Introduzione
Lo yoga del sogno (milam),
assieme allo yoga del calore interno (tummo), lo yoga del corpo illusorio (gyulu),
lo yoga della chiara luce (osel), lo yoga dello stato intermedio (bardo) e
lo yoga della separazione della coscienza dai veicoli (phowa), fa parte del
Naro Chodrug (le "sei dottrine di Naropa"). Tali dottrine sono le più
importanti tecniche e
discipline
meditative della scuola Kagyupa, una delle quattro principali scuole del
Buddhismo Tibetano(1). Esse coincidono parzialmente con le dottrine del
Bardo Thotrol.
Lo yoga del sogno ha lo
scopo di prepararci alla liberazione dal ciclo delle rinascite durante lo
stato intermedio(2) (bardo) nel post-mortem utilizzando:
- lo sviluppo della
lucidità(3) durante il sogno, per farci comprendere che le visioni del sogno
sono proiezioni della nostra mente, non hanno realtà propria, e sono solo
delle apparenze;
- la consapevolezza che
lo stato in cui viviamo normalmente da svegli è simile allo stato di sogno.
I sogni, come tutte le
esperienze del samsàra, sono dovuti alla metafisica 'avidyà-ignoranza’, cioè
la non consapevolezza della nostra vera natura, a causa della quale abbiamo
creato e creiamo in continuazione il nostro karma, che poi ci portiamo
dietro sotto forma di "semi" (samskàra) e di "tendenze" (vasana) che ci
vincolano, e che determinano i nostri comportamenti nel mondo del divenire.
Durante il sogno, i semi
karmici si manifestano alla coscienza senza i legami della mente e noi
sperimentiamo passivamente le loro proiezioni; durante la veglia, attraverso
i sensi colorati dalle tendenze-vasana, sperimentiamo quell'immenso "sogno"
isvarico che è il mondo. I nostri sogni, pur dipendendo sempre dalle
tendenze karmiche, vengono considerati effetti samsarici quando hanno
origine dalle vicissitudini e dai desideri dello stato di veglia; per
esempio, un’esperienza che ha particolarmente "impressionato" la nostra
psiche può facilmente riemergere durante il sogno. Quando invece i sogni
sorgono e dipendono dalla capacità della nostra coscienza di rimanere nello
stato di testimone, essi sono considerati sogni di consapevolezza.
Pratica
Per rimanere lucidi nello
stato di sogno la dottrina tibetana propone due metodi:
a) il metodo tantrico(4),
che ha principalmente lo scopo di prepararci a ottenere la liberazione
durante gli stati di bardo;
b) il metodo dello
Dzogchen(5) o della "luce naturale", che ha per scopo la liberazione
utilizzando il periodo di tempo compreso tra il momento in cui ci
addormentiamo e il momento in cui la mente riprende a funzionare; poi la
lucidità nel sogno si manifesta come conseguenza della liberazione.
Si riporta sinteticamente
l'insegnamento di Namkhai Norbu(6):
“Nello yoga del sogno ci
sono due tecniche, una preliiminare e una fondamentale. Secondo la tecnica
preliminare è necessario, prima di andare a letto, interiorizzarsi, cioè
ritirarsi dalla identificazione con il fisico, le emozioni e i pensieri
possibilmente usando la tecnica del pratyahara(7) per poi addormentarsi con
l'intenzione di ottenere la lucidità nei sogni. A letto è consigliabile
dormire sul fianco destro per rendere libera la narice sinistra. Con la
pratica la posizione non ha più importanza.
Dopo la pratica
preliminare, abbastanza interiorizzati, prima di addormentarsi visualizzare
la lettera "A" bianca e luminosa al centro del corpo percependone anche il
suono. Rimanere il più a lungo possibile concentrati su questa lettera
cercando di averne un'immagine molto precisa. Poi aumentare lentamente
l'interiorizzazione in modo da prendere sonno più facilmente.
Nell'addormentarsi è fondamentale mantenere la presenza dell
a "A" bianca; se
ci si riesce, si dormirà mantenendo la piena consapevolezza. All'inizio si
sperimenterà una certa tensione che si cercherà di allentare rilassandosi ma
senza abbandonare l'immagine della "A" bianca fino a quando, completamente
rilassati, si entra nel sonno. Probabilmente saranno necessari diversi
tentativi ma se si riesce a prendere sonno nel modo appena descritto si
entrerà nello stato di sogno riconoscendo facilmente che si sta sognando.
