lunedì 4 febbraio 2013

Mo-Tzu / On Zon Su (Libro Completo)



Mozi  (墨子sempl., Mòzǐpinyin) latinizzato in Micius (470 a.C. circa – 390 a.C.) è stato un filosofo cinese.
Nacque nel 468 a.C. e morì nel 376 a.C. Pensatore cinese, visse a cavallo tra il Periodo delle primavere e degli autunni e quello degli stati combattenti. Fu uomo dotato di grande spirito di carità. Il suo insegnamento, in rapporto a quello di Confucio, era diretto alle parti più umili e più popolari della società. Sembra non abbia scritto nulla, il suo pensiero, infatti, ci è noto attraverso le testimonianze dei discepoli, raccolte nel libro omonimo: Mozi.


 È considerato il filosofo cinese più vicino al Cristianesimo e in una certa misura precursore del socialismo cinese[senza fonte]. Egli ritiene che l'ente supremo, il Cielo, sia ben disposto e compassionevole con tutti. I tratti principali sono la solidarietà e la giustizia. Anche l'uomo singolo ed i governanti devono conformarsi a tali precetti ed il cielo di conseguenza concederà loro i propri favori. L'etica si basa quindi sul presupposto che l'uomo si autogoverni e si crei il proprio destino. Secondo Mozi infatti il saggio prende in mano il proprio destino. Sono comunque riscontrabili aspetti utilitaristici (è necessario amare gli altri per essere amati)[1].

Fonte:


Il filosofo dell’amore universale, antagonista di Confucio, può essere considerato il primo pacifista della storia. Recentemente è stato riscoperto e la sua dottrina è tornata in auge in Cina e nel mondo.

I documenti storici della Cina – i Shih-Ki – non dicono quasi nulla della vita di Mo-Tzu, non dicono dove sia nato né quando.

Per questo sono sorte varie teorie tra i sinologi e gli studiosi di filosofia, che hanno tentato di ricostruire la storia terrena di Mo-Tzu analizzando ciò che è rimasto del suo libro, il Mo-Tzu e soprattutto ciò che di Mo-Tzu e della sua scuola è scritto in moltissimi passi di altri letterati e filosofi cinesi di varie epoche. C’è chi teorizza che visse tra il 479 e il 381 a.C. Altri dicono tra il 468 e il 376.

Comunque visse a lungo (98 anni nella prima ipotesi o 92 nel­la seconda). Della sua morte non si conosce nulla. Se­condo Leonardo Arena sembra che Mo-Tzu sia scomparso in circostanze misteriose, ed anche questo contribuì ad alimentare presso i suoi discepoli il mito della sua persona.


Da giovane Mo-Tzu studiò alla scuola dei Confuciani come è riportato nel libro Huai-nan-Tze: “Egli studiò le professioni dei Confuciani e ricevette le arti di Confucio”. Ma egli presto si accorse che il formalismo ed i riti (così come erano insegnati in quella scuola) erano fastidiosi e dispiacevano al popolo. Lo sfarzo dei funerali impoveriva la gente e la larghezza dei periodi di lutto era dannosa al vivere delle persone e danneggiava le faccende umane.

Per questo egli volse le spalle alle regole che stavano prendendo piede sotto la dinastia Chou (ispirate da Confucio) e si adoperò per ritornare ai metodi di governo in uso durante la antica e tradizionale dinastia degli Hsia.
Si trattava di un atteggiamento assai contrastante con la morale del tempo, e come tale aspramente combattuta, in particolar modo da Mencio, il fanatico difensore del Confucianesimo, che tacciò Mo-Tzu di eresia e di follia per la sua dottrina dell’amore universale o dell’amare tutti nello stesso modo.

Eppure le dottrine dei due grandi Maestri cinesi condividevano la ricerca del maggior benessere per l’uomo. Ma Mo-Tzu sentiva che “la tendenza umanistica confuciana era ancora troppo vaga ed indefinita per poter veramente determinare un miglioramento nella condizione umana. Egli sostenne che per realizzare questo miglioramento era necessario prendersi cura in modo concreto del benessere del popolo”. E la chiave di saggezza della scuola di Mo-Tzu, oggi diremmo lo slogan, divenne questo: “È necessario promuovere il benessere generale eliminando il male, cioè le cause che lo determinano”. E il valore di questo benessere era determinato secondo l’utilità, i benefici che derivavano al popolo.


