal ciclo delle rinascite, raggiungono lo stato al di là
del male, che è la causa del dolore.
52.
"Quando il tuo intelletto andrà oltre l'oscurità dell'illusione, allora
realizzerai lo stato d'indifferenza riguardo le cose udite in passato e le cose
da udire in futuro.
53.
"Quando il tuo intelletto, agitato dalla varietà di opinioni differenti, rimarrà
immoto, fermamente ancorato nell'estasi della beatitudine dell'anima, allora
otterrai l'unione finale (yoga)".
Arjuna
disse:
54.
"Quali sono, o Keshava, le caratteristiche dell'uomo saldamente stabilito nella
saggezza e immerso nel samadhi? Come si comporta l'uomo di saggezza stabile
quando parla, siede o cammina?".
Il
Signore Beato disse:
55. "O
Partha, quando un uomo abbandona completamente tutti i desideri della mente, del
tutto soddisfatto nel Sé soltanto dal Sé, allora viene considerato stabilito
nella saggezza.
56.
"Colui la cui mente non è turbata dall'ansietà durante il dolore né
dall'attaccamento alla felicità; che è libero - da affetti mondani, paure e
collera - è davvero un muni che ha una saggezza stabile.
57.
"Colui che in tutte le circostanze è senza attaccamento - non felicemente
eccitato quando riceve il bene né disturbato quando sperimenta il male - ha una
saggezza saldamente stabilita.
58.
"Quando lo yogi può ritirare completamente i sensi dai loro oggetti di
percezione, come la tartaruga ritira i suoi arti, allora la sua saggezza è
saldamente stabilita.
59.
"L'uomo che s'astiene fisicamente dagli oggetti dei sensi vede che per un po'
questi si ritraggono, lasciandosi dietro solo il desiderio. Ma colui che
contempla il Supremo è liberato anche dal desiderio.
60. "O
Figlio di Kunti, gli avidi ed eccitabili sensi afferrano violentemente anche la
coscienza di un saggio che lotta per la liberazione.
61. "Chi
unisce il suo spirito a Me, avendo soggiogato tutti i sensi, rimane concentrato
su di Me come il Supremamente Desiderabile. La saggezza intuitiva diventa ferma
e stabile, in colui che ha i sensi sotto controllo.
62.
"Pensare agli oggetti dei sensi causa attaccamento ad essi. Dall'attaccamento
nasce il desiderio, e dal desiderio scaturisce la collera.
63.
"Dalla collera nasce l'illusione; l'illusione genera perdita di memoria (del
Sé). Dalla distruzione della memoria deriva la rovina della facoltà
discriminativa. Dalla rovina della discriminazione segue l'annientamento (della
vita spirituale).
64.
"L'uomo autocontrollato, muovendosi in mezzo agli oggetti materiali con i sensi
soggiogati, privo d'attrazione e repulsione, perviene ad una imperturbabile
calma interiore.
65.
"Nella beatitudine dell'anima scompare ogni dolore. E l'intelletto di chi è
calmo diventa presto saldamente stabilito nel Sé.
66. "Chi
è disunito (perché non stabilito nel Sé) non ha saggezza né meditazione. Per chi
non medita non vi è tranquillità. E a chi è senza pace com'è (possibile) la
felicità?
67.
"Come una nave sulle acque viene portata fuori rotta da una tempesta di vento,
così la discriminazione umana è allontanata dalla via che intende seguire quando
la mente soccombe alle tempeste dei sensi vagabondi.
68.
"Mahabaho! La saggezza è saldamente stabilita in quell'uomo i cui sensi sono
completamente controllati riguardo gli oggetti.
69. "Ciò
che è notte (di sonno) per tutte le creature è veglia (luminosa) per l'uomo
d'autocontrollo. Ciò che è veglia per tutti gli esseri è notte (un momento di
sonno) per il muni che percepisce il Sé.
70.
"Come l'oceano calmo e traboccante non viene cambiato dalle acque che vi
affluiscono - è pieno di pace chi assorbe dentro tutti i desideri, non chi è
avido di desideri.
71. "La
persona che, avendo rinunciato a tutti i desideri, vive senza brame e non
s'identifica con l'ego mortale, e il suo senso di 'mio' realizza la
pace.
72.
"Questo, o Partha, è lo stato di chi è 'stabilito in Brahman'. Chi vi entra non
cade più nell'illusione. Anche se uno vi si stabilisce nel momento stesso della
transizione (dal fisico all'astrale), ottiene lo stato finale di comunione con
lo Spirito".
Qui
finisce il secondo capitolo chiamato "Sankhya (*) Yoga" "Lo Yoga del
Sankhya"
*Il
Sankhya è un sistema filosofico indiano che sostiene che l'uomo cerca Dio per il
bisogno di vincere e distruggere il dolore.
* *
*
CAPITOLO III - Karma Yoga
Arjuna
disse:
1. "O
Janardana, se Tu consideri la conoscenza superiore all'azione, allora perché - o
Keshava vuoi che m'impegni in questa terribile azione?
2. "Con
queste parole apparentemente contraddittorie Tu stai, per così dire, confondendo
il mio intelletto. Ti prego, fammi conoscere con certezza l'unica cosa mediante
la quale potrò raggiungere il bene supremo". Il Signore Cosmico disse:
3. "O
Senza Peccato, all'inizio della creazione Io diedi al mondo la duplice via della
salvezza. Il sentiero dell'unione divina attraverso la saggezza Jnana-yoga), per
i saggi (i seguaci del Sankhya); il sentiero dell'unione divina attraverso la
meditazione attiva (karma-yoga), per gli yogi.
4.
"Nessuno raggiunge lo stato dell'inazione evitando di compiere azioni. Nessuno
raggiunge la perfezione rinunciando semplicemente all'azione.
5. "In
verità nessuno può rimanere neppure un momento senza agire; perché invero tutti
sono ineluttabilmente costretti all'azione dalle qualità (guna) nate dalla
Natura (Prakriti).
6.
"L'individuo che controlla con la forza gli organi dell'azione, ma la cui mente
ruota intorno ai pensieri degli oggetti dei sensi, viene chiamato ipocrita, uno
che inganna se stesso.
7.
"Mentre l'uomo che disciplina i sensi con la mente, senza attaccamento,
mantenendo saldamente i suoi organi d'azione sul sentiero del karma yoga, questi
- o Arjuna - ha grande successo.
8.
"Compi le azioni che costituiscono il tuo sacro dovere, perché l'azione è
migliore dell'inattività. Anche il semplice mantenimento del corpo sarebbe
impossibile senza attività.
9. "Le
persone del mondo sono legate karmicamente da attività diverse da quelle fatte
come yajna (riti religiosi). O Figlio di Kunti, agisci perciò senza
attaccamento, nello spirito dello yajna, offrendo le azioni come oblazioni.
10.
"All'inizio Prajapati (il Creatore degli esseri umani), creando l'umanità
insieme allo yajna (il fuoco della saggezza cosmica), disse: "Con questo vi
propagherete; questo sarà la vacca dell'abbondanza che esaudirà i vostri
desideri".
11. "Con
questo yajna meditate sui deva (angeli luminosi), e possano gli angeli astrali
pensare a voi. Comunicando in tal modo gli uni con gli altri, riceverete il Bene
Supremo".
12. "Gli
angeli astrali con cui entrerete in comunione attraverso il fuoco (della
meditazione, yajna) vi concederanno i doni della vita desiderati". Chi gode dei
doni gratuiti delle divinità universali senza far loro le dovute offerte (di
devozione) è davvero un ladro.
13. "I
santi - quelli che mangiano ciò che rimane del cibo dopo aver fatto le debite
offerte al fuoco (yajna) - sono liberati dal peccato. Ma i peccatori - quelli
che prendono il cibo (solo) per loro stessi - si nutrono di peccato.
14. "Dal
cibo nascono le creature; dalla pioggia è generato il cibo. Dallo yajna (il
fuoco cosmico sacrificale) viene fuori la pioggia; il fuoco cosmico yajna) nasce
dal karma (l'azione vibratoria divina).
15.
"Sappi che il karma (l'attività vibratoria divina) trae la sua esistenza da
Brahma (la Coscienza Creativa di Dio); e la Coscienza Creativa (Brahma) proviene
dall'Imperituro (la Coscienza Cosmica al di là della creazione). Perciò Brahma,
la Coscienza Creativa onnipervadente, è presente in maniera inestricabile nello
yajna (la luce o il fuoco cosmico che è l'essenza di tutti gli atomi della
creazione vibratoria).
16.
"Colui che non segue la ruota così messa in movimento e vive nell'iniquità,
appagato nei sensi, costui -Figlio di Pritha - vive invano!
17. "Ma
per colui che ama veramente l'anima, che è soddisfatto pienamente dall'anima e
trova appagamento solo nell'anima, non esiste dovere.
18.
"Costui non ha scopi di guadagno nel mondo facendo un azione né perde qualcosa
non compiendo azioni. Egli non dipende da alcuno per nessuna cosa.
19.
"Compi dunque sempre le buone azioni materiali (karyam) e le azioni spirituali
(karman) senza attaccamento. Facendo tutte le azioni senza attaccamento, si
ottiene il Supremo.
20.
"Invero Janaka e altri (santi come lui) raggiunsero la perfezione solo seguendo
il sentiero delle giuste azioni. Inoltre devi impegnarti nell'azione allo scopo
di guidare i mortali.
21.
"Tutto ciò che fa un individuo superiore viene imitato dalle persone di livello
inferiore. Le sue azioni sono d'esempio per la gente del mondo.
22. "Io
non ho alcun dovere (obbligatorio) da compiere - o Figlio di Pritha. Non v'è
nulla che Io non abbia acquisito né vi è qualcosa che debba guadagnare nei tre
mondi! Eppure sono coscientemente impegnato a compiere tutte le azioni.
23. "O
Partha, se Io non fossi continuamente impegnato a compiere azioni, senza pausa,
gli uomini seguirebbero in tutti i modi le Mie orme.
24. "Se
Io non agissi, tutti gli universi perirebbero. Diventerei causa di ogni
confusione (dell'impropria mescolanza delle razze). In tal modo diventerei lo
strumento della rovina degli uomini.
25. "O
Discendente di Bharata, come l'ignorante agisce con attaccamento e speranza di
ricompensa, così il saggio deve agire senza attaccamento, e servire felice come
guida della gente del mondo.
26. "In
nessuna circostanza il saggio deve turbare le menti delle persone ignoranti
attaccate alle azioni. Agendo invece con coscienza, l'essere illuminato deve
ispirare nell'ignorante il desiderio per le giuste azioni.
27. "Gli
attributi (guna) della Natura primordiale (Prakriti) compiono tutte le azioni.
L'uomo il cui Sé è ingannato dall'egoismo pensa: 'Sono io l'autore delle mie
azioni'.
28. "Chi
conosce la verità sulle divisioni dei guna e le loro azioni (karma) -
realizzando che sono i guna come attributi dei sensi che si attaccano ai guna
come oggetti dei sensi - si mantiene distaccato da essi.
29. "Gli
uomini di perfetta conoscenza non devono turbare le menti delle persone che
hanno una conoscenza imperfetta. Ingannato dagli attributi della Natura
primordiale, l'ignorante si attacca alle attività generate dai guna.
30.
"(Abbandona a Me tutte le azioni! Privo di egoismo ed aspettative, con
l'attenzione concentrata sull'anima e libero da questa febbrile preoccupazione,
combatti la battaglia (dell'attività)!
31.
"Anche gli uomini che praticano costantemente i Miei precetti, pieni di
devozione e senza criticismo, sono liberati da ogni karma.
32. "Ma
coloro che rifiutano il Mio insegnamento e non vivono in conformità ad esso,
totalmente illusi riguardo la vera saggezza e privi di discriminazione, sappi
che sono condannati alla distruzione.
33.
"Anche il saggio agisce seguendo le tendenze della propria natura. Tutte le
creature viventi vanno secondo Natura; a che serve la repressione
(superficiale)?
34.
"L'attaccamento e l'avversione dei sensi per i loro rispettivi oggetti sono
stabiliti dalla Natura. Che nessuno cada sotto l'influenza della dualità. Invero
queste due (qualità psicologiche) sono i propri nemici.
35. "È
meglio fare il proprio dovere (dharma), anche se in maniera imperfetta, che
compiere bene il dovere di un altro. È meglio morire adempiendo i propri doveri;
perché i doveri altrui sono pieni di paura e pericolo".
Arjuna
disse:
36. "O
Varshneya, da che cosa è spinto un uomo, anche contro la sua volontà, a fare il
male - costretto, sembrerebbe, con la forza?".
Il
Signore Beato disse:
37. "È
il desiderio (kama), è la collera, (la forza costrittiva) che nasce dalla
qualità attivante della Natura (rajo-guna) - piena di desideri inappagabili e di
grande male. Sappi che questa è la peggiore nemica sulla terra.
38.
"Come il fuoco è coperto dal fumo, come uno specchio dalla polvere, come un
embrione è avvolto dall'utero, così (la saggezza) è ricoperta dal desiderio
(kama).
39. "O
Figliò di Kunti, il nemico costante dei saggi è il fuoco inestinguibile del
desiderio, che nasconde la saggezza.
40. "I
sensi, la mente e l'intelletto sono considerati la roccaforte del desiderio.
Tramite questi tre esso illude l'anima incarnata, oscurando la sua saggezza.
41.
"Perciò, o Migliore dei Bharata, disciplina per prima i sensi e poi uccidi il
desiderio - il peccaminoso distruttore della saggezza e della realizzazione.
42. "I
sensi, dicono, sono superiori (al corpo fisico); la mente è superiore alle
facoltà dei sensi; l'intelligenza è superiore alla mente; ma il Sé (Atman) è
superiore all'intelligenza.
43. "O
Eroe dal Braccio Possente, conoscendo che il Sé è superiore all'intelligenza e
disciplinando il sé (l'ego) con il Sé (l'anima), uccidi questo nemico, difficile
da vincere, che ha la forma del desiderio".
Qui
finisce il terzo capitolo chiamato "Karma Yoga" "Lo Yoga dell'Azione"
* *
*
CAPITOLO IV - Jnana Yoga
Il
Signore Supremo disse ad Arjuna:
1 - 2.
"Io esposi questo yoga imperituro a Vivasvat (il dio sole); Vivasvat passò la
conoscenza a Manu (il legislatore indù); Manu lo insegnò a Ikshvaku (il
fondatore della dinastia solare). In questo modo è stato trasmesso in regolare
successione, finché lo conobbero i rajarishi (saggi reali). Ma durante il lungo
scorrere del tempo, o Arjuna, la conoscenza dello yoga è andata perduta nel
mondo.
3.
"Quest'oggi ti ho parlato di quello stesso antico yoga, perché tu sei Mio devoto
e amico. Invero il sacro mistero (dello yoga) dà il sommo bene (all'umanità)".
Arjuna disse:
4.
"Vivasvat è nato prima, e la Tua nascita è avvenuta dopo. Come posso dunque
comprendere che Tu abbia insegnato questo yoga all'inizio (prima della Tua
nascita)?".
Il
Signore Beato disse:
5.
"Molte nascite sono state sperimentate da Me e da te, Arjuna. Io le conosco
tutte, mentre tu non le ricordi.
6.
"Malgrado Io sia senza nascita e d'essenza immutabile, tuttavia diventando il
Signore della creazione, entrando nella Mia Natura Cosmica (Prakriti), Mi
rivesto degli abiti cosmici della Mia maya (potere illusorio).
7. "o
Bharata, ogni volta che la virtù (dharma) declina e il vizio (adharma)
predomina, Io M'incarno come un Avatar.
8. "Di
era in era Io appaio in forma visibile per proteggere i virtuosi, distruggere
chi fa il male e ristabilire la giustizia.
9.
"Colui che intuisce nella loro vera luce le Mie manifestazioni divine e azioni
vibratorie, dopo aver lasciato il corpo non rinasce; egli viene a Me, o Arjuna:
10.
"Santificati dall'ascetismo della saggezza, liberati da attaccamento, paura e
collera - con le menti assorte e ancorate in Me - molti hanno realizzato il Mio
Essere.
11. "O
Figlio di Pritha, nello stesso modo in cui gli uomini Mi sono devoti, così Mi
manifesto loro. Perciò in tutti i modi (di cercarMi) gli uomini seguono il
sentiero che porta a Me.
12.
"Desiderando il successo delle loro azioni sulla terra, gli uomini adorano gli
dèi (diversi ideali) perché i frutti derivati dalle azioni si ottengono
rapidamente nel mondo umano.
13. "Io
ho creato le quattro caste, secondo le diversità di attributi (guna) e azioni
(karma). Sebbene ne sia l'Autore, sappi però che Io non agisco e sono al di là
di ogni mutamento.
14. "Le
azioni non causano attaccamento in Me, né Io ho desiderio per i loro frutti. Chi
s'identifica con Me, chi conosce la Mia natura, è anche libero dalle catene
karmiche delle azioni.
