giovedì 30 ottobre 2014
sabato 11 ottobre 2014
caldaie a biomassa
Una
delle classificazioni delle caldaie fa riferimento al combustile con
cui è alimentata la caldaia stessa (caldaia a gas metano, a gasolio, a
legna, a pellet, ecc.) e così con il termine caldaie a biomassa si
intendono tutte le caldaie che sono alimentate con combustibile di tipo biomassa.
Cosa sono
Biomassa: definizione
Con il termine “biomassa” si intendono tutti i tipi di residui provenienti da coltivazioni agricole e dalla deforestazione e da attività industriali della lavorazione del legno e della carta, gli scarti di origine biologica, la legna che si può ardere, i rifiuti di tipo urbano, e tutto ciò che si può trasformare in energia elettrica sia in maniera diretta (come la legna), sia mediante specifici trattamenti.Secondo la direttiva dell’Unione Europea, 2009/28/CE, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, ripresa da tutta la legislazione ad essa riferente, per biomassa si intende “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
Le caldaie alimentate da combustibile assimilabile a biomassa sono progettate in diverse taglie di potenza, da quelle medio piccole per uso residenziale a quelle di potenza elevata.
Le biomasse legnose sono costituite essenzialmente da legna e rappresentano una fonte energetica rinnovabile (il legno infatti ricresce naturalmente, al contrario dei giacimenti petroliferi che si esauriscono) e neutra rispetto alle emissioni di CO2, cioè anidride carbonica. Le piante utilizzano per crescere tanta CO2, quanta ne viene immessa in atmosfera durante il loro utilizzo energetico, portando il bilancio in pari.
Tipologie di caldaie a biomassa
Le caldaie a biomassa di conseguenza fanno riferimento a tutte le caldaie che possono essere alimentate con questi tipi di combustibile che rientrano nell’accezione del termine “ biomassa” e sono progettate in tre tipologie quali:- Pellets (scarti di lavorazione legno resi in cilindretti pressati)
- Cippato (pezzettini di legno, possono usare anche a noccioli di pesca, sansa ed altri residui vegetali secchi ed opportunamente lavorati)
- Legna (pezzi di legna opportunamente tagliati, preferibilmente secca)
Come funzionano
Tutte le caldaie a biomassa si contraddistinguono per i sistemi di sicurezza con cui sono state progetta, per l’automazione e la modulazione di fiamma comandata da un sistema di controllo elettronico a microprocessore, si differenziano per la possibilità di essere alimentate con un solo tipo di biomassa o con versatilità che consente di usare anche diversi tipi di biomassa (le indicazioni sono date dal modello e dipendono da come è stata progettata la caldaia). Per quanto riguarda lo stoccaggio del combustibile a biomassa, naturalmente c’è bisogno di avere a disposizione lo spazio adeguato. Si sono già trattate le caldaie a legna e le caldaie a pellet e quindi ora si esamina una caldaia a cippato.Caldaia con biomassa cippato
La caldaia a cippato, ad esempio progettata da ETA HACK, ha un funzionamento completamente automatico e consente una combustione efficiente sia del cippato sia dei Pellets di legno e del Miscanthus (arbusto coltivato per la produzione di biomassa). I vari sistemi di trasporto del combustibile, studiati fin nei minimi dettagli, garantiscono un utilizzo ottimale dell’energia. Per garantire un grado di sicurezza di funzionamento eccellente la caldaia è dotata di una chiusa girante ermetica a monocamera che impedisce la creazione di punti di collegamento aperti tra camera di combustione e deposito del combustibile.Caratteristiche camera di combustione e rimozione cenere
La camera di combustione incandescente e a griglia ribaltabile è rivestita di refrattario con dispositivo di turbolenza dell‘aria secondaria per garantire un fuoco pulito ad alta temperatura di combustionemercoledì 1 ottobre 2014
Tetraktys
La tetraktýs (dal greco τετρακτύς, più comunemente traslitterato tetraktys o anche tetraktis, tetractys, tetractis) o numero quaternario rappresentava per i pitagorici la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali (o più precisamente numeri interi positivi), un «quartetto» che geometricamente «si poteva disporre nella forma di un triangolo equilatero di lato quattro»,[1] ossia in modo da formare una piramide che sintetizza il rapporto fondamentale fra le prime quattro cifre e la decade: 1+2+3+4=10.[2] «A dimostrazione dell'importanza che il simbolo aveva per Pitagora [c. 575 a.C. - c. 495 a.C.], la scuola portava questo nome e i suoi discepoli prestavano giuramento sulla tetraktys.»[2]
Secondo Luciano De Crescenzo, in questo modo con la matematica greca «pare che anche fra i numeri esistesse un'aristocrazia: c'erano quelli nobili e quelli plebei.»[5]
Tale corrispondenza simbolica è attribuita a Filolao (470 a.C. - 390 a.C.), un pitagorico della seconda generazione che avrebbe fatto coincidere i quattro elementi con i primi quattro solidi platonici (terra=cubo, fuoco=tetraedro, aria=ottaedro, acqua=icosaedro).[6][7]
In quest'identificazione dovettero giocare un ruolo notevole anche
analogie sensibili: il cubo dà l'idea della solidità della terra, la
piramide delle lingue di fuoco, ecc.
