martedì 19 febbraio 2013

"Dhammapada" Buddha (integrale)




Le massime del Buddha




Il Dhammapada, o Libro della legge, raccoglie 423 aforismi che, secondo la tradizione, sono stati pronunciati dal Buddha e poi raccolti da un ignoto autore, probabilmente un suo discepolo.
Essi possono considerarsi una sorta di summa del pensiero e della dottrina buddhisti, da utilizzarsi soprattutto nella vita quotidiana per iniziare quel cammino di affrancamento dalle passioni terrene e dagli affanni quotidiani che, una volta compiuto, porta alla liberazione (mukti).
Il Dhammapada costituisce una delle opere più note della fede buddhista, la cui influenza si è estesa ben oltre i confini del buddhismo.



* Strofe accoppiate


1

Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente,

è basato su di essa e da essa è formato.

 Se un uomo parla o agisce con mente corrotta

gliene seguirà sventura, come la ruota segue il piede

(dell'animale che trascina il carro).




2

Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente,

è basato su di essa e da essa è formato.

Se un uomo parla o agisce con mente serena,

gliene seguirà felicità,

come l'ombra che lo segue sempre.

 

3

"Egli mi ha offeso, mi ha percosso,

mi ha vinto, mi ha derubato".

In coloro nei quali tali pensieri allignano,

l'odio non si placherà mai.

 


4

"Egli mi ha offeso, mi ha percosso,

mi ha vinto, mi ha derubato".

In coloro nei quali tali pensieri non allignano,

l'odio si placherà.

 


5

L'odio non si placa con l'odio,

l'odio si placa con il non-odio.

Questa legge è eterna.




6

Gli altri non sanno che noi tutti

dobbiamo giungere a una fine.

Ma tra coloro che lo sanno, cessano le contese.

 


7

Chi vive inseguendo solo il piacere,

dominato dai sensi, senza usare moderazione nel cibo,

ozioso e fiacco, sarà certamente abbattuto da Mara,

come un albero debole è divelto dal vento.

 


8

Chi vive senza inseguire solo il piacere,

senza essere dominato dai sensi,

usando moderazione nel cibo, fedele e forte,

non potrà essere certamente abbattuto da Mara,

così come il vento non può abbattere la roccia.

 


9

Chi indossi l'abito giallo senza essersi purificato,

senza avere acquisito il dominio di se stesso

e senza perseguire il vero, costui è indegno di indossarlo.

 


10

Chi si è purificato, esercita tutte le virtù,

ha acquisito il dominio di sé e persegue il vero,

costui è degno di indossare l'abito giallo.

 


11

Chi immagina la verità in quello che è falso

e invece vede la falsità in quello che è vero

non giunge mai alla verità e resta preda di idee vane.

 


12

Chi invece vede la verità in quello che è vero

e la falsità in ciò che è falso giunge alla verità

e segue idee reali.

 


13

Come la pioggia penetra all'interno di una casa

dal tetto malfatto, così il desiderio penetra nella mente

non abituata alla meditazione.

 


14

Come la pioggia non penetra all'interno di una casa

dal tetto ben fatto, così il desiderio non penetra

nella mente abituata alla meditazione.

 


15

Chi pecca soffre in questo mondo e in quello futuro;

egli soffre in entrambi i mondi.

Egli soffre quando pensa al male compiuto

e tanto più soffre quanto più vede il cattivo frutto

del suo operato.

 


16

Chi agisce bene è felice in questo mondo

e in quello futuro; egli è felice in entrambi i mondi

Egli è tanto più felice

quanto più vede il buon risultato della sua opera.

 


17

Chi in questo mondo ha agito per il male

si affligge durante l'esistenza

e si affligge dopo il trapasso; egli si affligge

in un mondo e nell'altro. Al pensiero di aver compiuto

il male, nuovamente egli si affligge e la sua afflizione

aumenta quando vede il cattivo risultato

delle sue azioni.

 


18

Chi in questo mondo ha agito per il bene

felice durante l'esistenza e sarà felice dopo il trapasso;

egli è felice in un mondo e nell'altro.

Al pensiero di aver compiuto il bene,

nuovamente egli è felice e la sua felicità aumenta

quando vede il buon risultato delle sue azioni.

 

19

Chi recita un grande numero di versi sacri,

ma poi non opera in conformità con essi, è persona

indolente e non giungerà mai alla condizione di asceta.

Egli è come un pastore che conti le vacche altrui.

 


20

Chi recita anche solo pochi versi sacri,

ma opera in conformità con essi secondo la legge,

avendo abbandonato passione, odio e stolidità e possedendo

invece retta conoscenza e animo ben disposto, lungi

da inquietudini per questo mondo e per quello futuro,

perviene alla condizione di asceta.

 

* La riflessione


21

La riflessione è la via che conduce all'immortalità,

mentre la mancanza di essa conduce alla morte:

coloro che sono riflessivi, infatti, non muoiono mai,

mentre gli sconsiderati è come fossero già morti.




22

Quanti hanno chiaro questo concetto praticano

da esperti la riflessione e se ne dilettano, rallegrandosi

di appartenere al gruppo degli eletti.

 


23

Costoro, gente accorta, sapiente, meditativa e sempre

in possesso di grandi energie, pervengono

alla Verità Assoluta (nirvana), al sommo bene.

 


24

La persona riflessiva, che è riuscita a, emergere,

che possiede la consapevolezza di sé, che compie azioni

pure, che agisce con attenzione, che domina i propri

istinti e vive secondo i dettami della legge,

questi vedrà aumentare la propria gloria.




25

Elevandosi per mezzo della riflessione, dell'introspezione

e dell'autodominio, l'uomo saggio costruisce per sé

un isola che l'inondazione non può sommergere.



 

26

Chi è privo di intelligenza è attratto dalle cose vane,

mentre l'uomo saggio reputa la riflessione

il suo bene più prezioso.




27

Non lasciatevi attrarre dalle cose vane,

dai piaceri dei sensi e della voluttà. Chi è coscienzioso

e medita raggiunge la felicità suprema.

 


28

Chi è attento allontana da sé la negligenza e,

una volta sull'elevata terrazza della saggezza, osserva

gli sciocchi, uomini tormentati dal dolore,

come chi dall'alto di una montagna contempla

la folla nella pianura.

 


29

Riflessivo fra gli irriflessivi,

ben desto tra coloro che dormono, l'uomo saggio

procede al pari di un cavallo da corsa, staccando

gli altri come fossero brocchi.

 


30

Maghavan (Indra) divenne principe degli dei

grazie alla riflessione. La riflessione è fonte di lode,

mentre l'irriflessione è causa di disapprovazione.
 



31

L'asceta, che pratica la riflessione ed è sgomentato

dall'irriflessione, avanza come un incendio, bruciando

tutti i suoi legami, siano essi grandi o piccoli.

 


32

L'asceta,che pratica la riflessione ed è

sgomentato dall'irriflessione, non è possibile

che si smarrisca, ma è vicinissimo al nirvana.

 
 
* Il pensiero



33

L'uomo saggio raddrizza il proprio pensiero

malfermo, vacillante,

difficile da conservare e da trattenere,

così come colui

che fabbrica un dardo fa con la freccia.

 


34

Il nostro pensiero vacilla quando deve rinunciare

a soggiacere al dominio di Mara,

così come il pesce che viene strappato

alla sua dimora d'acqua.

 


35

E' cosa buona dominare il pensiero,

difficile da afferrare, fatuo,

che insegue ciò che gli piace;

il pensiero dominato reca felicità.

 


36

Che l'uomo saggio custodisca il pensiero,

difficile da afferrare, che si divincola,

che insegue ciò che gli piace;

il pensiero ben custodito reca felicità.

 


37

Chi controlla il pensiero, che viaggia lontano,

che procede in solitudine,

che è astratto, che vive in fondo al cuore,

sarà libero dai legami di Mara.

 


38

Chi possiede un pensiero non stabile,

ignora la buona legge ed è turbato

nella sua pace mentale,

costui non avrà mai la conoscenza perfetta.

 


39

Chi possiede un pensiero attento; una mente ben salda

e ha lasciato il bene e il male

costui non nutre timore mentre vigila.




40

Avendo ben presente che il proprio corpo è fragile

come un orcio e rendendo forte il proprio pensiero

come una fortezza, si vada all'assalto di Mara

con l'arma del sapere e, dopo averlo battuto,

si vigili su di lui senza tregua.




41

Ahimè, tra breve giacerà a terra questo corpo vilipeso,

senza conoscenza, come un pezzo di inutile legno.




42

Il pensiero malamente guidato compie

(nei confronti dell'uomo) un male peggiore di quello

che un uomo colmo di odio può fare a chi lo odia,

o un nemico a chi gli è nemico.

 


43

Il pensiero ben guidato compie (nei confronti dell'uomo)

del bene in misura maggiore di quello

che potrebbero fare un padre, o una madre, o altro parente.

 

* I fiori



44

Chi sottometterà questo mondo, quello di Yama

(signore dei defunti) e quello degli dei?

Chi troverà il sentiero della perfezione, indicato

con chiarezza, come chi è pratico trova il fiore (giusto)?

