martedì 7 maggio 2013

Estratti dal libro "Pensare come le montagne" di Paolo Ermani e Valerio Pignatta




Il libro che qui ho l'onore di introdurre è perfetto per chi abbia davvero voglia di saperne di più, di riflettere, di approfondire e utilizzare concretamente le informazioni per cambiare ora, per cominciare adesso una vita diversa. Il che, come noto, è teoricamente il desiderio di molti e praticamente il programma di pochi. Questo però si confà con il mio modo di vedere le cose, soprattutto su un punto, che trovo ontologicamente fondamentale: il cambiamento avverrà per iniziativa individuale e non collettiva.

Dopo la domanda: quale pianeta lasceremo ai nostri figli? ne viene spontanea un'altra: Quali figli lasceremo al nostro pianeta? Pierre Rabhi

Le risorse idriche sono in continua diminuzione in tutto il pianeta. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2000 1 miliardo e 100 milioni di persone non avevano sufficienti risorse idriche potabili. Oggi i due quinti dell'umanità dell'umanità vivono in condizioni igieniche precarie in conseguenza della scarsità di acqua. In Asia quasi 693 milioni di persone e in Africa 300 milioni non hanno accesso a fonti di acqua pulita.

Rispetto alla deforestazione, invece, possiamo dire che solo tra il 2000 e il 2005 sono spariti 1.011.000 chilometri quadrati di foreste, pari al 3,1% del patrimonio forestale mondiale. Una superficie di oltre tre volte più grande dell'Italia. E il deserto avanza anche in altri modi.

L'inaridimento attuale riguarda circa il 47% delle terre emerse, sia per carenza di piogge, sia per innalzamento delle temperature.

Di fatto, i cambiamenti stanno già avvenendo. Sul fronte della biodiversità, infatti secondo l'ONU, tra il 1970 e il 2006 la popolazione animale è diminuita del 31% i coralli del 38% e le mangrovie del 19%.

...le malattie degenerative sono, in generale, tutte in aumento. In italia la sensibile crescita della loro incidenza non è da individuare unicamente nella mutazione della predisposizione genetica dei malati o nella diffusione di stili di vita errati, ma anche nella pessima condizione di intossicazione ambientale in cui viviamo.

Ma non è sufficiente cambiare il riduttore di flusso dei rubinetti dell'acqua, mettere i pannelli solari o intervenire all'ennesimo dibattito telematico sull'ambiente. In fin dei conti queste azioni non sono nemmeno molto utili se la griglia concettuale in cui questi comportamenti sono attuati è ancora all'interno della società dei consumi e delle sue sclerosi... ...la realtà è che la situazione
s
i sta aggravando sempre più e le persone attive e coscienti impegnano la maggior parte delle loro energie discutendo sulle varie problematiche, raccogliendo firme, organizzando conferenze e dibattiti e campagne di sensibilizzazione nella speranza, conscia o meno, di far prevalere la propria tesi rispetto a un'altra, di apparire più degli altri, di organizzare un gruppo di pressione più potente e così via. Chi poi riesce in questa competizione per il predominio della propria teoria, o raggiunge una maggiore visibilità, spesso costituisce un nuovo partito o cerca di farsi eleggere all'interno di quelli esistenti in una qualche posizione di responsabilità ( e di potere, per piccolo e ben motivato che sia). Queste dinamiche sono in effetti permesse dalla stessa organizzazione socio-politica-economica che vorremmo contrastare e che è specializzata nel reciclare ogni idea, nello svuotarla della sua carica rivoluzionaria per tramutarla in un'icona consumistica e in un trend modaiolo svuotato di ogni senso pratico. Sono storie che abbiamo già sentito e visto innumerevoli volte e che, come abbiamo constatato, non portano a modificazioni reali, ma nel migliore dei casi conducono a una misera lotta fra simili per accaparrarsi posizioni di potere, cariche prestigiose e fama... ... non basta quindi mettersi un impianto fotovoltaico sulla testa per poter affermare che ci trovimao di fronte al "nuovo mondo", non basta costruirsi una casa passiva per essere persone migliori. Le cose sono molto più complesse e richiedono coerenza e intima partecipazione.

