sabato 9 febbraio 2013

Pezzi tratti dal libro La Filosofia Indiana di L. Meazza - G. Burrini




"Chi volesse indagare e comprendere la filosofia dell'India alla luce dei metodi e dello spirito della moderna filosofia occidentale rischierebbe di intendere poco o nulla. La scissione tra filosofia e realizzazione pratica, sia essa scienza del mondo esterno o arte di dominare l'interno, India non è mai avvenuta o perlomeno è restata assai più attenuata che da noi. Il filosofo di questo paese è indissociabile da colui che voleva realmente sperimentare nella sua vita concreta quelle cose di cui la tradizione lo faceva certo ed il ragionamento gli permetteva sia di giustificare davanti a se stesso, sia di dimostrare a coloro che da esse dissentivano. Speculazione dunque non astratta, ma eminentemente concreta."

"Il Sè non è questo, non è questo. E' incomprensibile perchè non può essere compreso. E' indistruttibile perchè non può essere distrutto. Non ha impedimenti perchè a nulla aderisce, svincolato, perchè da nulla viene turbato e nulla lo lede. Per mezzo di che cosa si potrebbe conoscere il conoscitore?"

"Se l'Atman è incomprensibile e inafferrabile, dove lo si può trovare?"

http://it.wikipedia.org/wiki/%C4%80tman     < significato di Atman

"Più piccolo del piccolo, più grande del grande, l'Atman risiede nel cuore di ogni creatura. Ma come fare per vederlo? Non è colui che non ha desistito dalle malvagie, non colui che non è tranquillo, non colui che non ha una mente concentrata, e neppure colui che non ha una mente composta può raggiungerlo attraverso la giusta conoscenza.
La giusta conoscenza si ottiene attraverso il controllo dei sensi e il controllo della mente."


"Al di là dei sensi, vi sono gli oggetti dei sensi; al di là degli oggetti dei sensi vi è la mente; al di là della mente vi è la comprensione (buddhi), al di là della comprensione vi è il grande Sè."


"Si può ora passare a esaminare la causa profonda del dolore della vita, da cosa nasce questo inopportuno desiderio di permanenza in ciò che è impermanente, questo desiderio di possesso in ciò che non può essere posseduto. La risposta è l'ignoranza (avidya). E' dall'ignoranza che ha origine il ciclo infinito delle esistenze, è l'ignoranza il primo dei 12 anelli di quella catena di cause ed effetti scoperti dal Buddha in meditazione sotto l'albero della Bodhi. Il mondo trova la sua origine nell'ignoranza, perchè è questa a spingere verso l'azione in una direzione determinata secondo impulsi che hanno origine in vite precedenti (samsara): tale direzione abbisogna della cosienza (vijnana) e la cosienza porta con sè un complesso psico-fisico (nama-rupa) che si articola attraverso i sei sensi (ayatana). I sensi portano al contatto (sparsa), il contatto alla sensazione (vedana), la sensazione fa nascere il desiderio (trsna), il desiderio l'attaccamneto (upadana), l'attaccamento provoca il perpetuarsi del divenire (bhava), il devinire a sua volta spinge a una nuova nascita (jati), e, per finire, la nascita porta con sè il dolore della malattia,vecchiaia e morte (jaramarana). Come si vede, ogni momento di questa catena di cause ed effetti dipende da tutti gli altri; la stessa vita non ha valore assoluto, ma esiste solo in quanto esitono tutti gli altri momenti che la precedono."

"Ivi il Beato si rivolse così ai monaci:. Ascoltatemi, dunque, e fate bene attenzione. Io parlo.
Qual'è il principio della coproduzione condizionata? Il fatto che essendoci questo c'è quello, dalla nascita di questo nasce quello; cioè a dire, condizionati dalla nescienza si producono coefficienti, condizionata dai coefficienti si produce la conoscenza, condizionata dalla conoscenza si produce nome e forma, condizionate da nome e forma si producono le sei sedi, condizionato dalle sei sedi si produce il contatto, condizionata dal contatto si produce la sensazione, condizionata dalla sensazione si produce la brama, condizionata dalla brama si produce l'appropriazione, condizionato dall'apprpriazione si produce il divenire, condizionata dal divenire si produce la nascita, condizionati dalla nascita si produco vecchiezza, morte, sofferenza,l amenti, dolore, scoramento e afflizioni. E così si ha la nascita di tutta questa grande massa di dolore. Questo è il principio della coproduzione condizionata."


"La via che porta alla purificazione dell'anima e alla sua liberazione della materia è, per i giaina, costituita da tre elementi che devono operare  congiuntamente: sono necessarie la fede, la conoscenza e la giusta condotta. Con la fede si inizia il cammino, che viene poi verificato dalla conoscenza e praticato attraverso la condotta appropriata. Tale condotta comporta l'osservanza di cinque precetti: il primo è la non violenza, ahimsa, che non significa solo non daneggiare gli altri (inclusi titti i mondi viventi) ma anche amarli; il secondo è la verità (satya), che deve tuttavia essere subordinata alla non violenza (dire la verità per ferire il prossimo è contro tale principio); seguono il non rubare, l'astensione sessuola (per i laici significa fedeltà a una sola donna, mentre i monaci significa astensione totale) e, infine , il non-possesso, che comporta lo spogliarsi di ogni bene e l'agire soprattutto in vista del bene altrui."

"La verità assoluta è irragiungibile quanto meno attraverso parole e concetti. La sua manifestazione può aver luogo solo una volta placata l'agitazione discriminante della mente che, come si è visto dividendo arbitrariamente il mondo in io e non io, dà luogo a tutta una serie illecita di appropriazioni e falsi pensieri."

"Il movimento della negazione ha quattro momenti: per prima cosa viene criticato un certo concetto come, a esempio, il movimento, poi viene criticato il suo contrario, l'immobilità, quindi la relazione tra i due e infine la negazione di tale relazione. Lo scopo è di privare la mente di quegli appoggi che le permettono di classificare il mondo. La vacuità viene usta non tanto come strumento speculativo per asserire un'altra visione del mondo ma come un ulteriore metodo meditativo per distaccarsi da ogni idea di possesso, fosse anche quella più sottile del possesso del Nirvana."

"Se c'è l'essere vuol dire che c'è sempre stato. O ancora, dal non-essere non può derivare l'essere. Quindi, quel visibile che ci circonda e di cui siamo parte, deve derivare da un invisibile che lo sostiene. Il visibile non scaturisce dal nulla, ma da una trasformazione, un'evoluzione, dell'invisibile. Questi è tale solo perchè sfugge alla percezione, essendo la percezione un suo prodotto. E' invisibile perchè al di là delle categorie del tempo e dello spazio, dato che, di nuovo, tempo e spazio ne derivano. Eppure, è la materia o meglio la matrice informe ciò da cui prende il via ogni forma. in che modo? perchè?
 a forma, ogni forma, è la combinazione, per quanto complicata in termini di proporzioni, di tre elementi ultimi: il luminoso (sattva), l'energetico (rajas), l'oscuro (tamas)."

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