Altre caratteristiche
A sua volta il dieci rimanda all'Unità poiché 10=1+0=1.[2] Inoltre «nella decade "sono contenuti egualmente il pari (quattro pari: 2, 4, 6, 8) e il dispari (quattro dispari: 3, 5, 7, 9), senza che predomini una parte". Inoltre risultano uguali i numeri primi e non composti (2, 3, 5, 7) e i numeri secondi e composti (4, 6, 8, 9). Ancora essa "possiede uguali i multipli e sottomultipli: infatti ha tre sottomultipli fino al cinque (2, 3, 5) e tre multipli di questi, da sei a dieci (6, 8, 9)". Infine, "nel dieci ci sono tutti i rapporti numerici, quello dell'uguale, del meno-più e di tutti i tipi di numero, i numeri lineari, i quadrati, i cubi. Infatti l'uno equivale al punto, il due alla linea, il tre al triangolo, il quattro alla piramide".»[3] Forse «è nata così la teorizzazione del "sistema decimale" (si pensi alla tavola pitagorica)»,[4] tuttavia per quanto riguarda la Grecia e non per l'intera storia della civiltà e della matematica, che attesta la preesistenza di tale intuizione rispetto ai Pitagorici.Secondo Luciano De Crescenzo, in questo modo con la matematica greca «pare che anche fra i numeri esistesse un'aristocrazia: c'erano quelli nobili e quelli plebei.»[5]
Simbolismo
A ogni livello della tetraktys corrisponde uno dei quattro elementi,[2] i principi cosmogonici identificati secondo i filosofi della natura presocratici.
1º livello. Il punto superiore: l'Unità fondamentale, la compiutezza, la totalità, il Fuoco 2º livello. I due punti: la dualità, gli opposti complementari, il femminile e il maschile, l'Aria 3º livello. I tre punti: la misura dello spazio e del tempo, la dinamica della vita, la creazione, l'Acqua 4º livello. I quattro punti: la materialità, gli elementi strutturali, la Terra |
Ulteriori sviluppi
L'intuizione pitagorica è stata recuperata negli ambiti più svariati:- nella cabala,[8]
- nella filosofia cinese,[9]
- nella massoneria,[10]
- nell'esoterismo e nella teosofia.[11]
Anatomia Occulta
In numerose tradizioni, religioni e scuole di pensiero orientali[1] ed esoteriche, il corpo
è considerato tutto ciò che – a livello più o meno materiale – riveste e
ricopre la «vera essenza» spirituale di un essere che deve, attraverso
pratiche religiose, liberarsi delle necessità materiali corporee per
raggiungere i più alti gradi di spiritualità. Trattandosi di un'essenza
"nascosta", il suo studio attiene alla cosiddetta anatomia occulta.[2]
Ad una concezione risalente a Platone, che vedeva nei corpi la manifestazione fenomenica di un'idea trascendente, o ad Aristotele che individuava nei corpi un sinolo, cioè un'unione, di sostrato materiale e forma spirituale, si è andata sempre più sostituendo nell'età moderna una visione esclusivamente materialista che riduceva il corpo ad una mera estensione spazio-temporale.