Per fare un esempio, anche solo da un punto di vista ambientale, mettere un pannello fotovoltaico e poi mangiare carne tutti i giorni, annulla praticamente i benefici apportati dalla presunta scelta energetica ecologica.

E' stato calcolato che le emissioni prodotte per l'organizzazione e lo svolgimento della conferenza di Copenhagen sono state pari a quelle prodotte sa un paese come il Marocco nel 2006. Il calcolo è stato effettuato dal giornale inglese Sunday Times.

A Guangzhou, in Cina, nel reparto di riabilitazione da videodipendenza da Internet i pazienti vengono sotto pesti a 20 minuti al giorno di bombardamento con onde nanometriche che simulano le stimolazioni che un individuo riceve davanti allo schermo di un computer collegato alla rete. Questo metadone elettronico riduce le crisi di astinenza e calma l'ansia e la depressione che colgono coloro che vengono privati della possibilità di navigare online.

...siamo già arrivati a condizioni agricole di resa e produttività dei suoli catastrofiche. Oggi è stata stimata una perdita annuale a livello mondiale dei suoli di circa 5.5, 2.3 e 12.2 Tg di azoto, fosforo e potassio, rispettivamente. Secondo le stime della Commissione delle comunità europee il 45% (!) dei suoli europei presenta uno scarso contenuto di materia organica.

Nel 1967 il filosofo francese Bernard Charbonneau scriveva: "L'auto-mobile comanda; è il peso dell'universo e della società che ci fa adagiare le natiche sul suo sedile. Viviamo nella bagnarola; vi scorrazziamo sulle autostrade, ci mangiamo negli autogrill; ci dormiamo, ci facciamo l'amore; e ci muoriamo. Ogni divinità esige un sacrificio, e la bella dea riscuote un tributo che è commisurato al su
o prestigio e alla sua potenza. Preleva la sua decima o il suo quinto sul bilancio della città e il salario del lavoratore, per permettergli di correre dietro all'ombra della natura e della libertà, ritrovando alla fine della sua corsa la folla e il rumore da cui era fuggito: l'automobile.

In Italia abbiamo un parco macchine costituito da 36 milioni di vetture e la più alta concentrazione di auto d'Europa con 59 vetture ogni 100 abitanti. In particolare, alla fine del 2006 c'è stato il sorpasso: più mezzi che conducenti, ossia 50.961.543 veicoli a motore mentre i potenziali conducenti erano 50.679.121.

Ebbene, i costruttori di automobili sanno perfettamente tutto ciò e non cercano soltanto di mascherare in modo ambientale compaibile le loro automobili (anche se poi alla fine sono inquinanti più o meno come sempre), ma anche di vincere la corsa all'auto in teoria meno inquinante di tutte, cioè quella elettrica, a idrogeno o simili altre fantasticherie. Come si possa dire che un'automobile del ge
nere sia ambiantalmente compatibile è un volo pindarico che solo degli industriali impegnati in una costante campagna mediatica ingannevole pur di vendere, possono fare. L'elettricità o l'idrogeno che servono per far funzionare le auto come verranno prodotti? Con un colpo di bacchetta magica? Tutte le materie prime che servono per produrre un'auto, da quale angolo di mondo verranno prelevate? Con quale impatto ambientale e consumo energetico?... ...E tutte le infrastrtture collegate al trasposrto automobilistico? Saranno autostrade di fiori, muschi e licheni o avranno come sempre un impatto energetico e ambientale pesantissimo?

Lo stare deve diventare più allettante che muoversi. Se quindi ci chiediamo perchè gli essei umani viaggiano, viene subito da pensare che essi vogliano andare da qualche parte - in un determinato luogo, in un determinato paesaggio o presso determinate persone. Analizzando ancora più a fondo questo bisogno si svela presto un altro desiderio: si vuole andare via. Via da dove ci si trova, via dalla m
ediocrità, via dagli obblighi. Un bisogno primordiale basato in fondo sll'insoddisfazione. Si cercano altrove le cose che non si hanno a casa, o si pensa di non avere: libertà, sesso, anonimato, o viceversa, contatti, un ambiente armonico, fama o anche avventura. Chiediamoci a questo punto se sia possibile soddisfare questo bisogno psichico senza dover viaggiare, azione che, basti pensare ai viaggi aerei, richiede un dispendio materiale enorme. La risposta, come più volte detto, sta semplicemente nel rendere più piacevole lo stare che il viaggiare.