Proseguendo con la tecnica, si sarà sempre più coscienti di stare sognando.
Con la visualizzazione della "A" bianca prima di dormire si utilizza la
mente per raggiungere uno stato che trascende la mente stessa. Al mattino,
cercare di svegliarsi con la consapevolezza che ci si sta per svegliare;
appena svegli, ricordare la lettera "A" bianca e risuonare il suono "AAAAA".
La "A" bianca rappresenta sia l'unificazione del nostro stato di coscienza
con quello di tutti i nostri Maestri, sia il fluire armonioso dell'energia
nel nostro fisico.
Se malgrado vari
tentativi non si riesce a diventare consapevoli di stare sognando, ci si può
aiutare visualizzando una "A" rossa nel cakra della gola(8). Se dopo altri
tentativi non si diventa consapevoli, si può visualizzare una sfera bianca
sulla nostra fronte in corrispondenza del chakra ajna (il cosiddetto "terzo
occhio"). Infine, se dopo questi tentativi non si riesce ancora ad essere
consapevoli di sognare, si può pensare con continuazione che tutto quello
che facciamo e che vediamo durante il giorno è solo un sogno.
Se ci si addormenta con
la presenza della "A" bianca e ci si risveglia al mattino con la "A" ancora
presente, potrebbe significare che si è rimasti in uno stato interiorizzato
per tutta la notte. Quando i sogni diventano pura consapevolezza si è
raggiunto lo scopo, e allora non servono altre tecniche.
Lucidità e consapevolezza nel sogno
Sognare significa vivere
emozionalmente le visioni proiettate da noi stessi. Nel sogno, come nella
veglia, siamo ancora in presenza della dualità soggetto-oggetto(9). Infatti
l'io empirico di sogno, generato dalla mente, è il soggetto che fa
esperienza dell' oggetto-sogno da lui stesso proiettato. Quando ci
addormentiamo perdiamo la nostra identità, la coscienza si ritira dai sensi
e la mente si distrae con immagini fino a dissolversi nel buio del
sonno(10).
Poi, per poter sognare,
la mente ritorna attiva, ricostituiamo sia il senso dell'io empirico con il
quale ci identifichiamo, sia la relazione di dualità. Rimaniamo con il senso
dell'io di sogno fino al successivo periodo di incoscienza, cioè di sonno, e
così durante la notte alterniamo periodi di sonno a periodi di sogno.
Quando, con l'assidua
pratica, riusciamo a ottenere la lucidità dei sogni, diventiamo anche
consapevoli della loro illusorietà, e allora diventiamo capaci di
trasformarli per creare i sogni che vogliamo; così non sono più i sogni a
condizionarci, ma siamo noi a guidarli; questo processo lo applichiamo non
solo alle forme, ma anche, e specialmente, alle sensazioni, e ciò ci sarà di
grande aiuto nello stato di bardo. Se sogniamo qualcosa di spiacevole
dobbiamo riuscire a trasformarlo nel suo contrario. Se sogniamo che ci
aggredisce un demone irato, ci trasformiamo in un demone più grande di lui.
Se siamo aggrediti da entità apparentemente reali, dobbiamo riuscire a
trasformarle in enti luminosi. Le possibilità del sogno sono illimitate,
possiamo cambiare ciò che vogliamo, ma cambiandolo in un qualcosa di
positivo.
A questo punto, però, c'è
il pericolo che si crei un certo attaccamento alla capacità di trasformare
le immagini del sogno; attaccamento che, se vogliamo progredire, deve essere
in ogni caso superato. Se durante il sogno non solo sappiamo di sognare ma
abbiamo la consapevolezza che tutto è apparenza, stiamo penetrando
nell'essenza della auto-consapevolezza.
Anche la vita da svegli è un sogno
Il progresso nello yoga
del sogno dipende dal modo in cui utilizziamo la mente da svegli.
Normalmente noi pensiamo che lo stato di veglia, con i suoi desideri e gli
attaccamenti, sia più reale dello stato di sogno. La dottrina ci insegna
invece che il mondo del divenire, dei fenomeni, che noi consideriamo reale,
è non reale, simile al riflesso della luna nell' acqua. Il sogno nello stato
di veglia e il sogno nello stato di sonno non sono molto diversi; se
osserviamo la loro vera natura scopriamo che non esiste alcuna differenza
fra loro. Ad esempio, i due stati sono entrambi vincolati da causa ed
effetto, tempo e spazio, anche se nel sogno abbiamo una diversa sensazione
del tempo, e quindi anche dello spazio. Dal punto di vista dell' Assoluto
tutte le esperienze della vita sono un grande sogno.