 

45

Il discepolo sottometterà questo mondo,

quello di Yama e quello degli dei. Il discepolo troverà

il sentiero della perfezione, indicato con chiarezza,

come chi è pratico trova il fiore (giusto)?

 


46

Avendo ben presente che questo corpo è simile

alla spuma, sapendo che la sua natura è effimera

come un miraggio, dopo aver spezzato le frecce fiorite

di Mara, avanzi egli invisibile al re della morte.

 
 

47

La morte porta via l'uomo che raccoglie fiori

e la cui mente è preda della distrazione, così come fa'

la piena con il villaggio addormentato.

 


48

Mentre l'uomo è impegnato nel raccogliere fiori,

la sua mente è preda della distrazione

ed egli non è pienamente soddisfatto dai piaceri,

allora la morte lo ghermisce.

 


49

Così come l'ape raccoglie il nettare dai fiori

senza arrecare danni né al suo colore, né al profumo,

così l'uomo saggio deve vivere nel proprio villaggio.

 


50

Non faccia attenzione alle ingiustizie subite,

a ciò che gli altri avrebbero dovuto fare o non fare:

faccia attenzione piuttosto a ciò che egli stesso

deve o non deve fare.




51

Come un fiore splendido ma senza profumo,

così, splendide ma prive di frutto, sono le parole

di chi non agisce in conformità con esse.

 


52

Come un fiore splendido e profumato, così, splendide

e ricche di frutto, sono le parole di chi agisce

in conformità con esse.

 


53

Così come da un mucchio di fiori è possibile intrecciare

numerose ghirlande, allo stesso modo un essere mortale,

una volta nato, può compiere molte azioni buone.

 


54

Il profumo emanato dai fiori non si diffonde nell'aria

in direzione contraria a dove s'offia il vento,

non quello di sandalo, tagara o gelsomino;

il profumo delle persone buone si diffonde invece

anche in direzione contraria rispetto al vento,

la persona onesta diffonde il suo profumo ovunque.




55

Sandalo, tagara, loto e vassiki:

di tutti questi profumi quello della virtù è più intenso.




56

Di poco pregio è il profumo che emana

dal tagara e dal sandalo: il profumo degli onesti,

invece, sale in alto fino agli dei.

 


57

Di chi è fornito di buone qualità, che è attento

e che si è affrancato per mezzo della vera conoscenza,

di costui Mara non avrà ragione.

 


58

Come in un cumulo di rifiuti gettato per la strada

può spuntare un loto profumato e leggiadro,

 

59

così nel mucchio indegno di coloro che costituiscono

il popolo cieco sfolgora con la propria conoscenza

il discepolo del Buddha pienamente illuminato.

 

* Lo stolto



60

Lunga è la notte per chi è sveglio, lungo è il miglio

per chi è stanco, lunga è l'esistenza

per gli stolti che ignorano la vera legge

 


61

Se chi viaggia non incontra uno a lui simile

o migliore di lui, continui pure da solo il suo cammino;

quella di uno stolto non è compagnia.




62

 

"Questi figli sono miei, queste ricchezze sono mie",

con tali pensieri si tormenta lo stolto.

Se egli stesso non si appartiene, quanto meno possono

appartenergli i figli e le ricchezze?




63

Lo stolto che sa riconoscere la propria stoltezza,

per questo solo è saggio,

mentre lo stolto che reputa di essere saggio,

questi davvero può dirsi stolto.




64

Anche se uno stolto stesse insieme con un saggio

per tutta la vita, non arriverebbe mai

ad afferrare la realtà delle cose, così come il cucchiaio

non conosce il sapore della minestra.

 


65

Se una persona intelligente stesse insieme con un saggio

anche per un minuto solo, egli conoscerebbe

subito la realtà delle cose, così come la lingua è in grado

di conoscere il sapore della minestra.

 


66

Gli stolti, sprovvisti di intuizione,

sono i peggiori nemici di se stessi, poiché compiono

azioni cattive che producono frutti amari.

 


67

Non è un'azione ben fatta quella che, una volta compiuta,

è causa di pentimento

e la cui ricompensa si riceve con tristezza e pianto.

 


68

E' un'azione ben fatta quella che, una volta compiuta,

non causa pentimento e la cui ricompensa si riceve

con gioia e animo ben disposto.

 


69

Fino a che la cattiva azione compiuta non dà frutto,

per lo stolto è miele, ma quando matura, allora lo stolto

è preda del dolore.




70

Che lo stolto mangi pure il suo cibo mese per mese

con la punta di un filo d'erba kusha: egli non vale di certo

la sedicesima parte di quelli che hanno approfondito

la vera legge.

 


71

La cattiva azione non si coagula d'un tratto come latte

già fresco, ma segue lo stolto come fuoco sotto la cenere.

 


72

Se la coscienza dello stolto si desta, essa dissipa

la di lui fortuna, rompendogli la testa.

 


73

Che lo stolto persegua pure nel desiderio

di una falsa reputazione, della precedenza tra i monaci,

del dominio sui monasteri e della considerazione

tra l'altra gente.




74

"Che il padre di famiglia e chi ha abbandonato il mondo

reputino che questo sia mia opera;

siano anche essi sottoposti a me in tutto quello

che devono o non devono fare", così ragiona lo stolto

e, intanto, crescono la sua brama e il suo orgoglio.

 


75

"Una è la strada che condùce al guadagno,

un'altra quella che conduce al nirvana". Se il monaco

discepolo del Buddha ha appreso ciò,

egli non desidererà la gloria, ma si impegnerà

per allontanarsi dal mondo.

 

* Il saggio



76

Se vedete un uomo che vi indica

quello che bisogna evitare, che vi rimprovera,

ed è intelligente, seguitelo come un saggio,

come se fosse uno che svela tesori: per chi segue

una persona simile, sarà meglio, non peggio.

 


77

Che vi rimproveri, che vi impartisca ordini,

che vi impedisca di fare ciò che è disdicevole:

questi sarà amato da chi è buono

e sarà odiato da chi è cattivo.

 


78

Non abbiate per amico chi fa il male,

non abbiate per amico chi è vile.

Abbiate per amico chi è buono,

abbiate per amici i migliori fra gli uomini.

 


79

Chi si abbevera alla vera legge, vive sereno

con la mente calma. Il saggio sempre si rallegra

nella legge predicata dagli eletti.

 


80

I fontanieri incanalano l'acqua, gli armaioli piegano

i dardi, i falegnami piegano il legno,

i saggi piegano se stessi.

 


81

Come la robusta montagna non viene scossa dal vento,

così i saggi non vacillano

in mezzo ai rimproveri e alle lodi.

 


82

Come un lago profondo, calmo e limpido,

i saggi si rasserenano dopo aver ascoltato la legge.

 


83

In ogni situazione gli uomini giusti

procedono con attenzione; gli uomini buoni non parlano

spinti dal desiderio di piacere: toccati dalla felicità

oppure dalla sofferenza,

i saggi non danno a vedere mutamenti.




84

Se né per se stesso né per altri il saggio desidera figli,

ricchezza, dominio, oppure il proprio benessere

attraverso l'impiego di mezzi disonesti, allora egli è buono,

saggio e giusto.

 


85

Pochi sono gli uomini che giungono all'altra sponda

(il nirvana): tutti gli altri, invece,

corrono su e giù lungo la riva.

 


86

Coloro ai quali è stata ben spiegata la legge

e vi aderiscono, questi raggiungeranno l'altra sponda,

oltre il regno della morte,

per quanto sia difficile l'attraversamento.

 


87

Il saggio, avendo abbandonato lo stato di oscurità,

rimanga in quello di chiarezza,

abbandoni la casa per la non-casa, nella solitudine

dove non vi è attaccamento al piacere.

 


88

Chi è saggio considera suprema gioia l'abbandono

dell'attaccamento al piacere,

il non possedere alcunché, la purificazione

del proprio essere dai turbamenti del pensiero.

 


89

Coloro il cui pensiero è pienamente raccolto

sui sette componenti clella perfetta illuininazione,

che si rallegrano del non ricevere nulla,

dell'essersi affrancati dall'attaccamento,

che dominano i propri desideri, che sono colmi di luce,

questi sono giunti alla liberazione

ancora in questo mondo.

 

* L'Arhat


90

Non esiste più arsura per chi ha terminato la sua strada,

che non prova sofferenza, che si è liberato in tutti i sensi,

che si è affrancato da ogni tipo di legame.

 


91

(L'Arhat) si accinge con la mente ben raccolta

a intraprendere la strada e non si rallegra di rimanere

nella propria abitazione: come cigni

che hanno abbandonato il loro specchio d'acqua,

essi abbandonano la loro abitazione e la loro famiglia.

 

ù
92

Di quanti non possiedono ricchezze,

che sanno quale sia il cibo (consentito), che conoscono

il vuoto e la liberazione privi di condizionamenti,

di questi è difficile seguire la strada, come accade

per (chi osservi) quella degli uccelli nel cielo.




93

Di quanti hanno distrutto ogni tipo di attaccamento,

che si sono liberati dell'esigenza di possedere,

che conoscono il vuoto e la liberazione

privi di condizionamenti, di questi è difficile seguire

la strada, come accade (per chi osservi) quella

degli uccelli nel cielo.