Se la pubblicità ci dice che un'azienda produttrice di acqua minerale in bottiglie di plastica è ambientalmente corretta perchè apre un'oasi dove fa nascere le paperelle o mette un impianto fotovoltaico, la si può trattare solamente come un tentativo di vero e proprio raggiro intellettuale. Non è possibile infatti paragonare l'enorme inquinamento che si genera dalla produzione, il trasposrto e lo smaltimento delle bottiglie di plastica con una risibile produzione di energia da fotovoltaico o la piantumazione di piccoli terreni con qualche alberello.

Non cambierete mai niente lottando contro la realtà esistente. Cambierà qualcosa solo costruendo un nuovo modello che renderà quello esistente obsoleto. Buckminster Fuller

Anche solo un rubinetto che spreca circa 8000 litri d'acqua in un anno. Ma è ancora nulla. Gli acquedotti italiani perdono sino a 60 litri ogni 100 distribuiti. E di certo i privati che li gestiscono non hanno alcun interesse a sistemare le condutture. In agricolture poi è anche peggio. Le irrigazioni agricole costituiscono da noi il 45% del totale del consumo di acqua e di questa solo il 16% per sgocciolamento temporizzato, quindi con sprechi enormi sul consumo complessivo.

Nell'oceano Pacifico è stata individuata un'isola galleggiante di rifiuti che vanno alal deriva seguendo le correnti marine. Essa ha un diametro di circa 2500 chilometri, è profonda 30 metri ed è composta per l'80% da plastica e per il resto da altri tipi di rifiuti. E' stata chiamata anche " il settimo continente". I danni all'ambiente e alle forme viventi di questa discarica oceanica sono incommensurabili. Anche nell'oceano Atlantico, nella zona del Mar dei Sargassi, c'è un'isola galleggiante di rifiuti, soprattutto di plastica, simile a quella del Pacifico.

Il potere corrompe e non rispetta nemmeno le regole che si dà a se stesso.

Come hanno dimostrato alcune ricerche, anche una bassa percentuale di clienti che boicotta un produttore di un bene o di un servizio induce l'azienda stessa a un cambiamento di rotta. A volte, anche solo il rischio che si diffond una cattiva immagine aziendale o del prodotto è sufficiente affinchè responsabili di potenti multinazionali mutino direioni programmate.

Il potere è una droga irresistibile che riempie i vuoti della propria vita, gonfia spropositatamente l'ego, rende visibili le proprie mancanze e lacune sostituite dalla superbia per la venerazione di cui si è oggetto.

Per la maggior parte delle persone occidentali, l'esistenza quotidiana è infatti ormai solitamente compressa in tempi stretti e stressanti, vuoti relazionali, scarsa disponibilità economica rispetto ai desideri o addirittura alle necessità e alle illusioni materiali evanescenti come fumose proiezioni olografiche. Il trinomio crescita, innovazione e progresso è la deità che ha presosopravvento e cui si prostrano governi, partiti e nazioni.

Se abbiamo un'automobile a testa e ogni mattina ci sono code interminabili di automobili con una sola persona a bordo, non vuol dire, come sostiene il presidente del consiglio, che siamo un popolo ricco. Vuol dire che abbiamo abdicato alla facoltà di pensare e siamo stati anestetizzati in modo irreversibile. Non ci rendiamo più conto di quanto sia assurdo incolonnarsi in code interminabili ogni mattina e non sentiamo più la sofferenza che genera.

Chi produce i beni di cui ha bisogno, sa e sa fare. Conosce l'ambiente in cui vive e le risorse che offre. Sa come utilizzarle senza esaurirle e senza guastarle. Il fine del suo lavor è migliorare il contesto in cui vive per poterci vivere sempre meglio. Il suo fare è connotato qualitativamente. E' un fare bene. Chi produce merci in cambio di denaro è inserito in un meccanismo finalizzato a produr
ne sempre di più, che non ha legami col territorio in cui si svolge, e non sa fare nulla oltre ciò per cui viene pagato. Non deve saper fare nient'altro, perchè col denaro che riceve può comprare tutto ciò che gli serve, e perchèè non sa fare nient'altro non gli resta altra scelta che comprare tutto. Quindi non può fare a meno di continuare a produrre merci in cambio di denaro. E' sottomesso a un fare privo di qualtà che ha come scopo la mercificazione totale della vita umana.

