Bhagavad Gita
Il Canto Del Beato
Sri Krishna 
INTRODUZIONE ALLA "BHAGAVAD GITA"
di Guido 
Da Todi
Il 
"Canto del Beato" rappresenta - senza ombra di dubbio - uno dei testi più sacri 
e sbalorditivi dell'intera umanità storica. Intanto, perchè esso offre non già 
un'indicazione di Dio, ma la Sua visione completa, a chi sappia abbandonarsi 
completamente ai fremiti di rivelazione che vengono, ivi, esposti. 
Codesta, 
è una distinzione che è necessario approfondire. Ogni religione, evidentemente, 
scaturisce dalle più alte necessità spirituali dell'uomo. Ognuna d'esse - a 
prescindere dalla latitudine in cui nasce - indica Dio; e lo fa, cercandoLo 
oltre il vasto mondo della forma, mentre Lo considera - in un certo senso - 
avulso da questa. 
La Bhagavad Gita - capovolgendo i termini del rapporto - mostra Dio, strettamente identificato con la natura universale, e colma, così, ogni vuoto tra l'uomo e Lui.
La Bhagavad Gita - capovolgendo i termini del rapporto - mostra Dio, strettamente identificato con la natura universale, e colma, così, ogni vuoto tra l'uomo e Lui.
Il Poema 
sacro è uno dei capitoli della Mahabharata, e ci riporta l'insegnamento, 
il Vangelo di Sri Krishna. È stato composto 300 anni circa avanti la 
nascita di Cristo; tuttavia, gli avvenimenti storici con i quali si confronta si 
situano in epoca più antica; la grande guerra descritta dalla Bhagavad Gita 
avvenne in una data che la critica moderna fissa a 1.000 anni prima di Cristo. 
Tuttavia, forse, non importa molto cercare dei riferimenti realmente 
accaduti, in rapporto al senso che pervade il simbolismo del Testo. È comune 
abitudine considerare ogni sutra dell'Opera come una corrispondenza della vita 
di tutti gli individui. 
La 
Bhagavad rappresenta indiscutibilmente una totale immersione nei concetti e nei 
principi del "karma yoga": ossia, lo yoga dell'azione. La guerra 
di cui tratta (il campo di Kurukshetra) s'identifica con il forte impatto che 
l'animo di ognuno di noi risente, quando s'immerge nel livello reincarnativo 
quotidiano. 
Non 
esiste un solo versetto che non possa e debba essere applicato a ciascuna delle 
contingenze che incontriamo nella vita. 
Nel 
Vangelo hindù vengono bilanciati e fusi i due poli della ricerca soggettiva 
umana: il monismo e il dualismo. Krishna - uno dei più amati 
Avatar dell'India - appare il protagonista della compiuta lezione di vita che - 
lungo l'intero arco dell'Opera - egli soffonde ad Arjuna, il suo 
discepolo. 
Tuttavia, è abitudine acquisita dallo spiritualismo storico d'ogni tempo, 
identificare l'Incarnazione divina con il più prezioso vertice di coscienza di 
qualunque essere, che si avvicini allo studio e alla lettura dei Sutra di cui 
parliamo. 
Krishna, 
il protagonista della Bhagavad Gita, l'Incarnazione medesima di Dio è 
identificabile con il nostro "Io" più profondo ed immortale, che si rivolge alla 
propria ombra - la personalita' - immersa nelle fumose volute dei livelli 
incarnativi. 
Va, 
ancora, sostenuto che la sintesi vivente dell'intero insegnamento che Krishna 
propone al suo discepolo s'identifica in un totale colpo di scure che s'abbatte 
su qualsiasi valore superfluo, che appesantisce e anchilosa la coscienza 
relativa di quest'ultimo: assetato di verità e liberta'. 
Sepolta 
nel medesimo seno di quel sovrumano edificio al Pensiero Puro ed al più astratto 
spiritualismo, che sono i Veda, l'Opera di cui trattiamo ne costituisce - 
per certi versi - una natura anomala; pur rappresentandone, forse, la sostanza 
più mistica e la sintesi vivente e definita. I mille e mille versi cantati dei 
Veda, qui, si collegano in una nota sfolgorante finale, in cui il Verbo Medesimo 
della Vita Universale, si fa Logos e si propone come Nucleo e Coscienza Cosmica 
d'ogni cosa relativa. 
Che 
importa - quando Vita e Forma sono totalmente trascese - privilegiare un 
qualsivoglia angolo della manifestazione eterna, e desiderare manifestarsi come 
ragion pura, oppure come amore? Che importa insistere su migliori ed ancora 
migliori espressioni aristocratiche dell'Essere, se - di già - "l'assoluto è 
manifesto, dai tempi dei tempi"? 
Come il 
nostro organismo fisico è composto da miliardi di vite infinitesimali - le 
cellule - cosi' ogni individuo è onda di un Infinito Mare Universale, della cui 
ampia Coscienza è parte intrinseca e vitale. Questa Coscienza parla nella 
Bhagavad Gita, ed attrae nel suo vortice di infuocato amore il proprio minore 
riflesso esistenziale: Arjuna. 
"Il vero 
yoghi vede Me in tutti gli esseri e tutti gli esseri in Me. In verità, l'anima 
realizzata Mi vede ovunque."
"Lo 
yoghi, sapendo che Io e l'Anima Suprema, situata in tutte le creature, siamo 
Uno, Mi adora e dimora sempre in Me." 
Oltre, 
quindi, a rivelare il "supremo segreto", sepolto sotto la coltre degli 
irriducibili veli di maya, Krishna - la Vita Universale, fatta Verbo - indica ad 
Arjuna, nei 18 capitoli della Bhagavad Gita, le tecniche mistiche per liberarsi 
definitivamente dal vincolo delle reincarnazioni. 
Sta di 
fatto che molti tra coloro che giungono sulle incantevoli sponde del sacro Testo 
vengono benedetti dalla rivelazione che tal episodio della loro vita fa proprio 
parte di quell'azione incessante che l'Anima delle cose rivolge agli infiniti 
aspetti del suo cosmico organismo, per riassorbirli a Sè. 
Chi è 
predestinato riconosce, senza ombra di dubbi, la Voce del Silenzio, nel suo 
cuore, mentre promana dai sutra del Vangelo Hindù.
È 
nell'intensa speranza che tutti voi possiate ritrovarvi in Seno al Padre 
Originario, mentre v'inebrierete con la musica dell'insegnamento di Krishna - 
proprio come lo scrivente ha terminato il suo lunghissimo viaggio reincarnativo, 
ritrovando le radici da cui era nato, e dissolvendosi in esse - che vi si augura 
si' immensa gioia e beatitudine! 
* * *
Significato dei Nomi usati nella Bhagavad Gita
Per 
designare Sri Krishna:
Achyuta: Immutabile; Immacolato. Bhagavan: Beato 
Signore.Deva: Dio; Signore. Govinda: Capo Mandriano, che governa e 
controlla le 'mucche' dei sensi.
Hari: Colui che ruba i cuori
Hrishikesha: Signore dei sensi.
Janardana: Colui che esaudisce tutti i desideri e le preghiere dell'uomo. Datore di Salvezza.
Keshava: Uccisore del demone Keshi; Distruttore del male.
Madhava: Dio della Fortuna.
Vishnu, di cui Krishna è un'incarnazione, è lo sposo di Lakshmi, la dea della bellezza, della prosperità e della fortuna.
Madhusudana: Uccisore del demone Madhu; Uccisore dell'ignoranza.
Mahatma: Grande Anima.
Prabhu: Signore o Maestro.
Prajapati: Padre Divino degli innumerevoli esseri.
Purushottama: Spirito o Essere Supremo. La Suprema Persona
Varshneya: Discendente della dinastia dei Vrishni.
Vasudeva: Signore dell'Universo. Discendente di Vasudeva.
Vishnu: Dio Onnipotente, Colui che sostiene il mondo. La seconda Persona della Trinità Indù.
Yadava: Discendente di Yadu.
Yogeshwara: Signore dello Yoga.
Hari: Colui che ruba i cuori
Hrishikesha: Signore dei sensi.
Janardana: Colui che esaudisce tutti i desideri e le preghiere dell'uomo. Datore di Salvezza.
Keshava: Uccisore del demone Keshi; Distruttore del male.
Madhava: Dio della Fortuna.
Vishnu, di cui Krishna è un'incarnazione, è lo sposo di Lakshmi, la dea della bellezza, della prosperità e della fortuna.
Madhusudana: Uccisore del demone Madhu; Uccisore dell'ignoranza.
Mahatma: Grande Anima.
Prabhu: Signore o Maestro.
Prajapati: Padre Divino degli innumerevoli esseri.
Purushottama: Spirito o Essere Supremo. La Suprema Persona
Varshneya: Discendente della dinastia dei Vrishni.
Vasudeva: Signore dell'Universo. Discendente di Vasudeva.
Vishnu: Dio Onnipotente, Colui che sostiene il mondo. La seconda Persona della Trinità Indù.
Yadava: Discendente di Yadu.
Yogeshwara: Signore dello Yoga.
Per 
designare Arjuna: 
Bharata: Discendente di Re Bharata. 
Dhananjaya: Conquistatore di ricchezza.
Gudakesha: Conquistatore del sonno.
Kaunteya: Figlio di Kunti.
Mahabaho: Eroe dal Braccio Possente.
Pandava: Figlio di Pandu.
Parantapa: Terrore dei nemici. Uccisore dei nemici.
Partha: Figlio di Pritha (altro nome di Kunti, la madre di Arjuna).
Dhananjaya: Conquistatore di ricchezza.
Gudakesha: Conquistatore del sonno.
Kaunteya: Figlio di Kunti.
Mahabaho: Eroe dal Braccio Possente.
Pandava: Figlio di Pandu.
Parantapa: Terrore dei nemici. Uccisore dei nemici.
Partha: Figlio di Pritha (altro nome di Kunti, la madre di Arjuna).
* * 
*
Capitolo I - Il Dolore di Arjuna
Il re 
cieco Dhritarashtra (la mente cieca) disse o chiese a Sanjaya (l'introspezione 
imparziale): 
1. "Che cosa fecero 
i miei figli, le cattive, seducenti tendenze mentali e dei sensi, opposti alle 
pure tendenze mentali discriminative, radunatisi sulla sacra pianura del campo 
di battaglia della Vita (dharmakshetra) desiderosi di darsi battaglia 
psicologica e morale". 
Sanjaya 
disse:
2. Allora Re 
Duryodhana, dopo aver visto le armate dei Pandava schierate in ordine di 
battaglia, si rifugiò dal suo precettore Drona, e così gli parlò:
3. "O Maestro, 
guarda il grande esercito dei figli di Pandu, schierato in ordine di battaglia 
dal figlio di Drupada, tuo discepolo di grande talento. 
4. "In esso vi sono 
potenti eroi, grandi arcieri abili in battaglia come Bhima e Arjuna; i guerrieri 
veterani Yuyiidhana, Virata e Drupada; 
5. "I potenti 
Dhristaketu, Cekitana e il re di Kashi; il fiore degli uomini, Purujit; e 
Kuntibhoja e Shaibya; 
6. "Il forte 
Yudhamanyu e il prode Uttamauja; il figlio di Subhadra e i figli di Draupadi - 
tutti signori di grandi carri. 
7. "Ascolta anche, 
o Fiore dei Brahmini due-volte-nati, chi sono i generali del nostro esercito che 
si distinguono tra noi; te li nominerò per tua conoscenza. 
8. "Tu stesso e 
Bhishma, Karna e Kripa - i vittoriosi nelle battaglie. Aswatthama, Vikarna, il 
figlio di Somadatta, e Jayadratha sono tutti dalla nostra parte. 
9. "E numerosi 
altri guerrieri, anche loro ben esperti nelle battaglie e muniti di diversi tipi 
di armi, sono qui presenti, pronti a sacrificare le loro vite per me. 
10. "Le nostre 
forze protette da Bhishma sono difficili da contare, mentre il loro esercito, 
difeso da Bhima, è facile da contare".
Duryodhana (Re 
Desiderio Materiale) disse al suo precettore Drona (Abitudine Passata): 
11. "Perciò tutti 
voi, rimanendo nei vostri rispettivi posti nei reparti dell'esercito, proteggete 
Bhishma". 
12. Allora Bhishma, 
il Grande Avo, il più forte e il più anziano dei Kaurava, allo scopo di 
rincuorare Duryodhana suonò la sua conchiglia ruggendo forte come un 
leone.
13. Seguendo 
Bhishma, dal lato dei Kaurava ora suonarono conchiglie, grancasse, tamburi, 
corni e trombe, e il rumore fu tremendo.
14. Poi anche 
Madhava (Krishna) e il Pandava (Arjuna), stando sul loro grande carro tirato da 
cavalli bianchi, suonarono splendidamente le loro conchiglie 
celestiali.
15. Hrishikesha 
(Krishna) suonò il suo Panchajanya; Dhananjaya (Arjuna) il suo Devadatta; e 
Vrikodara (Bhima), dalle imprese terrificanti, suonò la sua grande conchiia 
Paundra.
16. Re Yudhisthira, 
il figlio di Kunti, suonò la sua conchiglia chiamata Anantavijaya. Nakula e 
Sahadeva suonarono rispettivamente le loro Sughosha e Manipushpaka.
17. Il re di Kashi, 
eccellente arciere; il grande guerriero Sikhandi; Dhristadyumna, Virata e 
l'invincibile Satyaki,
18. Drupada, i 
figli di Draupadi, e il potente figlio di Subhadra, tutti insieme - o Signore 
della Terra - fecero risuonare le loro conchiglie.
19. E quei suoni 
emanati dalle attività astrali dei centri di terra, acqua, fuoco, aria ed etere, 
uditi dal devoto in meditazione, scoraggiarono i desideri mentali e materiali 
legati al corpo (il clan di Dhritarashtra).
20. Vedendo il clan 
di Dhritarashtra pronto a dare inizio alla battaglia, il Pandava - la cui 
bandiera ha per emblema la scimmia - sollevò l'arco e rivolse queste parole a 
Hrishikesha: 
Arjuna disse con 
reverenza:
21 - 22. "O 
Immutabile Krishna, ti prego di portare il mio carro fra i due eserciti, 
affinché possa vedere coloro che sono pronti a darsi battaglia! Alla vigilia 
della guerra, fammi vedere con chi devo combattere.
23. "Desidero 
vedere tutti quelli che si sono radunati in questo campo (di Kurukshetra) pronti 
a combattere, schierati dalla parte del malvagio figlio di Dhritarashtra 
(Durvodhana)". 
Sanjaya disse:
24 - 25. O 
Discendente di Bharata, comandato così da Gudakesha, Hrishikesha condusse il 
migliore dei carri in un punto tra i due eserciti, di fronte a Bhishma, Drona e 
a tutti i regnanti della terra, e poi disse: "Guarda, o Partha, tutti i Kaurava 
radunati insieme". 
26. Partha (Arjuna) 
vide là radunati in entrambi gli eserciti nonni, padri, suoceri, zii, fratelli e 
cugini, figli e nipoti, compagni, maestri e altri amici ancora.
27. Vedendo tutti 
quei parenti schierati in fila, il Figlio di Kunti fu preso da profonda 
compassione e così parlò tristemente: 
Arjuna 
disse:
28. "Vedendo, o 
Krishna, questi miei parenti radunati qui desiderosi di combattere, le mie 
membra vengono meno e la mia bocca è secca.
29. "Tremo tutto e 
mi si rizzano i capelli. Il sacro arco Gandiva mi scivola dalla mano e la mia 
pelle brucia.
30. "Né riesco a 
rimanere in piedi. La mia mente erra di qua e di là, o Keshava, e vedo cattivi 
presagi.
31. "Né, o Krishna, 
percepisco alcun effetto salutare nell'uccidere i miei parenti in battaglia. Io 
non desidero né il trionfo né il regno, e neppure i piaceri dei 
sensi.
32 - 34. "A che ci 
serve il dominio, a che ci serve la felicità o perfino continuare a vivere, o 
Govinda? Gli stessi cari per amore dei quali desideriamo l'impero, la gioia e il 
piacere, sono qui schierati in battaglia, pronti ad abbandonare vita e 
ricchezze: precettori, padri, figli, nonni, zii, suoceri, nipoti, cognati e 
altri parenti.
35. "O Madhusudana, 
anche se questi guerrieri dovessero uccidermi, io non potrei mai desiderare di 
ucciderli, neanche se facendolo ottenessi il dominio sui tre mondi. E quanto 
meno potrei farlo per amore della terra!
36. "Invero quale 
felicità potremmo ottenere, o Janardana, uccidendo i figli di Dhritarashtra? 
L'uccisione di questi uomini malvagi ci getterebbe soltanto nelle grinfie del 
peccato.
37. "Perciò non 
siamo legittimati a uccidere i nostri parenti, i figli di Dhritarashtra. O 
Madhava, come potremmo ottenere la felicità uccidendo i nostri 
parenti?
38 - 39. "Sebbene 
costoro, con l'intelligenza offuscata dall'avidità, non vedano calamità nella 
rovina delle famiglie e non vedano il male nell'ostilità contro gli amici, 
perché - o Janardana - noi, che percepiamo distintamente il male dovuto alla 
distruzione delle famiglie, non dovremmo cercare di evitare questo peccato? 40. 
"Con la distruzione della famiglia, periscono gli antichissimi riti religiosi 
familiari. Quando viene distrutta la religione che ci sostiene, allora il 
peccato sopraffà l'intera famiglia.
41."O Krishna, per 
mancanza di religione (adharma) le donne della famiglia diventano cattive. E 
quando - o Varshneya - le donne sono corrotte, l'adulterio si diffonde tra le 
caste.
42. 
"L'adulterazione del sangue della famiglia manderà all'inferno i distruttori del 
clan, insieme alla famiglia stessa. E soccomberanno anche gli spiriti dei loro 
antenati, privati delle offerte di acqua e dolci di riso.
43. "Con le 
malefatte dei distruttori della famiglia, che producono la confusione delle 
caste, vengono distrutti gli antichissimi riti religiosi (dharma) di casta e di 
stirpe.
44. "E noi abbiamo 
appreso, o Janardana, che gli uomini privi di riti religiosi familiari vengono 
certamente condannati a dimorare all'inferno.
45. "Spinti 
dall'avidità del piacere di possedere un regno, siamo pronti ad uccidere i 
nostri parenti - un'azione che ci coinvolgerà in una grande iniquità.
46. "Se i figli di 
Dhritarashtra, con le armi in mano, mi uccidessero nella battaglia mentre io 
rimango disarmato e senza opporre resistenza, questo mi sarebbe più gradito e 
benefico".
Sanjaya disse:
47. Dopo aver così 
parlato sul campo di battaglia, con la mente angosciata dal dolore, gettando 
l'arco e le frecce, Arjuna sedette sul sedile del suo carro". 
Qui 
finisce il primo capitolo chiamato "Arjuna vishada-Yoga" "Lo yoga del 
dolore di Arjuna"
* * 
*
Capitolo II - Sankhya Yoga
Sanjaya disse: 
1. 
Madhusudana rivolse queste parole a colui che aveva gli occhi offuscati dalle 
lacrime ed era stato sopraffatto dalla pietà e dal dolore. 
Il 
Signore Beato disse:
2. "In 
un tale momento, da dove ti viene - o Arjuna questo scoramento indegno di un 
ariano, ignobile e contrario all'ottenimento del cielo? 
3. 
"Figlio di Pritha, non abbandonarti a questa debolezza, che non ti s'addice. O 
Terrore dei Nemici, abbandona questa meschina debolezza d'animo! 
Sorgi!".
Arjuna 
disse: 
4. "O 
Distruttore dei Nemici, o Madhusudana, come posso combattere questa guerra 
scagliando frecce contro Bhishma e Drona, che sono degni di adorazione! 
5. "Per 
me sarebbe perfino meglio vivere mendicando piuttosto che uccidere i miei 
venerandi maestri! Uccidendoli, anche in questa stessa esistenza terrena tutte 
le mie gioiose esperienze di ricchezze e piaceri dei sensi sarebbero macchiate 
dal sangue delle cattive vibrazioni. 
6. 
"Difficilmente posso dire che cosa sarebbe meglio, che essi ci vincessero o che 
noi li conquistassimo. Di fronte a noi ci sono gli stessi figli di 
Dhritarashtra, uccidendo i quali non dovremmo più desiderare vivere.
7. "Con 
la mia natura interiore offuscata dalla debolezza della simpatia e della pietà, 
e con la mente confusa circa il dovere, T'imploro di dirmi qual è per me la via 
migliore da seguire. Io sono Tuo discepolo. Istruiscimi, perché ho preso rifugio 
in Te. 
8. "Io 
non vedo nulla che possa rimuovere l'angoscia interiore che colpisce i miei 
sensi, neppure se ricevessi un regno prosperoso e senza pari sulla terra e 
diventassi signore e maestro delle divinità astrali". 
Sanjaya disse a Dhritarashtra: 
9. Dopo 
avere così parlato a Hrishikesha, Gudakesha-Parantapa (Arjuna) disse a Govinda 
(Krishna): "Io non combatterò", e rimase in silenzio. 