 


94

Colui i cui sensi sono stati assoggettati al pari

di cavalli perfettamente domati dal proprio conducente,

che ha lasciato da parte orgoglio e adesione

alle cose del mondo, per un tale (uomo)

perfino gli dei provano sentimenti di invidia.


 

95

Similmente alla terra, egli non viene toccato

dal turbamento; similmente a una stabile soglia

è un fedele di questo tipo; egli è come un limpido specchio

lacustre; la vita e la morte non esistono per lui.




96

Serena è la mente, serene sono le parole,

serena è l'azione di colui che ha raggiunto la liberazione

per mezzo della retta conoscenza

e si è pacificato nell'intimo.

 


97

Colui che si è liberato dalla credulità,

che conosce ciò che non è stato creato, che ha reciso

tutti i vincoli, che ha soppresso ogni tipo di tentazione,

che ha ricusato ogni brama,

costui è in verità il sommo tra gli esseri umani.




98

Nel villaggio oppure nella foresta,

sul mare profondo o sulla terra asciutta, dovunque

conducano la propria esistenza gli Arhat,

quello è davvero un luogo ridente.

 


99

Incantevoli sono le foreste, dove l'uomo rozzo

non prova godimento: in questi luoghi troveranno

allegrezza coloro che sono privi di passioni,

di certo non coloro che ricercano il piacere.

 

* Le migliaia


100

A un sermone, anche se composto

di mille (vocaboli), ma vocaboli privi di senso, è preferibile

una sola parola ponderata,

udendo la quale un uomo si senta tranquillo.

 


101

A un poema, anche se composto

di mille (strofe),ma strofe prive di senso, è preferibile

un poema costituito da un solo verso,

udendo il quale un uomo si senta tranquillo.

 


102

Piuttosto che recitare cento poemi composti

di versi senza senso alcuno, è preferibile recitare un solo

verso, udendo il quale ci si senta tranquilli.

 


103

Se un uomo vince in battaglia

per mille volte mille nemici, mentre un altro vince soltanto

se stesso, questi è da reputarsi

migliore dei vincitori di ogni battaglia.

 


104

Chi vince se stesso è senz'altro migliore degli altri esseri.

Di chi ha soggiogato

se stesso, che conduce la propria esistenza agendo

sempre sotto controllo,

 


105

la vittoria di un uomo simile

non potrebbe essere tramutata in sconfitta nemmeno

da un dio, da un gandhàrva

e neppure da Mara insieme con Brahma.

 


106

Se anche un uomo compie sacrificio,

mese dopo mese, per cento anni,

ma per un momento solo rende omaggio a un uomo

che abbia la mente concentrata

questo suo (ultimo) solo atto è da ritenersi migliore

di un sacrificio compiuto per cento anni.

 


107

Se anche un uomo rende onore ad Agni

(il dio vedico del fuoco)

nella foresta per cento anni, ma per un momento solo

rende omaggio a chi ha la mente concentrata,

questo suo (ultimo) solo atto è da ritenersi migliore

di un sacrificio compiuto per cento anni.

 


108

Qualunque cosa un uomo sacrifichi in questo mondo,

sotto forma di immolazione oppure di offerta,

per un anno intero, al fine di trarne un vantaggio,

tutto ciò non vale un centesimo:

è preferibile rendere omaggio a

chi vive in maniera retta.

 


109

Colui che sempre rende onore e rispetta gli anziani

vedrà migliorare quattro cose:

vita, bellezza, felicità e forza.




110

Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni

nella perversione e nella dissolutezza,

è migliore quella di chi vive nella saggezza

e nella meditazione.

 


111

Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni

nell'ignoranza e nello sbandamento,

è preferibile un solo giorno di vita di colui che conduce

un'esistenza saggia e meditativa.

 


112

Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni

in modo neghittoso, è preferibile

un solo giorno di vita di colui le cui azioni sono improntate

a spirito gagliardo.

 


113

Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni

senza porsi il problema dell'origine

e della fine (delle cose), è preferibile un solo giorno di vita

di colui che le considera.

 


114

Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni

senza volgere lo sguardo

al luogo immortale (il nirvana), è preferibile un solo giorno

di vita di colui che lo osserva.

 


115

Rispetto all'esistenza di un uomo che viva cento anni

senza prendere in considerazione

la legge suprema, è preferibile un solo giorno di vita

di colui che invece la rispetta.

 

* Il male



116

E' necessario che l'uomo si avvicini

sempre più al bene e si adoperi per preservare

la propria mente dalla malvagità.

La mente di colui che compie

buone azioni di malavoglia, infatti, si diletta nel male.

 


117

Se un uomo compie qualche azione malvagia,

eviti di ripetere ancora la cattiva azione,

non si compiaccia nel peccato.

L'accumulo di male, infatti, è fonte di dolore.

 


118

Se un uomo compie il bene,

ripeta ancora la buona azione e in essa

trovi compiacimento.

L'accumulo di bene, infatti, è fonte di felicità.

 


119

Anche chi compie azioni peccaminose

vive bene fino a che il male compiuto non giunge

a maturazione: quando la cattiva azione matura,

il peccatore prova (ogni tipo di) male.




120

Chi compie il bene vive male fino a che

le sue buone azioni non maturano: quando giungono

a maturazione, l'uomo buono prova (ogni tipo di) bene.




121

Nessuno valuti poca cosa il male compiuto,

pensando "Non mi verrà sopra!".

Anche un orcio,si riempie con l'acqua che cade

goccia a goccia. Lo stolto si riempie di peccato,

anche se lo ammucchia un poco alla volta.




122

Nessuno valuti poca cosa il bene compiuto pensando

"Non mi verrà sopra!".

Anche un orcio si riempie con l'acqua che cade goccia a

goccia. L'uomo saggio si riempie

di bene, anche se lo ammucchia un poco alla volta.

 


123

Similmente a un mercante che,

recando molte ricchezze e disponendo di poca compagnia,

evita una strada pericolosa

e come chi ama la vita evita il veleno, così bisogna evitare

di compiere cattive azioni.

 


124

Chi non ha ferite sulla mano può con quella mano

toccare il veleno:

il veleno non penetra dove non esiste ferita; né esiste

peccato per chi non lo compie.

 


125

Il male ricade su quello stolto

che offende un essere puro e innocente, come polvere

impalpabile gettata controvento.

 


126

C'è chi nasce nuovamente in un utero; chi compie cattive

azioni finisce all'inferno;

chi compie buone azioni finisce in paradiso; chi si è liberato

da ogni attaccamento si annulla nel nirvana.

 


127

Non in cielo, non in mezzo

al mare e nemmeno se ci si addentra in una caverna

montana, in tutto il mondo

non si conosce un posto nel quale la morte non sia in

grado di annientare i mortali.

 


128

Non in cielo, non in mezzo al mare e nemmeno

se ci si addentra

in una caverna montana, in tutto il mondo non si conosce

un posto che la morte non sovrasti.

 

* La punizione



129

Ogni uomo trema di fronte alla punizione,

ogni uomo teme la morte: come se ti trovassi al suo posto,

non uccidere né fa' uccidere.

 


130

Ogni uomo trema di fronte alla punizione,

ogni uomo ama la vita: come se ti trovassi al suo posto,

non uccidere né fa' uccidere.

 


131

Chi, perseguendo la propria felicità,

colpisce esseri che ricercano anch'essi la propria felicità,

dopo la morte non raggiungerà la felicità.

 


132

Chi, perseguendo la propria felicità,

non colpisce esseri

che ricercano anch'essi la propria felicità, dopo la morte

raggiungerà la felicità.

 


133

Non rivolgerti con tono sferzante ad alcuno

coloro ai quali ti rivolgerai

in questo modo ti potrebbero rispondere nello stesso

modo: le ingiurie sono dolorose;

colpo su colpo, esse ricadranno sopra di te.

 


134

Se rimani in silenzio al pari di un gong sconquassato,

allora significa

che hai raggiunto il nirvana, l'ira ti è ignota.

 


135

Come il pastore con il suo bastone

sospinge le sue mucche in direzione della stalla,

così la vecchiaia e la morte

sospingono l'esistenza degli uomini.

 


136

Lo stolto non sa discernere quando compie cattive azioni,

però in seguito è bruciato

da quanto ha compiuto come se fosse arso dal fuoco.

 


137

Chi infligge dolore

a chi non lo merita, molto presto giungerà

a una di queste dieci condizioni:

 

138

si troverà a patire castigo terribile,

perdita dei propri beni, danno nel fisico, oppure grave

malattia, o perdita della ragione,

 


139

sopruso da parte del re,

spaventevole imputazione, perdita di familiari,

sfacelo delle ricchezze,

 


140

un fulmine gli brucerà la casa

e quando il suo corpo sarà distrutto, quello stolto

finirà all'inferno.

 


141

Non il fatto di andarsene in giro nudo, o di portare

i capelli attorcigliati, non la sozzura,

non il digiuno o lo stare sdraiato per terra, non lo stare

seduto immobile, accovacciato, oppure

il soffregarsi con la polvere possono rendere puro l'essere

mortale che non abbia vinto il desiderio.