Negli ultimi anni si sta unoltre cercando di superare il livello di rapina tout court per approdare a uno stadio di furto più raffinato: i paesi ricchi o anche alcuni di quelli denominati in via di sviluppo comprano direttamente migliaia e migliaia di ettari dai vari Stati nazionali, soprattutto in Africa e Asia, proprio per cercare di assicurarsi risorse di cui non dispongono o che stanno già scarseggiando nei rispettivi territori.

Quando manca la comunità e la solidarietà non importa che pelle indossi o che lingua parli, l'importante è che gli altri non ti vengano a portare via il tuo gruzzolo faticosamente guadagnato e la possibilità di riempirti il carello al tempio del consumo. siamo convinti che con il passare del tempo avremo sempre più esempi di intolleranza e chiusura sociale slegati da connotazioni razziali o religi
ose. La differenza la farà semplicemente il grado di integrazione nella centrifuga consumistica e nelle gerarchie socio-economiche riconosciute. Non abbiamo grandi illusioni che gli immigrati portino una ventata di giustizia e solidarietà. Non se il loro punto di partenza è l'adesione entusiastica al paradiso virtuale che il capitalismo liberista offre dalle vetrine dei suoi negozi scintillanti... ...Più che di integrazione si deve dunque parlare di omologazione alla religione del consumo. Gli immigrati sono invitati a cancellare le loro culture e le loro usanze per adeguarsi almodello occidentale, enorme bazar socio-economico dove tutto si compra e tutti si vende, dove non c'è più cultura nè tradizione ma solo merce che si scambia con denaro. Prostituzione globale. Anche dei sentimenti, delle emozioni e delle credenze.

Basti pensare che il Trattato costituzionale europeo, presunto trattato di unione dei popoli, non riportava nemmeno una volta il termine "fratellanza". Conteneva però il termine "banca" 176 volte, "mercato" 88 volte, "liberalizzazione" o "liberale" 9 volte, "competizione" o competitivo"29 volte, "capitale" 23 volte.

Ci si chiede (e non crediamo retoricamente) dove stia il bello nel collassare nell'ubriacarsi fino ad andare in coma, nello stare male, nell'agire con incoscienza, quando di fronte a noi, volendo, abbiamo una vita meravigliosa da esperire con tutte le opportunità che ne derivano.

Un'organizzazione sociale dove l'arrivismo, l'ostentazione, l'apparenza, e la competizione sono la legge dominante genera un contesto dove è assai probabile che l'alienazione che ne deriva sfoci poi in comportamenti autodistruttivi. E la repressione.

La vera capacità di vivere bene sta infatti nel capire cosa vogliamo profondamente e realizzarlo.

Come hanno affermato già secoli orsono antichi filosofi la serenità sta in uno stato dell'essere e non dell'avere.

Quando di fronte a queste analisi si viene liquidati con la parola "utopisti" si nota in effetti una contaddizione. La vera utopia ci pare sia quella di continuare a credere che la mercificazione di tutti gli aspetti dell'esistenza e lo sfruttamento planetario lascino spazio per un possibile qualsiasi futuro.

A nostro parere non è vero che la tecnologia ha permess di diminuire le distanze. L e ha aumentate rendendole superficiali. Il nostro vicino di casa non è mai stato così distante come oggi. Però possimao chattare con un vegan come noi che abita in Islanda. Questa situazione sta generando una alienazione di massa mascherata da progresso scientifico. La residua umanità che ancora avevamo - nel senso
di quella qualità umana dell'essere caritatevoli e solidali tra noi che apparteniamo alla specie Homo Sapiens Sapiens - sta lasciando il posto alla metematizzazione dell'esistente e alle sovrastrutture per la sua percorribilità. Videomovimento (osservare il mondo da un finestrino) e videologia (l'ideologia di recepire le manifestazioni dell'esistenza attraverso video/film/tv%pc) sono oggi alla base della relazione umana e intraspecie. Perloomeno in occidente (e gradualmente nel resto del mondo). L'alienazione di massa e lo stato di squilibrio mentale e relazionale diffuso derivano dal fatto che la nostra condizione biologica di base, che persiste nonostante tutto (e non potrebbe fare altrimenti), risente della mancanza di esperienze concrete, dirette, toccate, annusate impastate.