Un metodo cioè molto concreto, ma spesso molto difficile da definire, che però era indicativo del carattere, della generosità di Mo-Tzu, rispetto alla fredda razionalità formale dei Confuciani.
Essendo Mo-Tzu probabilmente originario dello Stato di Lu, era stato educato allo studio dei Classici, cioè le opere dell’antichità riscoperte e riordinate da Confucio.
Confucio è stato considerato un grande filosofo umanistico come Socrate, mentre Mo-Tzu divenne un predicatore errante, un leader religioso e rivoluzionario che – come il Nazareno – portava la buona novella su e giù per i villaggi del suo paese.


Al contrario Mo-Tzu, pur vivendo la stessa realtà, si accorge dei vizi fondamentali della società del suo tempo cui l’etica confuciana non è servita.
Egli denuncia la mentalità di parte, le lotte feudali, le spese esagerate e la miseria in cui vive il popolo. Anche Mo-Tzu è un moralista, ma animato da ideali di eguaglianza sconosciuti alla società cinese del tempo. All’egoismo delle famiglie e degli Stati, al nepotismo imperante che esalta uomini inetti, ma vicini ai potenti, anziché uomini saggi e giusti, Mo-Tzu sogna di sostituire una forma d’altruismo che comprenda tutti. Egli vuole regolamentare il tenore di vita, sempre nel rispetto dell’ordine gerarchico: se il sovrano non dilapida le ricchezze per spese inutili, potrà tener pieni i granai del regno per assistere i più poveri e bisognosi. E vuole che al potere i sovrani chiamino i saggi, che godono del rispetto e dell’ammirazione della gente comune, e che quindi possono governare ed imporre la giustizia in modo equilibrato e responsabile.

 La scuola di Mo-Tzu è come un’associazione. È organizzata militarmente, con un suo regolamento e dei capi e vi si predica con l’esempio. I suoi membri si vestono alla maniera dei contadini e degli artigiani dell’epoca, che in essi riconoscono degli uomini come loro 


C’è un episodio straordinario raccontato nel capitolo 50  del suo libro, il Kung-Shu, che illustra non solo come Mo-Tzu fosse un valente stratega militare, ma valorizza la sua saggezza ed il suo grande amore per i popoli oppressi.
Il pezzo in questione riporta che durante un periodo della sua vita Mo-Tzu si occupò della difesa del piccolo Stato di Sung. Saputo che un valente inventore di macchine da guerra, Kung-Shu-Pan aveva creato nuove armi per il potente Stato di Ch’u e che l’esercito di Ch’u si preparava ad attaccare Sung, il Maestro Mo-Tzu partì da Chi, dove si trovava, e senza un attimo di riposo viaggiò per dieci giorni e dieci notti alla volta di Ying, la capitale di Ch’u.
Qui giunto incontrò subito Kung-Shu-Pan e gli disse: “Ho saputo che stai facendo delle scale volanti per attaccare Sung. Che colpa ha commesso Sung?”.

Poi chiese di essere presentato al re di Ch’u. Appena giunto davanti al re, il Maestro Mo-Tzu disse: “Immagina un uomo che mette da parte la sua elegante carrozza, per rubare la misera carretta del suo vicino, mette via le sue vesti raffinate per rubare una giacchetta al suo vicino, mette da parte il suo miglio e la carne pregiata e vuole rubare la crusca e le bucce del suo vicino. Che tipo di uomo sarebbe costui?”. Il re rispose: “Un uomo che ha la mania di rubare”. E allora Mo-Tzu di rimando: “Il territorio di Ch’u è di cinquemila li e quello di Sung di cinquecento. È come l’elegante carrozza contro la misera carretta...”.