10. O 
Bharata! A colui che si lamentava tra i due eserciti, il Signore dei Sensi 
(Krishna) parlò, sorridendo, in questo modo: 
Il 
Signore Beato disse: 
11. "Hai 
pianto per coloro che non sono degni del tuo dolore! Tuttavia hai pronunciato 
parole d'amore. I veri saggi però non s'affliggono né per i vivi né per i morti. 
12. "Non 
è che Io non sia mai stato incarnato prima, né tu né questi altri principi! Né 
mai in futuro qualcuno di noi cesserà di esistere. 
13. 
"Come l'anima incarnata nel corpo passa attraverso l'infanzia, la gioventù e la 
vecchiaia, allo stesso modo passa in un altro corpo. I saggi non sono turbati da 
questo. 
14. 
"Figlio di Kunti, le idee di caldo e freddo, piacere e dolore, sono prodotte dal 
contatto dei sensi con i loro oggetti. Queste idee sono limitate da un inizio e 
una fine, e sono di natura transitoria. Sopportale con pazienza, o Discendente 
di Bharata. 
15. 
"Fiore tra gli Uomini, colui che non può essere turbato da queste cose, chi 
rimane calmo ed equanie nel dolore e nel piacere, lui solo è degno d'ottenere 
l'immortalità.
16. 
"Dell'irreale non vi è esistenza. Dei reale non vi è non esistenza. Gli uomini 
pieni di saggezza conoscono la verità ultima sulla realtà.
17. 
"L'Uno che pervade tutte le cose è imperituro. Nessuno ha il potere di 
distruggere lo Spirito Immutabile. 
18. "Il 
Sé che dimora dentro, eternamente immutabile, indeperibile e illimitato, 
considera questi abiti corporei come aventi un termine. Perciò combatti, o 
Discendente di Bharata.
19. "Chi 
considera il Sé come l'uccisore, e chi pensa che Esso possa venire ucciso, 
nessuno di questi conosce la verità. Perché il Sé non uccide né può essere 
ucciso.
20. 
"Questo Sé non è mai nato né perisce. Né essendo venuto in esistenza cesserà mai 
di essere. Esso è senza nascita, eterno, immutabile, sempre se stesso. E non 
viene ucciso con l'uccisione del corpo.
21. 
"Come potrebbe - o Partha - colui che conosce il Se come imperituro, eternamente 
permanente, senza nascita e immutabile, pensare che Esso possa uccidere qualcuno 
o causare la distruzione di un altro? 
22. 
"Come un individuo getta degli abiti logori per indossare nuovi vestiti, così 
l'anima incarnata abbandona le dimore corporee rovinate per entrare in altre 
nuove. 
23. 
"L'anima non può essere ferita dalle armi; non può essere bruciata dal fuoco; 
non può essere bagnata dall'acqua; non può essere seccata dal vento.
24. 
"L'anima non può essere tagliata né bruciata, né bagnata né seccata. L'anima é 
immortale, onnipervadente, sempre calma e immutabile, eternamente la stessa. 
25. 
"L'anima è inconcepibile, non manifesta e immutabile. Perciò, conoscendola come 
tale, non devi affliggerti. 
26. "Ma 
anche se pensassi che l'anima nasce e muore incessantemente, anche in questo 
caso - o Eroe dal Braccio Possente - non dovresti affliggerti. 
27. 
"Perché ciò che nasce deve morire e ciò che muore deve nascere di nuovo. Allora 
perché affliggersi per qualcosa che è inevitabile? 
28. 
"L'inizio di tutte le creature non è manifestato, solo la parte di mezzo è 
manifestata, e la fine è di nuovo non percettibile. Che motivo c'è di dolersi 
per questo?
29. 
"Alcuni guardano l'anima pieni di stupore. Altri la descrivono come 
meravigliosa. Altri ancora ne sentono parlare come di un'entità meravigliosa. E 
vi sono altri che dopo avere ascoltato tutto dell'anima, non la comprendono 
affatto. 
30. "O 
Bharata, l'Uno che dimora nei corpi di tutti gli esseri è sempre 
indistruttibile. Perciò non devi dolerti per nessuna creatura. 
31. 
"Anche dal punto di vista del tuo dharma (il giusto dovere), non devi esitare 
internamente, perché per uno kshatriya non c'è nulla di più fausto che una 
giusta battaglia (per difendere gli interessi dei suoi compagni e gli ideali 
della vita).
32. 
"Figlio di Pritha, beati e fortunati sono gli kshatriya (guerrieri) chiamati a 
combattere in una giusta battaglia che viene senza averla provocata, e che apre 
loro la porta del cielo.
33. "Ma 
nel caso rifiutassi d'impegnarti in questa giusta battaglia, abbandonando il tuo 
dharma (dovere) e il tuo onore specifico, faresti peccato.
34. "Gli 
uomini parlerebbero sempre della tua disonorevole azione. E per I'uomo d'onore, 
il disonore è davvero peggiore della morte.
35. "I 
grandi guerrieri penserebbero che ti sei ritirato dalla battaglia per paura. 
Così coloro che ti tenevano in grande considerazione ti stimerebbero da 
poco.
36. 
"Inoltre i tuoi nemici criticherebbero la tua attitudine indolente e 
proferirebbero contro di te parole insolenti. Cosa potrebbe esserci di più 
penoso?
37. "Se 
morirai (combattendo i tuoi nemici), guadagnerai il cielo; se vincerai, godrai 
la gloria terrena. Perciò, Figlio di Kunti, alzati, deciso a 
combattere!
38. 
"Rimanendo equanime nella felicità e nel dolore, nel guadagno e nella perdita, 
nella vittoria e nella sconfitta, affronta la battaglia della vita. Così non 
commetterai peccato.
39. "Ti 
ho spiegato la saggezza fondamentale del Sankhya. Adesso ascolta la saggezza 
dello Yoga, possedendo la quale - o Partha spezzerai le catene del 
karma.
40. "In 
questo sentiero d'azione (yoga) non c'è la perdita dello sforzo incompleto per 
la realizzazione, né si creano effetti contrari. Anche una minuscola parte di 
questo dharma (religione) protegge uno dalla grande paura (di essere prigioniero 
della ruota di nascita e morte).
41. "O 
Discendente di Kuru! In questo (karma yoga) vi è solo una risoluzione interiore 
unica e concentrata; mentre le argomentazioni della mente indecisa sono senza 
fine e variamente ramificate.
42 - 44. 
"O Partha, coloro che sono caparbiamente attaccati al potere e alle delizie dei 
sensi, e la cui intelligenza discriminativa è fuorviata dalle fiorite parole 
delle persone spiritualmente ignoranti, non possono conseguire l'equilibrio 
mentale della meditazione e dunque non possono ottenere l'unione con Dio nel 
samadhi (estasi). Sostenendo che non vi è altro che trovare diletto negli 
aforismi laudatori dei Veda, con la loro natura tormentata dalle inclinazioni 
terrene, considerando i piaceri celesti (del mondo astrale) la loro mèta 
suprema, compiendo numerosi riti sacrificali specifici per ottenere il potere 
terreno e i piaceri dei sensi - queste persone vanno invece incontro a nuove 
nascite, come conseguenza delle loro azioni (istigate dai desideri). 
45. "I 
Veda parlano delle tre qualità universali o guna. O Arjuna, liberati dalle tre 
qualità e dalle coppie di opposti. Sempre bilanciato e libero dal pensiero di 
ricevere e mantenere, stabilisciti nel Sé.
46. "Per 
colui che conosce Brahman (lo Spirito) tutti i Veda (le sacre scritture) non gli 
sono di maggiore utilità di quanto non lo sia una riserva d'acqua quando c'è 
un'alluvione.
47. "Tu 
hai diritto soltanto all'azione, e mai ai frutti che derivano dalle azioni. Non 
considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non permettere a te 
stesso d'essere attaccato all'inattività.
48. "O 
Dhananjaya, rimanendo immerso nello yoga (unione con lo Spirito attraverso la 
meditazione), compi tutte le azioni abbandonando l'attaccamento (ai loro 
frutti). Rimani indifferente al successo e al fallimento (mentre agisci). 
L'equanimità mentale (riguardo il successo e il fallimento) è chiamata 
yoga.
49. 
"Tutte le azioni (fatte con desiderio) sono di molto inferiori a quelle fatte 
sotto la guida della saggezza; perciò - o Dhananjaya - prendi rifugio nella 
saggezza che ti guida sempre. Miserabili sono coloro che compiono le azioni solo 
per i loro frutti.
50. "Chi 
è unito alla saggezza cosmica va oltre gli effetti di virtù e vizio, anche in 
questa stessa vita. Dedicati dunque all'arte dell'unione divina o yoga. Lo yoga 
è l'arte della giusta azione. 51. "Coloro che hanno controllato le loro menti 
vengono assorbiti nella saggezza infinita; e non hanno più interesse ai frutti 
delle azioni. Liberati dal ciclo delle rinascite, raggiungono lo stato al di là 
del male, che è la causa del dolore.
52. 
"Quando il tuo intelletto andrà oltre l'oscurità dell'illusione, allora 
realizzerai lo stato d'indifferenza riguardo le cose udite in passato e le cose 
da udire in futuro.
53. 
"Quando il tuo intelletto, agitato dalla varietà di opinioni differenti, rimarrà 
immoto, fermamente ancorato nell'estasi della beatitudine dell'anima, allora 
otterrai l'unione finale (yoga)".
Arjuna 
disse: 
54. 
"Quali sono, o Keshava, le caratteristiche dell'uomo saldamente stabilito nella 
saggezza e immerso nel samadhi? Come si comporta l'uomo di saggezza stabile 
quando parla, siede o cammina?". 
Il 
Signore Beato disse: 
55. "O 
Partha, quando un uomo abbandona completamente tutti i desideri della mente, del 
tutto soddisfatto nel Sé soltanto dal Sé, allora viene considerato stabilito 
nella saggezza.
56. 
"Colui la cui mente non è turbata dall'ansietà durante il dolore né 
dall'attaccamento alla felicità; che è libero - da affetti mondani, paure e 
collera - è davvero un muni che ha una saggezza stabile.
57. 
"Colui che in tutte le circostanze è senza attaccamento - non felicemente 
eccitato quando riceve il bene né disturbato quando sperimenta il male - ha una 
saggezza saldamente stabilita.
58. 
"Quando lo yogi può ritirare completamente i sensi dai loro oggetti di 
percezione, come la tartaruga ritira i suoi arti, allora la sua saggezza è 
saldamente stabilita.
59. 
"L'uomo che s'astiene fisicamente dagli oggetti dei sensi vede che per un po' 
questi si ritraggono, lasciandosi dietro solo il desiderio. Ma colui che 
contempla il Supremo è liberato anche dal desiderio.
60. "O 
Figlio di Kunti, gli avidi ed eccitabili sensi afferrano violentemente anche la 
coscienza di un saggio che lotta per la liberazione.
61. "Chi 
unisce il suo spirito a Me, avendo soggiogato tutti i sensi, rimane concentrato 
su di Me come il Supremamente Desiderabile. La saggezza intuitiva diventa ferma 
e stabile, in colui che ha i sensi sotto controllo.
62. 
"Pensare agli oggetti dei sensi causa attaccamento ad essi. Dall'attaccamento 
nasce il desiderio, e dal desiderio scaturisce la collera.
63. 
"Dalla collera nasce l'illusione; l'illusione genera perdita di memoria (del 
Sé). Dalla distruzione della memoria deriva la rovina della facoltà 
discriminativa. Dalla rovina della discriminazione segue l'annientamento (della 
vita spirituale).
64. 
"L'uomo autocontrollato, muovendosi in mezzo agli oggetti materiali con i sensi 
soggiogati, privo d'attrazione e repulsione, perviene ad una imperturbabile 
calma interiore.
65. 
"Nella beatitudine dell'anima scompare ogni dolore. E l'intelletto di chi è 
calmo diventa presto saldamente stabilito nel Sé.
66. "Chi 
è disunito (perché non stabilito nel Sé) non ha saggezza né meditazione. Per chi 
non medita non vi è tranquillità. E a chi è senza pace com'è (possibile) la 
felicità?
67. 
"Come una nave sulle acque viene portata fuori rotta da una tempesta di vento, 
così la discriminazione umana è allontanata dalla via che intende seguire quando 
la mente soccombe alle tempeste dei sensi vagabondi.
68. 
"Mahabaho! La saggezza è saldamente stabilita in quell'uomo i cui sensi sono 
completamente controllati riguardo gli oggetti.
69. "Ciò 
che è notte (di sonno) per tutte le creature è veglia (luminosa) per l'uomo 
d'autocontrollo. Ciò che è veglia per tutti gli esseri è notte (un momento di 
sonno) per il muni che percepisce il Sé.
70. 
"Come l'oceano calmo e traboccante non viene cambiato dalle acque che vi 
affluiscono - è pieno di pace chi assorbe dentro tutti i desideri, non chi è 
avido di desideri.
71. "La 
persona che, avendo rinunciato a tutti i desideri, vive senza brame e non 
s'identifica con l'ego mortale, e il suo senso di 'mio' realizza la 
pace.
72. 
"Questo, o Partha, è lo stato di chi è 'stabilito in Brahman'. Chi vi entra non 
cade più nell'illusione. Anche se uno vi si stabilisce nel momento stesso della 
transizione (dal fisico all'astrale), ottiene lo stato finale di comunione con 
lo Spirito". 
Qui 
finisce il secondo capitolo chiamato "Sankhya (*) Yoga" "Lo Yoga del 
Sankhya" 
*Il 
Sankhya è un sistema filosofico indiano che sostiene che l'uomo cerca Dio per il 
bisogno di vincere e distruggere il dolore.
* * 
*
CAPITOLO III - Karma Yoga
Arjuna 
disse: 
1. "O 
Janardana, se Tu consideri la conoscenza superiore all'azione, allora perché - o 
Keshava vuoi che m'impegni in questa terribile azione? 
2. "Con 
queste parole apparentemente contraddittorie Tu stai, per così dire, confondendo 
il mio intelletto. Ti prego, fammi conoscere con certezza l'unica cosa mediante 
la quale potrò raggiungere il bene supremo". Il Signore Cosmico disse: 
3. "O 
Senza Peccato, all'inizio della creazione Io diedi al mondo la duplice via della 
salvezza. Il sentiero dell'unione divina attraverso la saggezza Jnana-yoga), per 
i saggi (i seguaci del Sankhya); il sentiero dell'unione divina attraverso la 
meditazione attiva (karma-yoga), per gli yogi. 
4. 
"Nessuno raggiunge lo stato dell'inazione evitando di compiere azioni. Nessuno 
raggiunge la perfezione rinunciando semplicemente all'azione. 
5. "In 
verità nessuno può rimanere neppure un momento senza agire; perché invero tutti 
sono ineluttabilmente costretti all'azione dalle qualità (guna) nate dalla 
Natura (Prakriti).
6. 
"L'individuo che controlla con la forza gli organi dell'azione, ma la cui mente 
ruota intorno ai pensieri degli oggetti dei sensi, viene chiamato ipocrita, uno 
che inganna se stesso. 
7. 
"Mentre l'uomo che disciplina i sensi con la mente, senza attaccamento, 
mantenendo saldamente i suoi organi d'azione sul sentiero del karma yoga, questi 
- o Arjuna - ha grande successo. 
8. 
"Compi le azioni che costituiscono il tuo sacro dovere, perché l'azione è 
migliore dell'inattività. Anche il semplice mantenimento del corpo sarebbe 
impossibile senza attività. 
9. "Le 
persone del mondo sono legate karmicamente da attività diverse da quelle fatte 
come yajna (riti religiosi). O Figlio di Kunti, agisci perciò senza 
attaccamento, nello spirito dello yajna, offrendo le azioni come oblazioni. 
10. 
"All'inizio Prajapati (il Creatore degli esseri umani), creando l'umanità 
insieme allo yajna (il fuoco della saggezza cosmica), disse: "Con questo vi 
propagherete; questo sarà la vacca dell'abbondanza che esaudirà i vostri 
desideri". 
11. "Con 
questo yajna meditate sui deva (angeli luminosi), e possano gli angeli astrali 
pensare a voi. Comunicando in tal modo gli uni con gli altri, riceverete il Bene 
Supremo". 
12. "Gli 
angeli astrali con cui entrerete in comunione attraverso il fuoco (della 
meditazione, yajna) vi concederanno i doni della vita desiderati". Chi gode dei 
doni gratuiti delle divinità universali senza far loro le dovute offerte (di 
devozione) è davvero un ladro.
13. "I 
santi - quelli che mangiano ciò che rimane del cibo dopo aver fatto le debite 
offerte al fuoco (yajna) - sono liberati dal peccato. Ma i peccatori - quelli 
che prendono il cibo (solo) per loro stessi - si nutrono di peccato. 
14. "Dal 
cibo nascono le creature; dalla pioggia è generato il cibo. Dallo yajna (il 
fuoco cosmico sacrificale) viene fuori la pioggia; il fuoco cosmico yajna) nasce 
dal karma (l'azione vibratoria divina). 
15. 
"Sappi che il karma (l'attività vibratoria divina) trae la sua esistenza da 
Brahma (la Coscienza Creativa di Dio); e la Coscienza Creativa (Brahma) proviene 
dall'Imperituro (la Coscienza Cosmica al di là della creazione). Perciò Brahma, 
la Coscienza Creativa onnipervadente, è presente in maniera inestricabile nello 
yajna (la luce o il fuoco cosmico che è l'essenza di tutti gli atomi della 
creazione vibratoria). 
16. 
"Colui che non segue la ruota così messa in movimento e vive nell'iniquità, 
appagato nei sensi, costui -Figlio di Pritha - vive invano! 
17. "Ma 
per colui che ama veramente l'anima, che è soddisfatto pienamente dall'anima e 
trova appagamento solo nell'anima, non esiste dovere. 
18. 
"Costui non ha scopi di guadagno nel mondo facendo un azione né perde qualcosa 
non compiendo azioni. Egli non dipende da alcuno per nessuna cosa. 
19. 
"Compi dunque sempre le buone azioni materiali (karyam) e le azioni spirituali 
(karman) senza attaccamento. Facendo tutte le azioni senza attaccamento, si 
ottiene il Supremo. 
20. 
"Invero Janaka e altri (santi come lui) raggiunsero la perfezione solo seguendo 
il sentiero delle giuste azioni. Inoltre devi impegnarti nell'azione allo scopo 
di guidare i mortali. 
21. 
"Tutto ciò che fa un individuo superiore viene imitato dalle persone di livello 
inferiore. Le sue azioni sono d'esempio per la gente del mondo. 
22. "Io 
non ho alcun dovere (obbligatorio) da compiere - o Figlio di Pritha. Non v'è 
nulla che Io non abbia acquisito né vi è qualcosa che debba guadagnare nei tre 
mondi! Eppure sono coscientemente impegnato a compiere tutte le azioni. 
23. "O 
Partha, se Io non fossi continuamente impegnato a compiere azioni, senza pausa, 
gli uomini seguirebbero in tutti i modi le Mie orme.
24. "Se 
Io non agissi, tutti gli universi perirebbero. Diventerei causa di ogni 
confusione (dell'impropria mescolanza delle razze). In tal modo diventerei lo 
strumento della rovina degli uomini. 
25. "O 
Discendente di Bharata, come l'ignorante agisce con attaccamento e speranza di 
ricompensa, così il saggio deve agire senza attaccamento, e servire felice come 
guida della gente del mondo. 
26. "In 
nessuna circostanza il saggio deve turbare le menti delle persone ignoranti 
attaccate alle azioni. Agendo invece con coscienza, l'essere illuminato deve 
ispirare nell'ignorante il desiderio per le giuste azioni. 
27. "Gli 
attributi (guna) della Natura primordiale (Prakriti) compiono tutte le azioni. 
L'uomo il cui Sé è ingannato dall'egoismo pensa: 'Sono io l'autore delle mie 
azioni'. 
28. "Chi 
conosce la verità sulle divisioni dei guna e le loro azioni (karma) - 
realizzando che sono i guna come attributi dei sensi che si attaccano ai guna 
come oggetti dei sensi - si mantiene distaccato da essi. 
29. "Gli 
uomini di perfetta conoscenza non devono turbare le menti delle persone che 
hanno una conoscenza imperfetta. Ingannato dagli attributi della Natura 
primordiale, l'ignorante si attacca alle attività generate dai guna. 
30. 
"(Abbandona a Me tutte le azioni! Privo di egoismo ed aspettative, con 
l'attenzione concentrata sull'anima e libero da questa febbrile preoccupazione, 
combatti la battaglia (dell'attività)! 
31. 
"Anche gli uomini che praticano costantemente i Miei precetti, pieni di 
devozione e senza criticismo, sono liberati da ogni karma. 
32. "Ma 
coloro che rifiutano il Mio insegnamento e non vivono in conformità ad esso, 
totalmente illusi riguardo la vera saggezza e privi di discriminazione, sappi 
che sono condannati alla distruzione. 
33. 
"Anche il saggio agisce seguendo le tendenze della propria natura. Tutte le 
creature viventi vanno secondo Natura; a che serve la repressione 
(superficiale)? 
34. 
"L'attaccamento e l'avversione dei sensi per i loro rispettivi oggetti sono 
stabiliti dalla Natura. Che nessuno cada sotto l'influenza della dualità. Invero 
queste due (qualità psicologiche) sono i propri nemici. 