15.
"Sapendo questo, i saggi che hanno cercato la liberazione sin dai tempi antichi
hanno compiuto le azioni dovute. Perciò agisci anche tu responsabilmente, come
fecero gli antichi dei tempi passati.
16.
"Anche i saggi sono confusi riguardo l'azione e l'inazione. Perciò ti spiegherò
che cosa costituisce la vera azione, conoscendo la quale sarai liberato dal
male.
17. "La
natura del karma (azione) è molto difficile da comprendere. Per capire davvero
la natura della giusta azione, bisogna comprendere anche la natura dell'azione
proibita (sbagliata) e quella dell'inazione.
18. "Chi
vede l'inazione nell'azione e l'azione nell'inazione è dotato di discriminazione
ed è uno yogi. Egli ha realizzato lo scopo di tutte le azioni (ed è libero).
19. "I
sapienti chiamano saggio l'uomo che agisce senza piani egoistici e senza
desideri per i risultati, e le cui azioni sono purificate (bruciate) dal fuoco
della saggezza.
20.
"Abbandonando l'attaccamento ai frutti dell'azione, sempre contento, non
dipendendo da nulla, pur impegnandosi nelle azioni il saggio non compie alcuna
azione (che lo lega).
21.
"Facendo semplici azioni fisiche, non ne subisce le cattive conseguenze il
saggio che ha rinunciato a ogni senso di possesso, che è libero dalle speranze
(umane illusorie) e la cui mente (e cuore, citta) è controllata dall'anima.
22.
"Contento di ricevere quel che gli viene senza sforzo, stabilito al di sopra
delle coppie di opposti, privo di gelosia, invidia e inimicizia, considerando in
ugual misura il guadagno e la perdita, pur agendo egli non è legato dal karma.
23.
"Tutto il karma (il risultato delle azioni) si dissolve completamente per
l'essere liberato che, privo d'attaccamento, con la mente centrata nella
saggezza, agisce solo per compiere la vera cerimonia spirituale del fuoco
(yajna).
24. "Il
processo di offrire e la stessa oblazione (ghi) sono Brahman (Spirito). Il fuoco
e colui che fa l'oblazione in esso sono altre forme dello Spirito. Chi realizza
questo, rimanendo assorto in Brahman durante tutte le attività, raggiunge
soltanto Brahman.
25.
"Invero alcuni yogi offrono sacrifici ai deva (divinità); mentre altri offrono
il sé, come un sacrificio fatto dal Sé, nel fuoco dello Spirito soltanto.
26.
"Alcuni devoti offrono, come oblazioni nel fuoco del controllo interiore, i
poteri dell'udito e degli altri sensi. Altri ancora offrono come sacrificio, nel
fuoco dei sensi, il suono e gli altri oggetti dei sensi.
27.
"Alcuni (seguaci del sentiero del jnana-yoga) offrono tutte le attività dei
sensi e le funzioni della loro forza vitale come oblazioni nel fuoco yoga del
controllo interiore nel Sé, acceso dalla conoscenza.
28.
"Altri devoti offrono come oblazioni ricchezza, autodisciplina e i metodi dello
yoga; mentre altri, pieni d'autocontrollo e prendendo rigidi voti, offrono in
sacrificio lo studio di sé e l'acquisizione della conoscenza delle sacre
scritture.
29.
"Altri devoti offrono il respiro inalante del prana nel respiro esalante
dell'apana, e il respiro esalante dell'apana nel respiro inalante del prana,
arrestando così la causa di inalazione ed esalazione (rendendo non necessario il
respiro) attraverso la pratica costante del pranayama (la tecnica di controllo
vitale del Kriya Yoga).
30.
"Altri devoti, seguendo una dieta appropriata, offrono tutti i diversi tipi di
prana - e le loro funzioni - come oblazioni nel fuoco dell'unico prana. Tutti
questi devoti conoscono la vera cerimonia del fuoco (della saggezza) che
estingue i loro peccati karmici.
31.
"Mangiando il nettare che rimane da una qualunque di queste cerimonie del fuoco
spirituale, essi (gli yogi) raggiungono lo Spirito Infinito (Brahman). Ma la
realizzazione dello Spirito non è per gli uomini che non compiono i veri riti
spirituali. Senza vero sacrificio, o Fiore dei Kuru, da dove può venire un mondo
migliore (un'esistenza migliore o un più elevato stato di coscienza)?
32.
"Diverse cerimonie spirituali (yajna fatti con la saggezza o con oggetti
materiali) si trovano nel tempio dei Veda (lett. 'bocca di Brahman'). Sapendo
che nascono tutte dall'azione, e realizzandolo (e praticando queste azioni),
troverai la salvezza.
33. "O
Parantapa! La cerimonia del fuoco spirituale della saggezza è superiore a
qualunque rituale fatto con oggetti materiali. O Partha, ogni azione nella sua
globalità (l'atto, la causa, l'effetto karmico) raggiunge la sua consumazione
nella saggezza.
34.
"Comprendi questo! Abbandonandoti (al guru), ponendo domande (al guru e alla tua
percezione interiore) e servendo (il guru), i saggi che hanno realizzato la
Verità ti impartiranno la saggezza.
35.
"Ricevendo questa conoscenza da un guru, o Pandava, non cadrai più
nell'illusione come ora! Con quella saggezza vedrai l'intera creazione nel tuo
Sé e poi in Me (Spirito).
36.
"Anche se fossi il più grande dei peccatori, tuttavia con la sola zattera della
saggezza attraverserai senza pericolo il mare del peccato.
37.
"Come il fuoco ardente riduce la legna in cenere, allo stesso modo - o Arjuna -
il fuoco della saggezza riduce tutto il karma in cenere.
38.
"Invero non c'è nulla in questo mondo più santificante della saggezza. A suo
tempo il devoto che avrà successo nello yoga realizzerà spontaneamente questa
verità dentro il suo Sé.
39.
"L'uomo di devozione che è assorto nell'Infinito, che ha controllato i sensi,
ottiene la saggezza. La realizzazione della saggezza dona immediatamente la pace
suprema.
40.
"L'ignorante, l'uomo senza devozione e quello pieno di dubbi, alla fine
periscono. L'individuo instabile non ha né questo mondo (la felicità terrena),
né il prossimo (la felicità astrale), né la felicità suprema (Dio).
41. "O
Dhananjaya, chi ha rinunciato all'azione mediante lo yoga ed ha dissipato i suoi
dubbi con la saggezza, si stabilisce nel Sé; le azioni non lo legano.
42.
"Perciò sorgi, o Bharata! Prendi rifugio nello yoga, recidendo con la spada
della saggezza il dubbio - nato dall'ignoranza - che esiste nel tuo cuore circa
il Sé".
Qui
finisce il quarto capitolo chiamato "Jnana Yoga" "Lo Yoga della Saggezza
Divina"
* *
*
CAPITOLO V - Lo Yoga della Rinuncia
Arjuna
disse:
1. "O
Krishna, Tu parli di rinuncia alle azioni e nello stesso tempo ne raccomandi la
pratica. Delle due, qual è la via migliore? Ti prego di dirmelo con chiarezza".
Il
Signore Beato rispose:
2. "La
libertà si ottiene sia con la rinuncia che con l'adempimento delle azioni. Delle
due, la via dello yoga dell'azione è migliore della via della rinuncia
all'azione.
3. "O
Eroe dal Braccio Possente, si deve considerare un costante sannyasi
(rinunciante), facilmente liberato da ogni schiavitù, chi non ha simpatie né
antipatie perché libero dalle coppie di opposti.
4. "I
bambini, non i saggi, parlano di differenze tra la via della saggezza (Sankhya)
e la via dell'azione spirituale (Yoga). Chi è veramente stabilito in una delle
due, riceve i frutti di entrambe.
5. "Lo
stato ottenuto dai saggi (jnana-yogi) viene ottenuto anche dai karma-yogi.
Percepisce la verità chi vede la conoscenza (Sankhya) e la pratica delle azioni
(Yoga) come una cosa sola.
6. "O
Eroe dal Braccio Possente, è difficile conseguire la rinuncia all'azione senza
compiere le azioni che uniscono a Dio. Con la pratica dello yoga, il devoto che
ha la mente assorta in Dio giunge rapidamente all'Infinito.
7.
"Nessuna macchia (coinvolgimento karmico) tocca l'uomo d'azione santificato che
è impegnato nella comunione divina (yoga), che ha conquistato la sua coscienza
egoistica (realizzando la percezione dell'anima), che è vittorioso sui sensi e
percepisce il suo sé come il Sé esistente in tutti gli esseri.
8 - 9.
"Chi conosce la verità, unito a Dio, pensa automaticamente: "Io non faccio
assolutamente nulla" - anche quando vede, ascolta, tocca, odora, mangia,
cammina, dorme, respira, parla, prende, lascia, apre e chiude gli occhi -
realizzando che sono i sensi che operano tra gli oggetti dei sensi.
10.
"Come la foglia del loto non viene contaminata dall'acqua (fangosa), così lo
yogi che rinunciando all'attaccamento compie tutte le azioni offrendole
all'Infinito, rimane libero, non intrappolato nei sensi.
11. "Gli
yogi compiono tutte le azioni soltanto con il corpo, la mente, l'intelletto o
semplicemente con gli organi dei sensi, rinunciando all'attaccamento, per la
purificazione dell'ego.
12.
"Abbandonando l'attaccamento ai frutti delle azioni, lo yogi unito a Dio ottiene
la pace incrollabile (perché radicata nell'autodisciplina). L'uomo non unito a
Dio è governato dai desideri; e per questo attaccamento rimane in schiavitù.
13.
"Avendo rinunciato mentalmente a tutte le azioni, l'anima incarnata che ha
controllato i sensi dimora felicemente nella città corporea dalle nove porte -
senza agire lei stessa né causare l'agire di altri (i sensi).
14. "Il
Signore Dio non crea negli uomini la coscienza di essere gli autori delle
azioni, non impone le azioni su di loro né li irretisce con i frutti delle
azioni. La Natura Cosmica Illusoria è all'origine di tutti questi (mali).
15.
"L'Onnipresente non prende in considerazione le virtù o i peccati di alcuno. La
saggezza è eclissata dall'illusione cosmica: per questo l'umanità è smarrita.
16. "Ma
in quelli che hanno bandito l'ignoranza per mezzo della conoscenza, la loro
saggezza, come il sole splendente, rende manifesto il Supremo (Brahman).
17. "Coi
pensieri immersi in Quello (lo Spirito), con le anime unite a Quello, con la
loro fedeltà e devozione consacrata a Quello, coi loro esseri purificati dalla
velenosa illusione mediante l'antidoto della saggezza - questi uomini
raggiungono lo. stato dal quale non vi è ritorno.
18. "I
saggi autorealizzati guardano con occhio equanime un colto e umile brahmino, una
mucca, un elefante, un cane e un fuoricasta.
19. "Le
relatività dell'esistenza (nascita e morte, piacere e dolore) sono vinte, anche
in questo mondo, da coloro che hanno la mente stabilita nell'equanimità. Perché
invero essi dimorano in Brahman, lo Spirito immacolato e perfettamente
equilibrato.
20.
"Dimorando in Brahman, con ferma discriminazione, libero dall'illusione, chi
conosce lo Spirito non gioisce nelle esperienze piacevoli né si fa abbattere
dalle esperienze spiacevoli.
21. "Non
attirato dal mondo dei sensi, lo yogi realizza la gioia sempre nuova che vi è
nel Sé. Impegnato nell'unione divina dell'anima con lo Spirito, egli ottiene
l'eterna beatitudine.
22. "O
Figlio di Kunti, poiché i piaceri dei sensi nascono dai contatti esteriori e
hanno un inizio e una fine (sono effimeri), generano soltanto dolore. Nessun
saggio cerca la felicità in essi.
23. "È
veramente uno yogi chi, su questa terra e fino al momento della morte, è in
grado di dominare ogni impulso di desiderio e collera. Egli è un uomo felice!
24.
"Soltanto lo yogi che possiede la Beatitudine interiore, che dimora sul
Fondamento interiore, che è, uno con la Luce interiore, diventa una sola cosa
con lo Spirito (dopo essersi affrancato dal karma relativo ai corpi fisico,
astrale e causale). Egli ottiene la liberazione assoluta nello Spirito (anche
mentre vive nel corpo).
25. "Con
i peccati cancellati, i dubbi rimossi e i sensi soggiogati, contribuendo al
benessere dell'umanità, i rishi (saggi) ottengono la libertà assoluta nello
Spirito.
26. "I
rinuncianti che si sono liberati dal desiderio e dalla collera, che hanno
controllato la loro mente e hanno realizzato il Sé, sono completamente liberi
sia in questo mondo che nell'aldilà.
27 - 28.
"Un muni - chi pone la liberazione come mèta suprema della vita e dunque si
libera da desideri, paure e collera - controlla i suoi sensi, la mente e
l'intelletto, e rimuove i loro contatti esterni equilibrando (o 'neutralizzando'
con una tecnica) le correnti di prana e apana (manifeste come inalazione ed
esalazione) nelle narici. Egli fissa il suo sguardo nel mezzo delle due
sopracciglia (convertendo la corrente duale della vista fisica nella corrente
singola dell'onnisciente occhio spirituale). Tale muni ottiene la libertà
assoluta.
29..
"Trova pace chi Mi conosce come Colui che gode dei sacri riti (yajna) e delle
austerità (offerte dai devoti), come il Signore Infinito della creazione e
l'Amico di tutte le creature".
Qui
finisce il quinto capitolo chiamato "Karma-sannyasa-yoga"
"Lo Yoga della Rinuncia ai Frutti delle Azioni"
"Lo Yoga della Rinuncia ai Frutti delle Azioni"
* *
*
CAPITOLO VI - Lo Yoga della Meditazione
Il
Signore Beato disse:
1. "Vero
rinunciante e vero yogi è chi compie le azioni spirituali (karma) e quelle che
costituiscono il suo sacro dovere (karyam) senza desiderarne i frutti - non
colui che non compie la cerimonia del fuoco (il sacrificio) né chi abbandona
l'azione.
2.
"Comprendi, o Pandava, che ciò che (nelle sacre scritture) viene chiamata
rinuncia non è altro che lo yoga; perché chi non ha rinunciato alla motivazione
egoistica (sankalpa) non può essere uno yogi.
3. "Per
il muni che desidera ascendere, l'azione meditativa (karma) che porta all'unione
divina (yoga) è detta la 'sua via'. Quando ha raggiunto la perfezione nello
yoga, l'inazione è detta la 'sua via'.
4. "Chi
ha vinto l'attaccamento agli oggetti dei sensi e alle azioni, chi è libero dalle
fantasticherie istigate dall'ego - di costui si dice che ha realizzato la salda
unione dell'anima con lo Spirito.
5. "Un
uomo deve innalzare il sé (ego) con il sé; e non degradare il sé. Invero il sé è
suo amico, e il sé è su nemico.
6. "Per
colui il cui sé (ego) è stato conquistato dal Sé (l'anima), il Sé è l'amico del
sé. Ma verso il sé che non è sotto controllo, il Sé si comporta in maniera
ostile, come un nemico.
7. "Il
saggio tranquillo e vittorioso sul sé (ego) è sempre pienamente stabilito nel
Supremo Sé, sia che incontri caldo o freddo, piacere o dolore, lode o biasimo.
8. "Lo
yogi beatamente assorto nella verità e nella realizzazione del Sé è
indissolubilmente unito (allo Spirito). Imperturbabile, conquistatore dei suoi
sensi, egli guarda con occhio equanime una zolla di terra, una pietra e l'oro.
9. "È
uno yogi eccelso chi guarda con mente equanime tutti gli uomini: benefattori,
amici, nemici, stranieri, mediatori, esseri odiosi, parenti, peccatori e santi.
10.
"Libero dalle speranze dei desideri e dalle brame possesso, con il cuore e la
mente controllati dall'anima (per mezzo della concentrazione yoga), ritirandosi
da solo in un posto tranquillo, lo yogi deve cercare costantemente di unirsi
all'anima.
11. "Il
seggio dello yogi dev'essere fermo (non vacillante), posto in un luogo pulito,
né troppo alto né troppo basso, e ricoperto prima d'erba kusha, poi da una pelle
(di tigre o di daino) e infine da una stoffa.
12.
"Seduto su questo seggio, concentrando la mente su un punto, e controllando le
attività della facoltà immaginativa (citta, il potere di creare immagini
mentali) e i sensi, che egli pratichi lo yoga per la purificazione del sé.
13.
"Tenendo la schiena, il collo e la testa fermamente dritti e immobili, lo yogi
concentri i suoi occhi sul punto d'origine del naso (tra le due sopracciglia);
che egli non guardi intorno in varie direzioni.
14.