142

Chi, anche se ben vestito, sia giusto, quieto, dominato,

controllato, puro e abbia deposto il bastone

nei confronti di tutti gli altri esseri, questi è davvero

un brahmano, un asceta (samana), un bhikshu!

 


143

(Non) esiste al mondo un uomo tanto tenuto a freno

dalla vergogna da (non) provocare

un rimprovero, al pari di un nobile destriero la frusta.

 


144

Come un nobile destriero sotto lo sprone della frusta

dovete essere coraggiosi e pronti;

per mezzo della fede, della virtù, della forza, della

meditazione e della conoscenza

della legge, divenuti perfetti nella sapienza e nella

condotta e concentrati

nella memoria supererete questo non piccolo male.

 


145

I fontanieri convogliano le acque,

gli armaioli curvano le frecce, i falegnami piegano il legno,

i fedeli forgiano se stessi.

 

* La vecchiaia



146

Qual è il motivo per il quale si ride, si gioisce,

quando tutto è preda delle fiamme?

Avvolti dalle tenebre, non cercate una luce?

 

147

Volgete lo sguardo verso questa figura colorata,

questo corpo ricoperto di ferite,

tenuto insieme, malandato, pieno di fantasie, nel quale

non esiste forza, che è privo di stabilità!

 


148

Questo corpo è logoro, pieno di malattie, fragile:

questo coacervo putrescente

è in disfacimento; infatti la vita è contigua alla morte.




149

Quale piacere può esservi

nel guardare queste ossa grigie, simili alle zucche

che si gettano via in autunno.

 


150

La fortezza è fatta di ossa, ricoperta di carne e sangue;

al suo interno trovano asilo

vecchiaia, morte, arroganza e mistificazione.

 


151

Anche gli splendidi carri reali finiscono in rovina, come

il corpo si appropinqua alla vecchiaia.

La virtù degli uomini buoni non invecchia mài. Questo

gli uomini buoni dicono ai buoni.

 


152

L'uomo privo di saggezza invecchia come un bue;

si accrescono le sue carni, non il suo sapere.

 


153

Ho trasmigrato in più esistenze, sperimentando

la vita quale dolore che si rinnova,

alla ricerca di chi ha costruito la casa, senza trovarlo.




154

Oh artefice, ora che ti ho scoperto, non costruirai più

una nuova casa! Tutte le travi sono infrante, la volta è infine

crollata; liberata dal ciclo degli impulsi indisciplinati,

la mente ha finalmente estinto ogni attaccamento.

 


155

Chi non ha rispettato la disciplina e da giovane

non ne ha fatto tesoro perisce

come un vecchio airone in un lago senza pesci.

 


156

Chi non ha rispettato la disciplina e da giovane

non ne ha fatto tesoro giace come un arco spezzato,

rimpiangendo il passato.

 

* Se stesso

 

157

Se ci si riconosce come cosa cara,

ci si custodisca.

Delle tre veglie notturne, durante una vegli il saggio.

 


158

Prima di tutto ci si indirizzi verso ciò che è giusto,

poi si istruisca altri:

così chi è saggio non avrà danni.

 


159

Ci si comporti in modo da poter insegnare ad altri:

chi si domina potrà dominare

poiché è difficile dominare se stessi.

 


160

Ognuno è signore di se stesso:

quale altro signore potrebbe esistere? Dopo aver dominato

se stesso è difficile trovare

un altro signore così difficile da dominare.

 


161

Dal proprio sé è fatto il male, si nasce, si è fatti crescere:

esso frantuma lo sciocco,

come un diamante rompe anche una gemma.

 


162

Chi ha pessime abitudini,

come un albero shala invaso di rampicanti, si conforma

ai desideri del proprio nemico.

 


163

Il male, dannoso per noi,

è facile a compiersi; fare il bene è invece

molto difficile.

 



164

Lo stolto, che si burla delle regole degli Arhat, degli eletti,

dei virtuosi e segue false dottrine,

produce frutti che porteranno al suo annientamento,

come quelli della canna katthaka.




165

Le azioni cattive sono compiute dal proprio sé, dal proprio

sé è causato il dolore, dal proprio sé

non sono compiute le azioni cattive, attraverso il proprio sé

ci si purifica. Purezza è impurità

(nascono) da sé, nessuno può purificare l'altro.




166

Non si dimentichi il proprio bene

per quello di altri, per quanto grande questo possa essere;

dopo aver individuato

il proprio bene, ci si dedichi ad esso interamente.

 

* II mondo



167

Non vivete nel male e nella distrazione, non seguite false

dottrine, non esaltate il vivere mondano!

 


168

Alzati! Non essere disattento! Pratica la legge della virtù!

Chi pratica la buona legge

è seguito dalla felicità in questo mondo e in quello futuro.

 


169

Segui la legge della virtù, non quella del cattivo

comportamento. Chi pratica la buona legge è seguito dalla

felicità in questo mondo e in quello futuro.

 


170

Guarda il mondo come fosse una bolla,

come un miraggio: chi guarda

il mondo così non è visto dal re della morte.

 


171

Venite, osservate questo mondo scintillante

come un carro regale, nel quale si sistemano gli stolti;

i saggi non vi si agganciano.

 


172

Chi viveva nella distrazione e poi è diventato

attento illumina il mondo

come luna non offuscata da nubi.

 


173

Chi riscatta un'azione cattiva

con una buona illumina il mondo come luna

non offuscata da nubi.




174

Questo mondo è avvolto dalle tenebre, pochi vi possono

vedere bene: raro è

chi si libra in cielo come un uccello sfuggito alla rete.

 


175

Procedono i cigni lungo la strada del sole, procedono

miracolosamente attraverso l'etere: procedono i saggi fuori

dal mondo, dopo aver vinto Mara e la sua corte.

 


176

Non c'è male che non possa compiere

chi viola l'unica

legge, mente e ignora l'altro mondo.

 


177

Gli avari non vanno in cielo: chi non esalta la generosità

è davvero stolto. Il saggio gode

nel donare e perciò ottiene la felicità nell'altro mondo.

 


178

Il frutto di sotapatti

(prima condizione che prelude al nirvana)

è migliore del regnare soli sul mondo, del salire al cielo, del

dominio su tutti i mondi.

 

* Il Buddha



179

Colui la cui vittoria non può essere riconquistata,

nelle cui conquiste nessuno può entrare,

questo Buddha che domina l'infinito, che non ha via,

su che via vorreste condurlo?

 


180

Chi nessun desiderio, coi suoi lacci venefici,

può deviare, questo Buddha che domina l'infinito,

che non ha via, su che via vorreste condurlo?

 


181

Quei forti, dediti alla meditazione,

che godono nella pace della liberazione! Anche gli dei

invidiano chi è risvegliato e cosciente.

 


182

Difficile da raggiungere è lo stato umano,

difficile è vivere

da mortale, difficile è che nascano dei Buddha.

 


183

Non fare il male,

compi il bene, purifica la mente, questo

insegna il Buddha.




184

I Buddha chiamano pazienza l'ascesi suprema,

tolleranza il nirvana più alto:

non è anacoreta chi colpisce gli altri, non è asceta

chi insulta gli altri.

 


185

Non ammonire, non colpire,

vivere osservando la legge, essere moderati nel cibo,

vivere e dormire da soli, essere

occupato in alti pensieri, questo insegna il Buddha.

 


186

Non si soddisfa la brama nemmeno con una pioggia

di monete d'oro: è saggio

chi sa che il soddisfacimento della brama ha breve

sapore e causa dolore.

 


187

Il discepolo risvegliato

appieno non si soddisfa nemmeno dei piaceri celesti:

egli gode solo

dell'annullamento di ogni desiderio.

 


188

Gli uomini spinti dalla paura si rifugiano

in montagna

e nelle foreste, sugli alberi sacri e nei santuari;

 


189

ma questi non sono rifugi sicuri,

non sono il rifugio supremo; non ci si libera dal dolore

rifugiandosi in questi posti.

 


190

Chi cerca invece rifugio nel Buddha,

nel dharma e nel sangha

vede con chiarezza le Quattro Nobili Verità:

 


191

il dolore, la sua origine,

la sua fine e il sacro Ottuplice Sentiero che porta

all'acquietamento del dolore.

 


192

Questo è il rifugio sicuro,

il sommo asilo, arrivando nel quale

si placa ogni dolore.

 

193

Non comune è la persona superiore,

essa non nasce ovunque:

dove nasce un individuo così forte, beata è la sua gente.

 


194

Beato è il sorgere dei Buddha,

beata è la predicazione della buona legge,

beata la concordia

del sangha, beata la meditazione di chi è in armonia

 


195

Chi onora i Buddha degni di devozione,

o i loro seguaci, che hanno

superato la schiera delle illusioni, il dolore e il pianto,




196

chi onora questi esseri,

che hanno raggiunto la liberazione, che non hanno timore,

di questi non si potrebbe misurare i meriti.

 

* La felicità



197

Viviamo dunque felici senza odiare chi ci odia:

fra chi ci è nemico, viviamo senza odio.