Il recupero poi è anche planetario, perchè un'agricoltura che non fa uso di sostanze chimiche non inquina le falde acquifere, non stermina miliardi di microrganismi e insetti utili, non lascia depositi di metalli pesanti, non sterilizza i terreni e non ne provoca l'erosione. Senza contare che non aumenta il consumo energetico che serve per produrre i fertilizzanti chimici. Con l'agricoltura biologica, insomma, si prospetta la possibilità di lasciare in eredità all'uomo di domani un pianeta migliore.

Gli agricoltori accettano di esporsi alle sostanze tossiche che utilizzano, i commercianti accettano di distribuire e vendere i prodotti che ne derivano e i consumatori accettano di ingoiare i residui di questi composti velenosi che i cibi ormai inglobano. Tutto sembra inevitabile ma i cambiamenti di direzione sono assolutamente possibili ed essi dovrebbero partire dai consumatori stessi, senza as
pettarsi grandi strategie salutari da parte di ministeri, istituzioni o multinazionali. Quello che va rivisto è il rapporto che abbiamo con il cibo, sia dal punto di vista fisiologico, che psicologico ed etico. La scelta di prodotti coltivati senza pesticidi e il preferire alimenti di stagione, locali e non importati potrebbe aumentare significa lo stato di benessere dell'ecosistema e dell'umanità, considerata sia nel suo insieme sia nei suoi singoli individui che la compongono. Secondo un rapporto della Union of Concerned Scientists, in termini di impatto ambientale le nostre scelte alimentari competono solo con i trasporti.

la più importante associazione scientifica statunitense sull'alimentazione, l'American Dietetic Association, ha pubblicato una raccolta di dati scientifici dal titolo "Position of the American Dietetic Association "Vegetarian Diets" - Technical Support Paper" in cui vengono evidenziate positivamente le relazioni tra dieta vegetariana e riduzione di rischio per moltissime patologi croniche (e non solo il cancro) tra cui: arteriosclerosi, obesità, coronapatie, ipertensione, diabete mellito, cancro del colon, cancro del seno e della prostata, osteoporosi, calcolosi renale e diverticolosi intestinale.

Un appezzamente di un ettaro di terra coltivata è in grado di sostenere più di sette persone se queste si nutrono direttamente dei prodotti vegetali che esso produce e di 1 solo individuo se questo segue una dieta basata sul consumo di prodotti di origine animale.

Nei moderni allevamenti intensivi servono circa 10 kg di cereali per produrre 1 kg di carne bovina e 5 kg per produrre 1 kg di carne suina. In totale diamo al bestiame 3 volte il cibo che esso ci restituisce sott forma di carne, latte e uova. In media il bestiame perde quindi oltre il 70% delle calorie nei prodotti agricoli che mangia.

Un altro dato importante che rivela l'impatto della carne sugli ecosistemi e sul piano economico è quello del peso dell'allevamento di animali sulle emissioni di gas serra. In una recente analisi del World Watch Institute si sostiene che il 51% delle emissioni globali annuali di gas serra è dovuto all'allevamento fdel bestiame. Nelle sue varie filiere di lavorazione come il trattamento, la refrigerazione ecc.) C'è ancora qualcuno che crede che il problema della fame nel mondo sia dovuto alla sovrappopolazione o che semplicemente non si possa risolvere o che servano gli OGM? Il problema reale sono la volontà e la consapevolezza umane.

da un punto di vista agronomico l'appetito mondiale di biocarburanti è insaziabile. I cereali necessari per fare un solo pieno a un SUV con serbatoio da 95 litri potrebbero nutrire una persona per un anno.

Afferma Norbert Bensaid nel suo noto Le illusioni della medicina: La medicina per proteggerci sfrutta la nostra paura di morire. E cosi ci fa morire di paura.

