Il premio Nobel per la fisica Robert Laughlin, per esempio, nel suo recente libro Un universo diverso (2006), ammette alcune manifeste illogicità di fondo della teoria della relatività generale. Egli infatti afferma testualmente: "Per colmo d'ironia, l'intuizione più brillante di Einstein, ovvero la teoria della relatività geneale, può essere riassunta nel concettualizzare lo spazio come un mezzo, mentre la sua premessa originaria era che tale mezzo non esistesse affatto. L'idea che lo spazio possa essere costituito da una sostanza mateiale di qualche tipo è in realtà molto antica e risale addirittura agli sotici greci, che l'avevano definita etere". Einstein ha quindi escluso l'esistenza dell'etere, ma per farlo è stato costretto a ricorrere a contraddizioni logiche che hanno letteralmente trasformato la fisica in filosofia.
Queste parole fanno eco a quanto già dichiarato sulla teoria della relatività dalla più grande mente matematica della storia, Nikola Tesla: "Una magnifica archittetura matematica di grande fascino, che rende le persone cieche sugli erori che sono alla base di questa teoria. Questa teoria è come un barbone vestito di porpora che individui ignoranti considerano un re, i suoi esponenti sono uomini brillanti, ma sono dei metafisici piuttosto che scienziati… Sono convinto che lo spazio non possa essere curvato, per la semplice ragione che esso non ha proprietà. Di proprietà noi possiamo parlare solo quando ci riferiamo alla materia che riempie lo spazio. Affermare che in presenza di grandi corpi lo spazio diventa incurvato è equivalente a stabilire che qualcosa agisce sul nulla. Mi rifiuto di credere a questa teoria. La supposta curvatura dello spazio è interamente impossibile. E anche se esistesse non spiegherebbe il moto dei corpi come li osserviamo. Solo l'esistenza di un campo di forza può spiegarlo e la sua assenzione dispensa la curvatura spaziale dall'esistere. Tutta la letturatura scientifica su questo oggetto è destinata all'oblio".
La visione dello spazio-tempo come una non-sostanza dotata di proprietà analoghe a quelle di una sostanza non è nè logica nè compatibile con i dati speimentali. Potremmo piuttosto considerarla un'ideologia, scaturita da vecchie battagle un merito alla correttezza della relatività. Robert Laughlin, Nobel per la fisica nel 1998
L'attuale abuso delle finzioni matematiche nella scienza trova un efficace sintesi nelle parole del fisico italiano Ignazio Licata: "Gli indiscutibili successi della costruzione hanno però attenuato l'interesse critico per i postulati di base e per la loro corrente interpretazione. in realtà le basi della fisica non sono oggi più sicure di quanto non lo fossero agli inizi del secolo, ed esiste tutta una serie di "nodi" concettuali nel tessuto della fisica attuale… che impongono un riesame delle idee di base".
Al contrario dei tradizionali concetti logici espressi dall fisica unitaria dello spazio "pieno" (dove tutti i fenomeni del mondo fisico erano riconducibili all'etere) la fisica relativistica dello spazio "vuoto" ha creato tante "leggi e meccaniche" diverse a seconda della masse descritte (dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo). La scienza ufficiale da Einstein in poi sembra così essere stata riorganizzata sul modello relativistico all'inconfessabile scopo di confondere e creare vicoli ciechi nel sentiero della libera conoscenza.
