
"Chi
 volesse indagare e comprendere la filosofia dell'India alla luce dei 
metodi e dello spirito della moderna filosofia occidentale rischierebbe 
di intendere poco o nulla. La scissione tra filosofia e realizzazione 
pratica, sia essa scienza del mondo esterno o arte di dominare 
l'interno, India non è mai avvenuta o perlomeno è restata assai più 
attenuata che da noi. Il filosofo di questo paese è indissociabile da 
colui che voleva realmente sperimentare nella sua vita concreta quelle 
cose di cui la tradizione lo faceva certo ed il ragionamento gli 
permetteva sia di giustificare davanti a se stesso, sia di dimostrare a 
coloro che da esse dissentivano. Speculazione dunque non astratta, ma 
eminentemente concreta."
"Il Sè non è questo, 
non è questo. E' incomprensibile perchè non può essere compreso. E' 
indistruttibile perchè non può essere distrutto. Non ha impedimenti 
perchè a nulla aderisce, svincolato, perchè da nulla viene turbato e 
nulla lo lede. Per mezzo di che cosa si potrebbe conoscere il 
conoscitore?"
"Se l'Atman è incomprensibile e inafferrabile, dove lo si può trovare?"
http://it.wikipedia.org/wiki/%C4%80tman     < significato di Atman
"Più
 piccolo del piccolo, più grande del grande, l'Atman risiede nel cuore 
di ogni creatura. Ma come fare per vederlo? Non è colui che non ha 
desistito dalle malvagie, non colui che non è tranquillo, non colui che 
non ha una mente concentrata, e neppure colui che non ha una mente 
composta può raggiungerlo attraverso la giusta conoscenza.
La giusta conoscenza si ottiene attraverso il controllo dei sensi e il controllo della mente."
"Al
 di là dei sensi, vi sono gli oggetti dei sensi; al di là degli oggetti 
dei sensi vi è la mente; al di là della mente vi è la comprensione 
(buddhi), al di là della comprensione vi è il grande Sè."
"Si
 può ora passare a esaminare la causa profonda del dolore della vita, da
 cosa nasce questo inopportuno desiderio di permanenza in ciò che è 
impermanente, questo desiderio di possesso in ciò che non può essere 
posseduto. La risposta è l'ignoranza (avidya). E' dall'ignoranza che ha 
origine il ciclo infinito delle esistenze, è l'ignoranza il primo dei 12
 anelli di quella catena di cause ed effetti scoperti dal Buddha in 
meditazione sotto l'albero della Bodhi. Il mondo trova la sua origine 
nell'ignoranza, perchè è questa a spingere verso l'azione in una 
direzione determinata secondo impulsi che hanno origine in vite 
precedenti (samsara): tale direzione abbisogna della cosienza (vijnana)
 e la cosienza porta con sè un complesso psico-fisico (nama-rupa) che si
 articola attraverso i sei sensi (ayatana). I sensi portano al contatto 
(sparsa), il contatto alla sensazione (vedana), la sensazione fa nascere
 il desiderio (trsna), il desiderio l'attaccamneto (upadana), 
l'attaccamento provoca il perpetuarsi del divenire (bhava), il devinire a
 sua volta spinge a una nuova nascita (jati), e, per finire, la nascita 
porta con sè il dolore della malattia,vecchiaia e morte (jaramarana). 
Come si vede, ogni momento di questa catena di cause ed effetti dipende 
da tutti gli altri; la stessa vita non ha valore assoluto, ma esiste 
solo in quanto esitono tutti gli altri momenti che la precedono."
"Ivi il Beato si rivolse così ai monaci:. Ascoltatemi, dunque, e fate bene attenzione. Io parlo.
Qual'è il principio della coproduzione condizionata? Il fatto che essendoci 
questo c'è quello, dalla nascita di questo nasce quello; cioè a dire, 
condizionati dalla nescienza si producono coefficienti, condizionata dai
 coefficienti si produce la conoscenza, condizionata dalla conoscenza si
 produce nome e forma, condizionate da nome e forma si producono le sei 
sedi, condizionato dalle sei sedi si produce il contatto, condizionata 
dal contatto si produce la sensazione, condizionata dalla sensazione si 
produce la brama, condizionata dalla brama si produce l'appropriazione, 
condizionato dall'apprpriazione si produce il divenire, condizionata dal 
divenire si produce la nascita, condizionati dalla nascita si produco 
vecchiezza, morte, sofferenza,l amenti, dolore, scoramento e afflizioni. E 
così si ha la nascita di tutta questa grande massa di dolore. Questo è il
 principio della coproduzione condizionata."
"La via
 che porta alla purificazione dell'anima e alla sua liberazione della 
materia è, per i giaina, costituita da tre elementi che devono operare  
congiuntamente: sono necessarie la fede, la conoscenza e la giusta 
condotta. Con la fede si inizia il cammino, che viene poi verificato 
dalla conoscenza e praticato attraverso la condotta appropriata. Tale 
condotta comporta l'osservanza di cinque precetti: il primo è la non 
violenza, ahimsa, che non significa solo non daneggiare gli 
altri (inclusi titti i mondi viventi) ma anche amarli; il secondo è la 
verità (satya), che deve tuttavia essere subordinata alla non violenza 
(dire la verità per ferire il prossimo è contro tale principio); seguono 
il non rubare, l'astensione sessuola (per i laici significa fedeltà a una
 sola donna, mentre i monaci significa astensione totale) e, infine , il 
non-possesso, che comporta lo spogliarsi di ogni bene e l'agire 
soprattutto in vista del bene altrui."
"La verità assoluta è
 irragiungibile quanto meno attraverso parole e concetti. La sua 
manifestazione può aver luogo solo una volta placata l'agitazione 
discriminante della mente che, come si è visto dividendo arbitrariamente
 il mondo in io e non io, dà luogo a tutta una serie illecita di 
appropriazioni e falsi pensieri."
"Il movimento della 
negazione ha quattro momenti: per prima cosa viene criticato un certo 
concetto come, a esempio, il movimento, poi viene criticato il suo 
contrario, l'immobilità, quindi la relazione tra i due e infine la 
negazione di tale relazione. Lo scopo è di privare la mente di quegli 
appoggi che le permettono di classificare il mondo. La vacuità viene usta
 non tanto come strumento speculativo per asserire un'altra visione del 
mondo ma come un ulteriore metodo meditativo per distaccarsi da ogni 
idea di possesso, fosse anche quella più sottile del possesso del 
Nirvana."
"Se c'è l'essere vuol dire che c'è sempre stato. O ancora, dal non-essere non può derivare l'essere. Quindi, quel visibile
 che ci circonda e di cui siamo parte, deve derivare da un invisibile 
che lo sostiene. Il visibile non scaturisce dal nulla, ma da una 
trasformazione, un'evoluzione, dell'invisibile. Questi è tale solo perchè 
sfugge alla percezione, essendo la percezione un suo prodotto. E' 
invisibile perchè al di là delle categorie del tempo e dello spazio, 
dato che, di nuovo, tempo e spazio ne derivano. Eppure, è la materia o 
meglio la matrice informe ciò da cui prende il via ogni forma. in che 
modo? perchè?
 a forma, ogni forma, è la combinazione, per 
quanto complicata in termini di proporzioni, di tre elementi ultimi: il 
luminoso (sattva), l'energetico (rajas), l'oscuro (tamas)."
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