Continuiamo a produrre tutte le merci attuali a un ritmo crescente avvalendoci di sole fonti rinnovabili? E le risorse (che già scarseggiano) per continuare a produrre le suddette fonti rinnovabili e quantità di merci sempre maggiori a livello mondiale, dove le troviamo? Su Marte, sulla Luna, su Giove? Con quali costi? Con quali Tempi? La soluzione reale, più veloce, economicamente conveniente, ambientalmente sensata e dai risultati certi è diminuire drasticamente i consui/sprechi energetici.

Una casa passiva è un'abitazione che garantisce il benessere termico senza la necessità di un impianto di riscaldamento convenzionale (termosifoni o altro). Viene definita passiva perchè le perdite termiche della casa durante la stagione fredda sono compensate quasi completamente dall'immagazzinamento passivo del calore del sole tramite le finestre ( e un ottimo isolamento) e da quello generato al
l'interno dell'abitazione da elettrodomestici e dalle persone stesse che ci vivono. Queste abitazioni possono essere costruite impiegando qualsiasi materiale di costruzione ossia legno, mattoni o cemento armato. L'energia necessaria a pareggiare il bilancio termico dell'edificio è fornita solitamente da sistemi non convenzionali come panneli solari o pompe di calore per riscaldare l'aria dell'impianto di ventilazione controllata a recupero energetico.

E invece di inquinare l'atmosfera con gli inceneritori e distruggere materiale utile o aumentare i volumi e il numero delle discariche, sarà fondamentale aprire stabilimenti per il riciclo dei rifiuti gestiti direttamente dalle amministrazioni comunali in cui impiegare giovani e disoccupati (lavori finalmente e veramente socialmente utili). Questi aspetti uniti a una radicale riduzione complessiva
di rifiuti e alla raccolta differenziata puntuale porta a porta, risolverebbero alla radice l'annoso problema dei rifiuti. In questo modo si registrerebbero risparmi economici molto elevati per la collettività e per le amministrazioni e si creerebbero numerose opportunità lavorative e di salvaguardia ambientale che nè gli inceneritori nè le discariche sono in grado di fornire.

Se poi si utilizza una cucina economica si può risparmiare anche sul gas per cucinare oltre che riscaldare l'acqua e gli ambienti creando una sensazione gradevolissima rispetto ai termosifoni tradizionali. Per non parlare del gusto dei cibi cotti su questa stufa.

Innanzitutto occorre fare una premessa, dura e cruda ma obbligata: siamo virtualizzati, non sappiamo praticamente fare più nulla. Certo non tutti, ma la stragrande maggioranza degli umani occidentali versa in queste condizioni. E per "fare" intendiamo fare con le mani, con il corpo, con i piedi, con l'astuzia, la forza, la manualità, la sapienza tramandata, l'arte della sopravvivenza innata. Siamo
alla deriva, in balia delle correnti elettroniche dei nostri megaschermi che ci trasportano in pieno oceano esistenziale dove a un tratto ci accorgiamo di essere terribilmente soli, incapaci di nuotare e dipendenti da tutto e da tutti. Ma cambiare rotta si può ed è più facile di quanto possa sembrare a prima vista. Non siamo poi così inetti. Provare per credere. Certo in questo modo siamo molto più funzionali al mercato. Chi non sa fare nulla deve acquistare tutto. E questo per una società fondata sui consumi in cui tutto viene venduto è il massimo. Tuttavia uscire dal circolo vizioso che ci costringe a lavorare sempre di più per poter acquistare sempre più merci è possibile; il percorso che porta a una maggiore libertà di sperimentare la vita dipende in gran parte solo da noi. Su la testa!

