"Io sarei interessato a sapere come funziona questo concetto di vicinanza che per voi sembra essere centrale".
"Bene, ma prima dimmi cosa ne pensi di questo concetto".
"Beh... ho pensato che sarebbe bello vivere in una comunità dove tutti cooperano e si aiutano a vicenda. Ma la mia esperienza con la gente è che ognuno pensa a se stesso. Io non vorrei essere così vicino alla gente tutto il tempo. Io amo il mio spazio".
"Tutti amano il proprio spazio, esigenza anche qui rispettata, solo che se non vieni agli incontri previsti, veniamo a vedere come stai, ma soltanto per essere sicuri che va tutto bene e non ti occorre alcun aiuto".
"Questo è bello. A volte vorrei avere più amici, ma francamente non trovo molte persone che mi piacciono di cui mi possa fidare".
"Capisco. Ma questo è l'effetto del sistema che ci isola e ci mette in competizione per sopravvivere. Qualcuno dei fondatori ha conosciuto l'esperienza di vecchie comunità rurali e villaggi tribali dove ognuno sapeva tutto di tutti, lavorando e giocando insieme fin dalla nascita. Avevano realizzato che quando le persone vivono in intimità e non sono minacciate, ma si sostengono a vicenda, sono rilassate, amichevoli, giocose e di buon umore in maniera naturale. Stiamo solo cercando di permettere la vicinanza che è naturale tra gli esseri umani, e troviamo che in realtà per noi funziona bene. Non ci innamoriamo l'un l'altro a prima vista, ma ci ricordiamo come da bambini eravamo buoni, e che gli schemi che non ci piacciono in noi e negli altri sono stati modellati da un sistema che aveva bisogno di controllarci, così noi ci prendiamo il tempo per ascoltarci con rispetto e per conoscerci.
Più ci conosciamo e più ci comprendiamo, e quando capiamo qualcuno cominciamo ad amarlo. Non c'è niente da fare. E' umano.
Tratto dal libro "Cambiare il Mondo" Manitonquat
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