Il nome di Albert Einstein (1879 - 1955), autore della teoria che più di ogni altra ha influenzato il pensiero scientifico moderno, grazie all'influenza massiccia dei mass media è talmente radicato nella cultura popolare mondiale che è ormai divenuto sinonimo di genio in ogni parte del globo. Del resto non poteva essere altrimenti, visto che secondo la scienza ufficiale l'esattezza delle previsioni relativistiche sarebbe stata confermata in tutti gli esperimenti moderni. La nascita del suo mito, quindi, sarebbe giustificata da grandi successi della fisica come il principio di convertibilità tra energia e massa, il funzionamento dei moderni sistemi satellitari, le leggi di gravitazione e la precessione del perielio dell'orbita di Mercurio. A ben vedere, però, l'infallibilità della teoria della relatività e le sue presunte conferme sperimentali possono essere mostrate per ciò che realmente sono, ovvero interpretazioni filosofiche che trovano fondamento solo in equazioni matematiche ad hoc. Lo stesso Einstein probabilmente ne era ben conscio quando, ormai giunto a fine carriera, confessò la fragilità delle teorie relativistiche in una lettera del 1949 all'amico M. Solovine: "Tu immagini che io guardi all'indietro sul lavoro della mia vita con calma soddisfazione. Ma da vicino la cosa appare ben diversa. non c'è un solo concetto di cui io sia convinto che resisterà stabilmente". Nel suo ultimo articolo dle 1955, giunto all'editore solo dopo la notizia del suo decesso, Einstein aggiunse che la fisica era ben lontana dal possedere una basa concettuale in qualche modo affidabile, ammettendo così implicitamente la precarietà delle sue teorie da lui stesso elaborate, ciononostante i ricercatori oggi non possono più metterle indiscussione senza rischio di "scomunica" da parte delle commissioni accademiche.
In età adulta, invece, il suo genio proverbiale e i suoi presunti trionfi scientifici sono stati favoiti fino all'eccesso da alcune opportune inesattezze storiche e scientifiche. La famosa formula E=mc2, per esempio, non è realmente "farina del suo sacco", come non lo sono neppure i concetti fondamentali da lui espressi nela teoria della relativit. Negli anni Ottanta un gruppo di studiosi pubblicò su Il Giornale di Vicenza la clamorosa rivelazione secondo cui la celebre equazione E=mc2, ufficialmente attribuita a Einstein, fu eleaborata in realtà da un italiano, un certo Olinto De Pretto (1867-1921). A dimostrarlo nero su bianco è la ricerca di 62 pagine depositata il 23 novembre del 1903 negli archivi del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Schio, in provincia di Vicenza. Il clamoroso "smacco" al genio più celebrato della storia proviene quindi da un appassionato di fisica "dilettante", che aveva come unico titolo accademico una laurea in agraria. E fermo restando il fatto che i relativisti hanno sempre negato l'evidenza, se le date non sono un'opinione, il primo a elaborare la celebre formula du il De Pretto e non Einstein. Peraltro, quest'ultimo visse alcuni anni della sua adolescenza nel nord Italia ed ebbe alcuni amici di famiglia in comune proprio con l'autodidatta italiano. Einstein insomma giunse fisicamente così vicino al De Pretto che è veramente difficile credere che le incredibili somiglianze con la sua equazione siano solo frutto del caso. Nel 1999 la storia di De Pretto tornò a far discutere grazie alla pubblicazione di un'altra ricerca, a cura del prof. Umberto Bartocci, docente di storia della matematica all'università di Perugia. Nel suo pamphlet dal titolo Albert Einstein e Olinto De Pretto, la vera storia della formala più famosa del mondo viene riportato per intero quanto scritto nello studio del ricercatore vicentino. Un'altra sconcertante conferma dei meriti di del De Pretto giunse sempre nello stesso anno anche da un articolo dell'eloquente titolo Einstein's E=mc2 was Italian's idea ( La formula di Einsein's E=mc2 era un'idea italiana), comparso l'11 novembre sull'autorevole giornale inglese The guardian. Il fatto più paradossale di tutta questa vicenda è tuttavia un altro, e cioè che la formula di Olinto De Pretto faceva parte di una teoria fondata proprio su quel concetto di etere che Einstein respinse fermamente nel 1905. L'opera in questione si chiamava infatti L'ipotesi dell'etere nella vita dell'universo e l'unica differenza che presentava l'equazione di De Pretto con l'attuale formula relativistica E=mc2 (l'energia E uguale alla massa m per il quadrato della velocità della luce) è nella lettera "v" (velocità) al posto della lettera "c" (velocità della luce). Il De Pretto scrisse E=mv2 per intendere che la massa andava moltiplicata per la sua velocità, un valore che indicò genericamente con la lettera "v" poichè da lui ritenuto variabile, ossia uguale, ma anche superiore o inferiore, alla velocità della luce. Einstein invece sostituì il valore variabile "v" con il valore costante "c" attribuendo appunto alla velocità della luce un valore costante. Per quanto poco noto, l'eclettico ingegnere italiano Marco Todeschini, candidato al Nobel per la fisica, riuscì a dimostrare sia la validità che l'esattezza della formula generale elaborata dal De Pretto con la variabile "v" per la velocità della luce in luogo della costante "c" introdotta da Einstein. In virtù delle proprietà dinamiche dll'etere da lui scoperte e dei calcoli matematici effettuati egli dedusse infatti che le particelle nucleari (nucleoni) compiono rivoluzioni attorno al nucleo atomico a una velocità 1,41 volte superiori alla velocità della luce, contravvenendo così al limite insuperabile posto da Einstein (in seguito verranno illustrati alcuni degli esperimenti moderni che dimostrano l'esistenza delle velocità superluminari).