"Sereno e impavido, fermo nel voto di brahmacharya (castità e autodisciplina),
con la mente controllata e i pensieri rivolti a Me, lo yogi deve sedere
meditando su di Me come Mèta Suprema.
15. "Lo yogi padrone di sé, la cui mente è totalmente sotto
controllo, dedicandosi alla continua unione meditativa con lo Spirito, ottiene
la pace del Mio essere: la liberazione (nirvana) finale.
16. "O
Arjuna, la persona golosa e quella che mangia troppo poco, la persona che
abitualmente dorme troppo e quella che dorme troppo poco nessuna di queste
ottiene successo nello yoga.
17.
"Colui che mangia, riposa, lavora, dorme e rimane sveglio con la giusta
moderazione, scoprirà che lo yoga è il distruttore della sofferenza.
18.
"Quando il citta (sentimento) è completamente sotto controllo e dimora
serenamente nel Sé, si dice che lo yogi - libero dall'attaccamento ai desideri -
è unito a Dio.
19. "Nel
caso dello yogi che ha conquistato il suo citta (simpatie e antipatie
emozionali) con la pratica della meditazione sul Sé, si può usare la
similitudine di una fiammella di luce non tremolante posta in un luogo senza
vento.
20. "Lo
stato di completa tranquillità del citta (la mente emotiva), ottenuto con la
meditazione yoga, in cui il sé (ego) si percepisce come Sé (anima) ed è appagato
(stabilito) nel Sé;
21. "Lo
stato in cui l'incommensurabile beatitudine che trascende i sensi viene
percepita dall'intelligenza intuitiva risvegliata, e in cui lo yogi si
stabilisce per non esserne più rimosso;
22.
"Quello stato che, una volta realizzato, lo yogi considera come il tesoro più
prezioso di tutti; e stabilito nel quale, egli è immune anche al più forte
dolore;
23.
"Quello stato libero da dolore è chiamato yoga. Perciò la pratica dello yoga
dev'essere intrapresa con determinazione e con cuore impavido.
24.
"Abbandonando senza riserva tutti i desideri nati dai sankalpa
(pensieri+immaginazione) e controllando totalmente - solo con la mente - gli
organi e i poteri dei sensi, e il loro contatto con gli oggetti materiali
onnipresenti;
25. "Con
la discriminazione intuitiva piena di pazienza, con la mente assorta nell'anima,
liberando la mente da tutti i pensieri, lo yogi otterrà gradualmente la
tranquillità.
26.
"Ogni volta che per qualsiasi ragione la mente instabile e agitata esce fuori
strada, che lo yogi la ritiri dalle distrazioni e la riporti sotto l'esclusivo
controllo del Sé.
27. "Lo
yogi che ha calmato del tutto la mente - che ha controllato le passioni
liberandole da ogni impurità ed è diventato uno con lo Spirito - invero ha
realizzato la beatitudine suprema.
28.
"Liberato da tutte le impurità, impegnando senza tregua la mente nella pratica
dello yoga, lo yogi ottiene facilmente la beatitudine dell'essere assorbito
nello Spirito.
29. "Con
l'anima unita allo Spirito dallo yoga, con visione equanime verso tutti gli
esseri, lo yogi vede il suo Sé (unito allo Spirito) in tutte le creature e tutte
le creature nello Spirito.
30. "Chi
Mi percepisce ovunque e vede tutte le cose in Me non Mi perde mai di vista, né
Io perdo mai di vista lui.
31.
"Rimane per sempre in Me lo yogi che, ancorato nell'unità divina qualunque sia
il suo modo di vita, Mi realizza presente in tutti gli esseri.
32. "O
Arjuna, lo yogi migliore è colui che, sia nel dolore che nel piacere, sente per
gli altri esattamente ciò che sente per se stesso".
Arjuna
disse:
33. "O
Madhusudana, a causa della mia agitazione non vedo l'effetto permanente e
durevole dello yoga dell'equanimità che mi hai insegnato.
34.
"Invero la mente è agitata, turbolenta, possente e ostinata! O Krishna, io
considero la mente difficile da controllare come il vento!".
Il
signore Beato disse:
35.
"Eroe dal Braccio Possente! Senza dubbio la mente è agitata e difficile da
controllare; ma con la pratica (dello yoga) e il non-attaccamento può essere
controllata.
36.
"Questo è il Mio credo: lo yoga è difficile da realizzare per l'uomo che non sa
controllarsi; ma chi è controllato e fa lo sforzo con i metodi giusti, riuscirà
a realizzarlo".
Arjunà
disse:
37. "Che
cosa accade, o Krishna, a chi non riesce nello yoga - a chi ha cercato
devotamente di meditare, ma non è riuscito a controllarsi perché la sua mente
s'è smarrita durante la pratica yoga?
38.
"Forse lo yogi perisce come una nuvola lacerata se non trova la via a Brahman -
non trovando rifugio in Lui e rimanendo immerso nell'illusione, uscito fuori
strada da entrambe le vie (quella dell'unione Divina e delle giuste attività)?
39.
"Rimuovi per sempre tutti i miei dubbi, Krishna, perché nessuno tranne Te può
dissipare le mie incertezze".
Il
Signore Beato disse:
40.
"Arjuna, figlio Mio, per chi fa buone azioni non vi e mai distruzione. Sia in
questo mondo che nell'aldilà, egli non cade in una brutta condizione!
41.
"Avendo guadagnato l'ingresso al mondo dei giusti, uno yogi decaduto vi rimane
per innumerevoli anni; quindi rinasce (sulla terra) in una casa pura e prospera.
42.
"Oppure può reincarnarsi in una famiglia di yogi illuminati; ma una tale nascita
è veramente difficile da ottenere in questo mondo!
43. "Là
riacquista la discriminazione yoga ottenuta nell'esistenza precedente e si
sforza ancora più strenuamente per il successo spirituale.
44. "Il
potere della precedente pratica yoga è sufficiente a spingere lo yogi avanti sul
sentiero. Un sincero studente della stessa teoria yoga è più avanzato di chi
segue i riti esterni delle sacre scritture.
45.
"Seguendo con diligenza la sua via, guadagnando la perfezione con gli sforzi di
molte nascite, lo yogi viene purificato dal peccato e infine entra nella
Beatitudine Suprema.
46. "Lo
yogi è considerato più grande degli asceti che disciplinano il corpo; più grande
anche di coloro che seguono il sentiero della saggezza (jnana yoga) e il
sentiero dell'azione (karma yoga). Perciò sii uno yogi, o Arjuna!
47. "E
di tutti gli yogi, colui che con devozione è assorto in Me, con l'anima immersa
in Me, questi considero il più equilibrato".
Qui
finisce il sesto capitolo chiamato "Dhyana Yoga" "Lo Yoga della
Meditazione"
* *
*
CAPITOLO VII - Conoscenza e Realizzazione
Il
Signore Beato disse:
1.
"Ascolta, Partha, come assorbendo la tua mente in Me, prendendo rifugio in Me e
seguendo il sentiero dello yoga - tu Mi realizzerai al di là di ogni dubbio,
completamente (conoscendoMi con tutti i Miei poteri e attributi).
2. "Ti
parlerò senza omissioni sia della conoscenza teorica che della saggezza che si
può avere solo con la realizzazione intuitiva e, conoscendo la quale, nulla in
questo mondo ti rimarrà da conoscere.
3. "Tra
migliaia di uomini, forse uno si sforza d'ottenere la perfezione spirituale; e
tra i benedetti ricercatori che si sforzano assiduamente di raggiungerMi, forse
uno Mi percepisce come sono.
4. "La
Mia prakriti (natura manifesta) ha un'ottuplice divisione: terra, acqua, fuoco,
aria, etere, mente sensoriale (manas), intelligenza (buddhi) ed egoismo
(ahamkara).
5.
"Questa è la Mia natura inferiore (apara prakriti). Comprendi però - o Eroe dal
Braccio Possente - che la Mia natura superiore (para Prakriti) è il jiva, il
principio dell'autocoscienza e della vita che sostiene il cosmo.
6.
"Sappi che le Mie due nature, la pura e l'impura prakriti, costituiscono la
matrice di tutti gli esseri. Io sono l'origine e la dissoluzione dell'intero
universo.
7. "O
Dhananjaya, non v'è nulla superiore a Me o al di là di Me. Tutte le cose
(creature e oggetti) sono legate a Me come le perle di una collana al loro filo.
8. "O
Figlio di Kunti, Io sono la fluidità nelle acque; sono la luce nel sole e nella
luna; sono l'Aum (pranava) nei Veda; il suono nell'etere e la virilità negli
uomini.
9. "Io
sono la dolce fragranza che emana dalla terra; sono la luminosità nel fuoco.
Sono la vita in tutte le creature e l'autodisciplina negli asceti.
10.
"Sappi, o Partha, che Io sono l'eterno seme di tutte le creature! Io sono
l'intelletto dell'intelligente e lo splendore degli esseri vitali.
11. "Tra
i possenti, o Migliore dei Bharata, sono il potere libero dal desiderio e
dall'attaccamento. Negli uomini, sono il desiderio che è in armonia con il
dharma (giustizia).
12.
"Sappi che tutte le manifestazioni di sattva (bene), rajas (attività) e tamas
(male) emanano da Me. Ma nonostante siano in Me, Io non sono in esse.
13.
"Ingannate dai tre guna della Natura, le persone del mondo non percepiscono Me,
che sono immutabile e al di là di tutte le qualità.
14. "È
davvero difficile andare oltre l'influenza della Mia divina illusione cosmica,
permeata dai tre guna. Solo quelli che prendono rifugio in Me (l'Ipnotizzatore
Cosmico) diventano liberi dal potere dell'illusione.
15. "I
più bassi tra gli uomini, i malfattori, gli sciocchi illusi, la cui
discriminazione è stata rapita da maya (illusione), seguono il sentiero degli
esseri demoniaci, non riuscendo a prendere rifugio in Me.
16. "O
Arjuna, quattro tipi di uomini virtuosi Mi adorano, cioè: gli afflitti, coloro
che cercano la saggezza, coloro che bramano la prosperità qui e nell'aldilà, e i
saggi.
17.
"Primo tra questi è il saggio, sempre fermo e costante nella sua devozione.
Infatti Io sono estremamente caro al saggio, ed egli è estremamente caro a Me.
18.
"Tutti questi (quattro tipi di) uomini sono nobili, ma considero il saggio come
il Mio Stesso Sé. Perché con mente ferma egli è stabilito solo in Me come sua
mèta suprema.
19.
"Dopo molte incarnazioni, un saggio Mi raggiunge, realizzando che 'tutto è
Vasudeva' (il Signore onnipervadente)! È difficile trovare una grande anima così
illuminata.
20.
"Guidati dalle proprie inclinazioni, con la discriminazione rubata da questo o
quel desiderio, seguendo questo o quel rito, gli uomini cercano le divinità
minori.
21.
"Qualunque sia la forma (Dio-incarnato, un santo o una divinità) che un devoto
si sforza d'adorare con fede, sono Io che rendo ferma la sua devozione.
22.
"Assorto in quella devozione, impegnato ad adorare quella forma, il devoto
ottiene i frutti dei suoi desideri. Ma in verità quelle realizzazioni sono
concesse soltanto da Me.
23. "Gli
uomini di poca conoscenza (che adorano divinità inferiori) ricevono risultati
limitati. I devoti degli dèi vanno agli dèi; i Miei devoti vengono a Me.
24. "Non
comprendendo il Mio stato supremo, la Mia natura immutabile e indescrivibile,
gli uomini privi di saggezza pensano che Io, il Non Manifesto, assuma una
manifestazione (come un mortale che prende una forma).
25.
"Apparentemente eclissato dalla Mia yoga-maya (l'illusione nata dalle tre
qualità presenti in Natura), non sono visto dagli uomini. Il mondo illuso e
confuso non conosce Me, che sono Senza Nascita e Imperituro.
26. "O
Arjuna, Io conosco tutte le creature del passato, del presente e del futuro; ma
nessuno conosce Me.
27. "O
Discendente di Bharata, al momento della nascita tutte le creature sono immerse
nell'ignoranza illusoria (moha) dall'ingannevole apparenza delle coppie di
opposti, che scaturiscono da desiderio e avversione.
28. "Ma
gli uomini virtuosi, con i peccati rimossi, e non più soggetti alle illusioni
delle coppie di opposti, Mi adorano con ferma determinazione.
29.
"Coloro che cercano la liberazione dalla vecchiaia e dalla morte prendendo
rifugio in Me conoscono Brahman (l'Assoluto), tutta la realtà dell'Adhyatma
(l'anima) e tutti i segreti del karma.
30.
"Coloro che Mi percepiscono nell'adhibhuta (il fisico), nell'adhidaiva
(l'astrale) e nell'adhiyajna (lo spirituale) con il cuore unito all'anima,
continueranno a percepirMi anche al momento della morte".
Qui
finisce il settimo capitolo chiamato "Jnana-vijnana-yoga"
"Lo Yoga della Conoscenza e della Realizzazione"
"Lo Yoga della Conoscenza e della Realizzazione"
* *
*
CAPITOLO VIII - L'Assoluto Imperituro
Arjuna
disse:
1. "O
Purushottama! Ti prego di dirmi che cos'è Brahman (lo Spirito). Cos'è l'adhyatma
(la coscienza creativa kutastha che sta alla base di tutte le manifestazioni e
che esiste come le anime di tutti gli esseri dell'universo)? E cos'è il karma
(le azioni cosmiche e meditative che nascono da Aum)? Cos'è l'adhibhuta (la
coscienza immanente nelle creature e nell'universo fisico)? E cos'è l'adhidaiva
(la coscienza manifestata nei corpi astrali e nell'universo astrale)?
2. "O
Madhusudana! Che cos'è l'adhiyajna (lo Spirito Supremo che crea e conosce), e in
che modo l'adhiyajna è presente (come anima) nel corpo? E come, al momento della
morte, Tu devi essere conosciuto dall'auto-disciplinato?".
Il
Signore Beato rispose:
3. "Lo
Spirito Supremo e Imperituro è Brahman. La Sua manifestazione indifferenziata
(come Kutastha Chaitanya e come anima individuale) è chiamata adhyatma. L'Aum
(Vibrazione Cosmica o Visarga) che causa la nascita, la crescita e la
dissoluzione di tutti gli esseri e delle loro varie nature, è chiamato karma
(azione cosmica).
4. "O
Migliore degli Incarnati! L'adhibhuta è la base dell'esistenza fisica;
ì'adhidaiva è la base dell'esistenza astrale; ed Io, lo Spirito dentro il corpo
e il cosmo, sono l'Adhiyajna (la Causa Prima, il Grande Sacrificatore, il
Creatore e Conoscitore di tutto).
5.
"Entra infine nel Mio Essere chi, al momento del trapasso, quando abbandona il
corpo, pensa soltanto a Me. Questo è vero a' di là di ogni dubbio.
6.
"Figlio di Kunti! Il pensiero con il quale un morente lascia il corpo determina
- per la sua lunga persistenza in esso - il suo prossimo stato d'esistenza.
7.
"Perciò ricordaMi sempre e impegnati nella battaglia dell'attività! Abbandona a
Me la tua mente e il tuo intelletto! Così verrai senza dubbio a Me.
8. "O
Partha! Raggiunge il Supremo Signore Risplendente la persona la cui mente, resa
stabile dalla pratica yoga, è fermamente concentrata sul pensiero di Lui.
9 - 10
"Al momento della morte uno yogi raggiunge il Supremo Signore Risplendente se,
grazie al potere dello yoga, fa passare con amore la sua forza vitale fra le
sopracciglia (la sede dell'occhio spirituale) e fissa con fermezza la sua mente
sull'Essere che splende come il sole, oltre le illusioni delle tenebre - l'Uno
la cui forma è inimmaginabile, più sottile dell'atomo più sottile, il Sostegno
di tutto, il Grande Sovrano, eterno ed onnisciente.
11. "Ti
dirò in breve qual è il metodo per ottenere Quello che i veggenti vedici
chiamano l'Imperituro, Quello che è realizzato dai rinuncianti liberi da
attaccamenti, Quello desiderando il quale essi conducono una vita di
autodisciplina.
12 - 13.
"Chi chiude le nove aperture del corpo, chi raccoglie la mente nel centro del
cuore, chi concentra tutta la forza vitale nel cervello - chi è in tal modo
impegnato nella pratica costante dello yoga, stabilendosi in Aum, il Verbo Santo
di Brahman, e ricordando Me (lo Spirito) al momento della sua uscita finale dal
corpo, raggiunge la Mèta Suprema.
14. "O
Partha! Mi raggiunge facilmente lo yogi che con aspirazione sincera Mi ricorda
costantemente tutti i giorni, con la mente focalizzata soltanto su di Me.
15.
"Dopo avere realizzato Me (Spirito), i Miei nobili devoti raggiungono la
perfezione suprema; essi non sono più soggetti ad ulteriori rinascite in questa
dimora di dolore e transitorietà.