 


198

Viviamo dunque felici senza dolore

tra chi è addolorato: fra chi è addolorato,

viviamo senza dolore.

 


199

Viviamo dunque felici senza desideri

fra chi è preda del desiderio:

fra chi è avido viviamo senza avidità

 


200

Viviamo dunque felici senza possedere nulla,

nutrendoci di felicità (altrui) al pari

degli dei splendenti.

 


201

La vittoria origina odio, perché il vinto giace dolorante.

Chi ha lasciato vittoria e sconfitta

è sereno e felice.




202

Non vi è fuoco pari alla passione,

non vi è danno pari all'odio, non vi è dolore

pari all'essere composti di aggregati,

non vi è felicità pari alla pace interiore.

 


203

La fame è la malattia peggiore,

le tendenze innate sono le calamità peggiori:

sapendo questo, il nirvana appare la felicità somma.

 


204

La salute è il beneficio supremo,

la gioia è la ricchezza maggiore, la fede è il parente

migliore, il nirvana è la somma felicità.

 


205

Chi ha assaggiato la dolcezza della solitudine

e il nettare della meditazione non ha dolori né peccato,

avendo già sorbito la gaia essenza della legge.

 


206

Vedere gli eletti è bene,

vivere con loro è sempre benefico; non vedendo gli stolti

si è davvero felici.

 


207

Chi viaggia con gli stolti si affligge a lungo:

la compagnia dei saggi

causa felicità come l'incontro con un familiare.

Perciò:

 


208

chi è forte, intelligente,

sapiente, in grado di sopportare molto, diligente, eletto,

un tale uomo buono

va seguito come la luna segue la via delle stelle.

 

* Il piacere



209

Chi si dedica a cose vane e non alla meditazione,

avendo lasciato l'utile

per il futile, invidierà chi si concentra su se stesso.

 


210

Non avvinghiarti a ciò che piace

né a ciò che spiace. Non vedere ciò che piace è doloroso

come vedere ciò che spiace.

 


211

Perciò non cercare il piacere: doloroso è perdere

ciò che piace; chi non prova

attaccamento per nulla di piacevole o di spiacevole

non ha legami.

 


212

Il piacere causa dolore,

il piacere causa timore; chi è libero dal piacere non conosce

dolore: cosa dovrebbe temere?

 


213

L'affetto causa dolore, l'affetto causa timore;

chi è libero dall'affetto

non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?

 


214

La passione causa dolore,

la passione causa timore; chi è libero dalla passione non

conosce dolore: cosa dovrebbe temere?

 


215

lì desiderio causa dolore, il desiderio causa timore;

chi è libero dal desiderio

non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?




216

La brama di vivere causa dolore, la brama

di vivere causa timore; chi è libero dalla brama di vivere

non conosce dolore: cosa dovrebbe temere?

 


217

La gente ha caro chi è virtuoso, intelligente, giusto,

veritiero e diligente.




218

Chi vuole il nirvana ed è di animo lieto, la cui mente

non sia soggiogata dal desiderio,

questi è detto "colui che risale la corrente" (delle rinascite).

 


219

Familiari, amici e compagni

esultano accogliendo chi, lontano da tempo,

torna sano e salvo.




220

Similmente chi ha fatto il bene in questo mondo,

quando va all'altro, è accolto dalle sue azioni meritorie

come il congiunto che ritorna dai familiari.

 

* L'ira



221

Lascia l'ira, abbandona l'orgoglio, va al di là dei legami:

nessun dolore sfiora

chi è lontano da nome e forma e non possiede nulla.




222

Chi frena l'ira come fosse un carro

che precipita, questi io definisco un vero cocchiere,

gli altri tengono solo le briglie.




223

Che l'assenza d'ira vinca l'ira; che la bontà vinca

la cattiveria. Che la generosità

vinca l'avarizia, che la verità vinca la menzogna.

 


224

Di' la verità, non ti adirare, dona anche se poco, quando

ti si chiede: queste sono

le tre condizioni che ti faranno essere presto vicino agli dei.

 


225

Gli asceti che non nuocciono ad alcuno,

che controllano sempre il loro corpo, essi andranno

al luogo eterno, dove non dovranno più soffrire.

 


226

Per chi veglia sempre

e giorno e notte studia per raggiungere il nirvana,

per questi viene meno l'attaccamento.

 


227

Questo è un vecchio detto, oh Atula, non uno dei nostri

giorni: "Condannano chi è silenzioso,

condannano chi parla molto, condannano chi parla poco:

non c'è al mondo chi non sia condannato".




228

Non è mai esistito,

non esisterà, né esiste chi sia sempre condannato

o chi sia sempre lodato.

 


229

Ma chi, osservato giorno per giorno, è lodato

da chi lo osserva,

che è irreprensibile, intelligente, sapiente e onesto,

 


230

come una moneta d'oro,

chi ardirebbe dirne male? Anche gli dei lo lodano,

anche Brahma lo loda.

 


231

Bada agli atti d'ira fisici e controlla il corpo.

Abbandonata la cattiva

condotta fisica, comportati bene con il corpo.




232

Bada agli atti d'ira verbali

e controlla le parole. Abbandonata la maleducazione

verbale, comportati bene con la parola.




233

Bada agli atti di collera mentali e controlla

la mente. Abbandonati

i peccati mentali, comportati bene con la mente.

 


234

Controllati nel corpo

e nella parola sono i forti e anche nella mente; essi sono

davvero ben controllati.

 

* Le impurità



235

Ora sei come una foglia ingiallita;

i messaggeri di Yama (dio della morte) ti sono già vicini:

la tua dipartita è prossima,

non si trovano però provviste per il viaggio.

 


236

Fa' dite stesso un'isola, lavora duramente, sii saggio.

Quando l'impurità

sarà soffiata via, senza colpa entrerai nel celeste mondo

degli Eletti.




237

La tua vita è alla fine.

Sei ora vicinissimo a Yama, non c'è fermata sulla strada

e non si trovano ancora le provviste.

 


238

Fa' di te stesso un'isola, lavora duramente,

sii saggio. Quando l'impurità

sarà soffiata via, non tornerai più a vivere e ad invecchiare.




239

Chi è intelligente si mondi dalle impurità

a poco a poco, momento dopo momento, come fa

l'orafo con l'argento.

 


240

Come ruggine che affiora dal ferro e che quando compare

lo corrode, così le azioni

di un trasgressore lo coriducono sulla strada del male.




241

Non essere costanti nella meditazione

è la ruggine della preghiera, l'indolenza lo è della famiglia,

l'apatia lo è della bellezza, la distrazione lo è del custode.




242

Ruggine della donna è la condotta immorale, del donatore

lo è l'egoismo, ruggine sono i cattivi

comportamenti in questo mondo e in quello futuro.

 


243

Ma una macchia è la peggiore di tutte:

l'insipienza, somma lordura! Dopo aver eliminato questa

macchia, o monaci, mantenetevi puri.

 


244

La vita è facile per chi è privo di vergogna, per chi è

spavaldo, rissoso,

arrogante, presuntuoso e vive in modo immorale.

 


245

La vita è invece difficile per chi è

modesto, sempre in cerca della purezza, altruista, calmo,

che vive in modo onesto ed è acuto.




246

Chi distrugge la vita, che mente, che si appropria

nel mondo di ciò

che non gli viene dato, che va con la moglie di un altro,

 


247

e chi è dedito al bere liquori fermentati o alcolici,

questi estirpa

la propria radice già in questo mondo.

 


248

Perciò uomo sappi che cattivo

è lo stato di chi non si controlla! Che l'assenza del dharma

e l'avidità non ti obblighino a lungo al dolore.




249

La gente fa l'elemosina secondo la propria fede o quello

che le piace: perciò chi si preoccupa

troppo del cibo e delle bevande non giungerà né di giorno

né di notte allo stato di samadhi.

 


250

Colui nel quale, invece, questa preoccupazione

è distrutta e sradicata

fin dalle radici, giunge sempre allo stato di samadhi.

 


251

Non esiste fuoco pari alla passione,

non artiglio simile all'odio, non trappola come

l'allucinazione, non corrente forte come l'avidità.




252

L'errore degli altri è facile da vedere, non così il proprio.

Gli errori altrui si vagliano come il grano,

mentre il proprio errore lo si nasconde come il baro

cela al giocatore il dado cattivo.

 


253

Le passioni di chi vede l'errore dell'altro

ed è sempre pronto ad adirarsi crescono ed egli

è ben lontano dal loro annientamento.

 


254

Non esiste via attraverso l'aria, non monaco fuori

dell'Ordine: il mondo gode dell'accadere dei fenomeni,

i Tathagata sono oltre i fenomeni.

 


255

Non esiste via attraverso l'aria, non monaco fuori

dell'Ordine: i componenti dell'esistenza non sono eterni,

per i Buddha non esiste tumulto.

 

* L'uomo giusto



256

Un uomo non è giusto

se tratta una questione con violenza, ma se discerne

tra il reale e ciò che non lo è.

 


257

Chi guida gli altri con calma, secondo la legge,

che custodisce il diritto

ed è attento, questi e un uomo giusto.