Sfatiamo un tabù che ci perseguita da sempre, quello per cui non si può scegliere e non si può decidere della propria vita ma c'è sempre qualcosa che c'e lo impedisce. Nella grandissima parte dei casi sono gentili menzogne che raccontiamo a noi stessi o sentimenti di paura rispetto a quello che ancora ci è sconosciuto. In realtà, sarebbe più opportuno assumere un atteggiamento più positivo verso l
a vita e iniziare a smettere di lamentarsi o di imputare sempre a qualcun altro la responsabilità delle nostre sventure (più o meno reali): il lamento è infatti probabilmente lo sport nazionale più praticato... ... Tutti poi ripetono il mantra per cui non si sa mai cosa può succedere e di conseguenza accumulano, accumulano e ancora accumulano. Un vezzo, diremmo, quasi preistorico, in funzione di possibili futuri tempi di carestia. Qunidi, dietro al velo di paura e alle scuse che adduciamo a noi stessi c'è ben poco di reale. Ciò che fa paura è soprattutto nella nostra mente, nel martellante pensiero del bisogno di "sicurezze". Sicurezza di arrivare alla pensione avendo regalato la propria vita a qualcun altro che è prosperato sulle nostre paure di vivere? La sicurezza di accumulare soldi e beni per i posteri? La paura di morire (alla fine, di quello si tratta) impedisce di fatto di vivere. Così si muore spiritualmente subito.

Sono sempre più coloro che si domandan dove è finita la sana e smeplice scuola di una volta. Quella che ti permetteva di imparare divertendoti coi toui compagni e non di gareggiare per prmeggiare sopra i tuoi concorrenti.

Una vera scuola dovrebbe orientare i ragazzi alla solidarietà e alla felicità per tutti sul pianeta. Il senso di giustizia, di equità e di rispetto dell'altro e del'ambiente dovrebbero essere tra i requisiti primari della pedagogia del nuovo millennio.

Va messa profondamente in discussione l'adorazione per gli imprenditori che "creano occupazione". Secondo questa dinamica qualsiasi attività intraprendano anche gli specultaori e gli industriali più avidi è meritoria, basta che essa generi posti di lavoro.

Perlomeno non nel mondo occidentale. In questa parte del globo non ci sono alibi per chi vuole veramente reinventarsi un lavoro, salvo situazioni limite. Al contrario delle persone costrette a vivere senza speranza, e anche per colpa nostra, nelle baraccopoli di mezzo mondo, qui la facoltà di cambiare ci è data. Non è necessario attendere le vacanze per respirare una boccata di libertà o per recup
erare energie da immettere nell'inferno produttivo. Non serve illudersi di essere vivi grazie all'ausilio di qualche droga o di offuscanti litri di alcol. Le occasioni di ciò che Tolstoj chiamava "vita vera" si presentano abitualmente, se sappiamo coglierle, e se non le incontriamo le possiamo anche inventare di sana pianta. Le attività utilizzabili ai finidel sostentamento e dell'espressione della creatività umana sono tante quanti sono gli individui e forse addirittura quante sono le doti che ogni persona ha nel suo bagaglio culturale e psicofisico.

Erevamo un popolo di artigiani e contadini, con conoscenze e capacità eccezionali, e siamo diventati un popolo di digitatori di tastiere, perdendo progressivamente tutta la conoscenza, , la saggezza, la capacità di attività di importanza vitale, bollandole come fossili del passato.

La crisi, se possibile, ha messo ancor più in evidenza che non mancano i soldi e le merci. Siamo sommersi dagli oggetti. Semplicemente mancano soldi o merci da sprecare ancora di più. E' un pò quello che avvine con l'energia. Non è che manchi o non ce ne sia abbastanza: essa viene semplicemente e spensieratamente sprecata in quantità crescenti. Il problema è che è proprio il superfluo ciò che si desidera e che l'impossibilità di conseguirlo scatena la terribile astinenza da spreco, una nevrosi sempre più diffusa a livello spciale ed individuale.

La spiritualità è innanzi tutto indipendenza di pensiero, di contemplazione e di azione nel rispetto dell'altro e, in secondo luogo, attività concreta di costruzione di un mondo migliore in prima persona e nella propria quotidianità.

Chi possiede danaro è danaro. Chi si identifica con le proprietà è la proprietà, o la casa, o il mobilio. Similmente con le idee o con la gente; quando vi è possesso, non vi è relazione. La maggior parte di noi possiede perchè, se non possiede, non ha altro. Siamo gusci vuoti se non possediamo, se non riempiamo la nostra vita di mobili, di musica, di conoscenza, di questo e quello. E quel guscio f
a un sacco di rumore, e quel rumore lo chiamiamo vivere; e di ciò siamo soddisfatti. Quando vi è rottura, quando ciò si frantuma, allora vi è angoscia, perchè improvvisamente si scopre come siamo fatti: un guscio vuoto senza molto significato. Esser consapevoli dell'intero contenuto della relazione è azione, e in quell'azione vi è una possibilità di relazione vera, la possibilità di scoprirne la grande profondità, il grande significato, e di sapere cos'è l'amore. Krishnamurti

Non ci sono maestri ai quali rivolgersi che possono vivere al posto nostro.