35. "È 
meglio fare il proprio dovere (dharma), anche se in maniera imperfetta, che 
compiere bene il dovere di un altro. È meglio morire adempiendo i propri doveri; 
perché i doveri altrui sono pieni di paura e pericolo". 
Arjuna 
disse: 
36. "O 
Varshneya, da che cosa è spinto un uomo, anche contro la sua volontà, a fare il 
male - costretto, sembrerebbe, con la forza?". 
Il 
Signore Beato disse: 
37. "È 
il desiderio (kama), è la collera, (la forza costrittiva) che nasce dalla 
qualità attivante della Natura (rajo-guna) - piena di desideri inappagabili e di 
grande male. Sappi che questa è la peggiore nemica sulla terra. 
38. 
"Come il fuoco è coperto dal fumo, come uno specchio dalla polvere, come un 
embrione è avvolto dall'utero, così (la saggezza) è ricoperta dal desiderio 
(kama). 
39. "O 
Figliò di Kunti, il nemico costante dei saggi è il fuoco inestinguibile del 
desiderio, che nasconde la saggezza.
40. "I 
sensi, la mente e l'intelletto sono considerati la roccaforte del desiderio. 
Tramite questi tre esso illude l'anima incarnata, oscurando la sua saggezza. 
41. 
"Perciò, o Migliore dei Bharata, disciplina per prima i sensi e poi uccidi il 
desiderio - il peccaminoso distruttore della saggezza e della realizzazione. 
42. "I 
sensi, dicono, sono superiori (al corpo fisico); la mente è superiore alle 
facoltà dei sensi; l'intelligenza è superiore alla mente; ma il Sé (Atman) è 
superiore all'intelligenza. 
43. "O 
Eroe dal Braccio Possente, conoscendo che il Sé è superiore all'intelligenza e 
disciplinando il sé (l'ego) con il Sé (l'anima), uccidi questo nemico, difficile 
da vincere, che ha la forma del desiderio". 
Qui 
finisce il terzo capitolo chiamato "Karma Yoga" "Lo Yoga dell'Azione" 
* * 
*
CAPITOLO IV - Jnana Yoga
Il 
Signore Supremo disse ad Arjuna: 
1 - 2. 
"Io esposi questo yoga imperituro a Vivasvat (il dio sole); Vivasvat passò la 
conoscenza a Manu (il legislatore indù); Manu lo insegnò a Ikshvaku (il 
fondatore della dinastia solare). In questo modo è stato trasmesso in regolare 
successione, finché lo conobbero i rajarishi (saggi reali). Ma durante il lungo 
scorrere del tempo, o Arjuna, la conoscenza dello yoga è andata perduta nel 
mondo. 
3. 
"Quest'oggi ti ho parlato di quello stesso antico yoga, perché tu sei Mio devoto 
e amico. Invero il sacro mistero (dello yoga) dà il sommo bene (all'umanità)". 
Arjuna disse: 
4. 
"Vivasvat è nato prima, e la Tua nascita è avvenuta dopo. Come posso dunque 
comprendere che Tu abbia insegnato questo yoga all'inizio (prima della Tua 
nascita)?". 
Il 
Signore Beato disse: 
5. 
"Molte nascite sono state sperimentate da Me e da te, Arjuna. Io le conosco 
tutte, mentre tu non le ricordi. 
6. 
"Malgrado Io sia senza nascita e d'essenza immutabile, tuttavia diventando il 
Signore della creazione, entrando nella Mia Natura Cosmica (Prakriti), Mi 
rivesto degli abiti cosmici della Mia maya (potere illusorio). 
7. "o 
Bharata, ogni volta che la virtù (dharma) declina e il vizio (adharma) 
predomina, Io M'incarno come un Avatar.
8. "Di 
era in era Io appaio in forma visibile per proteggere i virtuosi, distruggere 
chi fa il male e ristabilire la giustizia. 
9. 
"Colui che intuisce nella loro vera luce le Mie manifestazioni divine e azioni 
vibratorie, dopo aver lasciato il corpo non rinasce; egli viene a Me, o Arjuna: 
10. 
"Santificati dall'ascetismo della saggezza, liberati da attaccamento, paura e 
collera - con le menti assorte e ancorate in Me - molti hanno realizzato il Mio 
Essere. 
11. "O 
Figlio di Pritha, nello stesso modo in cui gli uomini Mi sono devoti, così Mi 
manifesto loro. Perciò in tutti i modi (di cercarMi) gli uomini seguono il 
sentiero che porta a Me. 
12. 
"Desiderando il successo delle loro azioni sulla terra, gli uomini adorano gli 
dèi (diversi ideali) perché i frutti derivati dalle azioni si ottengono 
rapidamente nel mondo umano. 
13. "Io 
ho creato le quattro caste, secondo le diversità di attributi (guna) e azioni 
(karma). Sebbene ne sia l'Autore, sappi però che Io non agisco e sono al di là 
di ogni mutamento. 
14. "Le 
azioni non causano attaccamento in Me, né Io ho desiderio per i loro frutti. Chi 
s'identifica con Me, chi conosce la Mia natura, è anche libero dalle catene 
karmiche delle azioni. 
15. 
"Sapendo questo, i saggi che hanno cercato la liberazione sin dai tempi antichi 
hanno compiuto le azioni dovute. Perciò agisci anche tu responsabilmente, come 
fecero gli antichi dei tempi passati. 
16. 
"Anche i saggi sono confusi riguardo l'azione e l'inazione. Perciò ti spiegherò 
che cosa costituisce la vera azione, conoscendo la quale sarai liberato dal 
male. 
17. "La 
natura del karma (azione) è molto difficile da comprendere. Per capire davvero 
la natura della giusta azione, bisogna comprendere anche la natura dell'azione 
proibita (sbagliata) e quella dell'inazione. 
18. "Chi 
vede l'inazione nell'azione e l'azione nell'inazione è dotato di discriminazione 
ed è uno yogi. Egli ha realizzato lo scopo di tutte le azioni (ed è libero). 
19. "I 
sapienti chiamano saggio l'uomo che agisce senza piani egoistici e senza 
desideri per i risultati, e le cui azioni sono purificate (bruciate) dal fuoco 
della saggezza. 
20. 
"Abbandonando l'attaccamento ai frutti dell'azione, sempre contento, non 
dipendendo da nulla, pur impegnandosi nelle azioni il saggio non compie alcuna 
azione (che lo lega). 
21. 
"Facendo semplici azioni fisiche, non ne subisce le cattive conseguenze il 
saggio che ha rinunciato a ogni senso di possesso, che è libero dalle speranze 
(umane illusorie) e la cui mente (e cuore, citta) è controllata dall'anima. 
22. 
"Contento di ricevere quel che gli viene senza sforzo, stabilito al di sopra 
delle coppie di opposti, privo di gelosia, invidia e inimicizia, considerando in 
ugual misura il guadagno e la perdita, pur agendo egli non è legato dal karma. 
23. 
"Tutto il karma (il risultato delle azioni) si dissolve completamente per 
l'essere liberato che, privo d'attaccamento, con la mente centrata nella 
saggezza, agisce solo per compiere la vera cerimonia spirituale del fuoco 
(yajna).
24. "Il 
processo di offrire e la stessa oblazione (ghi) sono Brahman (Spirito). Il fuoco 
e colui che fa l'oblazione in esso sono altre forme dello Spirito. Chi realizza 
questo, rimanendo assorto in Brahman durante tutte le attività, raggiunge 
soltanto Brahman. 
25. 
"Invero alcuni yogi offrono sacrifici ai deva (divinità); mentre altri offrono 
il sé, come un sacrificio fatto dal Sé, nel fuoco dello Spirito soltanto. 
26. 
"Alcuni devoti offrono, come oblazioni nel fuoco del controllo interiore, i 
poteri dell'udito e degli altri sensi. Altri ancora offrono come sacrificio, nel 
fuoco dei sensi, il suono e gli altri oggetti dei sensi. 
27. 
"Alcuni (seguaci del sentiero del jnana-yoga) offrono tutte le attività dei 
sensi e le funzioni della loro forza vitale come oblazioni nel fuoco yoga del 
controllo interiore nel Sé, acceso dalla conoscenza. 
28. 
"Altri devoti offrono come oblazioni ricchezza, autodisciplina e i metodi dello 
yoga; mentre altri, pieni d'autocontrollo e prendendo rigidi voti, offrono in 
sacrificio lo studio di sé e l'acquisizione della conoscenza delle sacre 
scritture. 
29. 
"Altri devoti offrono il respiro inalante del prana nel respiro esalante 
dell'apana, e il respiro esalante dell'apana nel respiro inalante del prana, 
arrestando così la causa di inalazione ed esalazione (rendendo non necessario il 
respiro) attraverso la pratica costante del pranayama (la tecnica di controllo 
vitale del Kriya Yoga). 
30. 
"Altri devoti, seguendo una dieta appropriata, offrono tutti i diversi tipi di 
prana - e le loro funzioni - come oblazioni nel fuoco dell'unico prana. Tutti 
questi devoti conoscono la vera cerimonia del fuoco (della saggezza) che 
estingue i loro peccati karmici. 
31. 
"Mangiando il nettare che rimane da una qualunque di queste cerimonie del fuoco 
spirituale, essi (gli yogi) raggiungono lo Spirito Infinito (Brahman). Ma la 
realizzazione dello Spirito non è per gli uomini che non compiono i veri riti 
spirituali. Senza vero sacrificio, o Fiore dei Kuru, da dove può venire un mondo 
migliore (un'esistenza migliore o un più elevato stato di coscienza)? 
32. 
"Diverse cerimonie spirituali (yajna fatti con la saggezza o con oggetti 
materiali) si trovano nel tempio dei Veda (lett. 'bocca di Brahman'). Sapendo 
che nascono tutte dall'azione, e realizzandolo (e praticando queste azioni), 
troverai la salvezza. 
33. "O 
Parantapa! La cerimonia del fuoco spirituale della saggezza è superiore a 
qualunque rituale fatto con oggetti materiali. O Partha, ogni azione nella sua 
globalità (l'atto, la causa, l'effetto karmico) raggiunge la sua consumazione 
nella saggezza. 
34. 
"Comprendi questo! Abbandonandoti (al guru), ponendo domande (al guru e alla tua 
percezione interiore) e servendo (il guru), i saggi che hanno realizzato la 
Verità ti impartiranno la saggezza. 
35. 
"Ricevendo questa conoscenza da un guru, o Pandava, non cadrai più 
nell'illusione come ora! Con quella saggezza vedrai l'intera creazione nel tuo 
Sé e poi in Me (Spirito). 
36. 
"Anche se fossi il più grande dei peccatori, tuttavia con la sola zattera della 
saggezza attraverserai senza pericolo il mare del peccato. 
37. 
"Come il fuoco ardente riduce la legna in cenere, allo stesso modo - o Arjuna - 
il fuoco della saggezza riduce tutto il karma in cenere. 
38. 
"Invero non c'è nulla in questo mondo più santificante della saggezza. A suo 
tempo il devoto che avrà successo nello yoga realizzerà spontaneamente questa 
verità dentro il suo Sé. 
39. 
"L'uomo di devozione che è assorto nell'Infinito, che ha controllato i sensi, 
ottiene la saggezza. La realizzazione della saggezza dona immediatamente la pace 
suprema. 
40. 
"L'ignorante, l'uomo senza devozione e quello pieno di dubbi, alla fine 
periscono. L'individuo instabile non ha né questo mondo (la felicità terrena), 
né il prossimo (la felicità astrale), né la felicità suprema (Dio). 
41. "O 
Dhananjaya, chi ha rinunciato all'azione mediante lo yoga ed ha dissipato i suoi 
dubbi con la saggezza, si stabilisce nel Sé; le azioni non lo legano. 
42. 
"Perciò sorgi, o Bharata! Prendi rifugio nello yoga, recidendo con la spada 
della saggezza il dubbio - nato dall'ignoranza - che esiste nel tuo cuore circa 
il Sé". 
Qui 
finisce il quarto capitolo chiamato "Jnana Yoga" "Lo Yoga della Saggezza 
Divina" 
* * 
*
CAPITOLO V - Lo Yoga della Rinuncia
Arjuna 
disse: 
1. "O 
Krishna, Tu parli di rinuncia alle azioni e nello stesso tempo ne raccomandi la 
pratica. Delle due, qual è la via migliore? Ti prego di dirmelo con chiarezza". 
Il 
Signore Beato rispose: 
2. "La 
libertà si ottiene sia con la rinuncia che con l'adempimento delle azioni. Delle 
due, la via dello yoga dell'azione è migliore della via della rinuncia 
all'azione. 
3. "O 
Eroe dal Braccio Possente, si deve considerare un costante sannyasi 
(rinunciante), facilmente liberato da ogni schiavitù, chi non ha simpatie né 
antipatie perché libero dalle coppie di opposti. 
4. "I 
bambini, non i saggi, parlano di differenze tra la via della saggezza (Sankhya) 
e la via dell'azione spirituale (Yoga). Chi è veramente stabilito in una delle 
due, riceve i frutti di entrambe. 
5. "Lo 
stato ottenuto dai saggi (jnana-yogi) viene ottenuto anche dai karma-yogi. 
Percepisce la verità chi vede la conoscenza (Sankhya) e la pratica delle azioni 
(Yoga) come una cosa sola. 
6. "O 
Eroe dal Braccio Possente, è difficile conseguire la rinuncia all'azione senza 
compiere le azioni che uniscono a Dio. Con la pratica dello yoga, il devoto che 
ha la mente assorta in Dio giunge rapidamente all'Infinito. 
7. 
"Nessuna macchia (coinvolgimento karmico) tocca l'uomo d'azione santificato che 
è impegnato nella comunione divina (yoga), che ha conquistato la sua coscienza 
egoistica (realizzando la percezione dell'anima), che è vittorioso sui sensi e 
percepisce il suo sé come il Sé esistente in tutti gli esseri. 
8 - 9. 
"Chi conosce la verità, unito a Dio, pensa automaticamente: "Io non faccio 
assolutamente nulla" - anche quando vede, ascolta, tocca, odora, mangia, 
cammina, dorme, respira, parla, prende, lascia, apre e chiude gli occhi - 
realizzando che sono i sensi che operano tra gli oggetti dei sensi. 
10. 
"Come la foglia del loto non viene contaminata dall'acqua (fangosa), così lo 
yogi che rinunciando all'attaccamento compie tutte le azioni offrendole 
all'Infinito, rimane libero, non intrappolato nei sensi. 
11. "Gli 
yogi compiono tutte le azioni soltanto con il corpo, la mente, l'intelletto o 
semplicemente con gli organi dei sensi, rinunciando all'attaccamento, per la 
purificazione dell'ego. 
12. 
"Abbandonando l'attaccamento ai frutti delle azioni, lo yogi unito a Dio ottiene 
la pace incrollabile (perché radicata nell'autodisciplina). L'uomo non unito a 
Dio è governato dai desideri; e per questo attaccamento rimane in schiavitù. 
13. 
"Avendo rinunciato mentalmente a tutte le azioni, l'anima incarnata che ha 
controllato i sensi dimora felicemente nella città corporea dalle nove porte - 
senza agire lei stessa né causare l'agire di altri (i sensi). 
14. "Il 
Signore Dio non crea negli uomini la coscienza di essere gli autori delle 
azioni, non impone le azioni su di loro né li irretisce con i frutti delle 
azioni. La Natura Cosmica Illusoria è all'origine di tutti questi (mali). 
15. 
"L'Onnipresente non prende in considerazione le virtù o i peccati di alcuno. La 
saggezza è eclissata dall'illusione cosmica: per questo l'umanità è smarrita. 
16. "Ma 
in quelli che hanno bandito l'ignoranza per mezzo della conoscenza, la loro 
saggezza, come il sole splendente, rende manifesto il Supremo (Brahman). 
17. "Coi 
pensieri immersi in Quello (lo Spirito), con le anime unite a Quello, con la 
loro fedeltà e devozione consacrata a Quello, coi loro esseri purificati dalla 
velenosa illusione mediante l'antidoto della saggezza - questi uomini 
raggiungono lo. stato dal quale non vi è ritorno. 
18. "I 
saggi autorealizzati guardano con occhio equanime un colto e umile brahmino, una 
mucca, un elefante, un cane e un fuoricasta. 
19. "Le 
relatività dell'esistenza (nascita e morte, piacere e dolore) sono vinte, anche 
in questo mondo, da coloro che hanno la mente stabilita nell'equanimità. Perché 
invero essi dimorano in Brahman, lo Spirito immacolato e perfettamente 
equilibrato. 
20. 
"Dimorando in Brahman, con ferma discriminazione, libero dall'illusione, chi 
conosce lo Spirito non gioisce nelle esperienze piacevoli né si fa abbattere 
dalle esperienze spiacevoli. 
21. "Non 
attirato dal mondo dei sensi, lo yogi realizza la gioia sempre nuova che vi è 
nel Sé. Impegnato nell'unione divina dell'anima con lo Spirito, egli ottiene 
l'eterna beatitudine. 
22. "O 
Figlio di Kunti, poiché i piaceri dei sensi nascono dai contatti esteriori e 
hanno un inizio e una fine (sono effimeri), generano soltanto dolore. Nessun 
saggio cerca la felicità in essi. 
23. "È 
veramente uno yogi chi, su questa terra e fino al momento della morte, è in 
grado di dominare ogni impulso di desiderio e collera. Egli è un uomo felice! 
24. 
"Soltanto lo yogi che possiede la Beatitudine interiore, che dimora sul 
Fondamento interiore, che è, uno con la Luce interiore, diventa una sola cosa 
con lo Spirito (dopo essersi affrancato dal karma relativo ai corpi fisico, 
astrale e causale). Egli ottiene la liberazione assoluta nello Spirito (anche 
mentre vive nel corpo).
25. "Con 
i peccati cancellati, i dubbi rimossi e i sensi soggiogati, contribuendo al 
benessere dell'umanità, i rishi (saggi) ottengono la libertà assoluta nello 
Spirito. 
26. "I 
rinuncianti che si sono liberati dal desiderio e dalla collera, che hanno 
controllato la loro mente e hanno realizzato il Sé, sono completamente liberi 
sia in questo mondo che nell'aldilà. 
27 - 28. 
"Un muni - chi pone la liberazione come mèta suprema della vita e dunque si 
libera da desideri, paure e collera - controlla i suoi sensi, la mente e 
l'intelletto, e rimuove i loro contatti esterni equilibrando (o 'neutralizzando' 
con una tecnica) le correnti di prana e apana (manifeste come inalazione ed 
esalazione) nelle narici. Egli fissa il suo sguardo nel mezzo delle due 
sopracciglia (convertendo la corrente duale della vista fisica nella corrente 
singola dell'onnisciente occhio spirituale). Tale muni ottiene la libertà 
assoluta.
29.. 
"Trova pace chi Mi conosce come Colui che gode dei sacri riti (yajna) e delle 
austerità (offerte dai devoti), come il Signore Infinito della creazione e 
l'Amico di tutte le creature". 
Qui 
finisce il quinto capitolo chiamato "Karma-sannyasa-yoga" 
"Lo Yoga della Rinuncia ai Frutti delle Azioni"
"Lo Yoga della Rinuncia ai Frutti delle Azioni"
* * 
*
CAPITOLO VI - Lo Yoga della Meditazione
Il 
Signore Beato disse:
1. "Vero 
rinunciante e vero yogi è chi compie le azioni spirituali (karma) e quelle che 
costituiscono il suo sacro dovere (karyam) senza desiderarne i frutti - non 
colui che non compie la cerimonia del fuoco (il sacrificio) né chi abbandona 
l'azione. 
2. 
"Comprendi, o Pandava, che ciò che (nelle sacre scritture) viene chiamata 
rinuncia non è altro che lo yoga; perché chi non ha rinunciato alla motivazione 
egoistica (sankalpa) non può essere uno yogi. 
3. "Per 
il muni che desidera ascendere, l'azione meditativa (karma) che porta all'unione 
divina (yoga) è detta la 'sua via'. Quando ha raggiunto la perfezione nello 
yoga, l'inazione è detta la 'sua via'. 
4. "Chi 
ha vinto l'attaccamento agli oggetti dei sensi e alle azioni, chi è libero dalle 
fantasticherie istigate dall'ego - di costui si dice che ha realizzato la salda 
unione dell'anima con lo Spirito. 
5. "Un 
uomo deve innalzare il sé (ego) con il sé; e non degradare il sé. Invero il sé è 
suo amico, e il sé è su nemico. 
6. "Per 
colui il cui sé (ego) è stato conquistato dal Sé (l'anima), il Sé è l'amico del 
sé. Ma verso il sé che non è sotto controllo, il Sé si comporta in maniera 
ostile, come un nemico. 
7. "Il 
saggio tranquillo e vittorioso sul sé (ego) è sempre pienamente stabilito nel 
Supremo Sé, sia che incontri caldo o freddo, piacere o dolore, lode o biasimo. 
8. "Lo 
yogi beatamente assorto nella verità e nella realizzazione del Sé è 
indissolubilmente unito (allo Spirito). Imperturbabile, conquistatore dei suoi 
sensi, egli guarda con occhio equanime una zolla di terra, una pietra e l'oro. 