Il sogno ci consegna alla
veglia, che è essa stessa sogno. Nel sogno, infatti, come nella veglia,
crediamo di essere desti, abbiamo il senso del tempo e dello spazio, sono
presenti le forme-oggetti, la dualità io-non io, il sentire
attrattivo-repulsivo. Nel sogno, come nella veglia, ogni cosa appare reale.
Solo al risveglio tutto cambia e ciò che si era creduto vero si rivela per
quello che è: un semplice sogno.
Anche gli oggetti dello
stato di veglia, se riuscissimo a osservarli come facciamo con quelli
onirici da un diverso e più compiuto sistema di coordinate, si rivelerebbero
non reali, ma questo implica un Risveglio Coscienziale molto più profondo
del comune risveglio dal sonno, il quale conserva intatto il senso dell'io.
Questo Risveglio dissolve completamente l'io e con esso il non-io (dualità
soggetto-oggetto), perché l'oggetto percepito (spettacolo) scompare con la
scomparsa del soggetto percipiente (cioè, lo spettatore).
Riconoscere-realizzare la
non-realtà del non-io si può quando si riconosce e si realizza la non-realtà
dell'io. Fantasma questo, fantasma quello. Sogno questo, sogno quello. Ma
tale riconoscimento-realizzazione è inversamente proporzionale al grado di
identificazione col non-essere. Non è facile perciò "morire”
all'individualità, riconoscersi di là dal corpo e dalla psiche, in quel
vuoto di fisicità, passionalità e razionalità, né d'altronde sarebbe
auspicabile, se non si è pronti per questo evento.
Un prematuro
disgiungimento dall'io, che reale non è, ma col quale la coscienza si è
identificata, senza aderire all'Essere che in realtà si è, può condurre allo
smarrimento e innescare nell'individuo un processo patologico che può
sfociare in una grave forma di dissociazione psichica. Per la coscienza,
finché non ritrova il suo asse centrale (il vero Sé, o Natura-di-Buddha),
l'io rappresenta un fondamentale sostegno senza il quale essa vacilla e può
crollare. Il senso dell'io costituisce pertanto, nel tempo e nello spazio,
un elemento valido e necessario mentre la coscienza va maturando; maturità
che coincide appunto con la riconquista del centro e quindi con la
disidentificazione dal sogno-illusione.
L'individuo rapporta
tutto a se stesso in quanto ‘Io’, e all'io, infatti, egli costantemente
guarda sia nell'agire che nel reagire. Con la scomparsa dell'io di
riferimento, scompare di conseguenza ogni movimento di natura offensiva e
difensiva, non essendoci più un ‘io’ che voglia offendere o che debba
difendersi. È la condizione di chi ha riconquistato il Regno dei Cieli, di
chi ha ritrovato cioè la Pace perduta.
Col Risveglio, il sogno
cosmico tuttavia non scompare, come invece accade alla proiezione
individuale notturna del sognatore, (il cosmo è un'Idea proiettata nello
spazio e nel tempo dalla Mente-di-Buddha, la Mente del grande Architetto, il
solo che può dissolvere la sua Opera), ma per il Risvegliato esso è già
scomparso perché è scomparso dalla sua coscienza.
Risveglio è uscire
dall'ignoranza. Risveglio è illuminazione.
Favoriamo quindi il
Risveglio da entrambi i modi di sognare, maturando in noi la consapevolezza
che siamo entrati in un sogno e, identificandoci a esso, abbiamo dimenticato
chi siamo e creduto di essere l'individuo che non siamo. L'io (forma
psicofisica) è sogno, nient'altro che sogno, e sogno è tutto ciò che appare
come altro dall'io, ovvero come ‘non-io’.
Il nostro vero Essere non
è che Coscienza, fuori dal tempo e dallo spazio, senza forma, né nome e né
qualità, è solo un punto al Centro, Unità senza secondo.
«L'individuo entra e
s'identifica col mondo dei nomi e delle forme, viene coinvolto dal
moto-evento cosmico e travolto dalla dualità. Un giorno uscirà da questa
identifica-zione con lo spettacolo cosmico e riprenderà la sua originaria
condizione di Uno-senza-secondo»(11).