258

Non è saggio

chi parla molto, ma chi è paziente,

tranquillo e coraggioso.

 


259

Non si è esperti di dottrina perché se ne parla molto;

anche se si è imparato poco,

ma si reputa il dharma una cosa concreta, allora si è esperti

di dottrina e non la si trascura.




260

Non si è anziani

perché il capo è canuto; l'età può maturare, ma si è detti

"vecchi invano";

 


261

ma colui nel quale albergano verità, rettitudine,

pietà, ritegno e misura,

che è libero da macchia, questi è detto ben vecchio.

 


262

Una persona invidiosa, avida, disonesta

non diventa degna

solo per ciò che dice o per l'eleganza del suo aspetto,

 


263

ma colui nel quale

questi difetti sono sradicati ed estirpati dalla radice,

che sia libero

dall'odio e intelligente, questi è detto a ragione bello.

 


264

Chi è indisciplinato e falso non diventa asceta

per mezzo della tonsura:

come potrebbe diventare asceta chi è preda di avidità

e desiderio?




265

Chi acquieta

i mali grandi e quelli piccoli, per questo

è detto asceta.




266

Non si è monaco

perché si mendica; dopo aver ricevuto in sé la legge,

si diventa monaci, non per altro.

 


267

Chi abbia lasciato il bene e il male, pratichi la castità

e si comporti con cautela

nel mondo, questi è davvero un monaco.

 


268

Lo stolto o l'incolto

non diventa monaco per aver fatto voto del silenzio,

ma lo diventa

chi, afferrata una bilancia e scelto il meglio,

 


269

fugge il peccato, questi è un asceta e lo è proprio

per questo. Chi nel mondo

valuta entrambi i lati, questi è detto asceta.

 


270

Non si è eletti perché si uccidono

gli esseri, ma perché si evita di fare del male agli esseri,

per questo si è chiamati eletti.

 


271

Non solo con l'obbedienza e con i voti,

e nemmeno con la cultura, o raggiungendo l'estasi

meditativa, o per il fatto di vivere in solitudine,




272

si raggiunge la felicità nascente

della rinuncia, perseguita dalle persone non comuni.

Oh monaco, solo chi ha raggiunto

lo scioglimento dei legami ha conseguito la fiducià (in sé).

 

* La strada



273

Tra i sentieri, l'Ottuplice

è il migliore; tra le verità, le nobili quattro; la dottrina

migliore è la mancanza

di brama; l'uomo migliore è quello che ha occhi per vedere.

 


274

Questa è la strada, non ne esiste un'altra

che conduca alla purificazionedella visione.

Seguitela! In essa è la liberazione da Mara.

 


275

Entrando in essa,

porrete fine al dolore. Io indicai la strada,

dopo aver constatato che essa calma il dolore.

 


276

Voi dovete sforzarvi: i Tathagata predicano solamente.

Chi medita ed entra nella strada,

questi si libera di Mara.

 


277

"I composti sono impermanenti": chi comprende

questo si sottrae alla sofferenza.

Questa è la strada per la purificazione.

 


278

"Ciò che esiste è dolore": chi comprende questo

si sottrae alla sofferenza.

Questa e la strada per la purificazione.

 


279

"Tutta la realtà non ha

esistenza inerente": chi comprende questo si sottrae

alla sofferenza.

Questa è la strada per la purificazione.




280

Chi non si alza quando deve e che, anche se giovane

e baldo, è pigro, senza immaginazione

e volontà, quest'uomo negligente e apatico non trova

la strada per la conoscenza.

 


281

Vegliando la parola, controllata

(la mente), non si compirà il male nemmeno con il corpo.

Mantenendo puliti questi tre

sentieri per l'azione, si percorra la via indicata dai saggi.

 


282

Dalla pratica ascetica nasce la saggezza: senza ascesi

si perde la saggezza. Conoscendo

questa duplice via dell'acquisto e della perdita, ognuno

si adoperi per aumentare la saggezza.

 


283

Tagliate tutta la foresta (dei desideri),

che non rimanga un solo albero! Dalla foresta nasce

la paura. Quando avrete tagliato foresta

e sottobosco, allora o monaci avrete raggiunto il nirvana.




284

Come il vitello alla madre, così sarà legato il pensiero fino

a che il più piccolo desiderio

dell'uomo verso la donna non sarà stato reciso.

 


285

Taglia l'amore verso te stesso,

come un loto autunnale con la mano! Il nirvana è stato

insegnato dal Ben Andato (il Buddha).


 

286

"Questo è il luogo dove trascorrerò la stagione delle piogge,

qui l'inverno e là l'estate",

così pensa lo stolto, senza pensare alla fine della vita.

 


287

Quest'uomo tanto impegnato

con i figli e con il bestiame, la cui mente è confusa,

è colto dalla morte,

come un alluvione coglie un villaggio nel sonno.

 


288

Non lo aiutano i figli, non il padre, e nemmeno i parenti;

chi è colto dal dio.

della morte non può essere aiutato dai parenti.




289

Conoscendo il significato di ciò,

chi è saggio e onesto purifica presto la via

che lo porta al nirvana.

 

* Miscellanea



290

Se tralasciando un piccolo piacere, se ne può provaré

uno grande, abbandoni pure

chi è forte il piacere piccolo per contemplare quello grande.

 


291

Chi per raggiungere la propria

felicità causa dolore agli altri esseri, stretto nei vincoli

dell'odio, non si affranca dall'odio.




292

Quando si rifiuta quello che si deve fare e si fa quello

che non si dovrebbe,

aumentano i vincoli per gli arroganti e gli sbadati.




293

Ma chi è bene attento,

si impegna nel controllo del proprio corpo, non fa ciò

che non si deve, mentre compie

sempre quello che è permesso, per costui, che è saggio

e consapevole, vengono meno i vincoli.

 


294

Dopo aver ucciso madre, padre e due re coraggiosi,

dopo aver distrutto un regno

e i suoi sudditi, il brahmano si allontana senza colpa.




295

Dopo aver ucciso madre,

padre, due re probi e per quinta una tigre, il brahmano si

allontana senza colpa.




296

I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli

e la loro consapevolezza

è volta giorno e notte verso il Buddha.

 

297

I discepoli di Gautama

sono sempre ben svegli e la loro consapevolezza è volta

giorno e notte verso la Legge.

 


298

I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli

e la loro attenzione

è volta giorno e notte verso la Comunità.

 


299

I discepoli di Gautama

sono sempre ben svegli e la loro attenzione è volta giorno

e notte verso il loro corpo.




300

I discepoli di Gautama sono sempre ben svegli

e la loro mente

si compiace giorno e notte di non recare danno ad alcuno.

 


301

I discepoli di Gautama

sono sempre ben svegli e la loro mente si compiace giorno

e notte nella meditazione.




302

E' sgradevole lasciare il mondo, sgradevole è vivere

in un'abitazione scomoda,

fonte di sofferenza è vivere insieme a chi non ti è uguale,

chi vive errabondo è vittima

di infelicità, per questo non andare ramingo e non sarai

preda dell'infelicità.

 


303

Chi ha fede, è virtuoso,

ha raggiunto felicità e ricchezza, in qualunque luogo

si trovi, tutti lo riveriscono.

 


304

I buoni sfavillano da lontano, come le cime innevate;

i cattivi, invece,

non sono visibili, come dardi scoccati di notte.

 


305

Di sedere da soli,

di dormire da soli, di errare solitari senza mai

provare fatica, di dominare

se stessi, ci si compiaccia sul limitare della foresta.

 

* L'abisso



306

Chi mente cade nell'abisso al pari di chi,

avendo commesso qualcosa, dice di non averlo fatto. Dopo

la morte, entrambi sono uguali: nell'altro

mondo sono uomini che hanno compiuto cattive azioni.

 

307

Molti sono coloro che, pur indossando l'abito giallo,

sono cattivi e corrotti; questi malandrini

otterranno l'inferno a causa delle loro cattive azioni.




308

E' preferibile inghiottire

una sfera di ferro rovente, come fuoco bruciante,

piuttosto che vivere

in modo dissoluto e senza freno sulla carità del paese.

 


309

Chi senza prudenza giace

con la moglie del vicino ottiene quattro cose:

fa del male, giace in un letto

scomodo, per terzo viene punito e infine va all'inferno.

 


310

Nessuno desideri la moglie del vicino, perché è peccato,

gli si apre una brutta via

per l'inferno, prova breve piacere, impaurito tra le braccia

di lei, anch'essa

impaurita, e il re gli infligge una grave pena.




311

Come una foglia di erba kusha

ferisce la mano che la afferra in malomodo, la meditazione

mal praticata conduce all'inferno.

 


312

L'azione compiuta senza slancio, la promessa

non mantenuta,

l'obbedienza incerta non daranno grandi frutti.

 


313

Bisogna fare con determinazione e forza ciò che va fatto

Il monaco senza energia

alza solo polvere dal proprio attaccamento.

 


314

E' preferibile non fare

un'azione che non va fatta, perché dopo ci si pente.

Ciò che va fatto

e meglio farlo bene, perché non ci si pente.