9. "È 
uno yogi eccelso chi guarda con mente equanime tutti gli uomini: benefattori, 
amici, nemici, stranieri, mediatori, esseri odiosi, parenti, peccatori e santi. 
10. 
"Libero dalle speranze dei desideri e dalle brame possesso, con il cuore e la 
mente controllati dall'anima (per mezzo della concentrazione yoga), ritirandosi 
da solo in un posto tranquillo, lo yogi deve cercare costantemente di unirsi 
all'anima. 
11. "Il 
seggio dello yogi dev'essere fermo (non vacillante), posto in un luogo pulito, 
né troppo alto né troppo basso, e ricoperto prima d'erba kusha, poi da una pelle 
(di tigre o di daino) e infine da una stoffa. 
12. 
"Seduto su questo seggio, concentrando la mente su un punto, e controllando le 
attività della facoltà immaginativa (citta, il potere di creare immagini 
mentali) e i sensi, che egli pratichi lo yoga per la purificazione del sé. 
13. 
"Tenendo la schiena, il collo e la testa fermamente dritti e immobili, lo yogi 
concentri i suoi occhi sul punto d'origine del naso (tra le due sopracciglia); 
che egli non guardi intorno in varie direzioni. 
14. 
"Sereno e impavido, fermo nel voto di brahmacharya (castità e autodisciplina), 
con la mente controllata e i pensieri rivolti a Me, lo yogi deve sedere 
meditando su di Me come Mèta Suprema. 
15. "Lo yogi padrone di sé, la cui mente è totalmente sotto 
controllo, dedicandosi alla continua unione meditativa con lo Spirito, ottiene 
la pace del Mio essere: la liberazione (nirvana) finale. 
16. "O 
Arjuna, la persona golosa e quella che mangia troppo poco, la persona che 
abitualmente dorme troppo e quella che dorme troppo poco nessuna di queste 
ottiene successo nello yoga. 
17. 
"Colui che mangia, riposa, lavora, dorme e rimane sveglio con la giusta 
moderazione, scoprirà che lo yoga è il distruttore della sofferenza. 
18. 
"Quando il citta (sentimento) è completamente sotto controllo e dimora 
serenamente nel Sé, si dice che lo yogi - libero dall'attaccamento ai desideri - 
è unito a Dio. 
19. "Nel 
caso dello yogi che ha conquistato il suo citta (simpatie e antipatie 
emozionali) con la pratica della meditazione sul Sé, si può usare la 
similitudine di una fiammella di luce non tremolante posta in un luogo senza 
vento. 
20. "Lo 
stato di completa tranquillità del citta (la mente emotiva), ottenuto con la 
meditazione yoga, in cui il sé (ego) si percepisce come Sé (anima) ed è appagato 
(stabilito) nel Sé; 
21. "Lo 
stato in cui l'incommensurabile beatitudine che trascende i sensi viene 
percepita dall'intelligenza intuitiva risvegliata, e in cui lo yogi si 
stabilisce per non esserne più rimosso; 
22. 
"Quello stato che, una volta realizzato, lo yogi considera come il tesoro più 
prezioso di tutti; e stabilito nel quale, egli è immune anche al più forte 
dolore; 
23. 
"Quello stato libero da dolore è chiamato yoga. Perciò la pratica dello yoga 
dev'essere intrapresa con determinazione e con cuore impavido. 
24. 
"Abbandonando senza riserva tutti i desideri nati dai sankalpa 
(pensieri+immaginazione) e controllando totalmente - solo con la mente - gli 
organi e i poteri dei sensi, e il loro contatto con gli oggetti materiali 
onnipresenti; 
25. "Con 
la discriminazione intuitiva piena di pazienza, con la mente assorta nell'anima, 
liberando la mente da tutti i pensieri, lo yogi otterrà gradualmente la 
tranquillità. 
26. 
"Ogni volta che per qualsiasi ragione la mente instabile e agitata esce fuori 
strada, che lo yogi la ritiri dalle distrazioni e la riporti sotto l'esclusivo 
controllo del Sé. 
27. "Lo 
yogi che ha calmato del tutto la mente - che ha controllato le passioni 
liberandole da ogni impurità ed è diventato uno con lo Spirito - invero ha 
realizzato la beatitudine suprema. 
28. 
"Liberato da tutte le impurità, impegnando senza tregua la mente nella pratica 
dello yoga, lo yogi ottiene facilmente la beatitudine dell'essere assorbito 
nello Spirito. 
29. "Con 
l'anima unita allo Spirito dallo yoga, con visione equanime verso tutti gli 
esseri, lo yogi vede il suo Sé (unito allo Spirito) in tutte le creature e tutte 
le creature nello Spirito. 
30. "Chi 
Mi percepisce ovunque e vede tutte le cose in Me non Mi perde mai di vista, né 
Io perdo mai di vista lui. 
31. 
"Rimane per sempre in Me lo yogi che, ancorato nell'unità divina qualunque sia 
il suo modo di vita, Mi realizza presente in tutti gli esseri. 
32. "O 
Arjuna, lo yogi migliore è colui che, sia nel dolore che nel piacere, sente per 
gli altri esattamente ciò che sente per se stesso". 
Arjuna 
disse: 
33. "O 
Madhusudana, a causa della mia agitazione non vedo l'effetto permanente e 
durevole dello yoga dell'equanimità che mi hai insegnato. 
34. 
"Invero la mente è agitata, turbolenta, possente e ostinata! O Krishna, io 
considero la mente difficile da controllare come il vento!". 
Il 
signore Beato disse: 
35. 
"Eroe dal Braccio Possente! Senza dubbio la mente è agitata e difficile da 
controllare; ma con la pratica (dello yoga) e il non-attaccamento può essere 
controllata. 
36. 
"Questo è il Mio credo: lo yoga è difficile da realizzare per l'uomo che non sa 
controllarsi; ma chi è controllato e fa lo sforzo con i metodi giusti, riuscirà 
a realizzarlo". 
Arjunà 
disse: 
37. "Che 
cosa accade, o Krishna, a chi non riesce nello yoga - a chi ha cercato 
devotamente di meditare, ma non è riuscito a controllarsi perché la sua mente 
s'è smarrita durante la pratica yoga? 
38. 
"Forse lo yogi perisce come una nuvola lacerata se non trova la via a Brahman - 
non trovando rifugio in Lui e rimanendo immerso nell'illusione, uscito fuori 
strada da entrambe le vie (quella dell'unione Divina e delle giuste attività)? 
39. 
"Rimuovi per sempre tutti i miei dubbi, Krishna, perché nessuno tranne Te può 
dissipare le mie incertezze". 
Il 
Signore Beato disse: 
40. 
"Arjuna, figlio Mio, per chi fa buone azioni non vi e mai distruzione. Sia in 
questo mondo che nell'aldilà, egli non cade in una brutta condizione! 
41. 
"Avendo guadagnato l'ingresso al mondo dei giusti, uno yogi decaduto vi rimane 
per innumerevoli anni; quindi rinasce (sulla terra) in una casa pura e prospera. 
42. 
"Oppure può reincarnarsi in una famiglia di yogi illuminati; ma una tale nascita 
è veramente difficile da ottenere in questo mondo! 
43. "Là 
riacquista la discriminazione yoga ottenuta nell'esistenza precedente e si 
sforza ancora più strenuamente per il successo spirituale. 
44. "Il 
potere della precedente pratica yoga è sufficiente a spingere lo yogi avanti sul 
sentiero. Un sincero studente della stessa teoria yoga è più avanzato di chi 
segue i riti esterni delle sacre scritture. 
45. 
"Seguendo con diligenza la sua via, guadagnando la perfezione con gli sforzi di 
molte nascite, lo yogi viene purificato dal peccato e infine entra nella 
Beatitudine Suprema. 
46. "Lo 
yogi è considerato più grande degli asceti che disciplinano il corpo; più grande 
anche di coloro che seguono il sentiero della saggezza (jnana yoga) e il 
sentiero dell'azione (karma yoga). Perciò sii uno yogi, o Arjuna! 
47. "E 
di tutti gli yogi, colui che con devozione è assorto in Me, con l'anima immersa 
in Me, questi considero il più equilibrato". 
Qui 
finisce il sesto capitolo chiamato "Dhyana Yoga" "Lo Yoga della 
Meditazione" 
* * 
*
CAPITOLO VII - Conoscenza e Realizzazione
Il 
Signore Beato disse: 
1. 
"Ascolta, Partha, come assorbendo la tua mente in Me, prendendo rifugio in Me e 
seguendo il sentiero dello yoga - tu Mi realizzerai al di là di ogni dubbio, 
completamente (conoscendoMi con tutti i Miei poteri e attributi). 
2. "Ti 
parlerò senza omissioni sia della conoscenza teorica che della saggezza che si 
può avere solo con la realizzazione intuitiva e, conoscendo la quale, nulla in 
questo mondo ti rimarrà da conoscere. 
3. "Tra 
migliaia di uomini, forse uno si sforza d'ottenere la perfezione spirituale; e 
tra i benedetti ricercatori che si sforzano assiduamente di raggiungerMi, forse 
uno Mi percepisce come sono. 
4. "La 
Mia prakriti (natura manifesta) ha un'ottuplice divisione: terra, acqua, fuoco, 
aria, etere, mente sensoriale (manas), intelligenza (buddhi) ed egoismo 
(ahamkara). 
5. 
"Questa è la Mia natura inferiore (apara prakriti). Comprendi però - o Eroe dal 
Braccio Possente - che la Mia natura superiore (para Prakriti) è il jiva, il 
principio dell'autocoscienza e della vita che sostiene il cosmo. 
6. 
"Sappi che le Mie due nature, la pura e l'impura prakriti, costituiscono la 
matrice di tutti gli esseri. Io sono l'origine e la dissoluzione dell'intero 
universo. 
7. "O 
Dhananjaya, non v'è nulla superiore a Me o al di là di Me. Tutte le cose 
(creature e oggetti) sono legate a Me come le perle di una collana al loro filo. 
8. "O 
Figlio di Kunti, Io sono la fluidità nelle acque; sono la luce nel sole e nella 
luna; sono l'Aum (pranava) nei Veda; il suono nell'etere e la virilità negli 
uomini. 
9. "Io 
sono la dolce fragranza che emana dalla terra; sono la luminosità nel fuoco. 
Sono la vita in tutte le creature e l'autodisciplina negli asceti. 
10. 
"Sappi, o Partha, che Io sono l'eterno seme di tutte le creature! Io sono 
l'intelletto dell'intelligente e lo splendore degli esseri vitali. 
11. "Tra 
i possenti, o Migliore dei Bharata, sono il potere libero dal desiderio e 
dall'attaccamento. Negli uomini, sono il desiderio che è in armonia con il 
dharma (giustizia). 
12. 
"Sappi che tutte le manifestazioni di sattva (bene), rajas (attività) e tamas 
(male) emanano da Me. Ma nonostante siano in Me, Io non sono in esse. 
13. 
"Ingannate dai tre guna della Natura, le persone del mondo non percepiscono Me, 
che sono immutabile e al di là di tutte le qualità. 
14. "È 
davvero difficile andare oltre l'influenza della Mia divina illusione cosmica, 
permeata dai tre guna. Solo quelli che prendono rifugio in Me (l'Ipnotizzatore 
Cosmico) diventano liberi dal potere dell'illusione. 
15. "I 
più bassi tra gli uomini, i malfattori, gli sciocchi illusi, la cui 
discriminazione è stata rapita da maya (illusione), seguono il sentiero degli 
esseri demoniaci, non riuscendo a prendere rifugio in Me. 
16. "O 
Arjuna, quattro tipi di uomini virtuosi Mi adorano, cioè: gli afflitti, coloro 
che cercano la saggezza, coloro che bramano la prosperità qui e nell'aldilà, e i 
saggi. 
17. 
"Primo tra questi è il saggio, sempre fermo e costante nella sua devozione. 
Infatti Io sono estremamente caro al saggio, ed egli è estremamente caro a Me. 
18. 
"Tutti questi (quattro tipi di) uomini sono nobili, ma considero il saggio come 
il Mio Stesso Sé. Perché con mente ferma egli è stabilito solo in Me come sua 
mèta suprema. 
19. 
"Dopo molte incarnazioni, un saggio Mi raggiunge, realizzando che 'tutto è 
Vasudeva' (il Signore onnipervadente)! È difficile trovare una grande anima così 
illuminata. 
20. 
"Guidati dalle proprie inclinazioni, con la discriminazione rubata da questo o 
quel desiderio, seguendo questo o quel rito, gli uomini cercano le divinità 
minori. 
21. 
"Qualunque sia la forma (Dio-incarnato, un santo o una divinità) che un devoto 
si sforza d'adorare con fede, sono Io che rendo ferma la sua devozione. 
22. 
"Assorto in quella devozione, impegnato ad adorare quella forma, il devoto 
ottiene i frutti dei suoi desideri. Ma in verità quelle realizzazioni sono 
concesse soltanto da Me. 
23. "Gli 
uomini di poca conoscenza (che adorano divinità inferiori) ricevono risultati 
limitati. I devoti degli dèi vanno agli dèi; i Miei devoti vengono a Me. 
24. "Non 
comprendendo il Mio stato supremo, la Mia natura immutabile e indescrivibile, 
gli uomini privi di saggezza pensano che Io, il Non Manifesto, assuma una 
manifestazione (come un mortale che prende una forma). 
25. 
"Apparentemente eclissato dalla Mia yoga-maya (l'illusione nata dalle tre 
qualità presenti in Natura), non sono visto dagli uomini. Il mondo illuso e 
confuso non conosce Me, che sono Senza Nascita e Imperituro. 
26. "O 
Arjuna, Io conosco tutte le creature del passato, del presente e del futuro; ma 
nessuno conosce Me. 
27. "O 
Discendente di Bharata, al momento della nascita tutte le creature sono immerse 
nell'ignoranza illusoria (moha) dall'ingannevole apparenza delle coppie di 
opposti, che scaturiscono da desiderio e avversione. 
28. "Ma 
gli uomini virtuosi, con i peccati rimossi, e non più soggetti alle illusioni 
delle coppie di opposti, Mi adorano con ferma determinazione. 
29. 
"Coloro che cercano la liberazione dalla vecchiaia e dalla morte prendendo 
rifugio in Me conoscono Brahman (l'Assoluto), tutta la realtà dell'Adhyatma 
(l'anima) e tutti i segreti del karma. 
30. 
"Coloro che Mi percepiscono nell'adhibhuta (il fisico), nell'adhidaiva 
(l'astrale) e nell'adhiyajna (lo spirituale) con il cuore unito all'anima, 
continueranno a percepirMi anche al momento della morte". 
Qui 
finisce il settimo capitolo chiamato "Jnana-vijnana-yoga" 
"Lo Yoga della Conoscenza e della Realizzazione"
"Lo Yoga della Conoscenza e della Realizzazione"
* * 
*
CAPITOLO VIII - L'Assoluto Imperituro
Arjuna 
disse: 
1. "O 
Purushottama! Ti prego di dirmi che cos'è Brahman (lo Spirito). Cos'è l'adhyatma 
(la coscienza creativa kutastha che sta alla base di tutte le manifestazioni e 
che esiste come le anime di tutti gli esseri dell'universo)? E cos'è il karma 
(le azioni cosmiche e meditative che nascono da Aum)? Cos'è l'adhibhuta (la 
coscienza immanente nelle creature e nell'universo fisico)? E cos'è l'adhidaiva 
(la coscienza manifestata nei corpi astrali e nell'universo astrale)? 
2. "O 
Madhusudana! Che cos'è l'adhiyajna (lo Spirito Supremo che crea e conosce), e in 
che modo l'adhiyajna è presente (come anima) nel corpo? E come, al momento della 
morte, Tu devi essere conosciuto dall'auto-disciplinato?". 
Il 
Signore Beato rispose: 
3. "Lo 
Spirito Supremo e Imperituro è Brahman. La Sua manifestazione indifferenziata 
(come Kutastha Chaitanya e come anima individuale) è chiamata adhyatma. L'Aum 
(Vibrazione Cosmica o Visarga) che causa la nascita, la crescita e la 
dissoluzione di tutti gli esseri e delle loro varie nature, è chiamato karma 
(azione cosmica). 
4. "O 
Migliore degli Incarnati! L'adhibhuta è la base dell'esistenza fisica; 
ì'adhidaiva è la base dell'esistenza astrale; ed Io, lo Spirito dentro il corpo 
e il cosmo, sono l'Adhiyajna (la Causa Prima, il Grande Sacrificatore, il 
Creatore e Conoscitore di tutto). 
5. 
"Entra infine nel Mio Essere chi, al momento del trapasso, quando abbandona il 
corpo, pensa soltanto a Me. Questo è vero a' di là di ogni dubbio. 
6. 
"Figlio di Kunti! Il pensiero con il quale un morente lascia il corpo determina 
- per la sua lunga persistenza in esso - il suo prossimo stato d'esistenza. 
7. 
"Perciò ricordaMi sempre e impegnati nella battaglia dell'attività! Abbandona a 
Me la tua mente e il tuo intelletto! Così verrai senza dubbio a Me. 
8. "O 
Partha! Raggiunge il Supremo Signore Risplendente la persona la cui mente, resa 
stabile dalla pratica yoga, è fermamente concentrata sul pensiero di Lui. 
9 - 10 
"Al momento della morte uno yogi raggiunge il Supremo Signore Risplendente se, 
grazie al potere dello yoga, fa passare con amore la sua forza vitale fra le 
sopracciglia (la sede dell'occhio spirituale) e fissa con fermezza la sua mente 
sull'Essere che splende come il sole, oltre le illusioni delle tenebre - l'Uno 
la cui forma è inimmaginabile, più sottile dell'atomo più sottile, il Sostegno 
di tutto, il Grande Sovrano, eterno ed onnisciente. 
11. "Ti 
dirò in breve qual è il metodo per ottenere Quello che i veggenti vedici 
chiamano l'Imperituro, Quello che è realizzato dai rinuncianti liberi da 
attaccamenti, Quello desiderando il quale essi conducono una vita di 
autodisciplina. 
12 - 13. 
"Chi chiude le nove aperture del corpo, chi raccoglie la mente nel centro del 
cuore, chi concentra tutta la forza vitale nel cervello - chi è in tal modo 
impegnato nella pratica costante dello yoga, stabilendosi in Aum, il Verbo Santo 
di Brahman, e ricordando Me (lo Spirito) al momento della sua uscita finale dal 
corpo, raggiunge la Mèta Suprema. 
14. "O 
Partha! Mi raggiunge facilmente lo yogi che con aspirazione sincera Mi ricorda 
costantemente tutti i giorni, con la mente focalizzata soltanto su di Me. 
15. 
"Dopo avere realizzato Me (Spirito), i Miei nobili devoti raggiungono la 
perfezione suprema; essi non sono più soggetti ad ulteriori rinascite in questa 
dimora di dolore e transitorietà. 
16. "Gli 
yogi non ancora liberi dal mondo tornano di nuovo (nel mondo) perfino dall'alta 
sfera di Brahma (dall'unione con Dio in samadhi). Ma entrando in Me, o Arjuna, 
non vi è più rinascita. 
17. 
"Sono veri conoscitori del 'giorno' e della 'notte' coloro che comprendono il 
Giorno di Brahma, che dura mille cicli (yuga), e la Notte di Brahma, che dura 
pure mille cicli. 
18. 
"All'alba del Giorno di Brahma tutta la creazione, rinata, emerge dallo stato di 
non manifestazione; al calare della Notte di Brahma tutta la creazione sprofonda 
nel sonno della non manifestazione. 
19. "O 
Partha, la stessa moltitudine di uomini rinasce di continuo senza poter far 
nulla. La loro serie di incarnazioni cessa all'arrivo della Notte, e poi 
riappare al sorgere del Giorno. 
20. "Ma 
trascendente questo stato di non manifestazione (dell'essere fenomenico) esiste 
il vero Non Manifesto, l'Immutabile, l'Assoluto, che non è toccato dai cicli 
della dissoluzione cosmica. 
21. 
"Questo Assoluto Non Manifesto e Imperituro è stato chiamato la Mèta Suprema. 
Quelli che realizzano il Mio stato supremo non sono più soggetti alla rinascita. 
22. "O 
Partha, l'Essere Supremo Non Manifesto è raggiungibile con una devozione sincera 
e totale. Lui solo, l'Onnipresente, è la Dimora di tutte le creature. 
23. 
"Adesso, o Bharata, ti parlerò del sentiero attraversando il quale, al momento 
della morte, gli yogi ottengono la libertà; e anche del sentiero in cui vi è 
rinascita. 
24. "Il 
fuoco, la luce, il giorno, la quindicina ascendente del mese lunare, i sei mesi 
in cui il corso del sole è al nord - seguendo questo sentiero al momento della 
morte, i conoscitori di Dio (Brahman) vanno a Dio. 
25. "Il 
fumo, la notte, la quindicina discendente del mese lunare, i sei mesi in cui il 
corso del sole è al sud - chi segue questo sentiero ottiene solo la luce lunare 
e poi torna sulla terra. 
26. 
"Queste due vie per uscire dal mondo sono considerate eterne. La via della luce 
porta alla liberazione, la via delle tenebre alla rinascita. 
27. 
"Nessuno yogi che conosce le due vie cade mai nell'illusione (di seguire la via 
delle tenebre). Perciò, o Arjuna, mantieniti sempre fermo e costante nello yoga. 