NOTE:
1) L'insegnamento di questa scuola
ruota intorno al cosiddetto "Grande Sigillo" (Mahamudra) e alle "Sei
dottrine di Nàropa" (Naro Chodrug). L'insegnamento venne impartito da
Samantabhadra a Tilopa e questi lo trasmise a sua volta a Naropa. Il
discepolo di quest'ultimo, Marpa, lo portò in Tibet all'inizio
dell'undicesimo secolo.
2) Lo stato intermedio è lo stato fra
la morte e la rinascita. Nel post-mortem i vari bardo indicano la durata
temporale degli stadi del processo di morte, mentre i kàya rappresentano i
relativi stati di coscienza.
3)
Lucidità è la consapevolezza di stare sognando, ossia la capacità di
mantenere la continuità di coscienza nella veglia, nel sogno e possibilmente
anche nel sonno
4) I tantra sono insegnamenti basati
sulla trasmutazione dell'energia (prana) dell' ente.
5) Dzogchen o "Grande Perfezione", è
l’insegnamento basato sul principio che la realtà, di cui l'individuo è
parte, è già completa in se stessa, non c'è niente da aggiungere e niente da
togliere. La sua tecnica fondamentale consiste nell'arrivare a intuire che
ogni istante della vita, da svegli, nel sogno o nel sonno, si svolge
all'interno della pura Coscienza non duale.
6) Namkhai Norbu, ‘Lo yoga del sogno
e la pratica della luce naturale’. Consultare anche Tenzin Wangyal Rimpoche,
‘Lo yoga tibetano del sogno e del sonno’. Ubaldini Editore, Roma.
7) Il pratyahara o astrazione è il
quinto passo nel Rajayoga di Patanjali. Cfr. Raphael, La Via regale della
Realizzazione II, 29 e segg. Edizioni Asram Vidya, Roma.
8) Il chakra della gola o
visuddhacakra è il centro mentale e rappresenta la coscienza empirica. Per
un approfondimento di questo importante centro energetico cfr. Raphael, La
triplice Via del Fuoco cap I, sutra 68 e segg., e il testo già citato La Via
regale della Realizzazione, cap. III.
9) Nella veglia, cioè nel piano
grossolano (visva) per mezzo dei sensi, sperimentiamo la dualità oggettiva;
nel sogno, nel piano sottile (taijasa) sperimentiamo la dualità soggettiva
delle nostre proiezioni.
10) È lo stato di sonno profondo (prajna)
in cui dimoriamo nella coscienza isvarica, senza esseme coscienti.
11) Raphael, La Triplice Via del
Fuoco, II. VII. 4. Edizioni Asram Vidya, Roma.
YOGA DEL SOGNO
(nota Yoga Nidra)
da "La Dottrina Segreta di Anahuac", cap. 17 di Samael Aun Weor
Quegli aspiranti che sinceramente desiderano l'esperienza mistica,
dovrebbero cominciare indiscutibilmente con la disciplina di " Sogno
Yoga ".
È evidente che lo Gnostico dovrebbe perseguire abitudini di vita e
imparare a creare condizioni favorevoli per il ricordo e comprensione
di tutte le esperienze intime che sempre accadono durante il sonno.
Prima di coricarci per evadere dalle preoccupazioni e dalle fatiche
del vivere quotidiano, è conveniente prestare attenzione allo stato
in cui ci troviamo (...dentro e fuori...).
Gli sfortunati che a causa di circostanze particolare conducono una
vita sedentaria, realmente non perdono niente, al contrario
guadagnano molto, se fanno una breve ed attiva passeggiata all'aria
fresca prima di coricarsi. Tale passeggiata allenterà i muscoli (...e
la tensione...).
La cena, spuntino o fine pasto della giornata devono essere leggeri,
non pesanti o particolarmente prelibati, evitando accuratamente di
ingerire elementi che ci terrebbero sveglio, perchè probabilmente ci
ruberebbero parte del sonno.
La forma più elevata di pensare è non-pensare; quando si ha la mente
calma ed in silenzio, libero delle preoccupazioni del giorno e dalle
ansie mondane, si è in uno stato che è al 100% favorevole per la
pratica del Sogno Yoga.
Quando il Centro Emozionale Superiore realmente lavora, il processo
pensante cessa, anche se solamente per un breve periodo.
È evidente che tale Centro entra in attività con l'estasi di
Dionisio. Tale estasi è resa possibile ascoltando con devozione
infinita le sinfonie deliziose di Wagner, Mozart, Chopin, ecc.