Krishnamurti rispondendo a una domanda ad hoc sul senso della vita ha chiarito che: La vita ha un significato, un fine? Il vivere in se stesso non è il proprio stesso fine, il proprio stesso significato? Perchè siamo troppo insodisfatti della nostar vita, perchè la nostra vita è troppo vuota, volgare, monotona, perchè continuiamo a fare sempre la stessa cosa, per questo vogliamo qualcosa di più, q
ualcosa che vada oltre quanto stiamo facendo. Essendo tanto vuota, sorda, priva di significato, fastidiosa, intollerabilmente stupida la nostra vita quotidiana, affermiamo che la vita debba avere un significato maggiore, ed ecco perchè Lei mi pone questa domanda. Senza dubbio, chi ha una vita ricca, chi vede le cose quali sono ed è pago di ciò che ha, non è confuso; ha la mente chiara, e pertanto non domanda quale sia lo scopo della vita. Per lui, lo stesso vivere è inizio e fine.

In sostanza, per dirla con Tolstoj: "Io pensavo un tempo che la ragione fosse la principale qualità dell'animo umano. Era un errore e io sicuramente lo sentivo. La ragione è solo lo strumento della liberazione, della manifestazione dell'essenza dell'anima: L'amore".

La popolazione italiana si concentra per l'80% sul 5% del territorio nazionale, ossia le aree urbane.

Alcune persone protestano, s'impegnano ma non cambiano la propria vita. Per fare un esempio pratico, se si va a una manifestazione contro le basi militari statunitensi in Italia e si marcia tutta la giornata scandendo slogan contro questa o quella istituzione politica o militare nazionale o internazionale, ci sembra di fare una gran cosa e di combattere con la nostra presenza e il nostro impegno l
'ingiustizia di uno strapotere strafottente, che genera una situazione poco dignitosa per il nostro paese. E sicuramente c'è del vero. Se però a fine giornata ce ne torniamo a casa passando prima dallo sportello automatico della nostra banca (che magari finanzia il commercio delle armi), poi facciamo la spesa al discount e la sera ci dedichiamo a tv "sofficini" e Coca-Cola, è palese che il sistema che condanniamo prospera sulle nostre condizioni, coscienti o meno che siano. Il passaggio fondamentale da affrontare è quindi quello della protesta ideale a una fase di cambiamento reale della propria vita, a partire dalle scelte di tutti i giorni.

Secondo Legambiente e Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), solo in Italia, ogni giorno si cementificano 100 ettari di superficie terrestre, ossia 1 milione di metri quadri, che in un anno fa 365 milioni. In Italia. Cfr. "Legambiente e INU lanciano il Centro di ricerca sui consumi di suolo", comunicato stampa di Legambiente, 22 gennaio 2010. Solo nel periodo che va dal 1990 al 2005 è stata edificata in Italia un'area pari al Lazio e all'Abruzzo messi assieme.

In un'intervista comparsa su l'avvenire nel maggio 2007 sempre il filosofo francese afferma che "lo schermo rimpiazza l'orizzonete, e per contro il nostro orizzonte è limitato allo schermo. Ci illudiamo di vedere tutto e invece l'occhi scorge quasi nulla. (...) ormai stiamo transitando dall'obiettività alla tele-obiettività".

Le Mag (Mutua AutoGestione) sono società cooperative che operano nell'ambito dell'obiezione monetaria e della finanza critica. Sono attive in varie città del Nord Italia e raccolgono fondi e risparmi per finanziare progetti di economia solidale, cooperative e piccoli produttori agricolo biologici, botteghe del commercio equo, associazioni ambientali o di solidarietà sociale eccetera.

Un'idea si diffonde meglio se una persona la incarna. Quando la vita stessa di un individuo diventa un messaggio, quel messaggio non conosce ostacoli.

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