Il 10 settembre del 1958, durante la Conferenza dell'atomo a Ginevra, Il Nobel per la fisica nipponico Hidaki Yukawa affermo coraggiosamente che era giunto il momento di prendere le distanze dalla teoria relativistica di Einstain e dalla teoria dei quanti di Planck, poichè solo in questo modo sarebbe stato possibile spiegare la vera vera antura e il comportamento delle particelle che costituiscono il nucleo dell'atomo. Dinanzi alla platea dei fisici più eminenti del mondo, lo scienziato elogiò il prof. R. Hofstadter per aver dimostrato che le particelle subatomiche che non sono unità inscindibili elementari, ma vere e proprie strutture, composto cioè di una sostanza fluida avente densità costante, che ruotano s se stesse a velocità maggiori di quella della luce, proprio come scoperto e dimostrato a suo tempo con il calcolo da Todeschini nella sua teoria unitaria dell'universo. A tal proposito L'Eco di Bergamo scrisse il seguente articolo: "Le dichiarazioni di Yukawa si ritengono inconfutabili, sia per le basi teoriche e sperimentai sulle quali poggiano, sia per l'alta competenza e il prestigio internazionale che egli gode per aver previsto sin dal 1935 l'esistenza del "mesone", corpuscolo che in seguito venne reperito sperimentalmente e per le cui previsione lo scienziato nipponico ricevette il premio Nobel del 1949. D'altra parte, le conclusioni di Yukawa concordano in pieno con quele dei 400 scienziati che parteciparono al xxv Congresso della Società di Fisica Americana, svoltosi a New York nel marzo del 1956, nel quale infatti venne deciso il ripudio della teoria di Einstein, perchè alla luce dei fatti risulta del tutto inattendibile e di adottare invece i nuovi principi unificatori prospettati nelle seguenti opere di Todeschini: Teoria delle Apparenze, Psicobiofisica, Revisione delle basi teoriche e sperimentali della fisica moderna, Unificazione qualitativa della materia e dei suoi campi di forze continui e alterni.
Il Congresso dei Premi Nobel, svoltosi a Lindau, in Germania, nel giugno dello stesso anno, confermava tali risultati e il celebre Heisenberg dichiarava che: "La scienza si trova nella necessità di abbandonare la teoria di Einstein, perchè le sue contradduzioni con i risultati sperimentali non possono essere sanate con un semplice arteficio matematico. Lo scienziato tedesco soggiungeva altresì che "i corpuscoli subatomici sono forme diverse di un'unica materia, sono cioè sfere di spazio fluido in rapidissima rotazione su se stesse, come previsto da todeschini sino dal 1936".