16. "Gli
yogi non ancora liberi dal mondo tornano di nuovo (nel mondo) perfino dall'alta
sfera di Brahma (dall'unione con Dio in samadhi). Ma entrando in Me, o Arjuna,
non vi è più rinascita.
17.
"Sono veri conoscitori del 'giorno' e della 'notte' coloro che comprendono il
Giorno di Brahma, che dura mille cicli (yuga), e la Notte di Brahma, che dura
pure mille cicli.
18.
"All'alba del Giorno di Brahma tutta la creazione, rinata, emerge dallo stato di
non manifestazione; al calare della Notte di Brahma tutta la creazione sprofonda
nel sonno della non manifestazione.
19. "O
Partha, la stessa moltitudine di uomini rinasce di continuo senza poter far
nulla. La loro serie di incarnazioni cessa all'arrivo della Notte, e poi
riappare al sorgere del Giorno.
20. "Ma
trascendente questo stato di non manifestazione (dell'essere fenomenico) esiste
il vero Non Manifesto, l'Immutabile, l'Assoluto, che non è toccato dai cicli
della dissoluzione cosmica.
21.
"Questo Assoluto Non Manifesto e Imperituro è stato chiamato la Mèta Suprema.
Quelli che realizzano il Mio stato supremo non sono più soggetti alla rinascita.
22. "O
Partha, l'Essere Supremo Non Manifesto è raggiungibile con una devozione sincera
e totale. Lui solo, l'Onnipresente, è la Dimora di tutte le creature.
23.
"Adesso, o Bharata, ti parlerò del sentiero attraversando il quale, al momento
della morte, gli yogi ottengono la libertà; e anche del sentiero in cui vi è
rinascita.
24. "Il
fuoco, la luce, il giorno, la quindicina ascendente del mese lunare, i sei mesi
in cui il corso del sole è al nord - seguendo questo sentiero al momento della
morte, i conoscitori di Dio (Brahman) vanno a Dio.
25. "Il
fumo, la notte, la quindicina discendente del mese lunare, i sei mesi in cui il
corso del sole è al sud - chi segue questo sentiero ottiene solo la luce lunare
e poi torna sulla terra.
26.
"Queste due vie per uscire dal mondo sono considerate eterne. La via della luce
porta alla liberazione, la via delle tenebre alla rinascita.
27.
"Nessuno yogi che conosce le due vie cade mai nell'illusione (di seguire la via
delle tenebre). Perciò, o Arjuna, mantieniti sempre fermo e costante nello yoga.
28. "Chi
conosce la verità sulle due vie ottiene un merito infinitamente superiore a
quello derivato dallo studio delle sacre scritture, dai sacrifici, dalle
austerità e dall'offerta di doni. Quello yogi raggiunge la sua Origine Suprema".
Qui
finisce l'ottavo capitolo chiamato "Akshara-brahma-yoga"
"Lo Yoga dell'Assoluto Imperituro"
"Lo Yoga dell'Assoluto Imperituro"
* *
*
CAPITOLO IX - La Scienza e il Mistero Regale
Il
Signore Beato disse:
1. "A
te, che non fai critiche vane, adesso rivelerò il mistero sublime (la natura
immanente e trascendente dello Spirito). Possedendo la realizzazione intuitiva
di questa saggezza, sarai liberato dal male.
2.
"Questa realizzazione intuitiva è la scienza suprema, il segreto regale, il
purificatore incomparabile, l'essenza del dharma (il giusto dovere dell'uomo); è
la percezione diretta della verità - l'illuminazione imperitura - che si ottiene
con vie (dello yoga) molto facili da praticare.
3. "O
Terrore dei Nemici, gli uomini che non hanno fede in questo dharma (perché non
sono devoti alle pratiche yoga) non Mi realizzano. Essi percorrono ripetutamente
l'oscuro sentiero pieno di morte del samsara (il ciclo delle
rinascite).
4. "Io -
il Non Manifesto - pervado l'intero universo. Tutte le creature risiedono in Me,
ma Io non sono in esse.
5.
"Guarda il Mio mistero divino, in cui tutti gli esseri apparentemente non sono
in Me, né il Mio Sé dimora in loro; eppure Io soltanto sono il loro Creatore e
Sostenitore!
6. "Come
l'aria (vayu) si muove liberamente nell'infinità dello spazio (akasha) ed ha il
suo essere nello spazio (pur essendo differente da esso), allo stesso modo tutte
le creature hanno il loro essere in Me (ma non sono Me).
7. "Al
termine di un ciclo (kalpa), o Figlio di Kunti, tutti gli esseri ritornano allo
stato non manifesto della Mia Natura Cosmica (Prakriti). All'inizio del ciclo
seguente Io li proietto di nuovo fuori.
8.
"Ridando vita a Prakriti, Mia stessa emanazione, Io proietto ripetutamente la
moltitudine delle creature, tutte soggette alle leggi finite della Natura.
9.
"Queste attività non Mi legano, o Dhananjaya, perché Io ne rimango al di sopra,
distaccato e indifferente.
10.
"Soltanto la Mia presenza vivificante fa sì che Madre Natura generi l'universo
animato e inanimato. A causa Mia (attraverso Prakriti i mondi girano in cicli
alterni (di creazione e dissoluzione).
11.
"L'ignorante, dimentico della Mia natura trascendente di Gran Signore di tutti
gli esseri, disconosce anche la Mia presenza nella forma umana.
12.
"Privi di intuizione, coi loro desideri; pensieri e azioni completamente vani,
questi uomini possiedono la natura illusa dei demoni e degli esseri malvagi.
13.
"Mentre i mahatrna (le grandi anime), che nella loro natura esprimono le qualità
divine, Mi offrono la devozione esclusiva delle loro menti, conoscendoMi come la
Fonte Imperitura di tutti gli esseri.
14.
"Costantemente assorti in Me, inchinandosi con devozione, essi Mi adorano e
glorificano sempre il Mio Nome, fermi e risoluti nella loro aspirazione suprema.
15.
"Altri ancora, celebrando il sacrificio della conoscenza (jnana-yajna), adorano
Me - il Signore dal corpo cosmico - in diversi modi, prima come il Molteplice e
poi come l'Uno.
16. "Io
sono il rito, il sacrificio, l'offerta agli antenati, l'erba medicinale, il
canto sacro (mantra), il burro sacrificale, il fuoco sacro e l'oblazione.
17. "Di
questo mondo Io sono il Padre, la Madre, l'Avo, il Sostenitore, il Purificatore,
il solo Oggetto di conoscenza, il Suono Cosmico Aum e anche la tradizione vedica
(il Rig, Sama e Yajur-Veda).
18. "Io
sono la Mèta Finale, il Sostenitore, il Signore, il Testimone, la Dimora, il
Rifugio e l'unico Amico. Io sono l'Origine, la Dissoluzione, il Fondamento, la
Miniera Cosmica e il Seme Indistruttibile.
19. "Io
do il calore del sole, o Arjuna, e mando o trattengo la pioggia. Io sono
l'Immortalità e anche la Morte. Io sono l'Essere (Sat) e il Non-Essere (Asat).
20. "I
conoscitori dei tre Veda, purificandosi dal peccato con il rito del Soma, Mi
adorano attraverso lo yajna (sacrificio) e così realizzano il loro desiderio di
entrare in cielo. Là, nel regno sacro delle divinità astrali, i devoti godono i
sottili piaceri celesti.
21.
"Dopo essersi deliziati nelle gloriose regioni superiori, quando il loro buon
karma ha termine, questi esseri ritornano sulla terra. Pur conformandosi alle
ingiunzioni delle sacre scritture, desiderando i piaceri (le ricompense
celesti), essi vanno e vengono (tra cielo e terra).
22.
"Agli uomini che meditano su di Me come il loro stesso Sé, sempre uniti a Me con
un'adorazione incessante, Io do tutto ciò di cui. hanno bisogno e rendo
permanenti i loro guadagni.
23. "O
Figlio di Kunti, anche i devoti di altri dèi che offrono loro sacrifici con
fede, in effetti adorano soltanto Me, anche se non nella maniera giusta.
24.
"Invero Io sono il solo Signore che gode di tutti i sacrifici. Ma siccome (gli
adoratori delle Mie forme inferiori) non Mi percepiscono nella Mia vera natura,
essi ritornano (in questo mondo).
25. "I
devoti delle divinità astrali vanno ad esse; coloro che venerano gli antenati
vanno ai mani. Agli spiriti della natura vanno coloro che li cercano; e i Miei
devoti vengono a Me.
26. "La
reverente offerta di una foglia, un fiore, un frutto o dell'acqua, fattaMi con
cuore puro, è un atto di devozione ben accetto ai Miei occhi.
27. "O
Figlio di Kunti, dedica tutte le tue azioni - sia che mangi o celebri riti
spirituali, che offra doni o pratichi l'autodisciplina - come offerte a Me.
28.
"Così nessuna azione potrà incatenarti con i risultati buoni o cattivi del
karma. Con il tuo Sé saldamente ancorato in Me, mediante lo yoga e la rinuncia,
otterrai la libertà e verrai a Me.
29. "Io
sono imparziale verso tutti gli esseri. Nessuno Mi è odioso, nessuno caro. Ma
quelli che Mi offrono l'amore dei loro cuori sono in Me, come Io sono in loro.
30.
"Anche un grande peccatore che rifugge tutto il resto per adorare soltanto Me
può essere annoverato tra i buoni, perché ha deciso rettamente.
31.
"Diventerà rapidamente virtuoso e otterrà la pace eterna. O Figlio di Kunti, di'
a tutti con certezza che il Mio devoto non perisce mai!
32.
"Prendendo rifugio in Me, tutti gli esseri possono conseguire la Realizzazione
Suprema - anche se di nascita peccaminosa, donne, vaishya o sudra.
33.
"Quanto più facilmente, dunque, posso essere realizzato dai santi brahmini
(conoscitori di Dio o Brahman) e dai devoti rajarishi (saggi reali)! Essendo
entrato in questo mondo impermanente e senza felicità, adora soltanto Me
(Spirito).
34.
"Fissa la tua mente su di Me, sii Mio devoto, inchinati a Me con reverenza in
un'adorazione incessante. Unito così a Me, che sono la tua Mèta Suprema, tu
sarai Mio".
Qui
finisce il nono capitolo chiamato "Rajavidya-rajaguhya-yoga"
"Lo Yoga della Scienza Regale e del Mistero Regale".
"Lo Yoga della Scienza Regale e del Mistero Regale".
* *
*
CAPITOLO X - Le Manifestazioni Divine
Il
Signore Beato disse:
1. "O
Eroe dal Braccio Possente, ascolta ancora una volta la Mia parola suprema. Per
il tuo sommo bene, parlerò di nuovo a te che ascolti con gioia.
2. "Né
la moltitudine degli angeli né i grandi saggi conoscono la Mia natura non
generata, perché anche deva e rishi (sono esseri creati, e dunque) hanno origine
in Me.
3. "Ma
l'uomo che realizza che Io sono senza nascita e senza inizio, il Gran Signore
della creazione, conquista l'illusione e perviene allo stato senza peccato anche
mentre vive in un corpo mortale.
4 - 5.
"Discriminazione, saggezza, mancanza d'illusione, tolleranza, verità, controllo
dei sensi, pace di mente, gioia, dolore, nascita, morte, paura, coraggio, non
violenza, equanimità, serenità, autodisciplina, carità, fama e infamia - tutti
questi diversi stati scaturiscono soltanto da Me, come modificazioni della Mia
natura.
6. "I
sette grandi Rishi, i quattro Antichi e i (quattordici) Manu sono pure
modificazioni della Mia natura, nati dal Mio pensiero e dotati di poteri
(creativi) come i Miei. Da questi progenitori derivano tutte le creature viventi
sulla terra.
7. "Chi
con lo yoga realizza la verità delle Mie molteplici manifestazioni, e il potere
creativo e distruttivo del Mio yoga divino, è saldamente unito a Me. Questo è al
di là di ogni dubbio.
8. "Io
sono la Sorgente di ogni cosa; da Me scaturisce tutta la creazione. Con questa
realizzazione, il saggio Mi adora pieno di reverenza.
9. "Coi
pensieri rivolti totalmente a Me, con le loro vite abbandonate a Me,
illuminandosi l'un l'altro, glorificandoMi sempre, i Miei devoti sono
soddisfatti e gioiosi.
10. "A
coloro che sono sempre attaccati a Me e che Mi adorano con amore, Io trasmetto
la saggezza discriminativa (buddhi yoga) per mezzo della quale Mi realizzano
totalmente.
11. "Per
pura compassione Io - il Divino che risiede nei cuori - accendo in loro la luce
radiosa della saggezza che bandisce l'oscurità nata dall'ignoranza".
Arjuna
disse:
12 - 13.
"Tu sei lo Spirito Supremo, la Dimora Suprema, la Purezza Suprema! Tutti i
grandi saggi, il divino veggente Narada, come pure Asita, Devala~ e Vyasa Ti
hanno descritto come l'Eterno Purusha che splende di luce propria, la Divinità
Originaria, Senza Nascita ed Onnipresente! Ed ora Tu Stesso me lo dici!
14. "O
Keshava! Considero verità eterna tutto quello che mi hai rivelato. Invero, mio
Signore, né i deva (dèi) né i danava (titani) conoscono gli infiniti modi delle
Tue manifestazioni.
15. "O
Divino Purusha, Origine degli esseri, Signore di tutte le creature, Dio degli
dèi, Sostenitore del mondo in verità Tu soltanto conosci Te Stesso mediante Te
Stesso.
16. "Ti
prego perciò di espormi senza riserve i Tuoi poteri e attributi divini, per
mezzo dei quali la Tua Onnipresenza sostiene tutti i mondi.
17. "O
Grande Yogi! Come dovrò meditare per conoscerTi veramente? In quali aspetti e
forme, Beato Signore, devo concepirTi?
18. "O
Janardana! Parlami ancora estesamente dei Tuoi poteri yoga e delle Tue
manifestazioni; perche' non sono mai pago d'ascoltare le Tue parole
d'ambrosia!".
Il
Signore Beato disse:
19. "O
Migliore dei Principi! Adesso ti parlerò delle Mie manifestazioni fenomeniche -
ma solo delle principali, perché non vi è fine alla Mia varietà.
20. "O
Conquistatore del sonno! Io sono il Sé nel cuore di tutte le creature. Io sono
l'Origine, l'Esistenza e la Fine di tutti gli esseri.
21.
"Degli Aditya (dodici esseri risplendenti), Io sono Vishnu; degli astri
luminosi, Io sono il sole raggiante; dei Marut (divinità del vento), sono
Marici; dei corpi celesti, sono la luna.
22. "Tra
i Veda, Io sono il Sama Veda tra gli dèi, sono Vasava (Indra); tra i sensi, sono
la mente (manas); negli esseri viventi, sono l'intelligenza.
23. "Dei
Rudra (undici esseri radiosi), Io sono (il loro capo) Shankara (Shiva); tra gli
Yaksha e i Rakshasa (esseri semi divini), sono Kubera (il Signore delle
ricchezze); dei Vasu (Otto esseri vitalizzanti), Io sono Pavalta (il dio del
fuoco, il potere purificante); delle montagne, sono il monte Meru.
24. "E
dei sacerdoti - o Figlio di Pritha - sappi che Io sono il loro capo, Brihaspati.
Tra i generali, Io sono Skanda; delle distese d'acqua, sono l'oceano.
25. "Tra
i maharishi (grandi saggi), Io sono Bhrigu; tra le parole, sono il monosillabo
'Aum'; tra gli yajna (cerimonie sacre), sono il japa-yajna (il canto estatico
silenzioso); delle cose inamovibili, sono l'Himalaya.
26. "Tra
tutti gli alberi, sono l'Ashvattha; tra i devarishi (veggenti divini) sono
Narada. Tra i Gandharva (semidèi) sono Citraratha; e tra i siddha (esseri
perfetti liberati) sono il muni (santo) Kapila.
27. "Tra
i cavalli, sappi che sono Uchchaihshrava, nato dal nettare; tra gli elefanti
(sono) Airavata, l'elefante bianco di Indra; e tra gli uomini, l'imperatore.
28.
"Delle armi, sono il fulmine; dei bovini, sono Kamadhuk (la mucca celeste che
soddisfa tutti i desideri). Io sono Kandarpa (il dio dell'amore, la
personificazione della coscienza creativa), la causa delle nascite; e tra i
serpenti sono Vasuki.
29. "Tra
i serpenti Naga, sono Ananta (l'eterno); fra le creature delle acque, sono
Varuna (dio dell'oceano); tra gli antenati (pitri), sono Aryama; fra tutti
coloro che controllano, Io sono Yama.
30. "Tra
i daitya (demoni e giganti), sono Prahlada; fra i misuratori, Io sono il Tempo.