“Il tuo suddito vede che tu – o grande re – violi la giustizia senza ricavarne un gran profitto”. Ciò nonostante il re non voleva desistere dall’impresa di attaccare Sung. Allora Mo-Tzu ebbe una idea. Provò al re che queste macchine create da Kung-Shu-Pan non sarebbero servite per conquistare Sung. Detto fatto si tolse la cintura, la arrotolò per terra immaginando che fosse la cinta delle mura della città. Quindi invitò Kung-Shu-Pan a disporre intorno le miniature delle sue macchine d’attacco. Nove volte questi assalì le mura e nove volte il Maestro Mo-Tzu che usava la tavoletta degli appunti come un’arma lo respinse. Allora Kung-Shu-Pan disse che conosceva un modo per sconfiggere Mo-Tzu, ma che non lo avrebbe detto. E Mo-Tzu rispose: “Anch’io so come potresti battermi, ma non lo dico”.
Il re incuriosito volle conoscere qual era il modo per batterlo e il Maestro Mo-Tzu disse: “Kung-Shu-Pan pensa di uccidermi, così Sung non avrebbe più alcuna difesa. Ma egli non sa che il mio discepolo Ch’in Hua-li ed altri trecento seguaci hanno già preso le mie armi difensive, sono già sulle mura di Sung, ed attendono gli invasori. Anche se sarò ucciso, tu non potrai sterminarli”.

Dopo aver conosciuto anche questo fatto il re esclamò: “Ho capito, non attaccherò Sung”.
Non ci è dato sapere se questo episodio sia realmente accaduto o faccia parte della vasta aneddotica a volte immaginaria che illustra la vita dei grandi filosofi cinesi.

Fonte:


On Zon Su - "Lo spirito della pratica"

LO SPIRITO DELLA PRATICA dell'ON ZON SU
nell'insegnamento originale del M° Ming Wong C.Y.

L'On Zon Su del M° Ming Wong C.Y. è un'arte della salute dei Moisti. Il suo spirito fondamentale è: con umiltà, con amore, con il cuore, aiutare gli altri usando la mano. Mak Zi (Mo Tsu) riordinò le conoscenze del passato e creò l'On Zon Su. Non è una tecnica della Medicina.

Mak Zi fu uno degli antichi filosofi scienziati, non un medico. Nacque verso il 500 a.C. Quando era giovane, fino all'età di circa sedici anni studiò la cultura del Confucianesimo; quando fu adulto fondò il Moismo.

Il Moismo principalmente cerca la giustizia e l'amore universale, insegna a aiu­tare gli altri con la pratica e con l'azione, non con la parola.
Mak Zi quando fu anziano, dopo l'età di ottantuno anni, cominciò a studiare il Taoismo e divenne un eremita taoista, vivendo sulle montagne.

Il Moismo durò circa cinquecento anni, e in quel periodo in Cina erano più nu­merosi coloro che seguivano il Moismo di quelli che seguivano Taoismo e Confu­cianesimo. Dopo cinquecento anni il Moismo scomparve quasi completamente, ma il suo spirito è rimasto.

Mak Zi creò tre metodi preziosi:

1. Mo Ten (aggiustare il tetto)
2. Gen Tal Pa Ton- (giusta posizione del corpo immobile)
3. On Zon Su.

Negli ultimi duemila anni l'On Zon Su non è mai entrato nella Medicina Tra­dizionale, è sempre rimasto una cosa a parte. Arrivati al XX secolo, 1'On Zon Su era ormai quasi perduto; il Maestro Ming, è stato l'unico che ha continuato la tra­smissione di questa conoscenza.


L'On Zon Su® può guarire molte malattie; ma questo non è il suo scopo, non è la sua unica funzione. Ha molte funzioni oltre a questa.

L'importante è praticare con la mano sul piede di un'altra persona, con umiltà, amore e cuore. Così si elimina il veleno dal corpo e dalla mente del padrone del piede, ma anche dal nostro corpo; si mantiene la sua salute, si toglie la sua stanchezza. Così c'è gioia e feli­cità nella comunicazione di due energie viventi, attraverso lo spirito della vita.

Fonte:


Qui libro completo


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