Queste parole fanno eco a quanto già dichiarato sulla teoria della relatività dalla più grande mente matematica della storia, Nikola Tesla: "Una magnifica archittetura matematica di grande fascino, che rende le persone cieche sugli erori che sono alla base di questa teoria. Questa teoria è come un barbone vestito di porpora che individui ignoranti considerano un re, i suoi esponenti sono uomini brillanti, ma sono dei metafisici piuttosto che scienziati… Sono convinto che lo spazio non possa essere curvato, per la semplice ragione che esso non ha proprietà. Di proprietà noi possiamo parlare solo quando ci riferiamo alla materia che riempie lo spazio. Affermare che in presenza di grandi corpi lo spazio diventa incurvato è equivalente a stabilire che qualcosa agisce sul nulla. Mi rifiuto di credere a questa teoria. La supposta curvatura dello spazio è interamente impossibile. E anche se esistesse non spiegherebbe il moto dei corpi come li osserviamo. Solo l'esistenza di un campo di forza può spiegarlo e la sua assenzione dispensa la curvatura spaziale dall'esistere. Tutta la letturatura scientifica su questo oggetto è destinata all'oblio".
La visione dello spazio-tempo come una non-sostanza dotata di proprietà analoghe a quelle di una sostanza non è nè logica nè compatibile con i dati speimentali. Potremmo piuttosto considerarla un'ideologia, scaturita da vecchie battagle un merito alla correttezza della relatività. Robert Laughlin, Nobel per la fisica nel 1998
L'attuale abuso delle finzioni matematiche nella scienza trova un efficace sintesi nelle parole del fisico italiano Ignazio Licata: "Gli indiscutibili successi della costruzione hanno però attenuato l'interesse critico per i postulati di base e per la loro corrente interpretazione. in realtà le basi della fisica non sono oggi più sicure di quanto non lo fossero agli inizi del secolo, ed esiste tutta una serie di "nodi" concettuali nel tessuto della fisica attuale… che impongono un riesame delle idee di base".
Al contrario dei tradizionali concetti logici espressi dall fisica unitaria dello spazio "pieno" (dove tutti i fenomeni del mondo fisico erano riconducibili all'etere) la fisica relativistica dello spazio "vuoto" ha creato tante "leggi e meccaniche" diverse a seconda della masse descritte (dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo). La scienza ufficiale da Einstein in poi sembra così essere stata riorganizzata sul modello relativistico all'inconfessabile scopo di confondere e creare vicoli ciechi nel sentiero della libera conoscenza.
Il nome di Albert Einstein (1879 - 1955), autore della teoria che più di ogni altra ha influenzato il pensiero scientifico moderno, grazie all'influenza massiccia dei mass media è talmente radicato nella cultura popolare mondiale che è ormai divenuto sinonimo di genio in ogni parte del globo. Del resto non poteva essere altrimenti, visto che secondo la scienza ufficiale l'esattezza delle previsioni relativistiche sarebbe stata confermata in tutti gli esperimenti moderni. La nascita del suo mito, quindi, sarebbe giustificata da grandi successi della fisica come il principio di convertibilità tra energia e massa, il funzionamento dei moderni sistemi satellitari, le leggi di gravitazione e la precessione del perielio dell'orbita di Mercurio. A ben vedere, però, l'infallibilità della teoria della relatività e le sue presunte conferme sperimentali possono essere mostrate per ciò che realmente sono, ovvero interpretazioni filosofiche che trovano fondamento solo in equazioni matematiche ad hoc. Lo stesso Einstein probabilmente ne era ben conscio quando, ormai giunto a fine carriera, confessò la fragilità delle teorie relativistiche in una lettera del 1949 all'amico M. Solovine: "Tu immagini che io guardi all'indietro sul lavoro della mia vita con calma soddisfazione. Ma da vicino la cosa appare ben diversa. non c'è un solo concetto di cui io sia convinto che resisterà stabilmente". Nel suo ultimo articolo dle 1955, giunto all'editore solo dopo la notizia del suo decesso, Einstein aggiunse che la fisica era ben lontana dal possedere una basa concettuale in qualche modo affidabile, ammettendo così implicitamente la precarietà delle sue teorie da lui stesso elaborate, ciononostante i ricercatori oggi non possono più metterle indiscussione senza rischio di "scomunica" da parte delle commissioni accademiche.