Tra gli animali, sono il re delle bestie (il leone); e tra gli uccelli sono
Garuda ('signore dei cieli', il veicolo di Vishnu).
31. "Tra
i purificatori, Io sono il vento; fra i guerrieri armati sono Rama; tra gli
esseri acquatici, sono Makara (il veicolo del dio dell'oceano, lo squalo); tra i
fiumi, Io sono Jahnavi (il Gange).
32. "Di
tutte le manifestazioni - o Arjuna - Io sono il principio, il mezzo ed anche la
fine. Di tutti i rami della conoscenza, Io sono la saggezza del Sé. Per gli
oratori, sono la logica discriminativa (vada).
33.
"Delle lettere, sono la lettera A; e dei composti grammaticali, sono il dvandva
(quello che congiunge). Io sono il Tempo eterno e immutabile; sono il Creatore
Onnipresente (che dispensa i frutti delle azioni), la cui faccia è rivolta in
ogni direzione.
34. "Io
sono la Morte che tutto divora; e la Nascita, l'origine di tutto ciò che sarà.
Tra le qualità femminili (di Prakriti) sono la gloria, la prosperità (o
bellezza, Sri), il potere illuminante della parola, la memoria, l'intelligenza,
il potere dell'intuizione e la costanza della pazienza divina.
35.
"Degli inni (del Sama Veda), Io sono il Brihat-Sama; dei metri poetici, sono il
Gayatri; dei mesi, sono Margasirsha (novembre-dicembre); delle stagioni, sono
Kusumakara, quella dei fiori (la primavera).
36. "Io
sono il gioco d'azzardo dei fraudolenti; sono lo splendore del radioso. Sono la
vittoria e il potere di fare lo sforzo; Io sono il Sattva dei buoni (sattvici).
37. "Dei
Vrishni, Io sono Vasudeva (Krishna); fra i Pandava, sono Dhananjaya (Arjuna).
Tra i muni (santi), sono Vyasa; fra i saggi sono il savio Ushanas.
38. "Io
sono lo scettro dei sovrani e l'arte politica di chi cerca la vittoria. Sono
anche il silenzio delle cose segrete e la saggezza dei sapienti.
39.
"Inoltre - Arjuna - sono qualunque cosa costituisca il seme riproduttivo di
tutti gli esseri. Non vi è nulla, mobile o immobile, che possa esistere senza di
Me.
40. "O
Parantapa, le manifestazioni dei Miei divini attributi (vibhuti) sono
illimitate. La Mia breve esposizione è solo un semplice accenno ai Miei poteri
infiniti.
41.
"Sappi che qualunque essere operi miracoli, possieda vera prosperità e sia
dotato di grande valore, è la manifestazione di una particella del Mio
splendore.
42. "Ma
a che ti può servire - o Arjuna - la conoscenza di tutti questi particolari?
(Sappi semplicemente che) Io, l'Immutabile ed Eterno, sostengo e permeo l'intero
universo con un solo frammento del Mio Essere".
Qui
finisce il decimo capitolo chiamato "Vibhuti-yoga"
"Lo Yoga delle Manifestazioni Divine"
"Lo Yoga delle Manifestazioni Divine"
* *
*
CAPITOLO XI - La Visione della Forma Universale
Arjuna
disse:
1.
"Pieno di compassione, Tu mi hai rivelato la saggezza segreta del vero Sé,
bandendo così la mia illusione.
2. "Tu -
(Krishna) Occhi di Loto - mi hai parlato estesamente dell'origine e della
dissoluzione di tutti gli esseri, e della Tua eterna sovranità.
3. "Così
invero Ti sei proclamato a me, o Signore Supremo! Tuttavia desidero ardentemente
vederTi nella Tua Forma Divina (Ishvarica), o Purushottama.
4. "O
Maestro, Signore degli Yogi! Se mi ritieni capace di vederLo, mostrami il Tuo Sé
Infinito". Il Signore Beato disse.
5.
"Guarda, o Partha, le Mie forme divine, a centinaia, a migliaia - di svariati
colori e d'ogni genere!
6.
"Guarda gli Aditya, i Vasu, i Rudra, i gemelli Ashvin, i Marut e molte altre
cose meravigliose mai viste prima!
7. "O
Conquistatore del Sonno! Guarda ora riuniti nel Mio Corpo Cosmico tutti i mondi,
tutto ciò che si muove o è immobile, e qualunque altra cosa desideri vedere.
8. "Ma
tu non puoi vederMi con occhi mortali. Perciò ti concedo la vista divina. Guarda
il potere supremo del Mio yoga!".
Sanjaya disse (a re Dhritarashtra):
9. Con
queste parole Hari, l'eccelso Signore dello Yoga, mostrò ad Arjuna la Sua
Completa Manifestazione, la Forma Cosmica di Ishvara.
10- 11.
(Arjuna vide) la multiforme e meravigliosa Presenza della Divinità - infinita
nelle forme, splendente in ogni direzione dello spazio, onnipotenza
onnipervadente, adorna d'innumerevoli abiti, ghirlande e ornamenti celesti, con
in pugno armi divine, fragrante di ogni amabile essenza, con occhi e bocche
dappertutto!
12. Se
un migliaio di soli apparissero simultaneamente nel cielo, fiocamente la loro
luce potrebbe rassomigliare allo splendore di quel potente Essere!
13.
Dimorando nella forma infinita del Dio degli dèi, Arjuna vide l'intero universo
con tutte le sue variegate manifestazioni.
14.
Allora Dhananjaya, pieno di stupore e con i peli ritti, con le mani giunte (in
segno di preghiera) e inchinando con reverenza la testa davanti al Signore, così
Gli si rivolse: Arjuna disse:
15.
"Amato Signore, Adorato dagli dèi! Vedo il Tuo corpo che sostiene tutti gli
esseri incarnati, i grandi veggenti e gli innumerevoli angeli-santi divini.
Dimorando nel profondo della caverna misteriosa, l'ardente desiderio della
natura serpentina, pur feroce e sottile, ora è domato, dimentico del suo gioco
mortale. E il Signore Brahma, dio degli dèi, siede al sicuro sul fiore di loto.
16.
"Gran Signore dei mondi dal Corpo Cosmico, oh, io Ti vedo dappertutto
all'infinito, con innumerevoli braccia, petti, bocche ed occhi! Tuttavia rimango
all'oscuro della Tua nascita, del Tuo regno e della Tua presenza qui.
17. "O
Dirompente Fiamma Risplendente, o Raggio Accecante! Oggi divampa il Tuo potere
concentrato: il Tuo Nome si diffonde ovunque fin nei più remoti recessi
abissali. Ornato di una corona di stelle e impugnando lo scettro del potere
sovrano, Tu fai girare il disco roteante dell'evoluzione, o Ardente Febo!
18."Tu
sei l'Imperituro Brahman, l'Essere Supremo, il Rifugio Cosmico, il Tema della
Saggezza, il vero Guardiano dell'Eterno Dharma Tu sei per me l'Antico Purusha!
19. "O
Tu senza principio, senza mezzo e senza fine, vedo le Tue infinite braccia al
lavoro; i Tuoi occhi onnipresenti fatti di soli e lune e cieli stellati; dalla
Tua bocca fuoriescono fiamme vibranti, mentre pronunci Aum, il Tuo Nome Cosmico.
Il Tuo innato splendore protegge dal danno e scalda la distante
creazione.
20. "O
Anima Suprema, lo spazio tra la terra e la casa degli dèi, tutte le direzioni e
ogni zolla di terra, tutte le alte dimore e le sfere che le circondano sono da
Te pervase, vicino e lontano. E i tre mondi impauriti adorano la Tua forma
temibile e meravigliosa.
21. "In
Te entrano moltitudini di dèi. Con le mani giunte, timorosi, alcuni pregano per
prendere rifugio in Te. Con splendidi inni di 'pace', i grandi rishi e i siddha
(che hanno attraversato con successo il sentiero spirituale) adorano Te e solo
Te!
22. "Gli
undici astri del cielo (Rudra); i dodici soli luminosi (Aditya); gli otto
Antichi (Vasu), grande lustro delle stelle; i rispettati eremiti (Vishva-deva);
le divinità protettrici (Sadhya), agenti dei signori cosmici; i forti principi
gemelli (Ashvin), dal valore ben noto; i quarantanove venti (Marut), che legano
intimamente l'atomo; gli antichi spiriti tutelari (Ushmapa); moltitudini di
Yaksha (spiriti-folletti), semidèi (Gandharva) e demoni (Asura); i Perfetti
(Siddha) nel sentiero spirituale, contemplano con meraviglia il Tuo eccelso
valore!
23.
"Vedo Te - dalle braccia possenti - con innumerevoli bocche e occhi stellati,
con infinite mani e gambe adorne di piedi di loto. L'immensa voragine della Tua
bocca, con i denti del giorno del giudizio, si spalanca ad ingoiare i mondi
intorno che si dissolvono, e lascia in me un puro e gioioso timore reverenziale.
Vedendo la Tua immensità tutti i mondi rimangono esterrefatti, ed anch' io!
24.
"Vedendo le profondità dell'immenso vuoto piene di Te, la Tua bocca spalancata e
i diversi colori del Tuo fiammeggiante corpo luminoso, sono in cuor mio
terrorizzato - o Vishnu - e non trovo né coraggio né pace.
25.
"Nelle Tue bocche vedo denti feroci e le fiamme distruttrici del tempo che mi
minacciano. Non riconosco le quattro direzioni. Mostrami compassione! Da solo
non trovo pace. O Custode Cosmico, Signore degli dèi, Ti prego d'ascoltare le
mie umili parole.
26. "I
figli dei sensi dominati dall'orgoglio principesco, insieme all'ego, alle
abitudini karmiche e ai piaceri materiali, sono in attesa di scagliarsi sui
nostri saggi capi; eppure essi guidano la corsa della morte, per cadere e
svanire per sempre nella Tua bocca vorace adorna di crudeli denti sgraziati.
27. "Il
vincitore e il vinto (il giusto e l'ingiusto, entrambi Tuoi figli) reclamano
ancora il Tuo amore; eppure tutti un giorno baceranno la polvere e dormiranno
sul suolo comune della terra. Si vedono le teste maciullate di alcuni incastrate
fra i Tuoi denti avidi.
28.
"Come le onde impetuose dei ruscelli desiderano farsi strada in mezzo a una
moltitudine di ondine e scorrere verso L'oceano, così gli eroici rivoli della
vita vanno a scontrarsi in una lotta furibonda nella bocca schiumeggiante del
Tuo mare di fuoco, dove le scintille della vita danzano in Te.
29.
"Come i moscerini incantati dal gioco della bellezza si precipitano guizzanti e
incuranti nella fiamma, così i fuochi illusori della passione pretendono di
splendere come la Tua luce divina, spronando i mortali a rispondere al richiamo
della morte.
30."Dalla Tua bocca fiammeggiante guizzano lingue saettanti che leccano
il sangue caldo di forti e deboli. Tu, Dio Goloso, divori con fame infinita. O
Vishnu, Tu distruggi i mondi con raggi di fuoco onnipervadenti.
31. "Sii
benevolo, o Principio degli dèi! Io desidero veramente conoscere chi sei -
Signore Primevo, Forma Terrificante e nello stesso tempo infinitamente buona.
Dimmi qual è la Tua volontà sovrana, perché ancora non la conosco". Il Signore
Beato disse:
32. "In
guisa di Destino Infinito, Io vengo come l'avaro Tempo per cogliere e accogliere
nelle Mie ardenti fauci i deboli timorosi, e tutti gli esseri mortali stanchi
del mutamento della morte, e con il nettare della Mia vita prepararli ad
affrontare impavidi nuove lotte superliori. Anche se tu non uccidessi i tuoi
malvagi nemici, un giorno questi guerrieri schierati in battaglia cadranno
sicuramente nelle fauci della Mia giustizia.
33
."Sorgi, svegliati! Sorgi, svegliati! Colpisci a morte i tuoi nemici, fa,
prigioniera la carne e cogli la gloria della vittoria partecipando al gioco
della battaglia. Goditi la ricchezza del Re della pace, e del regno dei cieli!
Ben conosco gli avvenimenti che ha in serbo il mistico futuro; e invero ti dico
che molto tempo fa Io ho ucciso i tuoi nemici e questi guerrieri, molto prima
che la tua mano-agente potesse sapere (che avrei fatto approdare i tuoi nemici
alle buie rive della morte).
34. "Tu
sei il Mio strumento; ed è così che attuo i Miei piani nell'universo, servendomi
di diversi strumenti. Io ho già ucciso e ancora ucciderò le schiere dei sensi
(Drona, Bhishma, Jayadratha, Karna e altri potenti guerrieri), sia tramite te
che attraverso i Miei soldati del passato e del futuro!".
Sanjaya disse (a Re Dhritarashtra):
35. Dopo
avere ascoltato le parole di Keshava, tremante e intimorito, con le mani giunte
in segno di preghiera, Arjuna s'inchinò ancora una volta umilmente e con voce
tremula si rivolse a Krishna:
Arjuna
disse:
36. "A
ragione, Hrishikesha, i mondi sono fieri e felici di cantare la Tua gloria! I
demoni, terrorizzati, cercano salvezza fuggendo in tutte le direzioni; mentre le
moltitudini dei siddha (esseri perfetti) s'inchinano per adorarTi.
37. "E
perché non dovrebbero adorarTi, Spirito Infinito? Poiché Tu sei più grande di
Brahma, il Creatore, che è scaturito da Te. O Essere Infinito, Dio degli dèi,
Rifugio dell'universo, Tu sei l'Imperituro: il Manifesto, il Non Manifesto e
Quello oltre (il Mistero Supremo)!
38. "Tu
sei il Dio Primevo, l'Antico Purusha! Tu sei il Rifugio Supremo dei mondi, il
Conoscitore e il Conosciuto, la Mèta Suprema! La Tua onnipresenza splende
nell'universo - o Tu dalla Forma Illimitata!
39. "O
Fluida Vita delle Correnti Cosmiche (Vayu), o Re della Morte (Yama), o Dio del
Fuoco (Agni), o Sovrano del Mare e de! Cielo (Varuna), o Signore della Notte (la
Luna), o Padre Divino dall'innumerevole progenie (Prajapati), o Grande Antenato
di tutti! A Te lode, lode senza fine! A Te rivolgo migliaia di volte i miei
saluti!
40. "O
Potenza Infinita, o Invincibile Onnipresenza Onnisciente, o Tutto! Io m'inchino
a Te davanti e di dietro, m'inchino a Te a sinistra e a destra, m'inchino a Te
sopra e sotto, m'inchino a Te che mi avvolgi e mi compenetri dappertutto!
41 - 42.
"Inconsapevole della Tua gloria cosmica e considerandoTi come un compagno
familiare, spesso mi sono rivolto a Te chiamandoti con audacia 'Krishna',
'Yadava' e 'Amico'. Per tutte queste parole, sia dette con incuranza o con
affetto, e per qualunque irriverenza possa aver mostrato nei Tuoi confronti -
Signore Incrollabile! - durante lo scherzo o a pranzo, mentre camminavamo,
sedevamo o riposavamo, da solo con Te o in compagnia di altri - per tutte queste
mancanze involontarie, o Incommensurabile, io chiedo perdono.
43. "Tu
sei il Padre di tutto, di ciò che si muove e di ciò che non si muove. Nessun
altro che Te è degno di essere adorato, o Guru Sublime! Non esiste un altro
uguale a Te nei tre mondi. Chi Ti può superare, Signore dalla potenza
incomparabile?
44.
"Perciò, Signore Adorabile, mi getto ai Tuoi piedi implorando il Tuo perdono. O
Signore, perdonami come un padre suo figlio, come un amico un caro amico, come
un amante la sua amata!
45.
"Colmo di gioia per aver contemplato una visione mai vista prima, la mia mente
non è però libera dalla paura. Sii misericordioso con me, o Signore degli dèi,
Rifugio dei mondi! Mostrami soltanto la Tua forma divina (del benevolo Vishnu).
46.
"Desidero vederTi come prima, come Vishnu con quattro braccia, cinto di corona e
con in mano la mazza e il disco. MostraTi di nuovo a me in quella forma, Tu che
hai migliaia di braccia e assumi la forma dell'universo"!
Il
Signore Beato disse:
47."Pieno di grazia ho esercitato il Mio potere yoga per rivelare a te,
Arjuna, la Mia suprema forma originaria, la Mia infinita e radiosa forma
universale, che nessun altro ha mai visto prima.
48."Nessun essere mortale - eccetto te, o Grande Eroe dei Kuru - è in
grado di contemplare la Mia forma universale. Questa visione non si può ottenere
con i sacrifici o la carità né facendo rituali o rigorose austerità né con lo
studio dei Veda.
49."Non
devi aver timore né essere turbato, vedendo il Mio aspetto terribile. Rimuovendo
ogni paura e col cuore colmo di gioia, guarda ancora una volta la Mia forma a te
familiare".