28. "Chi 
conosce la verità sulle due vie ottiene un merito infinitamente superiore a 
quello derivato dallo studio delle sacre scritture, dai sacrifici, dalle 
austerità e dall'offerta di doni. Quello yogi raggiunge la sua Origine Suprema". 
Qui 
finisce l'ottavo capitolo chiamato "Akshara-brahma-yoga" 
"Lo Yoga dell'Assoluto Imperituro"
"Lo Yoga dell'Assoluto Imperituro"
* * 
*
CAPITOLO IX - La Scienza e il Mistero Regale
Il 
Signore Beato disse: 
1. "A 
te, che non fai critiche vane, adesso rivelerò il mistero sublime (la natura 
immanente e trascendente dello Spirito). Possedendo la realizzazione intuitiva 
di questa saggezza, sarai liberato dal male. 
2. 
"Questa realizzazione intuitiva è la scienza suprema, il segreto regale, il 
purificatore incomparabile, l'essenza del dharma (il giusto dovere dell'uomo); è 
la percezione diretta della verità - l'illuminazione imperitura - che si ottiene 
con vie (dello yoga) molto facili da praticare. 
3. "O 
Terrore dei Nemici, gli uomini che non hanno fede in questo dharma (perché non 
sono devoti alle pratiche yoga) non Mi realizzano. Essi percorrono ripetutamente 
l'oscuro sentiero pieno di morte del samsara (il ciclo delle 
rinascite).
4. "Io - 
il Non Manifesto - pervado l'intero universo. Tutte le creature risiedono in Me, 
ma Io non sono in esse. 
5. 
"Guarda il Mio mistero divino, in cui tutti gli esseri apparentemente non sono 
in Me, né il Mio Sé dimora in loro; eppure Io soltanto sono il loro Creatore e 
Sostenitore! 
6. "Come 
l'aria (vayu) si muove liberamente nell'infinità dello spazio (akasha) ed ha il 
suo essere nello spazio (pur essendo differente da esso), allo stesso modo tutte 
le creature hanno il loro essere in Me (ma non sono Me). 
7. "Al 
termine di un ciclo (kalpa), o Figlio di Kunti, tutti gli esseri ritornano allo 
stato non manifesto della Mia Natura Cosmica (Prakriti). All'inizio del ciclo 
seguente Io li proietto di nuovo fuori. 
8. 
"Ridando vita a Prakriti, Mia stessa emanazione, Io proietto ripetutamente la 
moltitudine delle creature, tutte soggette alle leggi finite della Natura. 
9. 
"Queste attività non Mi legano, o Dhananjaya, perché Io ne rimango al di sopra, 
distaccato e indifferente. 
10. 
"Soltanto la Mia presenza vivificante fa sì che Madre Natura generi l'universo 
animato e inanimato. A causa Mia (attraverso Prakriti i mondi girano in cicli 
alterni (di creazione e dissoluzione). 
11. 
"L'ignorante, dimentico della Mia natura trascendente di Gran Signore di tutti 
gli esseri, disconosce anche la Mia presenza nella forma umana. 
12. 
"Privi di intuizione, coi loro desideri; pensieri e azioni completamente vani, 
questi uomini possiedono la natura illusa dei demoni e degli esseri malvagi. 
13. 
"Mentre i mahatrna (le grandi anime), che nella loro natura esprimono le qualità 
divine, Mi offrono la devozione esclusiva delle loro menti, conoscendoMi come la 
Fonte Imperitura di tutti gli esseri. 
14. 
"Costantemente assorti in Me, inchinandosi con devozione, essi Mi adorano e 
glorificano sempre il Mio Nome, fermi e risoluti nella loro aspirazione suprema. 
15. 
"Altri ancora, celebrando il sacrificio della conoscenza (jnana-yajna), adorano 
Me - il Signore dal corpo cosmico - in diversi modi, prima come il Molteplice e 
poi come l'Uno. 
16. "Io 
sono il rito, il sacrificio, l'offerta agli antenati, l'erba medicinale, il 
canto sacro (mantra), il burro sacrificale, il fuoco sacro e l'oblazione. 
17. "Di 
questo mondo Io sono il Padre, la Madre, l'Avo, il Sostenitore, il Purificatore, 
il solo Oggetto di conoscenza, il Suono Cosmico Aum e anche la tradizione vedica 
(il Rig, Sama e Yajur-Veda). 
18. "Io 
sono la Mèta Finale, il Sostenitore, il Signore, il Testimone, la Dimora, il 
Rifugio e l'unico Amico. Io sono l'Origine, la Dissoluzione, il Fondamento, la 
Miniera Cosmica e il Seme Indistruttibile. 
19. "Io 
do il calore del sole, o Arjuna, e mando o trattengo la pioggia. Io sono 
l'Immortalità e anche la Morte. Io sono l'Essere (Sat) e il Non-Essere (Asat). 
20. "I 
conoscitori dei tre Veda, purificandosi dal peccato con il rito del Soma, Mi 
adorano attraverso lo yajna (sacrificio) e così realizzano il loro desiderio di 
entrare in cielo. Là, nel regno sacro delle divinità astrali, i devoti godono i 
sottili piaceri celesti. 
21. 
"Dopo essersi deliziati nelle gloriose regioni superiori, quando il loro buon 
karma ha termine, questi esseri ritornano sulla terra. Pur conformandosi alle 
ingiunzioni delle sacre scritture, desiderando i piaceri (le ricompense 
celesti), essi vanno e vengono (tra cielo e terra). 
22. 
"Agli uomini che meditano su di Me come il loro stesso Sé, sempre uniti a Me con 
un'adorazione incessante, Io do tutto ciò di cui. hanno bisogno e rendo 
permanenti i loro guadagni. 
23. "O 
Figlio di Kunti, anche i devoti di altri dèi che offrono loro sacrifici con 
fede, in effetti adorano soltanto Me, anche se non nella maniera giusta. 
24. 
"Invero Io sono il solo Signore che gode di tutti i sacrifici. Ma siccome (gli 
adoratori delle Mie forme inferiori) non Mi percepiscono nella Mia vera natura, 
essi ritornano (in questo mondo). 
25. "I 
devoti delle divinità astrali vanno ad esse; coloro che venerano gli antenati 
vanno ai mani. Agli spiriti della natura vanno coloro che li cercano; e i Miei 
devoti vengono a Me. 
26. "La 
reverente offerta di una foglia, un fiore, un frutto o dell'acqua, fattaMi con 
cuore puro, è un atto di devozione ben accetto ai Miei occhi. 
27. "O 
Figlio di Kunti, dedica tutte le tue azioni - sia che mangi o celebri riti 
spirituali, che offra doni o pratichi l'autodisciplina - come offerte a Me. 
28. 
"Così nessuna azione potrà incatenarti con i risultati buoni o cattivi del 
karma. Con il tuo Sé saldamente ancorato in Me, mediante lo yoga e la rinuncia, 
otterrai la libertà e verrai a Me. 
29. "Io 
sono imparziale verso tutti gli esseri. Nessuno Mi è odioso, nessuno caro. Ma 
quelli che Mi offrono l'amore dei loro cuori sono in Me, come Io sono in loro. 
30. 
"Anche un grande peccatore che rifugge tutto il resto per adorare soltanto Me 
può essere annoverato tra i buoni, perché ha deciso rettamente. 
31. 
"Diventerà rapidamente virtuoso e otterrà la pace eterna. O Figlio di Kunti, di' 
a tutti con certezza che il Mio devoto non perisce mai! 
32. 
"Prendendo rifugio in Me, tutti gli esseri possono conseguire la Realizzazione 
Suprema - anche se di nascita peccaminosa, donne, vaishya o sudra. 
33. 
"Quanto più facilmente, dunque, posso essere realizzato dai santi brahmini 
(conoscitori di Dio o Brahman) e dai devoti rajarishi (saggi reali)! Essendo 
entrato in questo mondo impermanente e senza felicità, adora soltanto Me 
(Spirito). 
34. 
"Fissa la tua mente su di Me, sii Mio devoto, inchinati a Me con reverenza in 
un'adorazione incessante. Unito così a Me, che sono la tua Mèta Suprema, tu 
sarai Mio". 
Qui 
finisce il nono capitolo chiamato "Rajavidya-rajaguhya-yoga" 
"Lo Yoga della Scienza Regale e del Mistero Regale".
"Lo Yoga della Scienza Regale e del Mistero Regale".
* * 
*
CAPITOLO X - Le Manifestazioni Divine
Il 
Signore Beato disse: 
1. "O 
Eroe dal Braccio Possente, ascolta ancora una volta la Mia parola suprema. Per 
il tuo sommo bene, parlerò di nuovo a te che ascolti con gioia. 
2. "Né 
la moltitudine degli angeli né i grandi saggi conoscono la Mia natura non 
generata, perché anche deva e rishi (sono esseri creati, e dunque) hanno origine 
in Me. 
3. "Ma 
l'uomo che realizza che Io sono senza nascita e senza inizio, il Gran Signore 
della creazione, conquista l'illusione e perviene allo stato senza peccato anche 
mentre vive in un corpo mortale. 
4 - 5. 
"Discriminazione, saggezza, mancanza d'illusione, tolleranza, verità, controllo 
dei sensi, pace di mente, gioia, dolore, nascita, morte, paura, coraggio, non 
violenza, equanimità, serenità, autodisciplina, carità, fama e infamia - tutti 
questi diversi stati scaturiscono soltanto da Me, come modificazioni della Mia 
natura.
6. "I 
sette grandi Rishi, i quattro Antichi e i (quattordici) Manu sono pure 
modificazioni della Mia natura, nati dal Mio pensiero e dotati di poteri 
(creativi) come i Miei. Da questi progenitori derivano tutte le creature viventi 
sulla terra. 
7. "Chi 
con lo yoga realizza la verità delle Mie molteplici manifestazioni, e il potere 
creativo e distruttivo del Mio yoga divino, è saldamente unito a Me. Questo è al 
di là di ogni dubbio. 
8. "Io 
sono la Sorgente di ogni cosa; da Me scaturisce tutta la creazione. Con questa 
realizzazione, il saggio Mi adora pieno di reverenza. 
9. "Coi 
pensieri rivolti totalmente a Me, con le loro vite abbandonate a Me, 
illuminandosi l'un l'altro, glorificandoMi sempre, i Miei devoti sono 
soddisfatti e gioiosi. 
10. "A 
coloro che sono sempre attaccati a Me e che Mi adorano con amore, Io trasmetto 
la saggezza discriminativa (buddhi yoga) per mezzo della quale Mi realizzano 
totalmente. 
11. "Per 
pura compassione Io - il Divino che risiede nei cuori - accendo in loro la luce 
radiosa della saggezza che bandisce l'oscurità nata dall'ignoranza".
Arjuna 
disse: 
12 - 13. 
"Tu sei lo Spirito Supremo, la Dimora Suprema, la Purezza Suprema! Tutti i 
grandi saggi, il divino veggente Narada, come pure Asita, Devala~ e Vyasa Ti 
hanno descritto come l'Eterno Purusha che splende di luce propria, la Divinità 
Originaria, Senza Nascita ed Onnipresente! Ed ora Tu Stesso me lo dici! 
14. "O 
Keshava! Considero verità eterna tutto quello che mi hai rivelato. Invero, mio 
Signore, né i deva (dèi) né i danava (titani) conoscono gli infiniti modi delle 
Tue manifestazioni. 
15. "O 
Divino Purusha, Origine degli esseri, Signore di tutte le creature, Dio degli 
dèi, Sostenitore del mondo in verità Tu soltanto conosci Te Stesso mediante Te 
Stesso. 
16. "Ti 
prego perciò di espormi senza riserve i Tuoi poteri e attributi divini, per 
mezzo dei quali la Tua Onnipresenza sostiene tutti i mondi. 
17. "O 
Grande Yogi! Come dovrò meditare per conoscerTi veramente? In quali aspetti e 
forme, Beato Signore, devo concepirTi? 
18. "O 
Janardana! Parlami ancora estesamente dei Tuoi poteri yoga e delle Tue 
manifestazioni; perche' non sono mai pago d'ascoltare le Tue parole 
d'ambrosia!". 
Il 
Signore Beato disse: 
19. "O 
Migliore dei Principi! Adesso ti parlerò delle Mie manifestazioni fenomeniche - 
ma solo delle principali, perché non vi è fine alla Mia varietà. 
20. "O 
Conquistatore del sonno! Io sono il Sé nel cuore di tutte le creature. Io sono 
l'Origine, l'Esistenza e la Fine di tutti gli esseri.
21. 
"Degli Aditya (dodici esseri risplendenti), Io sono Vishnu; degli astri 
luminosi, Io sono il sole raggiante; dei Marut (divinità del vento), sono 
Marici; dei corpi celesti, sono la luna. 
22. "Tra 
i Veda, Io sono il Sama Veda tra gli dèi, sono Vasava (Indra); tra i sensi, sono 
la mente (manas); negli esseri viventi, sono l'intelligenza. 
23. "Dei 
Rudra (undici esseri radiosi), Io sono (il loro capo) Shankara (Shiva); tra gli 
Yaksha e i Rakshasa (esseri semi divini), sono Kubera (il Signore delle 
ricchezze); dei Vasu (Otto esseri vitalizzanti), Io sono Pavalta (il dio del 
fuoco, il potere purificante); delle montagne, sono il monte Meru. 
24. "E 
dei sacerdoti - o Figlio di Pritha - sappi che Io sono il loro capo, Brihaspati. 
Tra i generali, Io sono Skanda; delle distese d'acqua, sono l'oceano. 
25. "Tra 
i maharishi (grandi saggi), Io sono Bhrigu; tra le parole, sono il monosillabo 
'Aum'; tra gli yajna (cerimonie sacre), sono il japa-yajna (il canto estatico 
silenzioso); delle cose inamovibili, sono l'Himalaya.
26. "Tra 
tutti gli alberi, sono l'Ashvattha; tra i devarishi (veggenti divini) sono 
Narada. Tra i Gandharva (semidèi) sono Citraratha; e tra i siddha (esseri 
perfetti liberati) sono il muni (santo) Kapila. 
27. "Tra 
i cavalli, sappi che sono Uchchaihshrava, nato dal nettare; tra gli elefanti 
(sono) Airavata, l'elefante bianco di Indra; e tra gli uomini, l'imperatore. 
28. 
"Delle armi, sono il fulmine; dei bovini, sono Kamadhuk (la mucca celeste che 
soddisfa tutti i desideri). Io sono Kandarpa (il dio dell'amore, la 
personificazione della coscienza creativa), la causa delle nascite; e tra i 
serpenti sono Vasuki. 
29. "Tra 
i serpenti Naga, sono Ananta (l'eterno); fra le creature delle acque, sono 
Varuna (dio dell'oceano); tra gli antenati (pitri), sono Aryama; fra tutti 
coloro che controllano, Io sono Yama. 
30. "Tra 
i daitya (demoni e giganti), sono Prahlada; fra i misuratori, Io sono il Tempo. 
Tra gli animali, sono il re delle bestie (il leone); e tra gli uccelli sono 
Garuda ('signore dei cieli', il veicolo di Vishnu). 
31. "Tra 
i purificatori, Io sono il vento; fra i guerrieri armati sono Rama; tra gli 
esseri acquatici, sono Makara (il veicolo del dio dell'oceano, lo squalo); tra i 
fiumi, Io sono Jahnavi (il Gange). 
32. "Di 
tutte le manifestazioni - o Arjuna - Io sono il principio, il mezzo ed anche la 
fine. Di tutti i rami della conoscenza, Io sono la saggezza del Sé. Per gli 
oratori, sono la logica discriminativa (vada). 
33. 
"Delle lettere, sono la lettera A; e dei composti grammaticali, sono il dvandva 
(quello che congiunge). Io sono il Tempo eterno e immutabile; sono il Creatore 
Onnipresente (che dispensa i frutti delle azioni), la cui faccia è rivolta in 
ogni direzione. 
34. "Io 
sono la Morte che tutto divora; e la Nascita, l'origine di tutto ciò che sarà. 
Tra le qualità femminili (di Prakriti) sono la gloria, la prosperità (o 
bellezza, Sri), il potere illuminante della parola, la memoria, l'intelligenza, 
il potere dell'intuizione e la costanza della pazienza divina. 
35. 
"Degli inni (del Sama Veda), Io sono il Brihat-Sama; dei metri poetici, sono il 
Gayatri; dei mesi, sono Margasirsha (novembre-dicembre); delle stagioni, sono 
Kusumakara, quella dei fiori (la primavera). 
36. "Io 
sono il gioco d'azzardo dei fraudolenti; sono lo splendore del radioso. Sono la 
vittoria e il potere di fare lo sforzo; Io sono il Sattva dei buoni (sattvici). 
37. "Dei 
Vrishni, Io sono Vasudeva (Krishna); fra i Pandava, sono Dhananjaya (Arjuna). 
Tra i muni (santi), sono Vyasa; fra i saggi sono il savio Ushanas. 
38. "Io 
sono lo scettro dei sovrani e l'arte politica di chi cerca la vittoria. Sono 
anche il silenzio delle cose segrete e la saggezza dei sapienti. 
39. 
"Inoltre - Arjuna - sono qualunque cosa costituisca il seme riproduttivo di 
tutti gli esseri. Non vi è nulla, mobile o immobile, che possa esistere senza di 
Me. 
40. "O 
Parantapa, le manifestazioni dei Miei divini attributi (vibhuti) sono 
illimitate. La Mia breve esposizione è solo un semplice accenno ai Miei poteri 
infiniti. 
41. 
"Sappi che qualunque essere operi miracoli, possieda vera prosperità e sia 
dotato di grande valore, è la manifestazione di una particella del Mio 
splendore. 
42. "Ma 
a che ti può servire - o Arjuna - la conoscenza di tutti questi particolari? 
(Sappi semplicemente che) Io, l'Immutabile ed Eterno, sostengo e permeo l'intero 
universo con un solo frammento del Mio Essere". 
Qui 
finisce il decimo capitolo chiamato "Vibhuti-yoga" 
"Lo Yoga delle Manifestazioni Divine"
"Lo Yoga delle Manifestazioni Divine"
* * 
*
CAPITOLO XI - La Visione della Forma Universale
Arjuna 
disse: 
1. 
"Pieno di compassione, Tu mi hai rivelato la saggezza segreta del vero Sé, 
bandendo così la mia illusione. 
2. "Tu - 
(Krishna) Occhi di Loto - mi hai parlato estesamente dell'origine e della 
dissoluzione di tutti gli esseri, e della Tua eterna sovranità. 
3. "Così 
invero Ti sei proclamato a me, o Signore Supremo! Tuttavia desidero ardentemente 
vederTi nella Tua Forma Divina (Ishvarica), o Purushottama. 
4. "O 
Maestro, Signore degli Yogi! Se mi ritieni capace di vederLo, mostrami il Tuo Sé 
Infinito". Il Signore Beato disse. 
5. 
"Guarda, o Partha, le Mie forme divine, a centinaia, a migliaia - di svariati 
colori e d'ogni genere! 
6. 
"Guarda gli Aditya, i Vasu, i Rudra, i gemelli Ashvin, i Marut e molte altre 
cose meravigliose mai viste prima! 
7. "O 
Conquistatore del Sonno! Guarda ora riuniti nel Mio Corpo Cosmico tutti i mondi, 
tutto ciò che si muove o è immobile, e qualunque altra cosa desideri vedere. 
8. "Ma 
tu non puoi vederMi con occhi mortali. Perciò ti concedo la vista divina. Guarda 
il potere supremo del Mio yoga!". 
Sanjaya disse (a re Dhritarashtra): 
9. Con 
queste parole Hari, l'eccelso Signore dello Yoga, mostrò ad Arjuna la Sua 
Completa Manifestazione, la Forma Cosmica di Ishvara. 
10- 11. 
(Arjuna vide) la multiforme e meravigliosa Presenza della Divinità - infinita 
nelle forme, splendente in ogni direzione dello spazio, onnipotenza 
onnipervadente, adorna d'innumerevoli abiti, ghirlande e ornamenti celesti, con 
in pugno armi divine, fragrante di ogni amabile essenza, con occhi e bocche 
dappertutto! 
12. Se 
un migliaio di soli apparissero simultaneamente nel cielo, fiocamente la loro 
luce potrebbe rassomigliare allo splendore di quel potente Essere! 
13. 
Dimorando nella forma infinita del Dio degli dèi, Arjuna vide l'intero universo 
con tutte le sue variegate manifestazioni. 
14. 
Allora Dhananjaya, pieno di stupore e con i peli ritti, con le mani giunte (in 
segno di preghiera) e inchinando con reverenza la testa davanti al Signore, così 
Gli si rivolse: Arjuna disse: 
15. 
"Amato Signore, Adorato dagli dèi! Vedo il Tuo corpo che sostiene tutti gli 
esseri incarnati, i grandi veggenti e gli innumerevoli angeli-santi divini. 
Dimorando nel profondo della caverna misteriosa, l'ardente desiderio della 
natura serpentina, pur feroce e sottile, ora è domato, dimentico del suo gioco 
mortale. E il Signore Brahma, dio degli dèi, siede al sicuro sul fiore di loto. 
16. 