In età adulta, invece, il suo genio proverbiale e i suoi presunti trionfi scientifici sono stati favoiti fino all'eccesso da alcune opportune inesattezze storiche e scientifiche. La famosa formula E=mc2, per esempio, non è realmente "farina del suo sacco", come non lo sono neppure i concetti fondamentali da lui espressi nela teoria della relativit. Negli anni Ottanta un gruppo di studiosi pubblicò su Il Giornale di Vicenza la clamorosa rivelazione secondo cui la celebre equazione E=mc2, ufficialmente attribuita a Einstein, fu eleaborata in realtà da un italiano, un certo Olinto De Pretto (1867-1921). A dimostrarlo nero su bianco è la ricerca di 62 pagine depositata il 23 novembre del 1903 negli archivi del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Schio, in provincia di Vicenza. Il clamoroso "smacco" al genio più celebrato della storia proviene quindi da un appassionato di fisica "dilettante", che aveva come unico titolo accademico una laurea in agraria. E fermo restando il fatto che i relativisti hanno sempre negato l'evidenza, se le date non sono un'opinione, il primo a elaborare la celebre formula du il De Pretto e non Einstein. Peraltro, quest'ultimo visse alcuni anni della sua adolescenza nel nord Italia ed ebbe alcuni amici di famiglia in comune proprio con l'autodidatta italiano. Einstein insomma giunse fisicamente così vicino al De Pretto che è veramente difficile credere che le incredibili somiglianze con la sua equazione siano solo frutto del caso. Nel 1999 la storia di De Pretto tornò a far discutere grazie alla pubblicazione di un'altra ricerca, a cura del prof. Umberto Bartocci, docente di storia della matematica all'università di Perugia. Nel suo pamphlet dal titolo Albert Einstein e Olinto De Pretto, la vera storia della formala più famosa del mondo viene riportato per intero quanto scritto nello studio del ricercatore vicentino. Un'altra sconcertante conferma dei meriti di del De Pretto giunse sempre nello stesso anno anche da un articolo dell'eloquente titolo Einstein's E=mc2 was Italian's idea ( La formula di Einsein's E=mc2 era un'idea italiana), comparso l'11 novembre sull'autorevole giornale inglese The guardian. Il fatto più paradossale di tutta questa vicenda è tuttavia un altro, e cioè che la formula di Olinto De Pretto faceva parte di una teoria fondata proprio su quel concetto di etere che Einstein respinse fermamente nel 1905. L'opera in questione si chiamava infatti L'ipotesi dell'etere nella vita dell'universo e l'unica differenza che presentava l'equazione di De Pretto con l'attuale formula relativistica E=mc2 (l'energia E uguale alla massa m per il quadrato della velocità della luce) è nella lettera "v" (velocità) al posto della lettera "c" (velocità della luce). Il De Pretto scrisse E=mv2 per intendere che la massa andava moltiplicata per la sua velocità, un valore che indicò genericamente con la lettera "v" poichè da lui ritenuto variabile, ossia uguale, ma anche superiore o inferiore, alla velocità della luce. Einstein invece sostituì il valore variabile "v" con il valore costante "c" attribuendo appunto alla velocità della luce un valore costante. Per quanto poco noto, l'eclettico ingegnere italiano Marco Todeschini, candidato al Nobel per la fisica, riuscì a dimostrare sia la validità che l'esattezza della formula generale elaborata dal De Pretto con la variabile "v" per la velocità della luce in luogo della costante "c" introdotta da Einstein. In virtù delle proprietà dinamiche dll'etere da lui scoperte e dei calcoli matematici effettuati egli dedusse infatti che le particelle nucleari (nucleoni) compiono rivoluzioni attorno al nucleo atomico a una velocità 1,41 volte superiori alla velocità della luce, contravvenendo così al limite insuperabile posto da Einstein (in seguito verranno illustrati alcuni degli esperimenti moderni che dimostrano l'esistenza delle velocità superluminari).