Sanjaya disse (a Re Dhritarashtra):
50.Dopo
aver parlato così, Vasudeva, il Signore dell'universo, riassunse la forma di
Krishna. Riapparendo ad Arjuna in quella forma di grazia, la Grande Anima
consolò il Suo devoto intimorito.
Arjuna
disse:
51. "O
Tu che esaudisci tutti i desideri (Janardana)! Guardando di nuovo la Tua dolce
forma umana, la mia mente si acquieta e sento di essere tornato alla mia vera
natura".
Il
Signore Beato disse:
52. "É
davvero molto difficile contemplare la Mia Visione Universale, come tu l'hai
vista! Perfino gli dei desiderano continuamente vedere quella Forma.
53.
"Essa non viene svelata né attraverso le austerità né con lo studio delle sacre
scritture né elargendo doni nè facendo adorazioni e sacrifici formali.
54. "O
Terrore dei sensi-nemici! Soltanto con l'indivisa devozione (facendo convergere,
mediante lo yoga, tutti i pensieri in un'unica percezione divina) Io posso
essere contemplato nella Forma Cosmica in cui Mi hai visto e conosciuto in
realtà e infine abbracciato nell'Unità!
55. "O
Arjuna, chi agisce soltanto per Me, chi fa di Me la sua mèta suprema, chi
s'abbandona con amore a Me, non è attaccato (ai Miei illusori mondi di sogno) e
non nutre inimicizia verso alcuno (vedendo Me in tutto) questi entra nel Mio
essere!".
Qui
finisce l'undicesimo capitolo chiamato "Vishvarupa-darshana-yoga"
"Lo Yoga della visione della Forma Universale"'
"Lo Yoga della visione della Forma Universale"'
* *
*
CAPITOLO XII - Bhakti Yoga
Arjuna
disse:
1. "Fra
quei devoti che Ti adorano con costante fermezza e quelli che adorano
l'Imperituro, il Non Manifesto quali sono maggiormente versati nello yoga?".
Il
Signore Beato disse:
2.
"Coloro che fissando le loro menti su di Me, Mi adorano stando sempre uniti a Me
con devozione suprema, sono a Mio parere i perfetti conoscitori dello yoga.
3. "Ma
quelli che adorano l'Imperituro, l'Indescrivibile, il Non Manifesto,
l'Onnipresente, l'Inconcepibile, l'Immutabile, l'Eterno;
4. "Che
hanno soggiogato tutti i sensi, che sono sempre in possesso di equanimità e si
dedicano al benessere di tutti gli esseri - invero anch'essi ottengono Me.
5.
"Coloro che si prefiggono per mèta il Non Manifesto aumentano le difficoltà;
perché per gli esseri incarnati arduo è il sentiero che porta all'Assoluto.
6 - 7.
"Ma quelli che Mi adorano, abbandonando a Me tutte le attività (pensandoMi come
l'unico Autore delle azioni), contemplandoMi con uno yoga totale ed esclusivo -
rimanendo assorti in Me - invero, Figlio di Pritha, per questi che hanno la
coscienza fissa in Me Io divento ben presto il Salvatore che li tira fuori
dall'oceano delle nascite mortali.
8.
"Immergi la tua mente soltanto in Me, concentra su di Me la tua percezione
discriminativa, e al di là di ogni dubbio dimorerai eternamente in Me.
9. "O
Dhananjaya, se non fossi capace di tenere ferma la tua mente su di Me, cerca
allora di raggiungerMi con la pratica costante dello yoga.
10. "Se
però non fossi capace di praticare yoga con continuità, dedicati con diligenza a
compiere azioni pensando a Me. Anche impegnandoti nelle attività per amor Mio
otterrai il supremo successo divino.
11. "Se
non riuscissi a fare neppure questo, allora, rimanendo attaccato a Me come tuo
Rifugio, rinuncia ai frutti di tutte le azioni mentre continui a sforzarti di
ottenere l'autocontrollo.
12.
"Invero la saggezza (nata dalla pratica yoga) è superiore alla pratica
(meccanica) dello yoga; la meditazione è più desiderabile del possesso della
conoscenza (teorica); la rinuncia ai frutti delle azioni è meglio (degli stati
iniziali) della meditazione. la rinuncia ai frutti delle azioni è seguita
immediatamente dalla pace.
13 - 14.
"Chi è libero dall'odio verso tutte le creature ed è amichevole e
compassionevole verso tutti; chi è privo della coscienza di "Io e mio" e di
possessività; chi è equanime nella sofferenza e nella gioia; paziente e
misericordioso, sempre contento; chi pratica regolarmente yoga, sforzandosi
costantemente di conoscere il Sé e unirsi allo Spirito; chi è in possesso di
ferma determinazione, con la mente e la discriminazione abbandonate a Me questi
è Mio devoto, e Mi è caro.
15.
"L'individuo che non crea disturbo nel mondo e che non può essere disturbato dal
mondo, che è libero da esultanza, gelosia, paura e ansietà - anche questi Mi è
caro.
16. "Chi
è libero dai desideri mondani, chi è puro (nel corpo e nella mente), chi è
sempre pronto (ad agire), chi rimane indifferente e non turbato dalle
circostanze, chi ha rinunciato a tutte le imprese piacevoli (iniziate dall'ego)
- questi è Mio devoto, e Mi è caro.
17. "Chi
non sente né gioia né avversione verso le cose tristi e piacevoli (della vita),
chi è libero da dolori e desideri, chi ha bandito (la coscienza relativa di)
bene e male, e chi è intensamente devoto - questi Mi è caro.
18 - 19.
"Chi è ugualmente tranquillo davanti ad amici e nemici, (ricevendo) adorazione e
insulti, e durante le esperienze di caldo e freddo e di piacere e sofferenza;
chi ha rinunciato all'attaccamento, considerando allo stesso modo lode e
biasimo; chi è tranquillo e contento con qualunque cosa, non attaccato alla vita
di casa, ed ha una natura calma e piena di devozione - questi Mi è
caro.
20. "Ma
quelli che perseguono con fede (shraddha) questa religione (dharma) immortale,
come ho detto prima, colmi di devozione e supremamente assorti in Me - questi
devoti Mi sono estremamente cari".
Qui
finisce il dodicesimo capitolo chiamato "Bhakti-yoga"
"Lo Yoga della Devozione."
"Lo Yoga della Devozione."
* *
*
CAPITOLO XIII - Il Campo e il Conoscitore del Campo
Arjuna disse:
"O
Keshava, desidero sapere di Prakriti (l'intelligente Madre Natura) e di Purusha
(Dio Padre trascendente); dello kshetra (il 'campo' del corpo) e dello
kshetrajna (l'anima o conoscitore del 'campo'); della conoscenza e di Quello che
dev'essere conosciuto".
Il
Signore Beato disse:
1.
"Figlio di Kunti, coloro che conoscono la verità chiamano il corpo kshetra (il
'campo' in cui si semina e si raccoglie buono e cattivo karma); allo stesso modo
chiamano kshetrajna (anima) ciò che conosce il campo.
2. "O
Discendente di Bharata, sappi anche che Io sono lo Kshetrajna (Colui che
percepisce) in tutti gli kshetra (i corpi emanati dal principio cosmico creativo
e dalla Natura). Per Me la comprensione di kshetra e kshetrajna costituisce la
vera saggezza.
3. "Ora
ti dirò in breve dello kshetra, dei suoi attributi, del suo principio di causa
ed effetto, delle sue influenze che causano modificazioni, ed anche chi è Lui
(lo Kshetrajna) e qual è la natura dei Suoi poteri.
4.
"(Queste verità) sono state chiaramente celebrate dai Rishi in molti modi; in
vari canti nei Veda e nelle convincenti analisi piene di logica degli aforismi
su Brabman (i 'Brahma Sutra).
5.
"Brevemente descritto, lo kshetra e le sue modificazioni sono composte dal Non
Manifesto (Mula-Prakriti, la Natura indifferenziata), dai cinque elementi
cosmici, dai dieci sensi e dalla mente, dall'intelligenza (buddhi),
dall'egoismo, dai cinque oggetti dei sensi;
6. "Da
desiderio, odio, piacere e dolore; dall'aggregazione (il corpo, che è una
combinazione di forze diverse), dalla coscienza e dalla persistenza.
7. "(Il
saggio è contraddistinto da) umiltà, mancanza d'ipocrisia, non violenza,
clemenza, rettitudine, servizio al guru, purezza di mente e corpo, fermezza e
auto-controllo;
8.
"Indifferenza verso gli oggetti dei sensi, assenza di egoismo, comprensione
delle sofferenze e dei mali (impliciti nella vita mortale): nascita, malattia,
vecchiaia e morte;
9. "Non
attaccamento, non identificazione del Sé con cose come figli, moglie e casa;
costante equanimità in tutte le circostanze desiderabili e indesiderabili;
10.
"Incrollabile devozione a Me mediante lo yoga della non-separazione; vivere in
luoghi solitari, evitare la compagnia delle persone mondane;
11.
"Perseveranza nella conoscenza del Sé e percezione intuitiva dello scopo di ogni
sapere. Tutte queste qualità costituiscono la saggezza; (le qualità) ad esse
opposte costituiscono l'ignoranza.
12. "Ti
dirò di Quello che dev'essere conosciuto, perché tale conoscenza dà
l'immortalità. Ascolta del Brahman Supremo senza principio - Colui che non è
chiamato né esistente (sat) né inesistente (asat).
13.
"Egli è presente nel mondo, avvolgendo tutto le Sue mani e i Suoi piedi sono
dappertutto; i Suoi occhi e le Sue orecchie sono da tutte le parti, le Sue
bocche e le Sue teste sono ovunque;
14.
"Splendente in tutte le funzioni dei sensi e tuttavia trascendente i sensi; non
attaccato alla creazione e tuttavia il Sostegno di tutto; libero dai guna (le
tre qualità della Natura) e tuttavia Colui che ne gode.
15.
"Egli è dentro e fuori tutto ciò che esiste, l'animato e l'inanimato; Egli è nel
contempo vicino e lontano; impercettibile a causa della Sua sottigliezza.
16.
"Egli - l'Uno Indivisibile - appare come innumerevoli esseri. Egli sostiene e
distrugge le loro forme, e poi le crea di nuovo.
17.
"Luce di tutte le Luci, al di là dell'oscurità; Conoscenza stessa, Quello che
dev'essere conosciuto, la Mèta di ogni sapere, Egli dimora nei cuori di tutti.
18. "Ho
descritto brevemente il Campo, la natura della saggezza e l'Oggetto della
saggezza. Conoscendo queste cose, il Mio devoto entra nel Mio essere.
19.
"Sappi che Purusha e Prakriti sono entrambi senza principio; sappi anche che
tutte le modificazioni e le qualità (guna) nascono da Prakriti.
20.
"Della creazione del corpo e degli strumenti (i sensi), Prakriti è la causa.
Dell'esperienza di gioia e dolore, il Purusha è la causa.
21. "Il
Purusha coinvolto da Prakriti fa esperienza dei guna nati dalla Natura.
L'attaccamento alle tre qualità di Prakrìti causa l'incarnazione dell'anima in
buoni e cattivi grembi.
22. "Il
Supremo Purusha, trascendente ed esistente nel corpo, è lo Spettatore
distaccato, Colui che dà il consenso e che ne gode, il Sostenitore, il Gran
Signore ed anche il Sé Supremo.
23.
"Qualunque sia il suo modo di vita, chi realizza in tal modo il Purusha e la
triplice natura di Prakriti non sarà più soggetto alla rinascita.
24. "Per
vedere il Sé nel sé (l'ego purificato) mediante il sé (la mente illuminata),
alcuni seguono il sentiero della meditazione, altri il sentiero della conoscenza
e altri ancora il sentiero dell'azione disinteressata.
25.
"Altri ancora, ignoranti delle tre vie principali, ascoltano le istruzioni del
guru. Seguendo il sentiero dell'adorazione, considerando gli antichi
insegnamenti come il Supremo Rifugio, anche questi ottengono l'immortalità.
26. "O
Migliore dei Bharata! Sappi che tutto ciò che esiste - ogni essere, ogni
oggetto, la creazione animata e inanimata - nasce dall'unione di Kshetra e
Kshetrajna (Natura e Spirito).
27.
"Vede realmente chi percepisce il Signore Supremo presente ugualmente in tutte
le creature, l'Imperituro nel transitorio.
28. "Chi
è consapevole dell'onnipresenza di Dio non ferisce il Sé con il sé. Quest'uomo
raggiunge la Mèta Suprema.
29.
"Percepisce la verità chi vede che tutte le azioni sono fatte interamente da
Prakriti soltanto e non dal Sé, che non agisce.
30.
"Quando un uomo vede che tutti gli esseri separati esistono nell'Uno, che Si è
espanso nei molti, allora si fonde con Brahman.
31. "O
Figlio di Kunti! Siccome il Sé Supremo e Immutabile è senza principio e senza
attributi (guna), non compie azioni e non ne viene influenzato, anche quando
dimora nel corpo.
32.
"Come l'etere onnipervadente, per la sua essenza sottile, è al di là di ogni
contaminazione - similmente il Sé, pur presente ovunque nel corpo, è sempre
immacolato.
33. "O
Bharata! Come il sole illumina da solo il mondo intero, così il Signore del
Campo (Dio e il Suo riflesso, l'anima) illumina il campo intero (la Natura e la
'piccola natura' del corpo).
34.
"Entrano nel Supremo coloro che percepiscono con l'occhio della saggezza la
distinzione tra Kshetra e Kshetrajna, e anche coloro che conoscono il metodo per
liberare gli esseri da Prakriti.
Qui
finisce il tredicesimo capitolo chiamato "Kshetra-kshtrajna-vibhaga-yoga"
"Lo Yoga delta Distinzione fra il Campo e il Conoscitore del Campo"
"Lo Yoga delta Distinzione fra il Campo e il Conoscitore del Campo"
* *
*
CAPITOLO XIV - I Tre Guna
Il
Signore Beato disse:
1. "Ti
esporrò di nuovo la saggezza suprema che trascende ogni conoscenza. Con tale
saggezza, al termine di questa vita, tutti i saggi hanno ottenuto la perfezione
finale.
2.
"Realizzando questa saggezza, stabiliti nel Mio Essere, i saggi non rinascono
nemmeno all'inizio di un nuovo ciclo di creazione, né sono turbati al tempo
della dissoluzione universale.
3. "La
Grande Prakriti (Mahat-Brahma) è il Mio grembo, nel quale deposito il seme
(della Mia Intelligenza): questa è la causa della nascita di tutti gli esseri.
4.
"Figlio di Kunti! Di tutte le forme - prodotte da qualsiasi tipo di grembo - la
Grande Prakriti è la matrice (Madre) originaria ed Io sono il Padre che fornisce
il seme.
5. "O
Eroe dal Braccio Possente! I guna che nascono da Prakriti - sattva, rajas e
tamas - imprigionano saldamente nel corpo l'Incarnato Imperituro.
6. "O
Senza-peccato! Dei tre guna, l'immacolato sattva dà illuminazione e salute.
Tuttavia lega l'uomo con l'attaccamento alla felicità e l'attaccamento alla
conoscenza.
7.
"Sappi, Figlio di Kunti, che l'attivante rajas è permeato di passione e fa
nascere il desiderio e l'attaccamento; esso lega saldamente l'anima incarnata
mediante l'attaccamento alle azioni.
8. "O
Bharata! Sappi che il tamas nasce dall'ignoranza, illudendo tutti gli esseri
incarnati. Esso li incatena con il fraintendimento, l'indolenza ed il sonno.
9. "Il
sattva fa attaccare alla felicità; il rajas all'attività; mentre il tamas,
eclissando il potere della discriminazione, fa attaccare al fraintendimento.
10. "A
volte predomina il sattva sopraffacendo il rajas e il tamas. A volte prevale il
rajas, non il sattva o il tamas; mentre a volte il tamas oscura il sattva e il
rajas.
11. "Si
può sapere che predomina il sattva quando la luce della saggezza risplende
attraverso tutte le porte dei sensi del corpo.
12. "La
predominanza del rajas causa cupidigia, attività, bisogno di agire, agitazione e
desiderio.
13. "Il
tamas come guna dominante produce oscurità, indolenza, trascuratezza nei doveri
e illusione.
14.
"L'uomo che muore con le qualità sattviche predominanti raggiunge le regioni
immacolate in cui dimorano i conoscitori del Supremo.
15. "Se
al momento della morte prevale il rajas, l'individuo rinasce tra quelli
attaccati all'attività. Chi muore permeato dal tamas entra nei grembi di coloro
che sono profondamente immersi nell'illusione.
16. "(I
saggi) dicono che il frutto delle azioni sattviche è armonia e purezza. Il
frutto delle azioni rajasiche è il dolore. Il frutto delle azioni tamasiche è
l'ignoranza.
