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Il soggetto del nostro indagare è la più
popolare tra le ghiandole endocrine: l’Epifisi, meglio conosciuta come
ghiandola Pineale.Immedesimandomi nelle figure di Indiana Jones e Robert
Langton –lo studioso dei simboli nel best seller Il codice Da Vinci di
Dan Brown – sono andato alla ricerca di uno specifico simbolismo occulto
presente in molte antiche culture sparse nel globo. Di fatto il tema
che tratteremo in questa sede si presenta sottoforma di simboli presenti
nell’arte o nei metodi canonici della trasmissione della conoscenza: le
tavolette, le incisioni nelle pareti dei templi o dei palazzi, le
statue, i dipinti o gli oggetti usati a scopo rituale. A volte accade
che questi simboli li abbiamo davanti agli occhi, ma non abbiamo una
chiave di lettura per codificare i codici ripetutamente presenti nelle
diverse opere di molti antichi popoli.
L’ICONOGRRAFIA DELLA PIGNA
Le culture del passato associavano quella che noi oggi chiamiamo Epifisi ad un organo preposto alla maggior L’iconografia della pigna ,chiarezza mentale ed alla visione interiore. Per Cartesio la ghiandola Pineale è il punto privilegiato dove mente (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono. Dopo decenni di profonda ignoranza in merito, le neuroscienze hanno smesso di trattare la ghiandola Pineale alla stregua di un’inutile appendice del cervello: il “vaso di Pandora” di questa incredibile ghiandola endocrina, che riceve il più abbondante flusso sanguigno di qualsiasi altra ghiandola nel corpo, è stato finalmente aperto. Negli ultimi decenni si è scoperto che l’Epifisi è responsabile del nostro ciclo di veglia/sonno, del nostro invecchiamento, di stati a più alta coerenza neurale (maggior chiarezza mentale). Inoltre la Pineale è una ghiandola è fotosensibile, essendo munita, nella parte interiore, di bastoncelli simili a quelli della retina dell’occhio. Il soprannome mistico di terzo occhio è dunque alquanto azzeccato per la Pineale e ci si chiede come, in epoche in cui non c’era un microscopio elettronico che potesse analizzare il suo tessuto cellulare, si sia arrivati a darle questo nome. Forse a quei tempi non c’era bisogno di un “tool” esterno per analizzare la natura delle cose e chissà forse la scienza era intesa come una fusione esperienziale con l’oggetto dell’osservazione. Aldilà di questa accattivante congettura sulla protoscienza, più di un ricercatore si è chiesto perché nell’iconografia e nel simbolismo iniziatico molte culture rappresentino i loro Dei con l’immagine del cono di pigna. La risposta è stata che il cono di pigna rappresenta la ghiandola Pineale, il suo peculiare rilascio endocrino ed è il segno di distinzione di un’élite spirituale.
Le culture del passato associavano quella che noi oggi chiamiamo Epifisi ad un organo preposto alla maggior L’iconografia della pigna ,chiarezza mentale ed alla visione interiore. Per Cartesio la ghiandola Pineale è il punto privilegiato dove mente (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono. Dopo decenni di profonda ignoranza in merito, le neuroscienze hanno smesso di trattare la ghiandola Pineale alla stregua di un’inutile appendice del cervello: il “vaso di Pandora” di questa incredibile ghiandola endocrina, che riceve il più abbondante flusso sanguigno di qualsiasi altra ghiandola nel corpo, è stato finalmente aperto. Negli ultimi decenni si è scoperto che l’Epifisi è responsabile del nostro ciclo di veglia/sonno, del nostro invecchiamento, di stati a più alta coerenza neurale (maggior chiarezza mentale). Inoltre la Pineale è una ghiandola è fotosensibile, essendo munita, nella parte interiore, di bastoncelli simili a quelli della retina dell’occhio. Il soprannome mistico di terzo occhio è dunque alquanto azzeccato per la Pineale e ci si chiede come, in epoche in cui non c’era un microscopio elettronico che potesse analizzare il suo tessuto cellulare, si sia arrivati a darle questo nome. Forse a quei tempi non c’era bisogno di un “tool” esterno per analizzare la natura delle cose e chissà forse la scienza era intesa come una fusione esperienziale con l’oggetto dell’osservazione. Aldilà di questa accattivante congettura sulla protoscienza, più di un ricercatore si è chiesto perché nell’iconografia e nel simbolismo iniziatico molte culture rappresentino i loro Dei con l’immagine del cono di pigna. La risposta è stata che il cono di pigna rappresenta la ghiandola Pineale, il suo peculiare rilascio endocrino ed è il segno di distinzione di un’élite spirituale.
L’OCCHIO DI RA
La Pineale, oltre al simbolismo della pigna, è stata associata da alcuni all’occhio di Ra, l’occhio che tutto vede. L’occhio di Ra, o occhio di Horus, sembra sia un riferimento alle scuole misteriche egizie che iniziavano i loro discepoli all’apertura del terzo occhio, detto anche occhio singolo. Nei simboli l’occhio che tutto vede – che non ha segreti perché le secrezioni neuroendocrine della Pineale permettono la più alta conoscenza – è spesso racchiuso all’interno di una piramide oppure tra due ali (Sole alato).
La Pineale, oltre al simbolismo della pigna, è stata associata da alcuni all’occhio di Ra, l’occhio che tutto vede. L’occhio di Ra, o occhio di Horus, sembra sia un riferimento alle scuole misteriche egizie che iniziavano i loro discepoli all’apertura del terzo occhio, detto anche occhio singolo. Nei simboli l’occhio che tutto vede – che non ha segreti perché le secrezioni neuroendocrine della Pineale permettono la più alta conoscenza – è spesso racchiuso all’interno di una piramide oppure tra due ali (Sole alato).
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