Il 10 settembre del 1958, durante la Conferenza dell'atomo a Ginevra, Il Nobel per la fisica nipponico Hidaki Yukawa affermo coraggiosamente che era giunto il momento di prendere le distanze dalla teoria relativistica di Einstain e dalla teoria dei quanti di Planck, poichè solo in questo modo sarebbe stato possibile spiegare la vera vera antura e il comportamento delle particelle che costituiscono il nucleo dell'atomo. Dinanzi alla platea dei fisici più eminenti del mondo, lo scienziato elogiò il prof. R. Hofstadter per aver dimostrato che le particelle subatomiche che non sono unità inscindibili elementari, ma vere e proprie strutture, composto cioè di una sostanza fluida avente densità costante, che ruotano s se stesse a velocità maggiori di quella della luce, proprio come scoperto e dimostrato a suo tempo con il calcolo da Todeschini nella sua teoria unitaria dell'universo. A tal proposito L'Eco di Bergamo scrisse il seguente articolo: "Le dichiarazioni di Yukawa si ritengono inconfutabili, sia per le basi teoriche e sperimentai sulle quali poggiano, sia per l'alta competenza e il prestigio internazionale che egli gode per aver previsto sin dal 1935 l'esistenza del "mesone", corpuscolo che in seguito venne reperito sperimentalmente e per le cui previsione lo scienziato nipponico ricevette il premio Nobel del 1949. D'altra parte, le conclusioni di Yukawa concordano in pieno con quele dei 400 scienziati che parteciparono al xxv Congresso della Società di Fisica Americana, svoltosi a New York nel marzo del 1956, nel quale infatti venne deciso il ripudio della teoria di Einstein, perchè alla luce dei fatti risulta del tutto inattendibile e di adottare invece i nuovi principi unificatori prospettati nelle seguenti opere di Todeschini: Teoria delle Apparenze, Psicobiofisica, Revisione delle basi teoriche e sperimentali della fisica moderna, Unificazione qualitativa della materia e dei suoi campi di forze continui e alterni.
Il Congresso dei Premi Nobel, svoltosi a Lindau, in Germania, nel giugno dello stesso anno, confermava tali risultati e il celebre Heisenberg dichiarava che: "La scienza si trova nella necessità di abbandonare la teoria di Einstein, perchè le sue contradduzioni con i risultati sperimentali non possono essere sanate con un semplice arteficio matematico. Lo scienziato tedesco soggiungeva altresì che "i corpuscoli subatomici sono forme diverse di un'unica materia, sono cioè sfere di spazio fluido in rapidissima rotazione su se stesse, come previsto da todeschini sino dal 1936".
Fonte:
Libro "Scoperte Scientifiche non autorizzate" Marco Pizzuti
La relatività era già nascosta nell'atomo di Bohr:
RispondiEliminahttp://vixra.org/pdf/1403.0824v1.pdf
.....ma non proprio come la intendeva Einstein.....
Saluti.
Per completezza è giusto ricordare che la teoria della Relatività Generale non ipotizza la curvatura ( fisica) dello spaziotempo bensì la deformazione delle proprietà metriche dello stesso. Ciò significa che il concetto di misura di lunghezze e tempi è, lui stesso, come concetto e metodo di misura, "deformato" dalla gravità.
RispondiEliminaAlcuni Fisici e matematici di oggi congetturano decine di teorie sbagliate, a motivo di cattive applicazioni di filosofia e analisi del linguaggio.
RispondiEliminaInvece gli antichi filosofi italici e greci non hanno mai confuso le antinomie assurde e non costruibili, con i paradossi immaginari della matematica.
La natura materiale sensibile fu ritenuta da loro un modello irreale, mentre il pensiero fu considerato la realtà mentale dell’Essere VERO.
Le ipotesi assurde venivano scartate fin dai primi lemma palesemente illogici, come premesse errate di teorema non costruibili.
Altresì queste ipotesi assurde venivano anche usate come tesi false di rincalzo, proprio per dimostrare le tesi principali VERE.