17. "Dal
sattva nasce la saggezza; dal rajas la cupidigia; dal tamas la negligenza,
l'illusione e l'ignoranza.
18.
"Coloro che sono stabiliti nel sattva vanno in alto; i rajasici dimorano nel
mezzo; mentre i tamasici, che sono immersi nel guna più basso, scendono giù.
19.
"Quando il veggente non percepisce (nella creazione) alcun agente eccetto i tre
guna, e conosce Quello che è superiore ai guna, entra nel Mio Essere.
20.
"Avendo trasceso le tre qualità della Natura che sono la causa dell'incarnazione
fisica - un uomo è liberato dalle sofferenze di nascita, vecchiaia, dolore e
morte; e ottiene l'immortalità".
Arjuna
disse:
21. "O
Signore, quali segni contraddistinguono colui che ha trasceso le tre qualità?
Qual è il suo comportamento? Come fa ad andare oltre i tre guna?".
Il
Signore Beato disse:
22. "O
Pandava! Colui che non aborrisce la presenza dei guna - (e dei loro effetti):
illuminazione, attività e ignoranza - né deplora la loro assenza;
23. "Che
rimane indifferente e non turbato dalle tre qualità - realizzando che esse
soltanto operano nella creazione; con la mente che non oscilla, ma sempre
centrata nel Sé;
24.
"Uguale nel piacere e nel dolore, nella lode e nel biasimo - ben saldo nella sua
natura divina; guardando con occhio equanime un pezzo di terra, una pietra e
l'oro; uguale nella sua attitudine verso (persone ed esperienze) piacevoli e
spiacevoli; fermo di mente;
25.
"Uguale nell'onore e nel disonore; trattando allo stesso modo l'amico e il
nemico; abbandonata ogni illusione di essere la persona che agisce - questi è
colui che ha trasceso le tre qualità!
26. "Chi
Mi serve con ferma devozione trascende i guna ed è qualificato a diventare
Brahman.
27.
"Poiché Io sono la base dell'Infinito, Immortale e Immutabile; e dell'eterno
Dharma e della Beatitudine Assoluta".
Qui
finisce il quattordicesimo capitolo chiamato "Guna-traya-vibhaga-yoga"
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Guna"
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Guna"
* *
*
CAPITOLO XV - Purushottama - L'Essere Supremo
Il
Signore Beato disse:
1. "Essi
(i saggi) parlano di un eterno albero ashvattha, con le radici in alto e
i rami in basso, le cui foglie sono i Veda Chi conosce quest'albero della vita è
un conoscitore dei Veda.
2. "I
suoi rami, nutriti dai guna, si estendono in alto e in basso; i suoi germogli
sono gli oggetti dei sensi; e sotto, nel mondo degli uomini, estende le radici
che forzano l'uomo alle azioni.
3 - 4.
"Le persone comuni non possono percepire la vera natura di quest'Albero, il suo
principio, la sua fine e i suoi modi di continuità. I saggi dopo aver reciso
l'Ashvattha saldamente radicato con la potente ascia del non
attaccamento, pensando "lo prendo rifugio nel Primevo Purusha dal quale sono
stati emanati gli eterni processi della creazione" - cercano la Mèta Suprema. E
raggiuntala, non fanno più ritorno all'esistenza fenomenica.
5.
"Senza brama di onore; libero dall'illusione e dal malevolo attaccamento; con i
desideri banditi completamente; liberato dalle coppie di opposti, come piacere e
dolore; sempre stabilito nel Sé, il saggio non più ingannato raggiunge lo stato
immutabile.
6.
"Laddove non splende il sole né la luna né il fuoco, quella è la Mia Dimora
Suprema. Dopo averla raggiunta, gli uomini non rinascono mai più.
7. "Una
parte eterna di Me Stesso, manifestata come anima vivente (jiva) nel mondo degli
esseri, attira a sé i sei sensi - inclusa la mente che dimorano in Prakriti.
8.
"Quando il Signore (come jiva) assume un corpo, porta con sé la mente e i sensi.
Quando lascia quel corpo, li prende e se ne va, come il vento porta via i
profumi dalle loro sedi (nei fiori).
9.
"Governando la mente e i sensi dell'udito, della vista, del tatto, del gusto e
dell'odorato, Egli gode del mondo dei sensi.
10. "Le
persone immerse nell'illusione non Lo percepiscono mentre Egli rimane o diparte
o fa esperienza del mondo dei guna. Ma Lo vedono quelli che hanno l'occhio della
saggezza aperto.
11. "Gli
yogi che si sforzano di ottenere la liberazione Lo vedono esistere in loro; ma
le persone indisciplinate e non purificate non riescono a percepirLo, anche
quando si sforzano di farlo.
12.
"Sappi che la radiosità della luce del sole - che illumina il mondo intero -
della luce che proviene dalla luna e della luce del fuoco, è la Mia.
13.
"Permeando la terra con la Mia energia vitale (ojas), Io sostengo tutti gli
esseri; e diventando la linfa lunare (soma), nutro tutte le forme vegetali.
14.
"Diventato (il potente fuoco) Vaishvanara, sono presente nel corpo delle
creature viventi; e, agendo attraverso il prana e l'apana, digerisco il cibo
ingerito in quattro modi.
15. "Io
dimoro nel cuore di tutti gli esseri. Da Me viene la memoria e la conoscenza,
come pure la loro perdita. In verità Io sono Quello che dev'essere conosciuto
attraverso i Veda, invero, Io sono il Conoscitore dei Veda e l'Autore del
Vedanta.
16. "Nel
cosmo vi sono due Esseri (Purusha), il perituro e l'imperituro. Tutte le
creature costituiscono il perituro, mentre il Kutastha è l'Imperituro.
17. "Vi
è però un altro, il Supremo Purusha, chiamato Spirito Supremo (Paramatma) -
l'Eterno Signore che permea e sostiene i tre mondi.
18. "Io
(il Signore) sono oltre il perituro (Prakriti) e sono anche superiore
all'Imperituro (Kutastha). Per questo nei mondi e nei Veda (nella percezione
intuitiva delle anime liberate) sono glorificato col nome di Purushottama,
l'Essere Supremo.
19.
"Discendente di Bharata! Colui che, liberato dall'illusione, Mi conosce come lo
Spirito Supremo, conosce tutto. Egli Mi adora con tutto il suo essere.
20.
"Così, o Senza-Peccato, ti ho impartito questa profondissima saggezza.
Realizzandola, l'uomo diventa un saggio, uno che ha adempiuto con successo tutti
i suoi doveri e tuttavia continua ad agire".
Qui
finisce il quindicesimo capitolo chiamato "Purushottama-yoga"
"Lo Yoga del Supremo Purusha"
"Lo Yoga del Supremo Purusha"
* *
*
CAPITOLO XVI - Il Divino e il Demoniaco
Il
Signore Beato disse:
1.
"Assenza di paura, purezza di cuore, perseveranza nell'acquisizione della
saggezza e nella pratica yoga, carità, controllo dei sensi, compiere riti sacri
(yajna), studio delle sacre scritture, austerità, rettitudine;
2. "Non
violenza, verità, assenza di collera, rinuncia interiore, pace, avversione alla
calunnia, compassione verso tutte le creature, assenza di cupidigia, gentilezza,
modestia, tranquillità;
3.
"Radiosità di carattere, clemenza, pazienza, purezza, mancanza di odio e assenza
di orgoglio - queste qualità, o Bharata, sono la ricchezza di chi ha
inclinazioni divine.
4. "O
Partha, il vanitoso orgoglio, l'arroganza, l'eccessiva stima di sé, la collera,
come pure l'asprezza e l'ignoranza, contraddistinguono l'uomo nato con una
natura demoniaca (asurica).
5. "Le
qualità divine donano la liberazione; le qualità demoniache portano alla
schiavitù. Non temere, o Pandava! Tu sei dotato di caratteristiche
divine.
6. "In
questo mondo vi sono due tipi di uomini: il divino e il demoniaco. Ti ho già
descritto ampiamente quali sono le qualità divine. Ascolta ora, o Partha, quali
sono quelle demoniache.
7. "Le
persone di natura demoniaca non conoscono il giusto sentiero dell'azione o
quando astenersi dall'azione. Esse mancano di purezza, di verità e di buona
condotta.
8.
"Dicono: "Il mondo non ha un fondamento morale né una verità permanente, né un
Dio o Signore. Tutte le cose traggono origine dalla mutua unione, causata dal
desiderio lussurioso. Che altro?".
9. "Coi
loro piccoli intelletti, questi esseri rovinati s'attaccano alle loro erronee
convinzioni e commettono molte atrocità. Essi sono nemici del mondo, propensi
alla sua distruzione. 10. "Dediti a insaziabili desideri, pieni d'ipocrisia,
orgoglio e arroganza, nutrendo idee malvagie a causa dell'illusione, tutte le
loro azioni sono impuramente motivate.
11.
"Credendo che l'appagamento dei desideri lussuriosi del corpo sia lo scopo
supremo della vita, sicuri che questo mondo sia 'tutto', questi uomini sono
immersi fino al momento della morte nelle cure e nelle preoccupazioni terrene.
12.
"Legati da centinaia di catene di speranze ed aspettative egoistiche, schiavi
del desiderio e della collera, si sforzano di procurarsi i godimenti fisici
accumulando ricchezze in maniera disonesta.
13.
""Oggi ho ottenuto questo, e presto appagherò un altro desiderio. Questa è la
mia attuale ricchezza, ma in futuro molto di più sarà mio".
14. ""Ho
ucciso questo nemico, e presto ne ucciderò anche altri. Sono un signore tra gli
uomini; godo di tanti possessi; ho successo, sono potente e felice".
15.
""Sono ricco e di nobile famiglia. Chi altri può essere paragonato a me? Offrirò
doni con ostentazione e farò sacrifici formali; sarò felice". Così parlano,
fuorviati dall'ignoranza.
16.
"Nutrendo pensieri confusi, presi nella rete dell'illusione, bramando solo la
gratificazione dei piaceri dei sensi, essi sprofondano in un orribile inferno.
17.
"Pieni d'arroganza, ostinati, inebriati dall'orgoglio della ricchezza, essi
compiono ipocritamente sacrifici che sono tali solo di nome, senza seguire le
ingiunzioni delle sacre scritture.
18.
"Essendo pieni d'egoismo, di violenza, d'arroganza, di lussuria, e inclini
all'ira - questi uomini malvagi disprezzano Me, che dimoro in loro e in tutti
gli altri.
19.
"Questi crudeli perpetratori del male che non sanno che odiare, i peggiori tra
gli uomini, Io li getto ripetutamente nei grembi demoniaci del mondo delle
rinascite.
20.
"Entrando in grembi di asura, illusi nascita dopo nascita, non riuscendo ad
ottenerMi, essi discendono in abissi sempre più profondi.
21. "Tre
sono le porte dell'inferno che portano alla distruzione del bene dell'anima:
lussuria, collera e cupidigia. Perciò, l'uomo deve abbandonare queste tre.
22.
"Figlio di Kunti! Allontanandosi dalle tre porte del regno delle tenebre, l'uomo
agisce per il bene della propria anima e quindi raggiunge la Mèta Suprema.
23. "Chi
ignora i comandamenti delle sacre scritture e agisce seguendo i propri folli
desideri, non ottiene la felicità né la perfezione né la Mèta
Suprema.
24.
"Prendi dunque le sacre scritture come guida per determinare ciò che dev'essere
fatto e ciò che dev'essere evitato. Con la comprensione intuitiva degli
insegnamenti esposti nei testi sacri, sii felice di compiere il tuo dovere qui
(nel mondo)".
Qui
finisce il sedicesimo capitolo chiamato "Daivasura-sampad-vibhaga-yoga"
"Lo Yoga della Distinzione fra le Qualità Divine e quelle Demoniache"
"Lo Yoga della Distinzione fra le Qualità Divine e quelle Demoniache"
* *
*
CAPITOLO XVII - I Tre Tipi di Fede
Arjuna
disse:
1. "Qual
è, o Krìshna, lo stato di coloro che ignorano i comandamenti delle sacre
scritture, ma compiono i sacrifici pieni di fede?. Sono di natura sattvca,
rajasica o tamasica?".
Il
Signore Beato disse:
2. "La
fede insita nella natura degli esseri incarnati è triplice: sattvica, rajasica e
tamasica. Ascolta ciò che ti dico.
3. "La
fede di ciascuno è conforme alla propria natura innata, o Bharata. L'uomo è
fatto dalla sua fede; com'è la sua fede, così invero egli è.
4. "Gli
uomini sattvici rendono omaggio ai deva, i rajasici agli yaksha e ai rakshasa, e
i tamasici ai preta e alla moltitudine di bhuta.
5 - 6.
"Sappi che gli uomini che praticano terribili austerità non autorizzate dalle
sacre scritture sono di natura asurica. Pieni d'ipocrisia ed egoismo - dominati
dalla lussuria, dall'attaccamento e dalla follia violenta del potere - torturano
in maniera insensata gli elementi del corpo e inoltre offendono Me, che sono
Colui che vi dimora dentro.
7.
"Ciascuno dei tre tipi di uomini ama uno dei tre tipi di cibo. Anche i
sacrifici, le austerità e l'offerta di doni hanno una triplice natura. Ascolta
adesso quali sono le loro distinzioni.
8. "I
cibi che aumentano la vitalità, l'energia, la forza, la salute, la gioia e il
buon appetito, e che sono dolci, soffici, sostanziosi e piacevoli, sono amati
dalle persone pure (sattviche).
9. "I
cibi amari, acidi, salati, eccessivamente caldi, piccanti, - aspri e che
producono bruciore, sono preferiti dagli uomini rajasici; essi producono dolore,
malessere e malattie.
10. "I
cibi che non hanno alcun valore nutritivo, che sono insipidi, putridi, stantii,
cucinati in precedenza, fatti di avanzi e impuri, sono graditi alle persone
tamasiche.
11. "Lo
yajna (sacrificio o dovere) offerto dagli uomini che non desiderano il frutto
dell'azione, e fatto secondo le ingiunzioni delle sacre scritture, solo per
amore della giustizia, è sattvico.
12. "O
Migliore dei Bharata! Lo yajna fatto per amore della ricompensa e in uno spirito
di vana- ostentazione è di natura rajasica.
13. "Lo
yajna fatto senza alcun rispetto delle ingiunzioni delle sacre scritture, senza
offerte di cibo e doni di apprezzamento, senza preghiere o canti sacri, e senza
devozione (a Dio) - è tamasico.
14.
"L'adorazione degli dèi, dei due-volte-nati, dei guru e dei saggi; la purezza,
la rettitudine, la castità e la non violenza sono considerate le austerità del
corpo.
15. "Lo
studio regolare delle sacre scritture (la comunione interiore con il proprio
Sé), e il proferire parole che non causano risentimento, ma che sono vere,
piacevoli e benefiche - sono considerati austerità della parola.
16. "La
serenità di mente, la dolcezza, il silenzio, l'autocontrollo e la purezza di
carattere costituiscono le austerità della mente.
17.
"Questa triplice austerità, praticata dagli uomini perseveranti che hanno una
grande fede e non desiderano il frutto delle azioni, è considerata di natura
sattvica.
18. "Le
austerità sono considerate rajasiche, instabili e transitorie, quando sono
praticate con ostentazione e per ottenere il rispetto, l'onore e la venerazione
degli uomini.
19. "Le
austerità tamasiche sono quelle che si basano sull'ignoranza o su una folle
concezione, o che sono praticate per torturare se stessi o per fare del male
agli altri.
20. "Il
dono sattvico è quello che si fa per amore della giustizia, senza aspettarsi
nulla in cambio; e donato nel momento e nel posto giusto ad una persona che ne è
degna.
21. "Il
dono offerto con riluttanza o nella speranza di ricevere qualcosa in cambio o di
guadagnare del merito, è considerato rajasico.
22. "Il
dono tamasico è quello dato nel momento e nel posto sbagliato, ad una persona
che non ne è degna, senza rispetto o con disprezzo.
23.
"'Aum Tat Sat' sono state tramandate come le tre parole che designano Brahman
(Dio). Da questo potere furono creati all'inizio i brahmana (i conoscitori di
Brahman), i Veda e i riti sacrificali (yajna).
24. "Per
questo tutti gli atti dei devoti di Brahman - sacrifici, offerte di doni e
austerità, fatti secondo le ingiunzioni delle sacre scritture - cominciano
sempre con il canto di "Aum".
25.
"Coloro che cercano la liberazione compiono i diversi atti di sacrificio,
offrono doni e fanno austerità mentre si concentrano su "Tat", senza alcun
desiderio per il risultato.
26. "La
parola "Sat" indica la Realtà Suprema (oltre la creazione) e il Bene (che da
Essa emana in tutta la creazione). La parola "Sat" si riferisce anche alle più
alte forme di azione spirituale.