Con Cartesio, che separò rigidamente la res extensa o «sostanza estesa», dalla res cogitans o «sostanza pensante», venne da un lato inaugurata una concezione soltanto meccanicista e quantitativa dei corpi, ripresa dall'atomismo di Democrito, mentre dall'altro, sul piano mentale, fu eliminata la distinzione che la filosofia greca poneva tra i livelli dell'anima, in particolare tra nous e dianoia, ossia tra intelletto e ragione,[4] distinzione fatta propria dalla scolastica,[5] e tramandata fino al Rinascimento. Sino allora, almeno per quanto riguarda la tradizione occidentale, le varie dottrine dell'antichità avevano trovato una sintesi filosofica nel neoplatonismo, concepito da Ficino come pia philosophia,[6] cioè come un'unica dottrina filosofico-religiosa, antitetica alle correnti di pensiero atee e materialiste, che percorrendo la storia dell'umanità ne unificava i diversi filoni spirituali, da Platone al Cristianesimo. All'interno del neoplatonismo confluivano anche concezioni del pitagorismo e del Corpus Hermeticum, la dottrina già ripresa, almeno in parte, da Porfirio, da Giamblico e Proclo.
Anche se con accezioni e funzionalità parzialmente distinte da quelle neoplatoniche, le distinzioni e le specifiche peculiarità attribuite ai corpi sono ritornate nelle dottrine esoteriche moderne, in particolare con la Società Teosofica fondata da Helena Blavatsky, e con l'antroposofia di Rudolf Steiner.
Cenni storici
« Tutto quanto si sa dei corpi non consiste solo nell'estensione, come sostengono i moderni. Questo ci costringe a reintrodurre quelle forme che essi hanno bandito. » |
(Gottfried Leibniz, Discorso di Metafisica, XVIII[3]) |
Con Cartesio, che separò rigidamente la res extensa o «sostanza estesa», dalla res cogitans o «sostanza pensante», venne da un lato inaugurata una concezione soltanto meccanicista e quantitativa dei corpi, ripresa dall'atomismo di Democrito, mentre dall'altro, sul piano mentale, fu eliminata la distinzione che la filosofia greca poneva tra i livelli dell'anima, in particolare tra nous e dianoia, ossia tra intelletto e ragione,[4] distinzione fatta propria dalla scolastica,[5] e tramandata fino al Rinascimento. Sino allora, almeno per quanto riguarda la tradizione occidentale, le varie dottrine dell'antichità avevano trovato una sintesi filosofica nel neoplatonismo, concepito da Ficino come pia philosophia,[6] cioè come un'unica dottrina filosofico-religiosa, antitetica alle correnti di pensiero atee e materialiste, che percorrendo la storia dell'umanità ne unificava i diversi filoni spirituali, da Platone al Cristianesimo. All'interno del neoplatonismo confluivano anche concezioni del pitagorismo e del Corpus Hermeticum, la dottrina già ripresa, almeno in parte, da Porfirio, da Giamblico e Proclo.
Anche se con accezioni e funzionalità parzialmente distinte da quelle neoplatoniche, le distinzioni e le specifiche peculiarità attribuite ai corpi sono ritornate nelle dottrine esoteriche moderne, in particolare con la Società Teosofica fondata da Helena Blavatsky, e con l'antroposofia di Rudolf Steiner.
Le tre suddivisioni
La tradizione occidentale, rifacendosi alle dottrine greche e giudaico-cristiane, ha generalmente proposto una suddivisione dell'essere umano in tre livelli. Platone lo suddivideva in tre componenti: quella razionale (loghistòn), quella volitiva (thumoeidès), e quella concupiscibile (epithymetikòn),[7] oppure, in un altro contesto: nous (intelletto), thumos (passione), e epithumia (appetito).[8] Aristotele differenziava invece le funzioni dell'anima umana in: intellettiva, sensitiva e vegetativa.[9] Queste suddivisioni sono state poi assimilate e integrate nella tripartizione evangelica fatta da Paolo di Tarso che distingueva il corpo, l'anima e lo spirito.[10]
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