315

Come una rocca sorvegliata da ogni lato, sia dentro

che fuori, così ci si custodisca,

senza distrarsi mai. Chi fa passare l'attimo, patisce

in seguito, quando sarà all'inferno.

 


316

Chi si vergogna di ciò di cui

non bisogna vergognarsi, non vergognandosi, invece,

di quello di cui ci si deve

vergognare, poiché ha fatto sue altre teorie, si incammina

per la cattiva strada.




317

Chi teme ciò che non bisogna temere, non temendo,

invece, quello che è

da temere, poiché ha fatto sue altre teorie, si incammina

per la cattiva strada.

 


318

Chi pensa di dover evitare

ciò che non bisogna evitare, non evitando,

invece, quello che va evitato,

si incammina per la cattiva strada.




319

Chi pensa di dover evitare quello che bisogna evitare

e di non evitare quello

che non si deve evitare, avendo fatto sua la retta visione,

si incammina

per la strada che conduce al bene.

 

* L'elefante



320

Io soffrirò in silenzio,

come un elefante centrato da una freccia in battaglia,

mentre il popolo è privo di virtù.

 


321

Si porta in battaglia (l'elefante) domato, il re monta

l'elefante domato. L'uomo migliore

è colui che è domo, colui che soffre in silenzio.

 


322

I muli domati sono buoni,

come pure i purosangue Shindu e gli elefanti

imponenti. Chi ha domato

se stesso è ancora migliore di loro.




323

Non sarebbe però possibile andare con quei quadrupedi

nel Paese non calpestato

(il nirvana), mentre chi ha domato se stesso vi va per mezzo

di se stesso ben domo.




324

L'elefante chiamato Dhanapalaka,

dalle cui tempie cola profumata linfa, e che si trattiene

con difficoltà, quando è legato

non tocca cibo: l'imponente elefante ricorda bene

la foresta degli elefanti!

 

325

Se uno si impigrisce e diventa forte mangiatore,

e dormicchiando si rivolta

nel letto, al pari di un maiale nutrito con avanzi questo

stolto torna a nascere più e più volte.

 


326

Un tempo il mio pensiero

se ne andava errabondo, a suo piacimento, ma ora io

lo tratterrò con giudizio,

come il guidatore trattiene l'elefante infuriato.

 


327

Siate felici di essere diligenti, pesate i pensieri.

Uscite dalla cattiva strada,

come se foste elefanti finiti in una palude.

 


328

Se si incontra un amico saggio, che sia

onesto, disciplinato e saldo, superando ogni ostacolo,

ci si accompagni a lui con animo lieto.

 


329

Se non si incontra un amico saggio, che si incammini

con lui, che sia onesto,

disciplinato e saldo, si proceda pure da soli al pari di un re

che lascia alle sue spalle

un Paese conquistato, al pari di un elefante nella foresta.

 


330

E' preferibile avanzare da soli, non vi è compagnia con gli

stolti: si avanzi da soli senza peccare,

con pochi desideri, come un elefante nella foresta.

 


331

Se capita, la compagnia è gradita

e gradita è la felicità, quale che sia la causa. Solo il bene

è gradito quando

si abbandona la vita: è gradito lasciare ogni dolore.

 


332

E' piacevole nel mondo essere madre, è piacevole essere

padre, è piacevole

essere monaco, è piacevole essere brahmano.




333

E' piacevole la virtù che dura fino

alla vecchiaia, è piacevole la fede ben salda, è piacevole

acquisire un livello di conoscenza

più alta, è piacevole non aver compiuto il male.

 

* La sete



334

In chi vive con la mente

non concentrata la sete cresce come un rampicante ed egli

passa di vita in vita,

come una scimmia che cerca frutti (sugli alberi).

 


335

In chi è torturato da questa sete velenosa, difficile

da sedare in questo mondo,

aumenta la sofferenza come la fitta erba birana.




336

In chi invece sopporta questa sete velenosa,

difficile da sedare in questo mondo, la sofferenza scivola

via come gocce d'acqua da una foglia di loto.

 


337

Poiché siete qui, vi dico queste buone parole: "Eliminate

la radice della sete,

come chi vuole l'usira estirpa l'erba birana.

Che Mara non possa

più distruggervi, come fa il fiume con le canne!

 


338

Come un albero continua a crescere finché non ne è stata estirpata

la radice, così questa sofferenza

ricresce, se non vengono eliminati i vincoli della sete.




339

I flutti travolgeranno l'essere mal guidato,

i cui desideri sono dominati dalla passione, quando le trentasei

correnti corrono rabbiose verso il piacere.

 


340

Le correnti scorrono ovunque prolifera la liana; se vedete

germogliare la liana, recidetene la radice con la conoscenza.

 


341

La brama umana è violenta e inebriante. Pensando ai piaceri

e alla gioia derivante, l'uomo sottosta' a nascita e vecchiaia.

 


342

Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola. Vittime

di legami e sofferenze di continuo e a lungo vanno verso il dolore.

 


343

Spinti dalla sete, gli esseri si agitano come lepri in trappola.

Perciò il monaco allontani la sete mediante il distacco interiore.


 

344

Guardate quell'uomo che liberato dalla brama

vi indulge, liberato dalla foresta

(della brama) vi corre nuovamente incontro: dopo essersi

liberato si riavviluppa nei legami

 


345

Per chi è saggio,

saldo legame non è quello di ferro, legno o canapa: molto

più forte è l'amore

per pietre preziose, anelli, figli e moglie.

 


346

Per chi è saggio, saldo legame è quello che si tende,

è duttile, ma difficilmente si slega.

Dopo averlo reciso, il saggio si allontana senza pensieri e

lasciando indietro i dolori.

 


347

Chi è legato alla passione scivola

nella corrente da lui creata, come un ragno dalla ragnatela.

Dopo averla rotta, il saggio

si allontana senza pensieri e lasciando indietro i dolori.




348

Lascia il passato, il futuro, il presente, quando vai verso

l'altra riva dell'esistenza.

Se la tua mente è libera, non rientrerai più nella nascita

e nella vecchiaia.




349

La sete aumenta in chi è dubbioso,

mosso da forti passioni, teso solo al piacere; per l'io

i legami diventano più saldi.




350

Chi, invece, ha piacere di chiarire i dubbi e, ben memore,

è conscio di ciò che

è impuro, allontana, anzi recide, il legame con Mara.




351

Questo è l'ultimo corpo

per chi ha consumato l'esistenza, che non vacilla più,

che non ha più sete

né macchia, che ha stroncato le afflizioni della vita.

 


352

E' chiamato grande saggio e grande uomo

chi non ha più sete né attaccamento,

che conosce l'insegnamento e lo sa interpretare;

egli riceve il suo ultimo corpo.

 


353

"Io sono il conquistatore

dell'universo, io conosco tutto, senza macchia in ogni

condizione; ho lasciato tutto

dopo aver annullato la sete: ora che mi conosco, chi dovrei

indicare come mio maestro?"

 

354

Il dono della legge supera ogni altro, il sapore della legge

supera ogni altro,

la gioia della legge supera ogni altra, l'estinzione della sete

supera ogni dolore.

 


355

Il piacere uccide

lo stolto, non chi cerca l'altra riva: per avidità di piacere

lo stolto uccide sé e gli altri.

 


356

I campi sono danneggiati dalle erbacce,

gli esseri dalla brama.

Perciò donare a chi non è avido porta grandi frutti.

 


357

I campi sono danneggiati

dalle erbacce, gli esseri dall'odio. Perciò donare a chi non

odia porta grandi frutti.

 


358

I campi sono danneggiati dalle erbacce, gli esseri

dalla mente torpida.

Perciò donare a chi non ha mente torpida porta grandi frutti.

 


359

I campi sono danneggiati

dalle erbacce, gli esseri dal desiderio, perciò donare

a chi non ha desiderio portà grandi frutti.

 

* Il monaco



360

Bene è frenare la vista, bene è frenare l'udito

bene è frenare l'olfatto, bene è frenare il gusto.

 


361

Bene è frenare il corpo, bene è frenare la parola,

bene è frenare il pensiero, bene è frenare ogni cosa.

Il monaco contenuto in tutto si affranca dal dolore.

 


362

Si chiama monaco chi controlla la mano, il piede,

la parola, chi è il controllore migliore, che è lieto in se

stesso, che è attento, solitario e felice.

 


363

E' soave la parola di quel monaco che,

controllando la bocca, parla in modo saggio e modesto

e spiega il senso del dharma.

 


364

Il monaco che riposa nel dharma

che nel dharma gioisce, che su esso riflette e lo rammenta,

non si allontanerà mai dalla buona legge.




365

Non disprezzi ciò che gli è dato in elemosina

e non nutra invidia per gli altri. Il monaco che prova invidia

non raggiungerà mai l'estasi contemplativa.

 


366

Il monaco che, malgrado il poco che riceve,

non invidia gli altri è lodato dagli dei, se vive in modo

onesto e non apatico.




367

Chi non si immedesima con il proprio

nome e forma e non si cruccia per quello che non è più,

questi è un monaco.

 


368

Il monaco che agisce con amore, che è pago della

dottrina del Buddha, raggiungerà il nirvana, la gioia che

nasce dal dissolvimento delle basi dell'esistenza.