"Gran Signore dei mondi dal Corpo Cosmico, oh, io Ti vedo dappertutto 
all'infinito, con innumerevoli braccia, petti, bocche ed occhi! Tuttavia rimango 
all'oscuro della Tua nascita, del Tuo regno e della Tua presenza qui. 
17. "O 
Dirompente Fiamma Risplendente, o Raggio Accecante! Oggi divampa il Tuo potere 
concentrato: il Tuo Nome si diffonde ovunque fin nei più remoti recessi 
abissali. Ornato di una corona di stelle e impugnando lo scettro del potere 
sovrano, Tu fai girare il disco roteante dell'evoluzione, o Ardente Febo! 
18."Tu 
sei l'Imperituro Brahman, l'Essere Supremo, il Rifugio Cosmico, il Tema della 
Saggezza, il vero Guardiano dell'Eterno Dharma Tu sei per me l'Antico Purusha! 
19. "O 
Tu senza principio, senza mezzo e senza fine, vedo le Tue infinite braccia al 
lavoro; i Tuoi occhi onnipresenti fatti di soli e lune e cieli stellati; dalla 
Tua bocca fuoriescono fiamme vibranti, mentre pronunci Aum, il Tuo Nome Cosmico. 
Il Tuo innato splendore protegge dal danno e scalda la distante 
creazione.
20. "O 
Anima Suprema, lo spazio tra la terra e la casa degli dèi, tutte le direzioni e 
ogni zolla di terra, tutte le alte dimore e le sfere che le circondano sono da 
Te pervase, vicino e lontano. E i tre mondi impauriti adorano la Tua forma 
temibile e meravigliosa.
21. "In 
Te entrano moltitudini di dèi. Con le mani giunte, timorosi, alcuni pregano per 
prendere rifugio in Te. Con splendidi inni di 'pace', i grandi rishi e i siddha 
(che hanno attraversato con successo il sentiero spirituale) adorano Te e solo 
Te! 
22. "Gli 
undici astri del cielo (Rudra); i dodici soli luminosi (Aditya); gli otto 
Antichi (Vasu), grande lustro delle stelle; i rispettati eremiti (Vishva-deva); 
le divinità protettrici (Sadhya), agenti dei signori cosmici; i forti principi 
gemelli (Ashvin), dal valore ben noto; i quarantanove venti (Marut), che legano 
intimamente l'atomo; gli antichi spiriti tutelari (Ushmapa); moltitudini di 
Yaksha (spiriti-folletti), semidèi (Gandharva) e demoni (Asura); i Perfetti 
(Siddha) nel sentiero spirituale, contemplano con meraviglia il Tuo eccelso 
valore! 
23. 
"Vedo Te - dalle braccia possenti - con innumerevoli bocche e occhi stellati, 
con infinite mani e gambe adorne di piedi di loto. L'immensa voragine della Tua 
bocca, con i denti del giorno del giudizio, si spalanca ad ingoiare i mondi 
intorno che si dissolvono, e lascia in me un puro e gioioso timore reverenziale. 
Vedendo la Tua immensità tutti i mondi rimangono esterrefatti, ed anch' io! 
24. 
"Vedendo le profondità dell'immenso vuoto piene di Te, la Tua bocca spalancata e 
i diversi colori del Tuo fiammeggiante corpo luminoso, sono in cuor mio 
terrorizzato - o Vishnu - e non trovo né coraggio né pace.
25. 
"Nelle Tue bocche vedo denti feroci e le fiamme distruttrici del tempo che mi 
minacciano. Non riconosco le quattro direzioni. Mostrami compassione! Da solo 
non trovo pace. O Custode Cosmico, Signore degli dèi, Ti prego d'ascoltare le 
mie umili parole. 
26. "I 
figli dei sensi dominati dall'orgoglio principesco, insieme all'ego, alle 
abitudini karmiche e ai piaceri materiali, sono in attesa di scagliarsi sui 
nostri saggi capi; eppure essi guidano la corsa della morte, per cadere e 
svanire per sempre nella Tua bocca vorace adorna di crudeli denti sgraziati. 
27. "Il 
vincitore e il vinto (il giusto e l'ingiusto, entrambi Tuoi figli) reclamano 
ancora il Tuo amore; eppure tutti un giorno baceranno la polvere e dormiranno 
sul suolo comune della terra. Si vedono le teste maciullate di alcuni incastrate 
fra i Tuoi denti avidi. 
28. 
"Come le onde impetuose dei ruscelli desiderano farsi strada in mezzo a una 
moltitudine di ondine e scorrere verso L'oceano, così gli eroici rivoli della 
vita vanno a scontrarsi in una lotta furibonda nella bocca schiumeggiante del 
Tuo mare di fuoco, dove le scintille della vita danzano in Te. 
29. 
"Come i moscerini incantati dal gioco della bellezza si precipitano guizzanti e 
incuranti nella fiamma, così i fuochi illusori della passione pretendono di 
splendere come la Tua luce divina, spronando i mortali a rispondere al richiamo 
della morte. 
30."Dalla Tua bocca fiammeggiante guizzano lingue saettanti che leccano 
il sangue caldo di forti e deboli. Tu, Dio Goloso, divori con fame infinita. O 
Vishnu, Tu distruggi i mondi con raggi di fuoco onnipervadenti. 
31. "Sii 
benevolo, o Principio degli dèi! Io desidero veramente conoscere chi sei - 
Signore Primevo, Forma Terrificante e nello stesso tempo infinitamente buona. 
Dimmi qual è la Tua volontà sovrana, perché ancora non la conosco". Il Signore 
Beato disse: 
32. "In 
guisa di Destino Infinito, Io vengo come l'avaro Tempo per cogliere e accogliere 
nelle Mie ardenti fauci i deboli timorosi, e tutti gli esseri mortali stanchi 
del mutamento della morte, e con il nettare della Mia vita prepararli ad 
affrontare impavidi nuove lotte superliori. Anche se tu non uccidessi i tuoi 
malvagi nemici, un giorno questi guerrieri schierati in battaglia cadranno 
sicuramente nelle fauci della Mia giustizia. 
33 
."Sorgi, svegliati! Sorgi, svegliati! Colpisci a morte i tuoi nemici, fa, 
prigioniera la carne e cogli la gloria della vittoria partecipando al gioco 
della battaglia. Goditi la ricchezza del Re della pace, e del regno dei cieli! 
Ben conosco gli avvenimenti che ha in serbo il mistico futuro; e invero ti dico 
che molto tempo fa Io ho ucciso i tuoi nemici e questi guerrieri, molto prima 
che la tua mano-agente potesse sapere (che avrei fatto approdare i tuoi nemici 
alle buie rive della morte).
34. "Tu 
sei il Mio strumento; ed è così che attuo i Miei piani nell'universo, servendomi 
di diversi strumenti. Io ho già ucciso e ancora ucciderò le schiere dei sensi 
(Drona, Bhishma, Jayadratha, Karna e altri potenti guerrieri), sia tramite te 
che attraverso i Miei soldati del passato e del futuro!". 
Sanjaya disse (a Re Dhritarashtra): 
35. Dopo 
avere ascoltato le parole di Keshava, tremante e intimorito, con le mani giunte 
in segno di preghiera, Arjuna s'inchinò ancora una volta umilmente e con voce 
tremula si rivolse a Krishna: 
Arjuna 
disse: 
36. "A 
ragione, Hrishikesha, i mondi sono fieri e felici di cantare la Tua gloria! I 
demoni, terrorizzati, cercano salvezza fuggendo in tutte le direzioni; mentre le 
moltitudini dei siddha (esseri perfetti) s'inchinano per adorarTi. 
37. "E 
perché non dovrebbero adorarTi, Spirito Infinito? Poiché Tu sei più grande di 
Brahma, il Creatore, che è scaturito da Te. O Essere Infinito, Dio degli dèi, 
Rifugio dell'universo, Tu sei l'Imperituro: il Manifesto, il Non Manifesto e 
Quello oltre (il Mistero Supremo)! 
38. "Tu 
sei il Dio Primevo, l'Antico Purusha! Tu sei il Rifugio Supremo dei mondi, il 
Conoscitore e il Conosciuto, la Mèta Suprema! La Tua onnipresenza splende 
nell'universo - o Tu dalla Forma Illimitata! 
39. "O 
Fluida Vita delle Correnti Cosmiche (Vayu), o Re della Morte (Yama), o Dio del 
Fuoco (Agni), o Sovrano del Mare e de! Cielo (Varuna), o Signore della Notte (la 
Luna), o Padre Divino dall'innumerevole progenie (Prajapati), o Grande Antenato 
di tutti! A Te lode, lode senza fine! A Te rivolgo migliaia di volte i miei 
saluti! 
40. "O 
Potenza Infinita, o Invincibile Onnipresenza Onnisciente, o Tutto! Io m'inchino 
a Te davanti e di dietro, m'inchino a Te a sinistra e a destra, m'inchino a Te 
sopra e sotto, m'inchino a Te che mi avvolgi e mi compenetri dappertutto! 
41 - 42. 
"Inconsapevole della Tua gloria cosmica e considerandoTi come un compagno 
familiare, spesso mi sono rivolto a Te chiamandoti con audacia 'Krishna', 
'Yadava' e 'Amico'. Per tutte queste parole, sia dette con incuranza o con 
affetto, e per qualunque irriverenza possa aver mostrato nei Tuoi confronti - 
Signore Incrollabile! - durante lo scherzo o a pranzo, mentre camminavamo, 
sedevamo o riposavamo, da solo con Te o in compagnia di altri - per tutte queste 
mancanze involontarie, o Incommensurabile, io chiedo perdono. 
43. "Tu 
sei il Padre di tutto, di ciò che si muove e di ciò che non si muove. Nessun 
altro che Te è degno di essere adorato, o Guru Sublime! Non esiste un altro 
uguale a Te nei tre mondi. Chi Ti può superare, Signore dalla potenza 
incomparabile? 
44. 
"Perciò, Signore Adorabile, mi getto ai Tuoi piedi implorando il Tuo perdono. O 
Signore, perdonami come un padre suo figlio, come un amico un caro amico, come 
un amante la sua amata! 
45. 
"Colmo di gioia per aver contemplato una visione mai vista prima, la mia mente 
non è però libera dalla paura. Sii misericordioso con me, o Signore degli dèi, 
Rifugio dei mondi! Mostrami soltanto la Tua forma divina (del benevolo Vishnu). 
46. 
"Desidero vederTi come prima, come Vishnu con quattro braccia, cinto di corona e 
con in mano la mazza e il disco. MostraTi di nuovo a me in quella forma, Tu che 
hai migliaia di braccia e assumi la forma dell'universo"! 
Il 
Signore Beato disse: 
47."Pieno di grazia ho esercitato il Mio potere yoga per rivelare a te, 
Arjuna, la Mia suprema forma originaria, la Mia infinita e radiosa forma 
universale, che nessun altro ha mai visto prima. 
48."Nessun essere mortale - eccetto te, o Grande Eroe dei Kuru - è in 
grado di contemplare la Mia forma universale. Questa visione non si può ottenere 
con i sacrifici o la carità né facendo rituali o rigorose austerità né con lo 
studio dei Veda. 
49."Non 
devi aver timore né essere turbato, vedendo il Mio aspetto terribile. Rimuovendo 
ogni paura e col cuore colmo di gioia, guarda ancora una volta la Mia forma a te 
familiare". 
Sanjaya disse (a Re Dhritarashtra): 
50.Dopo 
aver parlato così, Vasudeva, il Signore dell'universo, riassunse la forma di 
Krishna. Riapparendo ad Arjuna in quella forma di grazia, la Grande Anima 
consolò il Suo devoto intimorito. 
Arjuna 
disse: 
51. "O 
Tu che esaudisci tutti i desideri (Janardana)! Guardando di nuovo la Tua dolce 
forma umana, la mia mente si acquieta e sento di essere tornato alla mia vera 
natura". 
Il 
Signore Beato disse: 
52. "É 
davvero molto difficile contemplare la Mia Visione Universale, come tu l'hai 
vista! Perfino gli dei desiderano continuamente vedere quella Forma. 
53. 
"Essa non viene svelata né attraverso le austerità né con lo studio delle sacre 
scritture né elargendo doni nè facendo adorazioni e sacrifici formali. 
54. "O 
Terrore dei sensi-nemici! Soltanto con l'indivisa devozione (facendo convergere, 
mediante lo yoga, tutti i pensieri in un'unica percezione divina) Io posso 
essere contemplato nella Forma Cosmica in cui Mi hai visto e conosciuto in 
realtà e infine abbracciato nell'Unità! 
55. "O 
Arjuna, chi agisce soltanto per Me, chi fa di Me la sua mèta suprema, chi 
s'abbandona con amore a Me, non è attaccato (ai Miei illusori mondi di sogno) e 
non nutre inimicizia verso alcuno (vedendo Me in tutto) questi entra nel Mio 
essere!". 
Qui 
finisce l'undicesimo capitolo chiamato "Vishvarupa-darshana-yoga" 
"Lo Yoga della visione della Forma Universale"'
"Lo Yoga della visione della Forma Universale"'
* * 
*
CAPITOLO XII - Bhakti Yoga
Arjuna 
disse: 
1. "Fra 
quei devoti che Ti adorano con costante fermezza e quelli che adorano 
l'Imperituro, il Non Manifesto quali sono maggiormente versati nello yoga?". 
Il 
Signore Beato disse: 
2. 
"Coloro che fissando le loro menti su di Me, Mi adorano stando sempre uniti a Me 
con devozione suprema, sono a Mio parere i perfetti conoscitori dello yoga. 
3. "Ma 
quelli che adorano l'Imperituro, l'Indescrivibile, il Non Manifesto, 
l'Onnipresente, l'Inconcepibile, l'Immutabile, l'Eterno; 
4. "Che 
hanno soggiogato tutti i sensi, che sono sempre in possesso di equanimità e si 
dedicano al benessere di tutti gli esseri - invero anch'essi ottengono Me. 
5. 
"Coloro che si prefiggono per mèta il Non Manifesto aumentano le difficoltà; 
perché per gli esseri incarnati arduo è il sentiero che porta all'Assoluto. 
6 - 7. 
"Ma quelli che Mi adorano, abbandonando a Me tutte le attività (pensandoMi come 
l'unico Autore delle azioni), contemplandoMi con uno yoga totale ed esclusivo - 
rimanendo assorti in Me - invero, Figlio di Pritha, per questi che hanno la 
coscienza fissa in Me Io divento ben presto il Salvatore che li tira fuori 
dall'oceano delle nascite mortali. 
8. 
"Immergi la tua mente soltanto in Me, concentra su di Me la tua percezione 
discriminativa, e al di là di ogni dubbio dimorerai eternamente in Me. 
9. "O 
Dhananjaya, se non fossi capace di tenere ferma la tua mente su di Me, cerca 
allora di raggiungerMi con la pratica costante dello yoga. 
10. "Se 
però non fossi capace di praticare yoga con continuità, dedicati con diligenza a 
compiere azioni pensando a Me. Anche impegnandoti nelle attività per amor Mio 
otterrai il supremo successo divino. 
11. "Se 
non riuscissi a fare neppure questo, allora, rimanendo attaccato a Me come tuo 
Rifugio, rinuncia ai frutti di tutte le azioni mentre continui a sforzarti di 
ottenere l'autocontrollo. 
12. 
"Invero la saggezza (nata dalla pratica yoga) è superiore alla pratica 
(meccanica) dello yoga; la meditazione è più desiderabile del possesso della 
conoscenza (teorica); la rinuncia ai frutti delle azioni è meglio (degli stati 
iniziali) della meditazione. la rinuncia ai frutti delle azioni è seguita 
immediatamente dalla pace. 
13 - 14. 
"Chi è libero dall'odio verso tutte le creature ed è amichevole e 
compassionevole verso tutti; chi è privo della coscienza di "Io e mio" e di 
possessività; chi è equanime nella sofferenza e nella gioia; paziente e 
misericordioso, sempre contento; chi pratica regolarmente yoga, sforzandosi 
costantemente di conoscere il Sé e unirsi allo Spirito; chi è in possesso di 
ferma determinazione, con la mente e la discriminazione abbandonate a Me questi 
è Mio devoto, e Mi è caro. 
15. 
"L'individuo che non crea disturbo nel mondo e che non può essere disturbato dal 
mondo, che è libero da esultanza, gelosia, paura e ansietà - anche questi Mi è 
caro.
16. "Chi 
è libero dai desideri mondani, chi è puro (nel corpo e nella mente), chi è 
sempre pronto (ad agire), chi rimane indifferente e non turbato dalle 
circostanze, chi ha rinunciato a tutte le imprese piacevoli (iniziate dall'ego) 
- questi è Mio devoto, e Mi è caro. 
17. "Chi 
non sente né gioia né avversione verso le cose tristi e piacevoli (della vita), 
chi è libero da dolori e desideri, chi ha bandito (la coscienza relativa di) 
bene e male, e chi è intensamente devoto - questi Mi è caro. 
18 - 19. 
"Chi è ugualmente tranquillo davanti ad amici e nemici, (ricevendo) adorazione e 
insulti, e durante le esperienze di caldo e freddo e di piacere e sofferenza; 
chi ha rinunciato all'attaccamento, considerando allo stesso modo lode e 
biasimo; chi è tranquillo e contento con qualunque cosa, non attaccato alla vita 
di casa, ed ha una natura calma e piena di devozione - questi Mi è 
caro.
20. "Ma 
quelli che perseguono con fede (shraddha) questa religione (dharma) immortale, 
come ho detto prima, colmi di devozione e supremamente assorti in Me - questi 
devoti Mi sono estremamente cari". 
Qui 
finisce il dodicesimo capitolo chiamato "Bhakti-yoga"
"Lo Yoga della Devozione."
"Lo Yoga della Devozione."
* * 
*
CAPITOLO XIII - Il Campo e il Conoscitore del Campo
Arjuna disse: 
"O 
Keshava, desidero sapere di Prakriti (l'intelligente Madre Natura) e di Purusha 
(Dio Padre trascendente); dello kshetra (il 'campo' del corpo) e dello 
kshetrajna (l'anima o conoscitore del 'campo'); della conoscenza e di Quello che 
dev'essere conosciuto". 
Il 
Signore Beato disse: 
1. 
"Figlio di Kunti, coloro che conoscono la verità chiamano il corpo kshetra (il 
'campo' in cui si semina e si raccoglie buono e cattivo karma); allo stesso modo 
chiamano kshetrajna (anima) ciò che conosce il campo. 
2. "O 
Discendente di Bharata, sappi anche che Io sono lo Kshetrajna (Colui che 
percepisce) in tutti gli kshetra (i corpi emanati dal principio cosmico creativo 
e dalla Natura). Per Me la comprensione di kshetra e kshetrajna costituisce la 
vera saggezza. 
3. "Ora 
ti dirò in breve dello kshetra, dei suoi attributi, del suo principio di causa 
ed effetto, delle sue influenze che causano modificazioni, ed anche chi è Lui 
(lo Kshetrajna) e qual è la natura dei Suoi poteri. 
4. 
"(Queste verità) sono state chiaramente celebrate dai Rishi in molti modi; in 
vari canti nei Veda e nelle convincenti analisi piene di logica degli aforismi 
su Brabman (i 'Brahma Sutra). 
5. 
"Brevemente descritto, lo kshetra e le sue modificazioni sono composte dal Non 
Manifesto (Mula-Prakriti, la Natura indifferenziata), dai cinque elementi 
cosmici, dai dieci sensi e dalla mente, dall'intelligenza (buddhi), 
dall'egoismo, dai cinque oggetti dei sensi;
6. "Da 
desiderio, odio, piacere e dolore; dall'aggregazione (il corpo, che è una 
combinazione di forze diverse), dalla coscienza e dalla persistenza. 
7. "(Il 
saggio è contraddistinto da) umiltà, mancanza d'ipocrisia, non violenza, 
clemenza, rettitudine, servizio al guru, purezza di mente e corpo, fermezza e 
auto-controllo; 
8. 
"Indifferenza verso gli oggetti dei sensi, assenza di egoismo, comprensione 
delle sofferenze e dei mali (impliciti nella vita mortale): nascita, malattia, 
vecchiaia e morte; 
9. "Non 
attaccamento, non identificazione del Sé con cose come figli, moglie e casa; 
costante equanimità in tutte le circostanze desiderabili e indesiderabili; 
10. 
"Incrollabile devozione a Me mediante lo yoga della non-separazione; vivere in 
luoghi solitari, evitare la compagnia delle persone mondane; 
11. 
"Perseveranza nella conoscenza del Sé e percezione intuitiva dello scopo di ogni 
sapere. Tutte queste qualità costituiscono la saggezza; (le qualità) ad esse 
opposte costituiscono l'ignoranza. 
12. "Ti 
dirò di Quello che dev'essere conosciuto, perché tale conoscenza dà 
l'immortalità. Ascolta del Brahman Supremo senza principio - Colui che non è 
chiamato né esistente (sat) né inesistente (asat). 
13. 
"Egli è presente nel mondo, avvolgendo tutto le Sue mani e i Suoi piedi sono 
dappertutto; i Suoi occhi e le Sue orecchie sono da tutte le parti, le Sue 
bocche e le Sue teste sono ovunque; 
14. 