27. "Lo
stato di stabilità nei più alti riti sacrificali, nell'autodisciplina e nelle
offerte devozionali viene chiamato "Sat" (comunione con Dio, la Coscienza
Cosmica trascendente). Invero la stessa azione spirituale connessa a "Tat"
(realizzazione di Dio immanente nella creazione) è ugualmente chiamata "Sat".
28. "O
Partha! Ogni sacrificio, offerta di doni o austerità che venga praticato senza
fede (o devozione) è chiamato "asat". Esso non ha alcun valore né qui né
nell'aldilà".
Qui
finisce il diciassettesimo capitolo chiamato
"Shraddha-traya-vibhaga-yoga"
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Tipi di Fede"
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Tipi di Fede"
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CAPITOLO XVIII - La Liberazione attraverso La Rinuncia
Arjuna disse:
1. "O
Hrishikesha! Guerriero dal Braccio Possente! Uccisore del demone Keshi! Desidero
conoscere il vero significato di sannyasa (rinuncia) ed anche di tyaga
(abbandono), e qual è la loro differenza".
Il
Signore Beato disse:
2. "I
saggi chiamano 'sannyasa' la rinuncia a tutte le azioni fatte con desiderio. I
saggi dicono che 'tyaga' è la rinuncia ai frutti delle azioni.
3.
"Alcuni filosofi dicono che bisogna rinunciare a tutte le azioni perché piene di
male. Altri dichiarano che gli atti di sacrificio (yajna), di filantropia (dana,
offerte di doni) e di autodisciplina (tapas) non devono essere abbandonati.
4.
"Ascolta dunque da Me, o Migliore dei Bharata, la verità finale sulla rinuncia.
Infatti, Tigre tra gli Uomini, è stato detto che la rinuncia è di tre
tipi.
5.
"Invero le azioni implicite nello yajna, nel dana e nel tapas devono essere
compiute, e non devono essere abbandonate; poiché il sacro rito del fuoco, la
filantropia e l'autodisciplina santificano il saggio.
6. "Ma
anche queste azioni, o Partha, devono essere fatte abbandonando l'attacamento
(ad esse) e il desiderio per i (loro) frutti. Questa è la Mia certa e suprema
convinzione.
7. "La
rinuncia all'azione prescritta non è giustificabile. La rinuncia a tale azione,
fatta a causa dell'illusione, è considerata tamasica.
8. "Chi
rinuncia all'azione realmente difficile per timore della sofferenza e dei
problemi che potrebbe avere il corpo, compie una rinuncia 'rajasica'; e non può
ricevere il frutto di tale rinuncia (cioè, la salvezza).
9. "O
Arjuna, quando l'azione prescritta viene fatta soltanto perché dev'essere fatta,
abbandonando l'attaccamento ad essa e al suo frutto, questa rinuncia è
considerata sattvica.
10. "Il
rinunciante pervaso dal sattva, con l'intelletto calmo, libero dai dubbi, non
aborrisce l'azione spiacevole né è felice di compiere quella piacevole.
11. "Per
un essere identificato con il corpo è veramente impossibile abbandonare
completamente le azioni, ma chi rinuncia al frutto delle azioni è chiamato tyagi
(rinunciante).
12. "Il
triplice frutto dell'azione - buono, cattivo e misto - si presenta ai non
rinuncianti dopo la loro morte, ma mai ai rinuncianti.
13. "O
Eroe dal Braccio Possente! Apprendi da Me quali sono le cinque cause che servono
a compiere ogni azione, e che sono state esposte nella suprema saggezza (il
Sankhya) in cui termina ogni azione.
14. "Il
corpo umano; lo pseudo-agente; le molteplici facoltà dei sensi (la mente,
l'intelligenza, i cinque strumenti d'azione e i cinque strumenti di conoscenza);
le loro varie funzioni di diversa natura; e in ultimo, come quinta, la divinità
che vi presiede.
15.
"Queste cinque sono le cause di tutte le azioni -siano giuste o sbagliate - che
un uomo compie attraverso il corpo, la parola e la mente.
16.
"Stando così le cose, l'uomo di mente perversa che a causa dell'intelletto non
purificato considera il suo Sé Assoluto come l'autore delle azioni, non vede (la
Verità).
17. "Chi
è andato oltre l'ossessione dell'egoismo ed ha un'intelligenza non offuscata
(dall'idea di bene è male), anche se uccide queste persone (pronte per la
battaglia di Kurukshetra), non uccide; né rimane legato (dall'atto di uccidere).
18. "Il
conoscitore, la conoscenza e il conosciuto costituiscono le tre cause
dell'azione. L'agente, lo strumento e l'attività sono la triplice base
dell'azione.
19.
"Conoscenza, azione ed agente sono descritti nella filosofia Sankhya di tre tipi
soltanto, secondo la distinzione dei tre guna. Ti prego d'ascoltare attentamente
riguardo ad essi.
20.
"Sappi che quella conoscenza mediante la quale l'unico Spirito indistruttibile
viene percepito in tutti gli esseri, indiviso nel diviso, è sattvica.
21.
"Quella conoscenza che invece percepisce nel mondo degli esseri molteplici
entità di diversa natura, distinte l'una dall'altra, sappi che è rajasica.
22.
"Mentre la conoscenza che si concentra su un singolo effetto (il corpo) come
fosse la totalità, irragionevole, non conforme ai principi della verità, banale
e futile, è considerata tamasica.
23.
"L'azione divinamente prescritta, che viene compiuta in uno stato di completo
non attaccamento, senza attrazione o avversione, e senza desiderarne i frutti, è
chiamata Sattvica.
24.
"L'azione ispirata dalla brama per la soddisfazione dei desideri, o fatta con
fini egoistici e con molto sforzo, e considerata rajasica.
25.
"L'azione tamasica è quella che si fa sotto il dominio dell'illusione, senza
tener conto delle proprie capacità, senza valutarne le conseguenze - perdita di
salute, d'influenza e di ricchezza - e facendo violenza agli altri.
26. "Il
soggetto-agente che è libero dall'attaccamento, senza egoismo, dotato di
coraggio ed entusiasmo, che rimane impassibile nel successo o nell'insuccesso, è
chiamato sattvico.
27. "Lo
strumento d'azione, o agente, che è pieno d'attaccamento, pieno di desiderio per
i frutti dell'azione, pieno di cupidigia, impurità e propensità alla violenza,
che diventa facilmente giubilante o depresso, è chiamato rajasico.
28. "Il
soggetto-agente che è instabile nel corpo e nella mente, volgare, arrogante,
senza scrupoli, malevolo, pigro, che si scoraggia facilmente e rimanda tutto a
dopo, è detto tamasico.
29. "O
Dhananjaya, ora ti spiegherò in maniera esauriente e particolareggiata la
triplice distinzione dell'intelletto (buddhi) e della risoluta forza d'animo
(dhriti), in conformità ai guna. Ti prego d'ascoltare.
30. "O
Partha, è sattvico l'intelletto che conosce perfettamente la via dell'azione
piena di desideri e la via della rinuncia, ciò che si deve e non si deve fare, e
(le cause che creano) paura e impavidità, schiavitù e liberazione.
31. "O
Partha, è rajasico l'intelletto per mezzo del quale si percepisce in maniera
tremendamente distorta il dharma (giustizia) e l'adharma (ingiustizia), l'azione
che si deve fare e quella che non si deve fare.
32. "O
Partha, è tamasico l'intelletto che, avvolto nelle tenebre, considera l'adharma
come dharma e vede tutte le cose in maniera perversa.
33. "La
risoluta costanza mediante la quale uno regola le funzioni della mente, del
prana e dei sensi - controllandone l'oscillazione attraverso la pratica yoga -
quella risoluta forza d'animo, o Partha, è sattvica
34. "O
Partha, la risoluta pazienza interiore che fa sì che uno regoli la propria mente
al dharma (dovere religioso), al desiderio e alle ricchezze - mentre ne brama i
frutti, a causa dell'attaccamento - è chiamata dhritirajasica.
35.
"Mentre è chiamata dhriti- tamasica (risoluzione interiore al male) quella per
cui uno stupido non rinuncia all'eccessivo sonno, alla paura, al dolore, alla
disperazione e all'arrogante presunzione.
36. "Ed
ora - Toro dei Bharata - ascolta quali sono i tre tipi di felicità. La felicità
trascendente che si ottiene con la concentrazione ripetuta della mente e nella
quale si realizza l'estinzione di ogni dolore!
37. "La
felicità che nasce dalla chiara discriminazione percettiva della realizzazione
del Sé, è chiamata sattvica. In principio sembra veleno, ma alla fine è come
nettare.
38. "La
felicità che nasce dall'unione dei sensi con la materia è chiamata rajasica In
principio sembra nettare, ma alla fine è come veleno.
39.
"Quella vaga felicità che ha origine e termina nell'autoillusione, che
scaturisce dal sonno eccessivo, dalla pigrizia e dall'errata comprensione, è
chiamata tamasica.
40. "Non
esiste essere sulla terra, o anche tra le divinità dei cieli astrali, che sia
libero dai tre guna che nascono da Prakriti.
41. "O
Terrore dei Nemici! I doveri dei brahmini, degli kshatriya, dei vaishya e anche
dei sudra, sono assegnati a seconda dei guna manifestati dalla loro natura.
42.
"Controllo della mente, controllo dei sensi, autodisciplina, purezza, clemenza,
rettitudine, conoscenza, realizzazione del Sé e fede nell'aldilà costituiscono i
doveri dei brahmini, nascendo dalla loro stessa natura.
43.
"Prodezza, splendore, risoluta fermezza, abilità, non sfuggire alla battaglia,
generosità e attitudine al comando sono i doveri naturali degli
kshatriya.
44.
"L'agricoltura, l'allevamento e il commercio sono i doveri naturali dei vaishya.
Gli atti di servizio agli altri costituiscono i doveri naturali dei sudra.
45.
"Ogni uomo devoto al proprio dovere raggiunge la più alta perfezione. Ascolta
adesso come, dedicandosi al suo dovere innato, egli ottiene il successo.
46.
"L'uomo ottiene la perfezione adorando, con le predisposizioni karmiche che gli
sono naturali, Colui dal quale emanano tutti gli esseri e dal quale è pervaso
l'intero universo.
47. "È
meglio adempiere il proprio dharma anche se senza merito (e in maniera
imperfetta), che fare bene il dharma di un altro. Chi compie il dovere
prescritto dalla propria natura innata non commette peccato.
48.
"Figlio di Kunti! Uno non deve abbandonare il dovere per il quale è nato, anche
se ha qualche imperfezione; perché tutto ciò che si fa è avvolto
dall'imperfezione, come il fuoco dal fumo.
49.
"Colui che mantiene l'intelletto sempre distaccato dai legami e dalle passioni
terrene, che è riuscito a ritrovare la sua anima ed è senza desiderio, ottiene
la perfezione suprema: lo stato di realizzazione libero dalle azioni che si
ottiene con la rinuncia.
50.
"Ascolta in breve da Me - Figlio di Kunti - in che modo colui che ottiene questa
perfezione realizza Brahman, il fine supremo della saggezza.
51.
"Assorto nel puro intelletto, dominando il corpo e i sensi con risoluta
pazienza, rinunciando (per quanto possibile) al suono e alle altre trappole dei
sensi, abbandonando l'attaccamento e l'avversione;
52.
"Vivendo in un luogo solitario, mangiando poco, controllando il corpo, la parola
e la mente; continuamente assorto nella meditazione divina e nello yoga che
unisce all'anima; in possesso di sereno distacco;
53.
"Tranquillo, avendo abbandonato il senso dell'ego, il potere, l'orgoglio, la
lussuria, la collera, i possessi e la coscienza di 'me e mio' - questi è
qualificato a diventare uno con Brahman.
54.
"Divenuto assorto in Brahman - sereno, senza lamentarsi né desiderare, vedendo
la stessa cosa in tutti gli esseri - egli consegue la devozione suprema per Me.
55. "Con
la devozione suprema egli realizza Me e la Mia natura: che cosa e chi sono Io.
Dopo aver conosciuto queste verità, egli entra rapidamente in Me.
56.
"Compiendo sempre fedelmente tutti i propri doveri, prendendo rifugio in Me, con
la Mia grazia il devoto perviene allo stato eterno e immutabile.
57.
"DedicandoMi mentalmente tutte le azioni, considerandoMì la Mèta Suprema,
ricorrendo alla pratica del buddhi-yoga (unione mediante la saggezza
discriminativa), assorbi continuamente il tuo cuore in Me.
58. "Con
il cuore fermamente assorto in Me, e con la Mia grazia, supererai tutti gli
ostacoli. Se invece, preso dal tuo ego, non Mi ascolterai, andrai incontro alla
distruzione.
59. "Se,
facendoti prendere dall'ego, pensassi: "Non combatterò", vana sarebbe la tua
decisione! Perché Prakriti, la tua natura innata, ti costringerebbe a
combattere.
60.
"Figlio di Kunti! Legato dal karma, innato nella tua natura, saresti costretto a
fare tuo malgrado ciò che a causa dell'illusione non vorresti fare.
61. "O
Arjuna, il Signore dimora nei cuori di tutte le creature e mediante la Sua
illusione cosmica (maya) costringe tutti gli esseri a ruotare come fossero
montati su una macchina.
62.
"Prendi rifugio in Lui con tutto l'ardore del tuo cuore, o Bharata. Con la Sua
grazia otterrai la pace suprema e l'eterna dimora.
63.
"Così ti ho rivelato la saggezza più segreta di tutti i segreti. Dopo averla
ponderata a fondo, agisci come desideri.
64.
"Ascolta ancora la Mia parola ~ la più segreta di tutte. Poiché ti amo
intensamente, ti dirò quel che è bene per te.
65.
"Assorbi la tua mente in Me, diventa Mio devoto, offri (sacrifica) a Me tutte le
cose, inchinati a Me. Tu Mi sei molto caro, perciò in verità ti prometto che
verrai a Me!
66.
Abbandonando tutti gli altri dharma (doveri), prendi rifugio solo in Me. lo ti
libererò da tutti i peccati (derivati dal mancato compimento di quei doveri
minori). Non dolerti!
67. "Non
dire mai queste verità a chi è privo d'auto-controllo o di devozione, né a chi
non rende alcun servizio o non desidera ascoltare, né a chi parla male di Me.
68.
"Chiunque impartirà ai Miei devoti la suprema conoscenza segreta, con la massima
devozione a Me, verrà senza dubbio a Me.
69.
"Nessuno tra gli uomini Mi rende un servizio più prezioso di costui; né in tutto
il mondo vi sarà alcuno a Me più caro.
70. "Chi
studia e conosce (percepisce intuitivamente) questo sacro dialogo tra noi, Mi
adorerà con il sacrificio (yajna) della saggezza. Questa è la Mia sacra parola.
71. "Ed
anche l'uomo pieno di fede e senza malizia che ascolterà semplicemente questo
sacro dialogo, anche lui, liberato (dal karma terreno), dimorerà nei mondi beati
dei virtuosi.
72. "O
Partha, hai ascoltato questa saggezza con il cuore concentrato? O Dhananjaya, è
stata distrutta l'ignoranza nata dalla tua illusione?".
Arjuna
disse:
73. "La
mia illusione è stata distrutta! O Achyuta! Attraverso la Tua grazia ho
riguadagnato la memoria (della mia anima). Sono fermamente stabilito (nella
conoscenza). La mia incertezza è svanita. Agirò secondo la Tua parola".
Sanjaya disse:
74. Così
- con i peli del corpo dritti per l'immensa gioia - ho ascoltato questo
meraviglioso dialogo tra Vasudeva e la grande anima di Partha.
75. Per
grazia di Vyasa mi è stato rivelato questo supremo e segretissimo Yoga,
manifestato direttamente alla mia coscienza dallo stesso Krishna, il Signore
dello Yoga!
76. O Re
(Dhritarashtra). Ricordando, ricordando di continuo lo straordinario e sacro
dialogo tra Keshava e Arjuna, rabbrividisco continuamente di gioia.
77.
Ricordando incessantemente l'infinita manifestazione di Hari, grande - o Re è la
mia meraviglia, e la mia gioia si rinnova continuamente.
Sanjaya concluse:
78.
Questa è la mia fede: ovunque sia manifesto Krishna, il Signore dello Yoga, ed
ovunque sia presente Partha (un sincero devoto, come Arjuna), l'abile arciere
dell'autocontrollo, là si trovano anche prosperità, vittoria, conseguimento dei
poteri (spirituali) e l'infallibile legge dell'autodisciplina (che conduce alla
liberazione).
Qui
finisce il diciottesimo capitolo chiamato "Moksha-sannyasa-yoga"
"Lo Yoga della Liberazione attraverso la Rinuncia"
"Lo Yoga della Liberazione attraverso la Rinuncia"
Fonte:
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