I matematici odierni invece hanno rovinato la fisica con congetture che sono proprio quelle vecchie dimostrazioni per assurdo, di ciò che non può esistere perché non è costruibile.
Poi le chiamano paradossi e provano a dimostrarle vere.
Queste congetture sono invece antinomie, ovvero contraddizioni irrisolvibili.
I paradossi sono invece sistemi matematici impostati con assioma diversi, ma ciascuno coerente nel proprio sistema.
Pertanto i paradossi non sono assurdità non costruibili in assoluto, ma sono modelli separati e disgiunti tra loro, che non si contraddicono affatto, essendo tutti costruiti con numeri immaginari, in sistema separati e ipotetici.
Infatti esistono diverse geometrie e diverse matematiche tutte coerenti a se stanti e quindi non contraddittorie tra loro, perché sono tutte solo ipotesi immaginarie.
Nell'ESSERE MENTALE però, nessuno di questi teorema è il vero modello della realtà fisica apparente.
NON ESISTONO QUINDI BUCHI NERI, MULTI VERSI, STELLE ESOTICHE CHE SUPERINO IL PRINCIPIO DI ESCLUSIONE DI PAULI E LO STATO DI PLASMA DEGENERE, NON ESISTE IL BOSONE DI HIGGS E NON SONO POSSIBILI I VIAGGI NEL TEMPO.
LA FISICA DELLA RELATIVITA’ E’ DUNQUE MATEMATICA TRAVISATA IN EVENTI MATERIALI, che dimostra invece per assurdo, proprio tutto ciò che la materia non può fare, (raggiungere o addirittura superare la velocità dell’informazione luminosa, contrarsi o essere compressa all’infinito e simili panzane).
Certo coi numeri si può fare anche ciò che la scienza e l’osservazione negano possibile.
In realtà però le super nove esplodono, le stelle di neutroni dissipano l’energia gravitale in velocità di rotazione e calore e non si comprimono affatto in buchi neri.
Ciononostante i matematici pur andando contro le evidenze osservate, aggiungono valori inesistenti di ulteriore gravità nei loro calcoli e s’inventano singolarità inesistenti e impossibili.
Pertanto le loro congetture arbitrarie sono solo dimostrazioni per assurdo, proprio di ciò che non può accadere alla materia.
Concludendo.
E’ difficile ragionare con la logica, con chi ha una volontà di potenza negativa.
Molti sono innamorati degli alieni, dei buchi neri, dei viaggi nel tempo, ma preferiscono che Dio non esista. Stranissimo sentimento questo simile al pessimismo pagano.
Pertanto ad alcuni piace la materia e diviene assurdamente creduto che essa pur essendo chiaramente inerte possa divenire magicamente un insieme sempre più complesso e che quindi si mette infine a ragionare.
In altre parole questi nichilisti credono nel cervello senziente e negano la Mente che realmente pensa.
Gli antichi primi filosofi italici e greci avevano invece genialmente già chiarito che La Mente è l’Essere reale invisibile e che la materia è solo un’idea immaginaria nella Mente.
In pratica tutto ciò è come dire che la fisica quantistica ci parla dell’Essere reale la Mente, e la fisica della relatività ci parla delle cose materiali immaginarie e apparenti, ma solo in forma di modello cibernetico avvertibile ai nostri sensi.
Così va il mondo oggi, dopo l’illuminismo massonico diffuso.
Questa è ritenuta a torto l’era dei lumi e Parmenide, Zenone, Pitagora e Socrate sono ora distorti dai sofisma delle opinioni gratuite.
Vincenzo RUSSO iltachione@alice.it ; www.webalice.it/iltachione.
cerco ragazzo disponibile a spiegarmi la nuova forrmula della relatività 3200782115
RispondiEliminaIo so com'è fatto realmente l'atomo, so che la quantizzazione dell'energia non esiste, so che c'è un'errore nelle equazioni di Maxwell, questo errore ha mascherato la verità sulla dilatazione dei tempi, so infatti che i tempi non si dilatano e perché invece gli effetti ad essa attribuiti esistono... ma chi mi crede?
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