La musica di Beethoven è straordinaria nel far vibrare intensamente
specialmente il Centro Emozionale Superiore...
Ogni figlio realmente grato dovrebbe amare sua Madre; Beethoven amò
caramente la sua propria Madre Intima.
Fuori del corpo fisico, durante le ore di sonno, l'anima dovrebbe
conversare con la sua Divina Madre; comunque, è evidente si debba
cominciare con la disciplina di Sogno Yoga.
Prima cosa dobbiamo prestare attenzione alla stanza dove dormiremo;
le decorazioni dovrebbero essere piacevoli; i colori migliori per gli
scopi perseguiti, malgrado ciò che altri autori consiglino, sono
precisamente i tre colori primari, azzurro, giallo e rosso...
Lo Yoga del Sogno è straordinario, meraviglioso, formidabile;
comunque, è al pari molto impegnativo.
La camera da letto deve essere sempre molto ben profumata e
ventilata, ma non dovrebbe essere invasa dall'aria serale e fredda...
Orientare il letto in modo tale che la testata rimanga verso il nord;
in questa maniera noi saremo capaci di usare intelligentemente il
magnetismo terrestre, indicato dall'ago della bussola.
Il materasso non dovrebbe essere estremamente duro né troppo molle...
Un blocco o quaderno ed una matita vanno messe sotto il guanciale, in
modo tale che possano essere localizzati facilmente nell'oscurità.
Le lenzuola dovrebbero essere fresche e molto pulite; la federa
dovrebbe essere profumata con la nostra fragranza favorita.
Dopo avere adempiuto a tutti questi requisiti, l'asceta Gnostico
procederà nel secondo passo di questa disciplina esoterica.
Lui si metterà a letto, ed avendo spento le luci, giacerà " faccia in
su ", in altre parole, sulla schiena ad occhi chiusi e mani sul
plesso solare.
Si permanga così ancora qualche istante e, dopo essersi totalmente
rilassato e abbandonato, sia fisicamente che mentalmente, ci si
concentri su " Morfeo ", il Dio del sonno, incaricandolo di istruirci
nei misteri del sonno...
È urgente avere fede e saper pregare; noi dovremmo chiedere a
"Morfeo" di istruirci e svegliarci nei mondi soprasensibili.
A questo punto, dopo che una sonnolenza molto speciale comincia a
prendere l'esoterista Gnostico, si adotti la Posa del Leone.
" Giacendo sul lato destro, con la testa rivolta a nord, si tirano su
lentamente le gambe fino a che le ginocchia risultino incurvate. In
questa posizione, con la gamba sinistra sulla destra, si appoggia la
guancia destra sul palmo della mano destra, lasciando il braccio
sinistro giacente sulla gamba dello stesso lato ".
Al risveglio dal sonno normale, non bisogna comunque muoversi, perché
è chiaro che i nostri " valori " sono agitati con tale movimento
perdendo così i ricordi (...spegnere la sveglia è già un movimento
eccessivo, meglio sceglierne una meccanica con poca carica od una che
trilli solamente per pochi secondi - meglio ancora svegliarsi senza
sveglia...).
Indubbiamente, l'esercizio retrospettivo diviene necessario in tali
istanti, quando noi desideriamo di ricordare con precisione ed
interamente ognuno dei nostri sogni.
Bisogna scrivere attentamente i dettagli del sogno o sogni nel blocco
o quaderno che lo Gnostico ha messo sotto il guanciale per tale scopo.
In questa maniera, egli sarà capace di tenere una nota
particolareggiata del suo progresso interno in Yoga del Sogno.
Anche se solamente vaghi frammenti del sogno, o sogni, sono rimasti
nella memoria, devono ugualmente essere registrati attentamente.
Bisogna dichiarare solennemente che l'esercizio retrospettivo va
iniziato prima di essere ritornato totalmente allo stato di veglia,
ovvero quando permaniamo ancora in stato di sonnolenza, tentando di
seguire consapevolmente (...ed a ritroso...) la sequenza del sogno .
Non è possibile andare oltre questa parte, riferendosi alla
disciplina di Yoga di Sogno, fin quando non avremmo raggiunto la
capacità di conservare memoria completa di tutte le nostre esperienze
oniriche.
(...Paz Inverenzial...) Samael Aun Weor
Nessun commento:
Posta un commento