"Splendente in tutte le funzioni dei sensi e tuttavia trascendente i sensi; non 
attaccato alla creazione e tuttavia il Sostegno di tutto; libero dai guna (le 
tre qualità della Natura) e tuttavia Colui che ne gode. 
15. 
"Egli è dentro e fuori tutto ciò che esiste, l'animato e l'inanimato; Egli è nel 
contempo vicino e lontano; impercettibile a causa della Sua sottigliezza. 
16. 
"Egli - l'Uno Indivisibile - appare come innumerevoli esseri. Egli sostiene e 
distrugge le loro forme, e poi le crea di nuovo. 
17. 
"Luce di tutte le Luci, al di là dell'oscurità; Conoscenza stessa, Quello che 
dev'essere conosciuto, la Mèta di ogni sapere, Egli dimora nei cuori di tutti. 
18. "Ho 
descritto brevemente il Campo, la natura della saggezza e l'Oggetto della 
saggezza. Conoscendo queste cose, il Mio devoto entra nel Mio essere. 
19. 
"Sappi che Purusha e Prakriti sono entrambi senza principio; sappi anche che 
tutte le modificazioni e le qualità (guna) nascono da Prakriti. 
20. 
"Della creazione del corpo e degli strumenti (i sensi), Prakriti è la causa. 
Dell'esperienza di gioia e dolore, il Purusha è la causa. 
21. "Il 
Purusha coinvolto da Prakriti fa esperienza dei guna nati dalla Natura. 
L'attaccamento alle tre qualità di Prakrìti causa l'incarnazione dell'anima in 
buoni e cattivi grembi. 
22. "Il 
Supremo Purusha, trascendente ed esistente nel corpo, è lo Spettatore 
distaccato, Colui che dà il consenso e che ne gode, il Sostenitore, il Gran 
Signore ed anche il Sé Supremo. 
23. 
"Qualunque sia il suo modo di vita, chi realizza in tal modo il Purusha e la 
triplice natura di Prakriti non sarà più soggetto alla rinascita.
24. "Per 
vedere il Sé nel sé (l'ego purificato) mediante il sé (la mente illuminata), 
alcuni seguono il sentiero della meditazione, altri il sentiero della conoscenza 
e altri ancora il sentiero dell'azione disinteressata. 
25. 
"Altri ancora, ignoranti delle tre vie principali, ascoltano le istruzioni del 
guru. Seguendo il sentiero dell'adorazione, considerando gli antichi 
insegnamenti come il Supremo Rifugio, anche questi ottengono l'immortalità. 
26. "O 
Migliore dei Bharata! Sappi che tutto ciò che esiste - ogni essere, ogni 
oggetto, la creazione animata e inanimata - nasce dall'unione di Kshetra e 
Kshetrajna (Natura e Spirito).
27. 
"Vede realmente chi percepisce il Signore Supremo presente ugualmente in tutte 
le creature, l'Imperituro nel transitorio. 
28. "Chi 
è consapevole dell'onnipresenza di Dio non ferisce il Sé con il sé. Quest'uomo 
raggiunge la Mèta Suprema. 
29. 
"Percepisce la verità chi vede che tutte le azioni sono fatte interamente da 
Prakriti soltanto e non dal Sé, che non agisce. 
30. 
"Quando un uomo vede che tutti gli esseri separati esistono nell'Uno, che Si è 
espanso nei molti, allora si fonde con Brahman.
31. "O 
Figlio di Kunti! Siccome il Sé Supremo e Immutabile è senza principio e senza 
attributi (guna), non compie azioni e non ne viene influenzato, anche quando 
dimora nel corpo. 
32. 
"Come l'etere onnipervadente, per la sua essenza sottile, è al di là di ogni 
contaminazione - similmente il Sé, pur presente ovunque nel corpo, è sempre 
immacolato.
33. "O 
Bharata! Come il sole illumina da solo il mondo intero, così il Signore del 
Campo (Dio e il Suo riflesso, l'anima) illumina il campo intero (la Natura e la 
'piccola natura' del corpo). 
34. 
"Entrano nel Supremo coloro che percepiscono con l'occhio della saggezza la 
distinzione tra Kshetra e Kshetrajna, e anche coloro che conoscono il metodo per 
liberare gli esseri da Prakriti. 
Qui 
finisce il tredicesimo capitolo chiamato "Kshetra-kshtrajna-vibhaga-yoga" 
"Lo Yoga delta Distinzione fra il Campo e il Conoscitore del Campo"
"Lo Yoga delta Distinzione fra il Campo e il Conoscitore del Campo"
* * 
*
CAPITOLO XIV - I Tre Guna
Il 
Signore Beato disse: 
1. "Ti 
esporrò di nuovo la saggezza suprema che trascende ogni conoscenza. Con tale 
saggezza, al termine di questa vita, tutti i saggi hanno ottenuto la perfezione 
finale. 
2. 
"Realizzando questa saggezza, stabiliti nel Mio Essere, i saggi non rinascono 
nemmeno all'inizio di un nuovo ciclo di creazione, né sono turbati al tempo 
della dissoluzione universale. 
3. "La 
Grande Prakriti (Mahat-Brahma) è il Mio grembo, nel quale deposito il seme 
(della Mia Intelligenza): questa è la causa della nascita di tutti gli esseri. 
4. 
"Figlio di Kunti! Di tutte le forme - prodotte da qualsiasi tipo di grembo - la 
Grande Prakriti è la matrice (Madre) originaria ed Io sono il Padre che fornisce 
il seme. 
5. "O 
Eroe dal Braccio Possente! I guna che nascono da Prakriti - sattva, rajas e 
tamas - imprigionano saldamente nel corpo l'Incarnato Imperituro. 
6. "O 
Senza-peccato! Dei tre guna, l'immacolato sattva dà illuminazione e salute. 
Tuttavia lega l'uomo con l'attaccamento alla felicità e l'attaccamento alla 
conoscenza.
7. 
"Sappi, Figlio di Kunti, che l'attivante rajas è permeato di passione e fa 
nascere il desiderio e l'attaccamento; esso lega saldamente l'anima incarnata 
mediante l'attaccamento alle azioni. 
8. "O 
Bharata! Sappi che il tamas nasce dall'ignoranza, illudendo tutti gli esseri 
incarnati. Esso li incatena con il fraintendimento, l'indolenza ed il sonno. 
9. "Il 
sattva fa attaccare alla felicità; il rajas all'attività; mentre il tamas, 
eclissando il potere della discriminazione, fa attaccare al fraintendimento. 
10. "A 
volte predomina il sattva sopraffacendo il rajas e il tamas. A volte prevale il 
rajas, non il sattva o il tamas; mentre a volte il tamas oscura il sattva e il 
rajas. 
11. "Si 
può sapere che predomina il sattva quando la luce della saggezza risplende 
attraverso tutte le porte dei sensi del corpo. 
12. "La 
predominanza del rajas causa cupidigia, attività, bisogno di agire, agitazione e 
desiderio. 
13. "Il 
tamas come guna dominante produce oscurità, indolenza, trascuratezza nei doveri 
e illusione. 
14. 
"L'uomo che muore con le qualità sattviche predominanti raggiunge le regioni 
immacolate in cui dimorano i conoscitori del Supremo. 
15. "Se 
al momento della morte prevale il rajas, l'individuo rinasce tra quelli 
attaccati all'attività. Chi muore permeato dal tamas entra nei grembi di coloro 
che sono profondamente immersi nell'illusione. 
16. "(I 
saggi) dicono che il frutto delle azioni sattviche è armonia e purezza. Il 
frutto delle azioni rajasiche è il dolore. Il frutto delle azioni tamasiche è 
l'ignoranza. 
17. "Dal 
sattva nasce la saggezza; dal rajas la cupidigia; dal tamas la negligenza, 
l'illusione e l'ignoranza. 
18. 
"Coloro che sono stabiliti nel sattva vanno in alto; i rajasici dimorano nel 
mezzo; mentre i tamasici, che sono immersi nel guna più basso, scendono giù. 
19. 
"Quando il veggente non percepisce (nella creazione) alcun agente eccetto i tre 
guna, e conosce Quello che è superiore ai guna, entra nel Mio Essere. 
20. 
"Avendo trasceso le tre qualità della Natura che sono la causa dell'incarnazione 
fisica - un uomo è liberato dalle sofferenze di nascita, vecchiaia, dolore e 
morte; e ottiene l'immortalità". 
Arjuna 
disse: 
21. "O 
Signore, quali segni contraddistinguono colui che ha trasceso le tre qualità? 
Qual è il suo comportamento? Come fa ad andare oltre i tre guna?". 
Il 
Signore Beato disse: 
22. "O 
Pandava! Colui che non aborrisce la presenza dei guna - (e dei loro effetti): 
illuminazione, attività e ignoranza - né deplora la loro assenza; 
23. "Che 
rimane indifferente e non turbato dalle tre qualità - realizzando che esse 
soltanto operano nella creazione; con la mente che non oscilla, ma sempre 
centrata nel Sé; 
24. 
"Uguale nel piacere e nel dolore, nella lode e nel biasimo - ben saldo nella sua 
natura divina; guardando con occhio equanime un pezzo di terra, una pietra e 
l'oro; uguale nella sua attitudine verso (persone ed esperienze) piacevoli e 
spiacevoli; fermo di mente; 
25. 
"Uguale nell'onore e nel disonore; trattando allo stesso modo l'amico e il 
nemico; abbandonata ogni illusione di essere la persona che agisce - questi è 
colui che ha trasceso le tre qualità! 
26. "Chi 
Mi serve con ferma devozione trascende i guna ed è qualificato a diventare 
Brahman. 
27. 
"Poiché Io sono la base dell'Infinito, Immortale e Immutabile; e dell'eterno 
Dharma e della Beatitudine Assoluta". 
Qui 
finisce il quattordicesimo capitolo chiamato "Guna-traya-vibhaga-yoga" 
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Guna"
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Guna"
* * 
*
CAPITOLO XV - Purushottama - L'Essere Supremo
Il 
Signore Beato disse: 
1. "Essi 
(i saggi) parlano di un eterno albero ashvattha, con le radici in alto e 
i rami in basso, le cui foglie sono i Veda Chi conosce quest'albero della vita è 
un conoscitore dei Veda. 
2. "I 
suoi rami, nutriti dai guna, si estendono in alto e in basso; i suoi germogli 
sono gli oggetti dei sensi; e sotto, nel mondo degli uomini, estende le radici 
che forzano l'uomo alle azioni.
3 - 4. 
"Le persone comuni non possono percepire la vera natura di quest'Albero, il suo 
principio, la sua fine e i suoi modi di continuità. I saggi dopo aver reciso 
l'Ashvattha saldamente radicato con la potente ascia del non 
attaccamento, pensando "lo prendo rifugio nel Primevo Purusha dal quale sono 
stati emanati gli eterni processi della creazione" - cercano la Mèta Suprema. E 
raggiuntala, non fanno più ritorno all'esistenza fenomenica. 
5. 
"Senza brama di onore; libero dall'illusione e dal malevolo attaccamento; con i 
desideri banditi completamente; liberato dalle coppie di opposti, come piacere e 
dolore; sempre stabilito nel Sé, il saggio non più ingannato raggiunge lo stato 
immutabile. 
6. 
"Laddove non splende il sole né la luna né il fuoco, quella è la Mia Dimora 
Suprema. Dopo averla raggiunta, gli uomini non rinascono mai più. 
7. "Una 
parte eterna di Me Stesso, manifestata come anima vivente (jiva) nel mondo degli 
esseri, attira a sé i sei sensi - inclusa la mente che dimorano in Prakriti. 
8. 
"Quando il Signore (come jiva) assume un corpo, porta con sé la mente e i sensi. 
Quando lascia quel corpo, li prende e se ne va, come il vento porta via i 
profumi dalle loro sedi (nei fiori). 
9. 
"Governando la mente e i sensi dell'udito, della vista, del tatto, del gusto e 
dell'odorato, Egli gode del mondo dei sensi. 
10. "Le 
persone immerse nell'illusione non Lo percepiscono mentre Egli rimane o diparte 
o fa esperienza del mondo dei guna. Ma Lo vedono quelli che hanno l'occhio della 
saggezza aperto. 
11. "Gli 
yogi che si sforzano di ottenere la liberazione Lo vedono esistere in loro; ma 
le persone indisciplinate e non purificate non riescono a percepirLo, anche 
quando si sforzano di farlo. 
12. 
"Sappi che la radiosità della luce del sole - che illumina il mondo intero - 
della luce che proviene dalla luna e della luce del fuoco, è la Mia. 
13. 
"Permeando la terra con la Mia energia vitale (ojas), Io sostengo tutti gli 
esseri; e diventando la linfa lunare (soma), nutro tutte le forme vegetali. 
14. 
"Diventato (il potente fuoco) Vaishvanara, sono presente nel corpo delle 
creature viventi; e, agendo attraverso il prana e l'apana, digerisco il cibo 
ingerito in quattro modi. 
15. "Io 
dimoro nel cuore di tutti gli esseri. Da Me viene la memoria e la conoscenza, 
come pure la loro perdita. In verità Io sono Quello che dev'essere conosciuto 
attraverso i Veda, invero, Io sono il Conoscitore dei Veda e l'Autore del 
Vedanta. 
16. "Nel 
cosmo vi sono due Esseri (Purusha), il perituro e l'imperituro. Tutte le 
creature costituiscono il perituro, mentre il Kutastha è l'Imperituro. 
17. "Vi 
è però un altro, il Supremo Purusha, chiamato Spirito Supremo (Paramatma) - 
l'Eterno Signore che permea e sostiene i tre mondi. 
18. "Io 
(il Signore) sono oltre il perituro (Prakriti) e sono anche superiore 
all'Imperituro (Kutastha). Per questo nei mondi e nei Veda (nella percezione 
intuitiva delle anime liberate) sono glorificato col nome di Purushottama, 
l'Essere Supremo.
19. 
"Discendente di Bharata! Colui che, liberato dall'illusione, Mi conosce come lo 
Spirito Supremo, conosce tutto. Egli Mi adora con tutto il suo essere. 
20. 
"Così, o Senza-Peccato, ti ho impartito questa profondissima saggezza. 
Realizzandola, l'uomo diventa un saggio, uno che ha adempiuto con successo tutti 
i suoi doveri e tuttavia continua ad agire". 
Qui 
finisce il quindicesimo capitolo chiamato "Purushottama-yoga" 
"Lo Yoga del Supremo Purusha"
"Lo Yoga del Supremo Purusha"
* * 
*
CAPITOLO XVI - Il Divino e il Demoniaco
Il 
Signore Beato disse: 
1. 
"Assenza di paura, purezza di cuore, perseveranza nell'acquisizione della 
saggezza e nella pratica yoga, carità, controllo dei sensi, compiere riti sacri 
(yajna), studio delle sacre scritture, austerità, rettitudine; 
2. "Non 
violenza, verità, assenza di collera, rinuncia interiore, pace, avversione alla 
calunnia, compassione verso tutte le creature, assenza di cupidigia, gentilezza, 
modestia, tranquillità; 
3. 
"Radiosità di carattere, clemenza, pazienza, purezza, mancanza di odio e assenza 
di orgoglio - queste qualità, o Bharata, sono la ricchezza di chi ha 
inclinazioni divine. 
4. "O 
Partha, il vanitoso orgoglio, l'arroganza, l'eccessiva stima di sé, la collera, 
come pure l'asprezza e l'ignoranza, contraddistinguono l'uomo nato con una 
natura demoniaca (asurica). 
5. "Le 
qualità divine donano la liberazione; le qualità demoniache portano alla 
schiavitù. Non temere, o Pandava! Tu sei dotato di caratteristiche 
divine.
6. "In 
questo mondo vi sono due tipi di uomini: il divino e il demoniaco. Ti ho già 
descritto ampiamente quali sono le qualità divine. Ascolta ora, o Partha, quali 
sono quelle demoniache. 
7. "Le 
persone di natura demoniaca non conoscono il giusto sentiero dell'azione o 
quando astenersi dall'azione. Esse mancano di purezza, di verità e di buona 
condotta. 
8. 
"Dicono: "Il mondo non ha un fondamento morale né una verità permanente, né un 
Dio o Signore. Tutte le cose traggono origine dalla mutua unione, causata dal 
desiderio lussurioso. Che altro?". 
9. "Coi 
loro piccoli intelletti, questi esseri rovinati s'attaccano alle loro erronee 
convinzioni e commettono molte atrocità. Essi sono nemici del mondo, propensi 
alla sua distruzione. 10. "Dediti a insaziabili desideri, pieni d'ipocrisia, 
orgoglio e arroganza, nutrendo idee malvagie a causa dell'illusione, tutte le 
loro azioni sono impuramente motivate. 
11. 
"Credendo che l'appagamento dei desideri lussuriosi del corpo sia lo scopo 
supremo della vita, sicuri che questo mondo sia 'tutto', questi uomini sono 
immersi fino al momento della morte nelle cure e nelle preoccupazioni terrene. 
12. 
"Legati da centinaia di catene di speranze ed aspettative egoistiche, schiavi 
del desiderio e della collera, si sforzano di procurarsi i godimenti fisici 
accumulando ricchezze in maniera disonesta. 
13. 
""Oggi ho ottenuto questo, e presto appagherò un altro desiderio. Questa è la 
mia attuale ricchezza, ma in futuro molto di più sarà mio". 
14. ""Ho 
ucciso questo nemico, e presto ne ucciderò anche altri. Sono un signore tra gli 
uomini; godo di tanti possessi; ho successo, sono potente e felice". 
15. 
""Sono ricco e di nobile famiglia. Chi altri può essere paragonato a me? Offrirò 
doni con ostentazione e farò sacrifici formali; sarò felice". Così parlano, 
fuorviati dall'ignoranza. 
16. 
"Nutrendo pensieri confusi, presi nella rete dell'illusione, bramando solo la 
gratificazione dei piaceri dei sensi, essi sprofondano in un orribile inferno. 
17. 
"Pieni d'arroganza, ostinati, inebriati dall'orgoglio della ricchezza, essi 
compiono ipocritamente sacrifici che sono tali solo di nome, senza seguire le 
ingiunzioni delle sacre scritture. 
18. 
"Essendo pieni d'egoismo, di violenza, d'arroganza, di lussuria, e inclini 
all'ira - questi uomini malvagi disprezzano Me, che dimoro in loro e in tutti 
gli altri. 
19. 
"Questi crudeli perpetratori del male che non sanno che odiare, i peggiori tra 
gli uomini, Io li getto ripetutamente nei grembi demoniaci del mondo delle 
rinascite. 
20. 
"Entrando in grembi di asura, illusi nascita dopo nascita, non riuscendo ad 
ottenerMi, essi discendono in abissi sempre più profondi. 
21. "Tre 
sono le porte dell'inferno che portano alla distruzione del bene dell'anima: 
lussuria, collera e cupidigia. Perciò, l'uomo deve abbandonare queste tre. 
22. 
"Figlio di Kunti! Allontanandosi dalle tre porte del regno delle tenebre, l'uomo 
agisce per il bene della propria anima e quindi raggiunge la Mèta Suprema. 
23. "Chi 
ignora i comandamenti delle sacre scritture e agisce seguendo i propri folli 
desideri, non ottiene la felicità né la perfezione né la Mèta 
Suprema.
24. 
"Prendi dunque le sacre scritture come guida per determinare ciò che dev'essere 
fatto e ciò che dev'essere evitato. Con la comprensione intuitiva degli 
insegnamenti esposti nei testi sacri, sii felice di compiere il tuo dovere qui 
(nel mondo)". 
Qui 
finisce il sedicesimo capitolo chiamato "Daivasura-sampad-vibhaga-yoga" 
"Lo Yoga della Distinzione fra le Qualità Divine e quelle Demoniache"
"Lo Yoga della Distinzione fra le Qualità Divine e quelle Demoniache"
* * 
*
CAPITOLO XVII - I Tre Tipi di Fede
Arjuna 
disse: 
1. "Qual 
è, o Krìshna, lo stato di coloro che ignorano i comandamenti delle sacre 
scritture, ma compiono i sacrifici pieni di fede?. Sono di natura sattvca, 
rajasica o tamasica?". 
Il 
Signore Beato disse: 
2. "La 
fede insita nella natura degli esseri incarnati è triplice: sattvica, rajasica e 
tamasica. Ascolta ciò che ti dico. 
3. "La 
fede di ciascuno è conforme alla propria natura innata, o Bharata. L'uomo è 
fatto dalla sua fede; com'è la sua fede, così invero egli è.
4. "Gli 
uomini sattvici rendono omaggio ai deva, i rajasici agli yaksha e ai rakshasa, e 
i tamasici ai preta e alla moltitudine di bhuta. 
5 - 6. 
"Sappi che gli uomini che praticano terribili austerità non autorizzate dalle 
sacre scritture sono di natura asurica. Pieni d'ipocrisia ed egoismo - dominati 
dalla lussuria, dall'attaccamento e dalla follia violenta del potere - torturano 
in maniera insensata gli elementi del corpo e inoltre offendono Me, che sono 
Colui che vi dimora dentro. 
7. 
"Ciascuno dei tre tipi di uomini ama uno dei tre tipi di cibo. Anche i 
sacrifici, le austerità e l'offerta di doni hanno una triplice natura. Ascolta 
adesso quali sono le loro distinzioni. 