 


369

Oh monaco, vuota questa imbarcazione! Dopo andrà veloce.

Estirpa attaccamento e odio: così giungerai al nirvana!

 


370

Recidi i cinque vincoli,

lascia i cinque sensi. Un monaco che ha superato i cinque

vincoli è detto "salvato dall'alluvione".

 


371

Medita, o monaco: non essere distratto! Non far andare

il pensiero verso il piacere

per non dover inghiottire la palla di ferro (dell'inferno)

perché distratto,

né urlare mentre ardi: "Questo è dolore!".

 


372

Non c'è meditazione

senza conoscenza, né conoscenza senza meditazione.

Chi le possiede entrambe è vicinissimo al nirvana.

 


373

Il monaco dalla mente calma, entrato

nella dimora umana,

prova un piacere sovrumano vedendo chiaramente la legge.




374

Dopo aver compreso il senso dell'inizio e della fine

degli elementi

che compongono il corpo, egli conosce la felicità e la gioia

di chi conosce l'immortalità.




375

Proprio questo è l'inizio per un buon monaco: controllare i

sensi, rallegrarsi, dominarsi secondo

le regole, frequentare nobili amici, puri e non indolenti.

 


376

Viva fraternamente,

sia irreprensibile: così porrà fine

alla sofferenza in letizia.

 


377

Come la pianta vassika lascia cadere i fiori appassiti,

così i monaci

devono lasciare brama e odio.

 


378

lì monaco il cui corpo, la cui parola e la cui mente

sono calme, che è raccolto in sé, che ha respinto i richiami

mondani, questi è detto "un essere quieto".




379

Alzati da te, esaminati da te: così, sorvegliato da te

e attento, vivrai in maniera felice, o monaco.

 


380

Poiché il sé è signore del sé, il sé è rifugio del sé,

doma te stesso come il mercante fa con un buon destriero.

 


381

Il monaco che gioiosamente è felice nell'insegnamento

del Buddha, avanza verso il nirvana, verso la felicità

che nasce dal venir meno degli elementi dell'esistenza.

 


382

Il monaco che, anche se giovane, coltiva l'insegnamento

del Buddha, rischiara questo mondo

come la luna sgombra da nubi.

 

* L'Arhat



383

Ferma la corrente fluviale con coraggio, oh Arhat,

dissipa i desideri: dopo aver compreso il dissolvimento

degli elementi dell'esistenza, comprenderai anche

ciò che non fu creato (il nirvana).




384

Quando un Arhat giunge all'altra riva

per mezzo delle due leggi, quella del controllo

e quella della meditazione, ogni legame verrà meno

per lui che ha conosciuto.

 


385

Chi non conosce questa riva è l'altra ed entrambe,

che non ha paura e vincoli, questo io chiamo Arhat.

 


386

Chi medita senza contaminazioni e fa quello

che bisogna fare senza passione e in maniera distaccata è

giunto alla meta finale e questo io chiamo Arhat.

 


387

Durante il giorno splende il sole,

durante la notte la luna, splende il guerriero nell'armatura,

splende l'Arhat quando medita,

ma il Buddha splende sempre, di giorno e di notte.

 


388

Chi è libero dal male è detto Arhat; chi procede con calma

è detto asceta,

chi ha scacciato da sé ogni impurità è detto pellegrino.

 


389

Che nessuno attacchi un Arhat,

ma un Arhat non fugga davanti a chi lo attacca.

Guai a chi attacca un Arhat,

ma anche a chi fugge davanti a chi lo aggredisce.

 


390

E' di grande vantaggio per un Arhat tenere la mente lontana

dalle cose piacevoli: con il venir meno

del pensiero di offendere, si placano tutte le sofferenze.

 


391

Colui il cui corpo,

la cui parola, la cui mente non sono sede di cattiveria

e che si controlla

su questi tre punti, questo io dico che è un Arhat.

 


392

Colui dal quale si è imparata la buona legge insegnata

dal Ben Risvegliato

(il Buddha), questi è da adorare con dedizione, come

l'Arhat adora il fuoco del sacrificio.

 

393

Non si diventa Arhat per i capelli raccolti, per la famiglia

o per la nascita: chi possiede verità

e giustizia, questi è benedetto, questi è un Arhat.

 


394

A che ti serve l'acconciatura sul capo, o stolto?

A che ti serve la pelle di capra?

In te c'è ingordigia, ma tu ti ripulisci di fuori.

 


395

L'essere vestito di abiti sporchi,

smunto, del quale si vedono le vene, che vive in solitudine

meditando nella foresta, questi io dico che è un Arhat.

 


396

Non dico certo Arhat uno per la sua origine,

o la sua famiglia. Egli per la verità

è insolente e ricco. Ma colui che nulla possiede e non ha

attaccamento, questo io dico Arhat.

 

397

Chi, libero da legami,

non trema più ed è senza vincoli,

questo io dico Arhat.

 


398

Chi, recisa la cinghia, il cuoio e la corda con quanto

vi è collegato,

ha eliminato ogni ostacolo, questo io dico Arhat.

 

399

Chi, innocente, tollera di essere insultato,

picchiato, vincolato, avendo la forza della pazienza, forte

come un esercito schierato, questo io dico Arhat.

 


400

Chi ha lasciato l'ira,

che mantiene le promesse, che è virtuoso, senza brama,

che è domo, che ha avuto

il suo ultimo corpo, questo io dico Arhat.

 


401

Chi non si attacca ai desideri, come acqua su un fiore

di loto, o come un seme

di senape sulla punta di un ago, questo io dico Arhat.

 


402

Chi, anche vivendo in questo mondo, conosce già la fine

del dolore, che ha deposto

il carico, libero da vincoli, questo io dico Arhat.

 


403

Chi è molto sapiente, saggio, che

conosce la strada giusta e quella sbagliata, che ha raggiunto

il sommo fine, questo io dico Arhat.

 


404

Chi non frequenta i laici e i religiosi, che non frequenta

molte case

e che nutre pochi desideri, questo io dico Arhat.

 


405

Chi ha abbandonato

il comportamento malevolo nei confronti degli esseri forti

e deboli, non uccide

e non fa uccidere, questo io chiamo Arhat.




406

Chi è tollerante con chi

non lo è, mite con chi è violento, senza desideri tra coloro

che ne hanno, questo io dico Arhat.




407

Chi ha fatto cadere passione; odio, arroganza e ipocrisia,

come l'ago

fa con un seme di senape, questo io dico Arhat.




408

Chi dice parole vere,

senza acredine e istruttive, senza recare offesa ad alcuno,

questo io dico Arhat.

 


409

Chi nel mondo non prende nulla che non gli sia dato,

piccolo o grande,

fine o grosso, buono o cattivo, questo io dico Arhat.

 


410

Chi non ha speranza

né per questo mondo né per l'altro, senza brama e vincoli,

questo io dico Arhat.




411

Chi non ha interesse e che quando ha capito

non chiede "Come?",

che ha toccato il fondo di quanto è immortale,

questo io dico Arhat.

 


412

Chi ha lasciato il legame del bene e quello del male,

che non soffre, che non prova più passione, che è puro,

questo io dico Arhat.




413

Chi è chiaro come la luna, puro, quieto,

completamente tranquillo,

che ha estinto la fonte di ogni distrazione,

questo io dico Arhat

 


414

Chi ha abbandonato la strada fangosa,

il samsara difficile da guadare, che è giunto all'altra riva,

che medita, che è saldo,

che non domanda "Come?",

che è senza legami, che è libero da attaccamento,

questo io dico Arhat.




415

Chi in questo mondo, avendo abbandonato

ogni brama,

vaga senza dimora,

estinta la fonte di ogni desiderio,

questo io dico Arhat.




416

Chi in questo mondo, avendo abbandonato ogni

concupiscenza, vaga senza dimora,

estinta la fonte di ogni desiderio,

questo io dico Arhat.

 


417

Chi, avendo abbandonato

ogni legame umano,

ha superato anche ogni vincolo

proprio degli dei,

che si è liberato da tutti i legami,

questo io dico Arhat.




418

Chi ha abbandonato gioia e dolore, che è freddo,

libero dai germi di una vita futura,

che è l'eroe che ha vinto ogni mondo, questo io dico Arhat.




419

Chi conosce il venir meno e il ricostituirsi

degli esseri dappertutto, che è senza legami,

che persegue il bene, che è il Risvegliato (Buddha),

questo io dico Arhat.

 


420

Chi è su una via che non conoscono né gli dei,

né i gandharva, né gli esseri umani,

che è il Venerabile (Arhat), che ha estinto ogni passione,

questo io dico Arhat.

 


421

Chi non ha passato, né futuro, né presente,

che non ha e non prende nulla,

questo io dico Arhat.

 


422

Il virile, il nobile, l'eroe, il grande saggio, il vittorioso,

l'impassibile, il perfetto, il Risvegliato,

questo io dico Arhat.

 


423

Chi conosce le sue esistenze precedenti

che osserva cielo e inferno,

che è giunto all'estinzione delle nascite,

che ha raggiunto la conoscenza superiore,

che ha compiuto ogni compimento,

questo io dico Arhat.

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