8. "I 
cibi che aumentano la vitalità, l'energia, la forza, la salute, la gioia e il 
buon appetito, e che sono dolci, soffici, sostanziosi e piacevoli, sono amati 
dalle persone pure (sattviche). 
9. "I 
cibi amari, acidi, salati, eccessivamente caldi, piccanti, - aspri e che 
producono bruciore, sono preferiti dagli uomini rajasici; essi producono dolore, 
malessere e malattie. 
10. "I 
cibi che non hanno alcun valore nutritivo, che sono insipidi, putridi, stantii, 
cucinati in precedenza, fatti di avanzi e impuri, sono graditi alle persone 
tamasiche. 
11. "Lo 
yajna (sacrificio o dovere) offerto dagli uomini che non desiderano il frutto 
dell'azione, e fatto secondo le ingiunzioni delle sacre scritture, solo per 
amore della giustizia, è sattvico. 
12. "O 
Migliore dei Bharata! Lo yajna fatto per amore della ricompensa e in uno spirito 
di vana- ostentazione è di natura rajasica. 
13. "Lo 
yajna fatto senza alcun rispetto delle ingiunzioni delle sacre scritture, senza 
offerte di cibo e doni di apprezzamento, senza preghiere o canti sacri, e senza 
devozione (a Dio) - è tamasico. 
14. 
"L'adorazione degli dèi, dei due-volte-nati, dei guru e dei saggi; la purezza, 
la rettitudine, la castità e la non violenza sono considerate le austerità del 
corpo. 
15. "Lo 
studio regolare delle sacre scritture (la comunione interiore con il proprio 
Sé), e il proferire parole che non causano risentimento, ma che sono vere, 
piacevoli e benefiche - sono considerati austerità della parola. 
16. "La 
serenità di mente, la dolcezza, il silenzio, l'autocontrollo e la purezza di 
carattere costituiscono le austerità della mente.
17. 
"Questa triplice austerità, praticata dagli uomini perseveranti che hanno una 
grande fede e non desiderano il frutto delle azioni, è considerata di natura 
sattvica. 
18. "Le 
austerità sono considerate rajasiche, instabili e transitorie, quando sono 
praticate con ostentazione e per ottenere il rispetto, l'onore e la venerazione 
degli uomini. 
19. "Le 
austerità tamasiche sono quelle che si basano sull'ignoranza o su una folle 
concezione, o che sono praticate per torturare se stessi o per fare del male 
agli altri. 
20. "Il 
dono sattvico è quello che si fa per amore della giustizia, senza aspettarsi 
nulla in cambio; e donato nel momento e nel posto giusto ad una persona che ne è 
degna.
21. "Il 
dono offerto con riluttanza o nella speranza di ricevere qualcosa in cambio o di 
guadagnare del merito, è considerato rajasico. 
22. "Il 
dono tamasico è quello dato nel momento e nel posto sbagliato, ad una persona 
che non ne è degna, senza rispetto o con disprezzo. 
23. 
"'Aum Tat Sat' sono state tramandate come le tre parole che designano Brahman 
(Dio). Da questo potere furono creati all'inizio i brahmana (i conoscitori di 
Brahman), i Veda e i riti sacrificali (yajna). 
24. "Per 
questo tutti gli atti dei devoti di Brahman - sacrifici, offerte di doni e 
austerità, fatti secondo le ingiunzioni delle sacre scritture - cominciano 
sempre con il canto di "Aum". 
25. 
"Coloro che cercano la liberazione compiono i diversi atti di sacrificio, 
offrono doni e fanno austerità mentre si concentrano su "Tat", senza alcun 
desiderio per il risultato. 
26. "La 
parola "Sat" indica la Realtà Suprema (oltre la creazione) e il Bene (che da 
Essa emana in tutta la creazione). La parola "Sat" si riferisce anche alle più 
alte forme di azione spirituale. 
27. "Lo 
stato di stabilità nei più alti riti sacrificali, nell'autodisciplina e nelle 
offerte devozionali viene chiamato "Sat" (comunione con Dio, la Coscienza 
Cosmica trascendente). Invero la stessa azione spirituale connessa a "Tat" 
(realizzazione di Dio immanente nella creazione) è ugualmente chiamata "Sat". 
28. "O 
Partha! Ogni sacrificio, offerta di doni o austerità che venga praticato senza 
fede (o devozione) è chiamato "asat". Esso non ha alcun valore né qui né 
nell'aldilà". 
Qui 
finisce il diciassettesimo capitolo chiamato 
"Shraddha-traya-vibhaga-yoga" 
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Tipi di Fede"
"Lo Yoga della Distinzione fra i tre Tipi di Fede"
* * 
*
CAPITOLO XVIII - La Liberazione attraverso La Rinuncia
Arjuna disse:
1. "O 
Hrishikesha! Guerriero dal Braccio Possente! Uccisore del demone Keshi! Desidero 
conoscere il vero significato di sannyasa (rinuncia) ed anche di tyaga 
(abbandono), e qual è la loro differenza". 
Il 
Signore Beato disse:
2. "I 
saggi chiamano 'sannyasa' la rinuncia a tutte le azioni fatte con desiderio. I 
saggi dicono che 'tyaga' è la rinuncia ai frutti delle azioni. 
3. 
"Alcuni filosofi dicono che bisogna rinunciare a tutte le azioni perché piene di 
male. Altri dichiarano che gli atti di sacrificio (yajna), di filantropia (dana, 
offerte di doni) e di autodisciplina (tapas) non devono essere abbandonati. 
4. 
"Ascolta dunque da Me, o Migliore dei Bharata, la verità finale sulla rinuncia. 
Infatti, Tigre tra gli Uomini, è stato detto che la rinuncia è di tre 
tipi.
5. 
"Invero le azioni implicite nello yajna, nel dana e nel tapas devono essere 
compiute, e non devono essere abbandonate; poiché il sacro rito del fuoco, la 
filantropia e l'autodisciplina santificano il saggio. 
6. "Ma 
anche queste azioni, o Partha, devono essere fatte abbandonando l'attacamento 
(ad esse) e il desiderio per i (loro) frutti. Questa è la Mia certa e suprema 
convinzione. 
7. "La 
rinuncia all'azione prescritta non è giustificabile. La rinuncia a tale azione, 
fatta a causa dell'illusione, è considerata tamasica. 
8. "Chi 
rinuncia all'azione realmente difficile per timore della sofferenza e dei 
problemi che potrebbe avere il corpo, compie una rinuncia 'rajasica'; e non può 
ricevere il frutto di tale rinuncia (cioè, la salvezza). 
9. "O 
Arjuna, quando l'azione prescritta viene fatta soltanto perché dev'essere fatta, 
abbandonando l'attaccamento ad essa e al suo frutto, questa rinuncia è 
considerata sattvica. 
10. "Il 
rinunciante pervaso dal sattva, con l'intelletto calmo, libero dai dubbi, non 
aborrisce l'azione spiacevole né è felice di compiere quella piacevole. 
11. "Per 
un essere identificato con il corpo è veramente impossibile abbandonare 
completamente le azioni, ma chi rinuncia al frutto delle azioni è chiamato tyagi 
(rinunciante). 
12. "Il 
triplice frutto dell'azione - buono, cattivo e misto - si presenta ai non 
rinuncianti dopo la loro morte, ma mai ai rinuncianti. 
13. "O 
Eroe dal Braccio Possente! Apprendi da Me quali sono le cinque cause che servono 
a compiere ogni azione, e che sono state esposte nella suprema saggezza (il 
Sankhya) in cui termina ogni azione. 
14. "Il 
corpo umano; lo pseudo-agente; le molteplici facoltà dei sensi (la mente, 
l'intelligenza, i cinque strumenti d'azione e i cinque strumenti di conoscenza); 
le loro varie funzioni di diversa natura; e in ultimo, come quinta, la divinità 
che vi presiede. 
15. 
"Queste cinque sono le cause di tutte le azioni -siano giuste o sbagliate - che 
un uomo compie attraverso il corpo, la parola e la mente. 
16. 
"Stando così le cose, l'uomo di mente perversa che a causa dell'intelletto non 
purificato considera il suo Sé Assoluto come l'autore delle azioni, non vede (la 
Verità). 
17. "Chi 
è andato oltre l'ossessione dell'egoismo ed ha un'intelligenza non offuscata 
(dall'idea di bene è male), anche se uccide queste persone (pronte per la 
battaglia di Kurukshetra), non uccide; né rimane legato (dall'atto di uccidere). 
18. "Il 
conoscitore, la conoscenza e il conosciuto costituiscono le tre cause 
dell'azione. L'agente, lo strumento e l'attività sono la triplice base 
dell'azione. 
19. 
"Conoscenza, azione ed agente sono descritti nella filosofia Sankhya di tre tipi 
soltanto, secondo la distinzione dei tre guna. Ti prego d'ascoltare attentamente 
riguardo ad essi. 
20. 
"Sappi che quella conoscenza mediante la quale l'unico Spirito indistruttibile 
viene percepito in tutti gli esseri, indiviso nel diviso, è sattvica. 
21. 
"Quella conoscenza che invece percepisce nel mondo degli esseri molteplici 
entità di diversa natura, distinte l'una dall'altra, sappi che è rajasica. 
22. 
"Mentre la conoscenza che si concentra su un singolo effetto (il corpo) come 
fosse la totalità, irragionevole, non conforme ai principi della verità, banale 
e futile, è considerata tamasica. 
23. 
"L'azione divinamente prescritta, che viene compiuta in uno stato di completo 
non attaccamento, senza attrazione o avversione, e senza desiderarne i frutti, è 
chiamata Sattvica. 
24. 
"L'azione ispirata dalla brama per la soddisfazione dei desideri, o fatta con 
fini egoistici e con molto sforzo, e considerata rajasica. 
25. 
"L'azione tamasica è quella che si fa sotto il dominio dell'illusione, senza 
tener conto delle proprie capacità, senza valutarne le conseguenze - perdita di 
salute, d'influenza e di ricchezza - e facendo violenza agli altri. 
26. "Il 
soggetto-agente che è libero dall'attaccamento, senza egoismo, dotato di 
coraggio ed entusiasmo, che rimane impassibile nel successo o nell'insuccesso, è 
chiamato sattvico. 
27. "Lo 
strumento d'azione, o agente, che è pieno d'attaccamento, pieno di desiderio per 
i frutti dell'azione, pieno di cupidigia, impurità e propensità alla violenza, 
che diventa facilmente giubilante o depresso, è chiamato rajasico. 
28. "Il 
soggetto-agente che è instabile nel corpo e nella mente, volgare, arrogante, 
senza scrupoli, malevolo, pigro, che si scoraggia facilmente e rimanda tutto a 
dopo, è detto tamasico. 
29. "O 
Dhananjaya, ora ti spiegherò in maniera esauriente e particolareggiata la 
triplice distinzione dell'intelletto (buddhi) e della risoluta forza d'animo 
(dhriti), in conformità ai guna. Ti prego d'ascoltare. 
30. "O 
Partha, è sattvico l'intelletto che conosce perfettamente la via dell'azione 
piena di desideri e la via della rinuncia, ciò che si deve e non si deve fare, e 
(le cause che creano) paura e impavidità, schiavitù e liberazione. 
31. "O 
Partha, è rajasico l'intelletto per mezzo del quale si percepisce in maniera 
tremendamente distorta il dharma (giustizia) e l'adharma (ingiustizia), l'azione 
che si deve fare e quella che non si deve fare. 
32. "O 
Partha, è tamasico l'intelletto che, avvolto nelle tenebre, considera l'adharma 
come dharma e vede tutte le cose in maniera perversa. 
33. "La 
risoluta costanza mediante la quale uno regola le funzioni della mente, del 
prana e dei sensi - controllandone l'oscillazione attraverso la pratica yoga - 
quella risoluta forza d'animo, o Partha, è sattvica 
34. "O 
Partha, la risoluta pazienza interiore che fa sì che uno regoli la propria mente 
al dharma (dovere religioso), al desiderio e alle ricchezze - mentre ne brama i 
frutti, a causa dell'attaccamento - è chiamata dhritirajasica. 
35. 
"Mentre è chiamata dhriti- tamasica (risoluzione interiore al male) quella per 
cui uno stupido non rinuncia all'eccessivo sonno, alla paura, al dolore, alla 
disperazione e all'arrogante presunzione. 
36. "Ed 
ora - Toro dei Bharata - ascolta quali sono i tre tipi di felicità. La felicità 
trascendente che si ottiene con la concentrazione ripetuta della mente e nella 
quale si realizza l'estinzione di ogni dolore! 
37. "La 
felicità che nasce dalla chiara discriminazione percettiva della realizzazione 
del Sé, è chiamata sattvica. In principio sembra veleno, ma alla fine è come 
nettare. 
38. "La 
felicità che nasce dall'unione dei sensi con la materia è chiamata rajasica In 
principio sembra nettare, ma alla fine è come veleno.
39. 
"Quella vaga felicità che ha origine e termina nell'autoillusione, che 
scaturisce dal sonno eccessivo, dalla pigrizia e dall'errata comprensione, è 
chiamata tamasica. 
40. "Non 
esiste essere sulla terra, o anche tra le divinità dei cieli astrali, che sia 
libero dai tre guna che nascono da Prakriti. 
41. "O 
Terrore dei Nemici! I doveri dei brahmini, degli kshatriya, dei vaishya e anche 
dei sudra, sono assegnati a seconda dei guna manifestati dalla loro natura. 
42. 
"Controllo della mente, controllo dei sensi, autodisciplina, purezza, clemenza, 
rettitudine, conoscenza, realizzazione del Sé e fede nell'aldilà costituiscono i 
doveri dei brahmini, nascendo dalla loro stessa natura. 
43. 
"Prodezza, splendore, risoluta fermezza, abilità, non sfuggire alla battaglia, 
generosità e attitudine al comando sono i doveri naturali degli 
kshatriya.
44. 
"L'agricoltura, l'allevamento e il commercio sono i doveri naturali dei vaishya. 
Gli atti di servizio agli altri costituiscono i doveri naturali dei sudra. 
45. 
"Ogni uomo devoto al proprio dovere raggiunge la più alta perfezione. Ascolta 
adesso come, dedicandosi al suo dovere innato, egli ottiene il successo. 
46. 
"L'uomo ottiene la perfezione adorando, con le predisposizioni karmiche che gli 
sono naturali, Colui dal quale emanano tutti gli esseri e dal quale è pervaso 
l'intero universo. 
47. "È 
meglio adempiere il proprio dharma anche se senza merito (e in maniera 
imperfetta), che fare bene il dharma di un altro. Chi compie il dovere 
prescritto dalla propria natura innata non commette peccato. 
48. 
"Figlio di Kunti! Uno non deve abbandonare il dovere per il quale è nato, anche 
se ha qualche imperfezione; perché tutto ciò che si fa è avvolto 
dall'imperfezione, come il fuoco dal fumo. 
49. 
"Colui che mantiene l'intelletto sempre distaccato dai legami e dalle passioni 
terrene, che è riuscito a ritrovare la sua anima ed è senza desiderio, ottiene 
la perfezione suprema: lo stato di realizzazione libero dalle azioni che si 
ottiene con la rinuncia. 
50. 
"Ascolta in breve da Me - Figlio di Kunti - in che modo colui che ottiene questa 
perfezione realizza Brahman, il fine supremo della saggezza. 
51. 
"Assorto nel puro intelletto, dominando il corpo e i sensi con risoluta 
pazienza, rinunciando (per quanto possibile) al suono e alle altre trappole dei 
sensi, abbandonando l'attaccamento e l'avversione; 
52. 
"Vivendo in un luogo solitario, mangiando poco, controllando il corpo, la parola 
e la mente; continuamente assorto nella meditazione divina e nello yoga che 
unisce all'anima; in possesso di sereno distacco; 
53. 
"Tranquillo, avendo abbandonato il senso dell'ego, il potere, l'orgoglio, la 
lussuria, la collera, i possessi e la coscienza di 'me e mio' - questi è 
qualificato a diventare uno con Brahman. 
54. 
"Divenuto assorto in Brahman - sereno, senza lamentarsi né desiderare, vedendo 
la stessa cosa in tutti gli esseri - egli consegue la devozione suprema per Me. 
55. "Con 
la devozione suprema egli realizza Me e la Mia natura: che cosa e chi sono Io. 
Dopo aver conosciuto queste verità, egli entra rapidamente in Me. 
56. 
"Compiendo sempre fedelmente tutti i propri doveri, prendendo rifugio in Me, con 
la Mia grazia il devoto perviene allo stato eterno e immutabile. 
57. 
"DedicandoMi mentalmente tutte le azioni, considerandoMì la Mèta Suprema, 
ricorrendo alla pratica del buddhi-yoga (unione mediante la saggezza 
discriminativa), assorbi continuamente il tuo cuore in Me. 
58. "Con 
il cuore fermamente assorto in Me, e con la Mia grazia, supererai tutti gli 
ostacoli. Se invece, preso dal tuo ego, non Mi ascolterai, andrai incontro alla 
distruzione. 
59. "Se, 
facendoti prendere dall'ego, pensassi: "Non combatterò", vana sarebbe la tua 
decisione! Perché Prakriti, la tua natura innata, ti costringerebbe a 
combattere. 
60. 
"Figlio di Kunti! Legato dal karma, innato nella tua natura, saresti costretto a 
fare tuo malgrado ciò che a causa dell'illusione non vorresti fare. 
61. "O 
Arjuna, il Signore dimora nei cuori di tutte le creature e mediante la Sua 
illusione cosmica (maya) costringe tutti gli esseri a ruotare come fossero 
montati su una macchina. 
62. 
"Prendi rifugio in Lui con tutto l'ardore del tuo cuore, o Bharata. Con la Sua 
grazia otterrai la pace suprema e l'eterna dimora. 
63. 
"Così ti ho rivelato la saggezza più segreta di tutti i segreti. Dopo averla 
ponderata a fondo, agisci come desideri.
64. 
"Ascolta ancora la Mia parola ~ la più segreta di tutte. Poiché ti amo 
intensamente, ti dirò quel che è bene per te. 
65. 
"Assorbi la tua mente in Me, diventa Mio devoto, offri (sacrifica) a Me tutte le 
cose, inchinati a Me. Tu Mi sei molto caro, perciò in verità ti prometto che 
verrai a Me! 
66. 
Abbandonando tutti gli altri dharma (doveri), prendi rifugio solo in Me. lo ti 
libererò da tutti i peccati (derivati dal mancato compimento di quei doveri 
minori). Non dolerti! 
67. "Non 
dire mai queste verità a chi è privo d'auto-controllo o di devozione, né a chi 
non rende alcun servizio o non desidera ascoltare, né a chi parla male di Me. 
68. 
"Chiunque impartirà ai Miei devoti la suprema conoscenza segreta, con la massima 
devozione a Me, verrà senza dubbio a Me. 
69. 
"Nessuno tra gli uomini Mi rende un servizio più prezioso di costui; né in tutto 
il mondo vi sarà alcuno a Me più caro. 
70. "Chi 
studia e conosce (percepisce intuitivamente) questo sacro dialogo tra noi, Mi 
adorerà con il sacrificio (yajna) della saggezza. Questa è la Mia sacra parola. 
71. "Ed 
anche l'uomo pieno di fede e senza malizia che ascolterà semplicemente questo 
sacro dialogo, anche lui, liberato (dal karma terreno), dimorerà nei mondi beati 
dei virtuosi. 
72. "O 
Partha, hai ascoltato questa saggezza con il cuore concentrato? O Dhananjaya, è 
stata distrutta l'ignoranza nata dalla tua illusione?". 
Arjuna 
disse: 
73. "La 
mia illusione è stata distrutta! O Achyuta! Attraverso la Tua grazia ho 
riguadagnato la memoria (della mia anima). Sono fermamente stabilito (nella 
conoscenza). La mia incertezza è svanita. Agirò secondo la Tua parola". 
Sanjaya disse: 
74. Così 
- con i peli del corpo dritti per l'immensa gioia - ho ascoltato questo 
meraviglioso dialogo tra Vasudeva e la grande anima di Partha. 
75. Per 
grazia di Vyasa mi è stato rivelato questo supremo e segretissimo Yoga, 
manifestato direttamente alla mia coscienza dallo stesso Krishna, il Signore 
dello Yoga! 
76. O Re 
(Dhritarashtra). Ricordando, ricordando di continuo lo straordinario e sacro 
dialogo tra Keshava e Arjuna, rabbrividisco continuamente di gioia. 
77. 
Ricordando incessantemente l'infinita manifestazione di Hari, grande - o Re è la 
mia meraviglia, e la mia gioia si rinnova continuamente. 
Sanjaya concluse: 
78. 
Questa è la mia fede: ovunque sia manifesto Krishna, il Signore dello Yoga, ed 
ovunque sia presente Partha (un sincero devoto, come Arjuna), l'abile arciere 
dell'autocontrollo, là si trovano anche prosperità, vittoria, conseguimento dei 
poteri (spirituali) e l'infallibile legge dell'autodisciplina (che conduce alla 
liberazione).
Qui 
finisce il diciottesimo capitolo chiamato "Moksha-sannyasa-yoga"
"Lo Yoga della Liberazione attraverso la Rinuncia"
"Lo Yoga della Liberazione attraverso la Rinuncia"
Fonte:
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